IEA: "La strada verso 1,5 °C si è ristretta, ma la crescita dell'energia pulita la tiene aperta”
L’attualità ci risveglia dai momentanei “torpori” ricordandoci gli impatti di eventi come lo scoppio di una guerra (ora in Israele, lo scorso anno in Ucraina) o il diffondersi di una pandemia, non solo in termini di vittime ma anche per gli effetti di lungo periodo sulle nostre vite e sull’economia con il lievitare improvviso dei costi dell’energia (con prezzi che in alcuni casi sono saliti da cinque a dieci volti rispetto ai loro livelli storici) e l’incerto e lento percorso di rientro.
L’evoluzione di dinamiche globali deve dunque farci ulteriormente riflettere sull’ormai improcrastinabile passaggio da un’economia lineare basata sui combustibili fossili a un modello economico il più circolare possibile che si regga anche su fonti di energia rinnovabili o comunque meno inquinanti.
Sul tema, l’Agenzia internazionale per l’Energia (AIE) ha di recente aggiornato il suo primo report del maggio del 2021 “Net Zero by 2050: A Roadmap for the Global Energy Sector”1 tenendo in considerazione alcuni importanti eventi che hanno impattato il settore dell’energia, in particolare i cambiamenti significativi degli ultimi due anni (la ripresa economica post-pandemia e lo sviluppo di alcune tecnologie energetiche pulite), ma anche l'aumento degli investimenti nei combustibili fossili e delle emissioni che permangono elevate.
Sulla base dei dati riportati dall’Agenzia, le emissioni del settore energetico sono rimaste elevate, raggiungendo un nuovo record di 37 gigatonnellate (Gt) di anidride carbonica equivalente (CO2e) nel 2022, l'1% in più rispetto al livello del 2019 (vedi immagine). Nelle economie sviluppate le emissioni risulteranno essere inferiori di circa il 4% rispetto ai dati pre-pandemici.
Nei mercati emergenti e in via di sviluppo, al contrario, le emissioni risulteranno essere superiori di circa il 4,5% (circa 1 Gt) rispetto al 2019. Questo aumento è stato in gran parte guidato dalla Cina, dove le emissioni sono aumentate del 7% tra il 2019 e il 2022, rispetto a un aumento di solo il 2% delle altre economie dei mercati emergenti e in via di sviluppo.
Lo scenario dell’Agenzia prevede un picco delle emissioni entro la metà di questo decennio e una discesa a 35 gigatonnellate (Gt) per il 2030, 7,5 Gt al di sotto dello scenario di riferimento pre-Parigi (43 Gt), ovvero una riduzione equiparabile alle attuali emissioni combinate del settore energetico degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.
Secondo il paper della AIE, sebbene la domanda di combustibili fossili non abbia ancora iniziato a diminuire, la diffusione e gli investimenti in alcune filiere di tecnologie energetiche pulite sono aumentati molto rapidamente negli ultimi due anni, in parte grazie al maggior sostegno politico tramite programmi di ripresa e dell’economia nel periodo post pandemico, ma anche grazie alle risposte politiche alla crisi energetica globale, figlia principalmente della situazione geopolitica.
Tre tecnologie contribuiscono alla maggior parte delle riduzioni delle emissioni rispetto allo Scenario di Riferimento pre-Parigi: il solare fotovoltaico, l'eolico e i veicoli elettrici. I recenti tassi di crescita dell'adozione del solare fotovoltaico (PV) e delle vendite di veicoli elettrici (EV) sono stati impressionanti. Secondo il paper: “Se tutti i progetti annunciati saranno realizzati, la capacità produttiva del solare fotovoltaico supererà il livello richiesto nel 2030 del precedente scenario del 2021 e la capacità delle batterie dei veicoli elettrici si avvicinerà molto ai requisiti. I progressi in tecnologie come l'energia eolica e la cattura, l'utilizzo e lo stoccaggio della CO2 (CCUS) sono stati meno rapidi. Nel complesso, i recenti progressi nelle tecnologie per l'energia pulita sono stati incoraggianti, anche se resta ancora molto da fare per portare il mondo in linea con la tabella di marcia dello Scenario NZE (Net Zero Emissions by 2050).”
Gli autori del report segnalano che l'accelerazione della diffusione delle tecnologie pulite è stata particolarmente forte negli ultimi due anni. La rapida crescita delle tecnologie per l'energia pulita si è verificata parallelamente a una tendenza di diminuzione della diffusione di nuove apparecchiature basate sui combustibili fossili in diversi settori. Per esempio, l’incremento della capacità di produzione di energia elettrica basata sui combustibili fossili ha raggiunto un picco nel 2012 (ed è scesa a meno della metà del livello massimo nel 2022), mentre le vendite di veicoli a combustione interna (ICE) hanno raggiunto il picco nel 2017, con un calo del 25% nel 2022. Di conseguenza, le tecnologie di produzione e consumo di energia da fondi sostenibili sono cresciute sia in termini assoluti che come quote di mercato.
L’AIE sottolinea inoltre come in questo decennio sia necessaria un'azione più coraggiosa. Se la capacità globale di energia rinnovabile triplicherà entro il 2030 con un enorme aumento della capacità di energia pulita, questa farà scendere la domanda di combustibili fossili del 25% entro il 2030, riducendo le emissioni del 35% rispetto al massimo storico registrato nel 2022. Secondo questo scenario, entro il 2050, la domanda di combustibili fossili si ridurrà dell'80%. Di conseguenza, secondo l’AIE, non sono necessari investimenti in nuovi progetti di sviluppo di estrazione di petrolio e di gas, che comportano inoltre lunghi tempi di realizzazione, e nuove miniere di carbone ma, per evitare dannose impennate dei prezzi o carenze di approvvigionamento, sarà essenziale continuare a investire in alcuni asset petroliferi e di gas esistenti, oltre ai progetti già approvati.
Il calo della domanda e dell'offerta di combustibili fossili riduce i rischi tradizionali per la sicurezza energetica, ma non li fa scomparire, soprattutto in un contesto geopolitico complesso e in rapida evoluzione. Nello Scenario NZE, i produttori a più alto costo vengono estromessi da un mercato in declino e l'offerta inizia a concentrarsi nei grandi detentori di risorse le cui economie sono più vulnerabili al processo di cambiamento. Secondo l’AIE, già nel 2023 il mondo investirà la cifra record di 1,8 trilioni di dollari in energia pulita e potrà arrivare a circa 4,5 trilioni di dollari all'anno entro i primi anni del 2030.
Gli investimenti nelle energie pulite dovrebbero venir ripagati nel tempo grazie alla riduzione dei costi registrati nelle bollette. Uno sforzo importante dovrà però essere compiuto dai paesi in via di sviluppo, dove, in base a quanto indicato dall’Agenzia Internazionale, i finanziamenti annuali per l'energia pulita dovranno raggiungere circa 80-100 miliardi di dollari entro i primi anni del 2030. Particolare attenzione dovrà essere inoltre rivolta al divario tra domanda e offerta di minerali necessari per la transizione e alla concentrazione geografica sia dei fornitori della materia prima che delle società in grado di lavorarli. Questi fattori aumentano i rischi di interruzione degli approvvigionamenti, a causa ad esempio di tensioni geopolitiche, eventi meteorologici estremi o semplici incidenti industriali. Dunque, per la AIE, l'elettricità diventerà il "nuovo petrolio" del sistema energetico globale nello scenario NZE e la sicurezza delle forniture e reti di trasporto elettriche diventeranno ancora più importanti.
In generale, l’AIE sottolinea che l'aumento della frammentazione geopolitica evidenzia la necessità di una cooperazione internazionale equa ed efficace per realizzare la transizione energetica pulita e che “la strada verso 1,5 °C si è ristretta, ma la crescita dell'energia pulita la tiene aperta”, un messaggio sicuramente incoraggiante in tempi difficili come questo che stiamo vivendo.
Da ultimo, si segnala che il Report “Net Zero by 2050: A Roadmap for the Global Energy Sector” pubblicato da AIE nel 2021 è stato utilizzato da Eurizon per le valutazioni di allineamento a Net Zero del Portafoglio in Scope nell’ambito della Net Zero Asset Managers Initiative.
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