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A A pronti Clausola che indica l’immediata esecuzione e/o liquidazione di una compravendita di titoli, di valute o di merci, e che si contrappone al concetto di esecuzione e/o liquidazione a termine. In particolare il prezzo a pronti di uno strumento finanziario rappresenta il prezzo dello strumento per consegna immediata, cioè nel numero di giorni previsti dal regolamento di Borsa Italiana o del mercato secondario - sede di esecuzione in cui lo strumento è trattato. Ad esempio, le operazioni di compravendita su titoli azionari quotati in Borsa Italiana sono liquidate a T+2, cioè due giorni successivi alla data di negoziazione.
A A termine In un contratto di compravendita avente per oggetto un bene, una valuta o uno strumento finanziario, tale clausola indica che la conclusione del contratto, ed il relativo pagamento, avverrà ad una data futura rispetto al momento della stipulazione della compravendita stessa. L’acquisto (ovvero la vendita) si perfeziona quindi solo in un momento successivo, ma alle condizioni stabilite all’atto della stipulazione della compravendita. In particolare, un contratto a termine è un accordo tra due soggetti per la consegna di una determinata quantità di un certo sottostante ad un prezzo (prezzo di consegna) e ad una data (data di scadenza) prefissati. Il sottostante può essere di vario tipo: attività finanziarie, come azioni, obbligazioni, valute, strumenti finanziari derivati, ecc.; merci, come petrolio, oro, grano, ecc.. L’acquirente del contratto a termine (vale a dire colui che si impegna alla scadenza a corrispondere il prezzo di consegna per ricevere il sottostante) apre una posizione lunga (long position): in pratica l’acquirente a termine fissa oggi un prezzo di acquisto di un bene, e spera in un rialzo del prezzo del sottostante a termine (così da poter lucrare la differenza tra il prezzo prefissato di acquisto e il prezzo di mercato nel momento in cui si chiude la compravendita). D’altra parte il venditore a termine (vale a dire colui che si impegna alla scadenza a consegnare il sottostante per ricevere il prezzo di consegna) apre una posizione corta (short position): in pratica il venditore fissa oggi un prezzo di vendita a termine di un bene e spera in un ribasso dello stesso. Viste le loro caratteristiche, i contratti a termine possono quindi essere utilizzati per finalità di copertura o di speculazione.
A Absolute Return Funds Fondi a rendimento assoluto. Si tratta di quei fondi la cui politica di investimento è caratterizzata da un’ampia libertà di selezione degli strumenti finanziari e/o dei mercati da parte del gestore, dato un certo obiettivo in termini di profilo di rischio. I fondi Absolute Return mirano a produrre una performance positiva ogni anno (ma non la garantiscono), indipendentemente dall'andamento dei mercati. Contrariamente ai tradizionali fondi a gestione direzionale, per questi fondi non vi è infatti un benchmark di riferimento. L'obiettivo di performance dei fondi Absolute Return è solitamente espresso come rendimento del mercato monetario (ad esempio Euribor a 6 mesi) più uno spread/differenza.
A Abuso di informazioni privilegiate - insider trading Si tratta di un reato regolamentato nel Testo Unico della Finanza (TUF) agli articoli 180 e seguenti, punibile con la reclusione da due a dodici anni e con la multa da euro ventimila a euro tre milioni. L’abuso di informazioni privilegiate può essere compiuto da colui che, in ragione dell’esercizio di una particolare funzione all’interno di una società (ad esempio quella di amministratore, sindaco o dirigente) o per una specifica posizione assunta rispetto alla stessa (ad esempio quella di consulente), può disporre di informazioni particolari, non ancora di dominio pubblico, riguardanti la società stessa o gli strumenti finanziari da questa emessi, che gli consentono di ottenere profitti effettuando compravendite sul mercato. Risulta così possibile per costui, ad esempio, acquistare a basso prezzo azioni di una società prima che sia resa pubblica una notizia positiva destinata a far aumentare la quotazione dei relativi titoli o disfarsi tempestivamente delle azioni possedute prima che si diffondano i dati negativi relativi alla gestione della stessa società. L’insider trading, fondamentalmente, viene perseguito poiché pone gli operatori di borsa in posizione diseguale favorendo i soggetti informati a danno degli operatori disinformati. A sensi del TUF è punito con la reclusione da due a dodici anni e con la multa da euro ventimila a euro tre milioni chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della sua qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo dell'emittente, della partecipazione al capitale dell'emittente ovvero dell'esercizio di un'attività lavorativa, di una professione o di una funzione, anche pubblica, o di un ufficio: a) acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente o indirettamente, per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni medesime; b) comunica tali informazioni ad altri, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell'ufficio o di un sondaggio di mercato effettuato ai sensi dell'articolo 11 del regolamento (UE) n. 596/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014; c) raccomanda o induce altri, sulla base di tali informazioni, al compimento di taluna delle operazioni indicate nella lettera a).
A Accordo di Parigi sul clima Adottato nel dicembre 2015 nell’ambito della conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è entrato in vigore il 4 novembre 2016 (ratificato dall’UE il 5 ottobre 2016). L’accordo intende rafforzare la capacità di adattamento agli impatti avversi del cambiamento climatico, nell’ambito di un sentiero di sviluppo sostenibile, e mitigare il cambiamento climatico stesso. I principali contenuti ed impegni sono i seguenti. Mantenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi celsius in più rispetto ai livelli preindustriali e prosecuzione degli sforzi per limitare l’incremento a 1,5 gradi celsius rispetto ai livelli preindustriali. Intensificazione degli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, senza minacciare la produzione di cibo. Coerenza dei flussi finanziari con un percorso orientato alla riduzione delle emissioni e con una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici. I Paesi che hanno ratificato l’Accordo di Parigi sul clima hanno assunto l’impegno, attraverso l’adozione di propri piani (cosiddetti PIANI DI CONTRIBUZIONE NAZIONALE – NATIONALLY DETERMINED CONTRIBUTIONS), a contribuire nel progredire verso gli obiettivi dell’accordo e, dunque, nel realizzare una transizione verso una economia a bassa intensità di carbonio (low carbon economy).
A Additional Tier 1 - titoli - AT1 L’ Additional Tier 1 (AT1) è una parte del capitale regolamentare che le banche devono avere per poter operare, in cui vengono inclusi strumenti, anche obbligazionari, che rispettano specifici criteri. Si tratta di una componente addizionale (Additional) rispetto al cosiddetto Common equity Tier 1 (CET 1), ossia il capitale azionario di primo livello che è essenzialmente la somma di azioni ordinarie emesse dalla banca, sovrapprezzo azioni, riserve di utili. Gli strumenti che possono far parte dell’AT1 devono: essere totalmente sottoscritti al momento dell’emissione; essere subordinati (in caso di dissesto della banca) rispetto ai depositi, ai creditori generali della banca, e al debito subordinato della stessa. Non devono essere in qualsiasi modo garantiti o, comunque, in qualsiasi modo avere privilegi rispetto ai creditori generali della banca. Devono essere perpetui, cioè non prevedere una scadenza, sebbene possano essere rimborsati dalla banca emittente ma non prima di 5 anni dalla emissione, e dietro approvazione dell’Autorità di vigilanza. Inoltre, su tali strumenti la banca deve avere il potere discrezionale di interrompere il pagamento delle cedole/interessi senza che ciò costituisca evento di default. Se gli strumenti dell’AT1 assumono la veste di titoli di debito (obbligazioni), deve essere comunque previsto un meccanismo di assorbimento delle perdite che ne preveda la trasformazione in azioni ordinarie, ovvero la riduzione di valore. In particolare, la trasformazione dei titoli AT1 in azioni avviene quando il capitale regolamentare decresce a seguito di perdite oltre un livello prestabilito. Questi titoli vengono definiti Co.Co. Bond (contingent convertible bond).
A Adeguatezza (valutazione dell'adeguatezza) Significativamente ampliata dalla direttiva MIFID I e MIFID II, l'adeguatezza si riferisce a quella parte di regolamentazione dei mercati finanziari attinente alle informazioni che gli intermediari devono raccogliere dai clienti per valutare se i servizi e gli strumenti proposti sono adeguati al profilo di rischio del cliente. Nello specifico, l'articolo 40 del Regolamento Consob in materia di intermediari recita quanto segue: "Al fine di raccomandare i servizi di investimento e gli strumenti finanziari che siano adeguati al cliente o potenziale cliente e, in particolare, che siano adeguati in funzione della sua tolleranza al rischio e della sua capacità di sostenere perdite, nella prestazione dei servizi di consulenza in materia di investimenti o di gestione di portafogli, gli intermediari ottengono dal cliente o potenziale cliente le informazioni necessarie in merito: a) alla conoscenza ed esperienza in materia di investimenti riguardo al tipo specifico di strumento o di servizio; b) alla situazione finanziaria, inclusa la capacità di sostenere perdite; c) agli obiettivi di investimento, inclusa la tolleranza al rischio e le preferenze in tema di sostenibilità. L'adeguatezza si applica quindi al servizio di consulenza in materia di investimenti e al servizio di gestione individuale di portafoglio. Nell'ambito di questi due servizi, quando una operazione risulta non adeguata non può essere consigliata (servizio di consulenza) od effettuata (servizio di gestione). Se il cliente rifiuta di fornire le informazioni richieste l'intermediario è tenuto a non svolgere il servizio.
A Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile Adottata il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, formula obiettivi da perseguire nel periodo 2015-2030 per assicurare un percorso di sviluppo sostenibile per il pianeta e per l’umanità. Sollecita azioni in aree di importanza critica per lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale e lo sviluppo ambientale. Vengono individuati 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, i cosiddetti SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS (SDGs) e 169 sotto-obiettivi.
A AIFMD Alternative Investment Fund Managers Directive. È la direttiva che stabilisce standard normativi armonizzati per i Gestori di fondi di investimento alternativi (AIFM). Il fine è di garantire la protezione degli investitori ed evitare il potenziale rischio sistemico.
Insieme alle direttive UCITS e MIFID, costituisce il basamento della regolamentazione inerente il funzionamento e la vendita di prodotti di risparmio gestito.
A Alla pari Un titolo viene definito come "quotato alla pari" quando il prezzo di mercato è equivalente al valore nominale o al prezzo di emissione. In particolare, per i titoli di stato e per i titoli obbligazionari, il cui il prezzo è espresso in centesimi, il prezzo alla pari equivale a 100. Quando il prezzo di mercato è sopra o sotto 100 si dirà che il titolo è quotato sopra o sotto alla pari.
A Allo scoperto Termine utilizzato per indicare la vendita di titoli, beni e valute che non si possiedono. In pratica, la vendita allo scoperto viene effettuata per speculare al ribasso. Se si ritiene ad esempio che il prezzo di un’azione sia destinato a scendere in futuro, la vendita allo scoperto permette di incassare oggi un prezzo più alto di quello che sarà necessario per riacquistare il titolo stesso. Si noti, tuttavia, che la vera vendita allo scoperto può attuarsi solo se esiste la possibilità di avere in prestito i titoli che si devono vendere. In via semplificata l'operazione avviene in questo modo: un operatore (solitamente istituzionale) si fa prestare una certa quantità di titoli per un certo periodo (il prestito ha un costo); i titoli ricevuti in prestito vengono venduti immediatamente incassando il relativo corrispettivo. Successivamente i titoli vengono ricomprati nel momento in cui devono essere restituiti a chi li ha prestati (ad esempio ad un broker). Se nel frattempo il prezzo dei titoli è sceso si registra un ricavo dato appunto dalla differenza tra il prezzo di vendita immediata e il prezzo di riacquisto. L'operatore che ha effettuato la vendita allo scoperto avrà un guadagno netto nel momento in cui tale differenziale di prezzo risulta maggiore del costo del prestito. La posizione ribassista di colui che vende allo scoperto può essere realizzata anche in maniera indiretta/sinteticamente attraverso la compravendita di strumenti finanziari derivati: ad esempio, se si vuole guadagnare sul ribasso del prezzo di un titolo si potrebbe acquistare una opzione put o vendere un future sul titolo.
A Alpha - di un fondo L’indicatore alpha (o alpha di Jensen) trae la sua origine da un modello economico-finanziario molto conosciuto nel campo della finanza, il cosiddetto Capital Asset Pricing Model (CAPM), ideato dal premio Nobel William Sharpe. Il CAPM indica quale dovrebbe essere il rendimento atteso di una attività rischiosa, ad esempio un fondo comune, in condizioni di assoluto equilibrio e di perfezione del mercato. Secondo il CAPM, il rendimento atteso (Er, Expected return) di uno strumento finanziario, ad esempio un fondo, sarebbe dato dal rendimento privo di rischio (rf, tasso risk free) più il beta del fondo (β) moltiplicato per la differenza media (diciamo storica), tra il rendimento del mercato di riferimento del fondo e il tasso privo di rischio. In formule Er = rf + β x (Rm –rf). In condizioni perfette, quindi, un fondo dovrebbe produrre una performance direttamente proporzionale al proprio beta. Il beta è un indicatore del rischio sistematico (cioè non diversificabile) di uno strumento finanziario e può assumere valori superiori o inferiori ad 1 (il valore 1 corrisponde al livello di rischio del mercato stesso). Il beta di un fondo, in particolare, è la media ponderata dei beta dei titoli che compongono il portafoglio. Nel mondo reale, tuttavia, le performance registrate dai fondi non sono spiegabili in maniera perfetta dal CAPM. Ciò perché in mercati non totalmente perfetti un gestore può essere più o meno bravo a prendere decisioni che producono una performance aggiuntiva o che, viceversa, possono anche sottrarre performance. Ecco allora entrare in gioco il concetto di alpha. Questo indicatore può essere espresso come la differenza tra il rendimento medio realizzato dal fondo in un certo periodo e il rendimento che il fondo stesso avrebbe dovuto avere secondo il CAPM, ossia in base al beta che il gestore ha voluto prendersi nello stesso arco temporale. Tradotto in parole semplici, se l’alpha è positivo ciò significa che il fondo ha prodotto una performance superiore a quella che avrebbe dovuto, in teoria, realizzare con la semplice esposizione al proprio mercato. Ad esempio, se in base al CAPM il fondo avrebbe dovuto realizzare una performance media annua del 5%, ma ha realizzato invece una performance del 7%, ciò significa che il gestore ha creato valore aggiunto con le proprie scelte di investimento, ad esempio sovrappesando titoli che hanno performato meglio (cosiddetto stock picking), ovvero settori risultati più performanti.
A Analisi fondamentale È una tipologia di analisi effettuata per stimare il valore intrinseco (fair value o valore corretto) di un titolo azionario, così da poterlo confrontare con il valore/prezzo di mercato. L'analisi, effettuata solitamente da appositi analisti/gestori, si basa appunto sui fondamentali di una azienda, quali la sua capacità di creare utili, di creare flussi di cassa positivi, il suo livello di indebitamento ecc. L'analisi tiene conto anche delle dinamiche del settore in cui una azienda opera e di aspetti macroeconomici. Se dall'analisi risulta che il fair value di un titolo azionario è maggiore dell'attuale prezzo di mercato del titolo stesso, ciò può essere interpretato dall'analista come una occasione di acquisto se egli ritiene che il prezzo di mercato si andrà ad allineare al fair value nel corso del tempo. Viceversa, se il fair value è minore del prezzo di mercato l'analista si attenderà che quest'ultimo scenda nel corso del tempo.
A Analisi predittiva L'analisi predittiva nell'ambito dell'intelligenza artificiale è una tecnica avanzata di analisi dei dati che utilizza algoritmi e modelli statistici complessi per fare previsioni sul futuro basandosi su dati storici e attuali. Questa disciplina si concentra sull'identificazione di modelli, tendenze e relazioni nei dati al fine di effettuare previsioni e prendere decisioni informate. L'analisi predittiva è ampiamente utilizzata in settori come il marketing, la finanza, la sanità, la logistica, l'energia e molti altri. È una potente risorsa per l'ottimizzazione delle operazioni aziendali, la gestione dei rischi e il miglioramento delle previsioni future. Con l'avanzamento delle tecnologie di intelligenza artificiale, l'analisi predittiva sta diventando sempre più sofisticata e precisa, consentendo alle organizzazioni di trarre vantaggio dai loro dati in modi nuovi ed efficaci.
A Analisi tecnica  un tipo di analisi che studia il comportamento di uno strumento finanziario attraverso l'analisi delle serie storiche dei prezzi e dei volumi, al fine di prevedere l'evoluzione del prezzo dello strumento stesso. L’analisi tecnica ipotizza che l'andamento passato dei prezzi contenga informazioni statistiche sufficienti ad interpretare l'andamento presente e a prevedere l'evoluzione futura (l'idea di fondo è che "la storia si ripete"). L'elaborazione delle serie storiche dei prezzi passati fa largo uso di grafici e di altri particolari indicatori statistici. L’analisi tecnica ha quindi come obiettivo lo studio del comportamento passato dei mercati finanziari, ma non è un metodo “scientifico” di assoluta certezza e infallibilità in quanto non esiste alcuna garanzia che nel futuro i prezzi di un determinato titolo, mercato o strumento si comporteranno allo stesso modo.
A Ancoraggio - Euristica Il termine ancoraggio indica la tendenza degli individui a formulare una stima di eventi incerti basandosi su un valore di riferimento, progressivamente aggiustato per arrivare alla previsione finale. L'ancoraggio, insieme alla disponibilità e alla rappresentatività, è una delle principali euristiche studiate dalla finanza comportamentale. In parole semplici, l'ancoraggio indica che gli individui tendono a farsi influenzare nelle loro stime da cosiddetti «dati guida» che possono essere, ad esempio il valore assunto in precedenza/in passato, dal fenomeno oggetto di osservazione; oppure possono diventare delle ancore altre informazioni di natura arbitraria magari fornite da terzi o suggerite dalla nostra esperienza. Il fenomeno è giustificato dal fatto che in un contesto di incertezza è difficile dare un giudizio quantitativo assoluto, definitivo, su un fenomeno di cui poco si conosce, per cui si tende a darne uno relativo, ancorandosi appunto a livelli suggeriti o disponibili. L'ancoraggio produce diversi effetti distorti nel campo delle scelte di investimento di tipo finanziario, e non solo. In generale, è possibile affermare che più ambiguo è il valore dell’asset da valutare, più è probabile che la suggestione diventi importante e, quindi, più significativo sarà il fenomeno dell’ancoraggio nella determinazione del prezzo a cui si ritiene corretto acquistare o vendere un certo strumento. Inoltre, i mercati finanziari generano, ogni giorno, infinite ancore, rappresentate dai prezzi dei titoli, dal valore degli indici, dal valore delle quote dei fondi comuni, dal livello dei tassi di interesse. E così, la stima del prezzo futuro di un titolo azionario, o l’opinione in merito all’andamento di un certo mercato, si ancora alla quotazione attuale o del recente passato, che inevitabilmente incide sulle decisioni di acquisto e vendita. Ad esempio: si pensi ad una situazione in cui una azione, acquistata a 12 euro, raggiunga un valore di mercato di 20 euro. Dopo pochi mesi, e a seguito di nuove informazioni inerenti al titolo, il prezzo scende a 15 euro. L’investitore che ha in portafoglio il titolo dovrebbe valutare oggettivamente la propria posizione considerando le nuove informazioni, ipotizziamo relative ad una revisione delle aspettative sugli utili, per decidere se tenere il titolo o venderlo. È però più probabile che l’investitore, avendo in mente che il titolo aveva raggiunto poco tempo prima il livello di 20 euro, rimanga ancorato a tale valore. Piuttosto che rendersi conto che la nuova situazione ha modificato le aspettative, egli tenderà a tenere il titolo nella speranza che il prezzo torni a 20 euro. Attenzione quindi a non farsi ingannare troppo dalle ancore, e a valutare sempre in modo oggettivo le proprio scelte di investimento.
A Andare corto In termini generali indica l’apertura di una posizione al ribasso su un titolo o su un mercato. Si può assumere una posizione short o attraverso vendite allo scoperto o attraverso l'uso di derivati.
A Andare lungo In termini generali indica l'apertura di una posizione rialzista su un titolo, su un mercato o su un asset finanziario. Il modo più semplice per andare lungo su un titolo è quello di acquistarlo e detenerlo in portafoglio, in previsione che il suo prezzo cresca. Si può però assumere una posizione long anche operando in strumenti finanziari derivati, ad esempio acquistando una opzione call o comprando un future.
A Appello al pubblico risparmio All’interno del Testo Unico della Finanza, (TUF), l’appello al pubblico risparmio è trattato nella parte IV, Titolo II, ossia dagli articoli 93 bis e seguenti. Questa parte del TUF comprende la disciplina della sollecitazione all’investimento e quella relativa alle offerte pubbliche di acquisto (OPA), in pratica quelle operazioni in cui vengono richieste risorse finanziarie al pubblico, ovvero in cui si chiede agli investitori di consegnare strumenti finanziari in cambio di denaro. In termini generali l'effettuazione di una operazione di sollecitazione all'investimento richiede la preventiva predisposizione e pubblicazione di un prospetto informativo. Esistono tuttavia dei casi di esenzione: in particolare le disposizioni dei regolamenti Consob indicano che le norme relative alla sollecitazione non si applicano per le operazioni rivolte ad un numero di persone inferiore a 150, ovvero per quelle operazioni rivolte esclusivamente ad investitori istituzionali.
A Approccio buy & watch (strategia) L’approccio di gestione di tipo Buy & Watch  (compra e monitora) è un approccio che si basa sulla selezione di asset finanziari all'inizio del ciclo di investimento del fondo e  sul successivo monitoraggio dell'andamento e delle caratteristiche dei titoli selezionati valutandone le eventuali sostituzioni, per tutto l’orizzonte temporale del ciclo di investimento del fondo. Questo approccio si basa su un continuo  monitoraggio e controllo del rischio generando una movimentazione modesta del portafoglio. È una strategia molto diffusa sui fondi obbligazionari di recente istituzione caratterizzati da un periodo di sottoscrizione e un periodo di gestione predefiniti. Per tale famiglia di prodotti l’investimento iniziale viene effettuato su un paniere di titoli obbligazionari di pari scadenza: nel corso del tempo il gestore movimenta il portafoglio solamente quando, a parità di rischio, i titoli in portafoglio hanno sovraperformato i titoli assenti favorendo operazioni di arbitraggio verso i secondi.
A Appropriatezza La valutazione di Appropriatezza è prevista dalla normativa in materia di svolgimento dei servizi di investimento. La regolamentazione Consob stabilisce infatti che gli intermediari, quando prestano servizi di investimento diversi dalla consulenza in materia di investimenti e dalla gestione di portafogli (per questi servizi deve essere infatti effettuata la valutazione di Adeguatezza), richiedono al cliente o potenziale cliente di fornire informazioni in merito alla sua conoscenza ed esperienza riguardo al tipo specifico di strumento o di servizio proposto o chiesto, al fine di determinare se il servizio o strumento in questione è appropriato per il cliente o potenziale cliente. In altri termini, l’intermediario deve verificare se il cliente che vuole acquistare uno strumento finanziario, ad esempio attraverso il servizio di negoziazione, ha conoscenze ed esperienze sufficienti per comprenderne le caratteristiche di rischio. La normativa indica inoltre che, qualora gli intermediari ritengano che lo strumento o il servizio non sia appropriato per il cliente o potenziale cliente, lo avvertono di tale situazione. L’avvertenza può essere fornita utilizzando un formato standardizzato, ad esempio un messaggio o un alert elettronico. Infine, qualora il cliente o potenziale cliente scelga di non fornire le informazioni richieste, ovvero qualora tali informazioni non siano sufficienti, gli intermediari avvertono il cliente o potenziale cliente che tali circostanze impediranno loro di determinare se il servizio o lo strumento sia per lui appropriato. Anche in questo caso l’avvertenza può essere fornita utilizzando un formato standardizzato.
A Arbitraggio

In termini generali, una operazione di arbitraggio si verifica quando è possibile sfruttare una discrepanza di prezzo così da ottenere un guadagno certo e senza rischio. Ad esempio, si può pensare ad una operazione che consiste nell’acquistare beni, titoli o strumenti finanziari su una piazza/mercato, rivendendoli immediatamente su un’altra piazza/mercato dove il loro prezzo è più alto, ottenendo un profitto (utile d’arbitraggio) in assenza di rischio. Tale operazione è possibile in quanto i mercati non sono perfetti in senso assoluto e, di conseguenza, uno stesso strumento finanziario (ad esempio una azione) quotato su due mercati diversi potrebbe avere, in un dato istante, prezzi significativamente differenti. I cosiddetti arbitraggisti cercano quindi di sfruttare queste imperfezioni di mercato per ottenerne un guadagno. Paradossalmente, tuttavia, le operazioni di arbitraggio e la presenza degli arbitraggisti riducono le differenze tra i prezzi di uno stesso bene o titolo e aumentano l’efficienza del mercato.

 

A Area euro Attualmente l'euro (€) è la valuta ufficiale di 20 dei 27 Stati membri dell'UE (Unione Europea) che insieme costituiscono l'area dell'euro. Sebbene tutti i paesi dell'UE facciano parte dell'Unione economica e monetaria (UEM), 20 di essi hanno sostituito le loro valute nazionali con la moneta unica, l'euro. Questi paesi dell'UE costituiscono l'area dell'euro. I 20 paesi sono attualmente i seguenti: Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna. I seguenti paesi non hanno ancora adottato la moneta unica, ma aderiranno all'area dell'euro una volta soddisfatte le condizioni necessarie. Si tratta per lo più di Stati membri che hanno fatto il loro ingresso nell'Unione nel 2004, nel 2007 e nel 2013, dopo l'introduzione dell'euro nel 2002. Bulgaria, Cechia, Ungheria, Polonia, Romania, Svezia. Occasionalmente gli Stati membri possono negoziare una clausola di non partecipazione per una parte della legislazione o dei trattati dell'Unione europea e decidere di non aderire a determinare politiche dell'UE. Per quanto riguarda la moneta unica, è il caso della Danimarca, che ha mantenuto la valuta nazionale dopo essere entrata a far parte dell'UE.
A Aree geografiche Area Euro (20 paesi): Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna. Unione Europea (27 paesi): Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Nord America: Canada e Stati Uniti d’America. Pacifico: Australia, Giappone, Hong Kong, Nuova Zelanda, Singapore. Paesi Emergenti: Paesi le cui economie presentano interessanti prospettive di crescita ma che possono essere caratterizzati da una situazione politica, sociale ed economica instabile.
A Asset allocation Il termine asset allocation viene generalmente utilizzato per indicare le modalità di gestione delle risorse finanziarie all’interno di un portafoglio. L’asset allocation, quindi, consisterebbe nel processo di suddivisione del proprio denaro in diverse asset classes (azionario, obbligazionario, liquidità, commodities ecc..), da tradursi poi nella scelta di prodotti finali che meglio rappresentano tali categorie di investimento (in altri termini, solo ad un secondo livello l’asset allocation perviene alla scelta dei prodotti finali da inserire nel portafoglio, quali azioni, fondi comuni, obbligazioni, titoli di stato, polizze ecc.., mentre in prima istanza il processo si focalizza su macro asset classes rappresentabili per lo più da benchmark di mercato: ad esempio, Azionario America, Azionario Europa, Obbligazionario Paesi Emergenti ec..). Il termine asset allocation può tuttavia assumere connotati diversi a seconda dell’ambito di riferimento in cui viene utilizzato. Si devono almeno distinguere due macro accezioni del termine in questione. Da un lato, infatti, è possibile riferirsi all’asset allocation attuata da un gestore professionale, ad esempio l’asset manager di un prodotto di risparmio gestito (un fondo, una sicav, un fondo pensione ecc..); dall’altro, invece, l’asset allocation può attenere alla costruzione del portafoglio del cliente finale, guidata o meno da un consulente finanziario/private banker. Pur trattandosi sempre di asset allocation, le logiche e le criticità sottostanti al lavoro del gestore professionista, rispetto alle problematiche del cliente finale, sono assai differenti.
A Asset Allocation Strategica Con il termine asset allocation strategica si fa riferimento alle scelte finalizzate alla composizione del portafoglio per asset class in un’ottica di medio/lungo termine  (cosiddetto portafoglio neutrale). In pratica l’asset allocation strategica corrisponde alla composizione di portafoglio che un investitore dovrebbe in media mantenere nel corso del tempo, e che dovrebbe essere in linea con il suo profilo di rischio e con i suoi obiettivi di investimento a lungo termine.
A Asset allocation tattica L’asset allocation tattica si riferisce agli scostamenti o alle deviazioni nella composizione del proprio portafoglio rispetto alle scelte stabilite nell’ambito dell’asset allocation strategica. Tali scostamenti sono attuati nel breve termine con l’intento di trarre profitto da situazioni di mercato contingenti. Si tenga però presente che l’asset allocation tattica non dovrebbe portare ad un totale stravolgimento del portafoglio rispetto alle scelte di medio-lungo termine. Ad esempio, se nell’asset allocation strategica si è stabilito di avere una esposizione all’asset class Azionario compresa tra il 40% e il 50%, tatticamente si può ritenere opportuno spostarsi verso il margine inferiore o superiore di tale range, ma senza uscire dalle percentuali stabilite. Infatti, se così accadesse, l’asset allocation strategica verrebbe disattesa.
A Asset backed securities - ABS Le asset backed securities (ABS) sono strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione (securitization), simili ma non totalmente identici alle normali obbligazioni. Come queste, infatti, pagano al detentore una serie di cedole a scadenze prefissate per un ammontare determinato sulla base di tassi di interesse fissi o variabili. E come le obbligazioni le ABS prevedono il rimborso del capitale a scadenza o secondo un piano di ammortamento. La caratteristica principale delle ABS, tuttavia, è quella di essere dei titoli (securities) garantiti da un pool di attività sottostanti (asset backed) in grado di generare flussi di cassa periodici. Generalmente gli asset sottostanti sono rappresentati da crediti (mutui, prestiti al consumo, prestiti per l’acquisto dell’auto) che vengono ceduti da una banca ad una apposita società di cartolarizzazione (detta veicolo), che li trasforma appunto in titoli vendibili sul mercato dei capitali. Si tenga però presente che quando si acquistano ABS create su crediti ceduti da una banca, non si stanno acquistando obbligazioni della banca stessa. Le ABS non sono infatti emesse dalla banca che cede i crediti ma dalla società di cartolarizzazione. Il rischio di credito che si corre è quindi legato alla possibilità che il pool di asset sottostanti non sia in grado di produrre sufficienti flussi finanziari per pagare le cedole e il capital delle ABS.
A Asset class Un asset class, ovvero una classe di attività, è un raggruppamento di investimenti che presentano caratteristiche simili e sono soggetti alle stesse leggi e regolamenti. Azioni, reddito fisso (ad es. obbligazioni), disponibilità liquide e mezzi equivalenti (liquidità), immobili, materie prime e valute sono esempi comuni di asset class. Nella costruzione di un portafoglio finanziario si distinguono le macro-asset class, essenzialmente azioni, obbligazioni e liquidità e le micro-asset class (ad esempio, azionario america, azionario europa, obbligazionario paesi emergenti ecc..).
A Asset management Il termine asset management, traducibile in italiano come Risparmio gestito, indica in generale l'attività di gestione collettiva del risparmio con l'obbiettivo di massimizzarne il rendimento attraverso l’acquisto, la detenzione e il trading di attività finanziarie. Asset management, tuttavia, significa non solo mirare a produrre rendimenti, ma anche gestire i rischi. L’attività di asset management è tipicamente svolta dalle società di gestione del risparmio (SGR) attraverso l’istituzione e gestione di OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio) quali fondi comuni di investimento e SICAV. Il termine può anche essere riferito al servizio di gestione di portafoglio attuato da una banca o da una SIM, ovvero all’attiva di investimento di altri tipi di investitori istituzionali quali fondi pensione, compagnie di assicurazione, fondi sovrani.
A Assets Under Management - AUM Acronimo di Assets Under Management (letteralmente asset in gestione). Il termine viene utilizzato in vari contesti. Ad esempio, definisce l’ammontare del capitale gestito da una società di gestione del risparmio (SGR). Ma può anche essere riferito alle masse presenti in un dato momento all'interno di un fondo (AUM del fondo).
A Assicurazione di portafoglio - portfolio insurance L'assicurazione di portafoglio è una strategia di copertura di un portafoglio di azioni contro il rischio di mercato, attuata vendendo allo scoperto futures su indici azionari. Questa tecnica, sviluppata da Mark Rubinstein e Hayne Leland nel 1976, mira a limitare le perdite che un portafoglio potrebbe subire quando le azioni diminuiscono di prezzo senza che il gestore di quel portafoglio debba vendere tali azioni.
A Assogestioni È l’associazione italiana delle società di gestione del risparmio (SGR).
A Assoreti È l’Associazione delle società per la Consulenza agli Investimenti. In particolare, le società aderenti ad Assoreti sono banche e Sim che operano prevalentemente attraverso consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede.
A Asta Titoli di Stato Si tratta della principale modalità di collocamento utilizzata dallo Stato Italiano per emettere i propri titoli. In particolare si distinguono l’asta competitiva, utilizzata per l’emissione dei BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) e l’asta marginale, utilizzata per l’emissione di CTZ, BTP e CCT. Le aste sono gestite dalla Banca d’Italia e vengono effettuate secondo un calendario prestabilito. Alle aste partecipano investitori istituzionali quali banche (italiane ed estere) e sim. Gli investitori privati possono comunque richiedere alla propria banca di acquistare per loro conto titoli in asta. Si tenga presente, tuttavia, che non tutti i titoli di stato vengono collocati tramite aste. Ad esempio, il BTP Italia viene collocato direttamente sul mercato secondario, cioè in Borsa. In casi specifici lo Stato può anche avvalersi di un sindacato di banche.
A Attività controverse In ambito ESG, le attività controverse, o semplicemente le controversie, si riferiscono a tutti quei casi in cui una società sottoposta ad uno screening/valutazione ESG presenta operazioni, prodotti o situazioni che hanno o potrebbero avere un impatto ambientale o sociale negativo. Un caso di controversia rappresenta in genere un evento isolato, come una fuoriuscita di petrolio nell’ambiente, un incidente o accuse relative ad esempio a problemi legati alla sicurezza in uno stabilimento produttivo. Altri esempi di controversie attengono a comportamenti monopolistici e frodi contabili, molestie sul posto di lavoro e incidenti ambientali. Le controversie ESG possono avere significativi effetti negativi sulle aziende e portano solitamente ad un abbassamento del rating ESG. I principali fornitori di dati ESG come MSCI, Refinitiv, Sustainalytics, ISS, hanno tutti punteggi o valutazioni per aiutare ad analizzare l’impatto delle controversie ESG sulle aziende. Il termine attività controverse può anche essere semplicemente riferito ad attività produttive di aziende che sono coinvolte in gravi controversie etiche, ambientali o di governance, o che hanno una valutazione ESG molto bassa. Rientrano ad esempio tra le attività controverse, quelle che concorrono alla produzione di: mine antiuomo; bombe a grappolo; armi nucleari; uranio impoverito; armi biologiche; armi chimiche; armi a frammentazione invisibile; laser accecanti; armi incendiarie; fosforo bianco,  o che agiscono nel settore del carbone termico.
A Attualizzazione In matematica finanziaria l’attualizzazione consiste nell’operazione inversa rispetto alla cosiddetta capitalizzazione. La capitalizzazione, infatti, è una operazione matematica che consente di effettuare la stima del valore in un determinato momento temporale T di impieghi di risorse finanziarie effettuati a scadenze anteriori rispetto tale momento. In altri termini la capitalizzazione serve per calcolare il valore futuro di un capitale che viene investito oggi. L’attualizzazione, viceversa, è quella operazione matematica che consente di effettuare la stima del valore, in un dato istante di tempo T, di flussi finanziari che si verificano a scadenze future. Detto diversamente, l’attualizzazione permette di calcolare il valore attuale di un capitale che sarà incassato/pagato in un momento futuro. Ad esempio, l’attualizzazione risponde alla domanda: “Quanto valgono oggi 100 euro che riceverò tra un anno?” Per effettuare l’attualizzazione di una somma futura si usano formule inverse rispetto a quelle utilizzate per la capitalizzazione. L’attualizzazione è fondamentale nel campo degli investimenti, in quanto il prezzo di una attività finanziaria (una azione o una obbligazione ad esempio) è solitamente stimato procedendo all’attualizzazione dei flussi di cassa futuri che tale attività genera nel tempo (ad esempio cedole o dividendi).
A AUM Acronimo di Assets Under Management. Definisce l’ammontare del capitale gestito da una società di gestione del risparmio.
A Autoattribuzione (bias) Nell’ambito della finanza comportamentale, l’auto-attribuzione indica la propensione degli individui ad ascrivere i propri successi ad abilità personali, quali il talento e la saggezza, e a ricondurre invece gli esiti negativi a fattori esterni, in particolare alla sfortuna o a soggetti terzi. In particolare, accade spesso che quando gli investimenti effettuati da un investitore privato producono risultati positivi, egli tende ad attribuire tale risultato alle proprie capacità di scelta; quando invece i risultati sono deludenti l'investitore tende ad attribuire le colpe al proprio gestore o consulente, o più in generale all'andamento del mercato.
A Autorità bancaria europea - ABE o EBA European Banking Authority L'Autorità bancaria europea (ABE) è un'autorità indipendente dell'Unione europea (UE), che opera per assicurare un livello di regolamentazione e di vigilanza prudenziale efficace e uniforme nel settore bancario europeo.  Gli obiettivi generali dell'Autorità sono assicurare la stabilità finanziaria nell'UE e garantire l'integrità, l'efficienza e il regolare funzionamento del settore bancario. L'ABE fa parte del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF), che è costituito da tre autorità di vigilanza: l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), l'Autorità bancaria europea (ABE) e l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA). Il sistema comprende inoltre il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), il comitato congiunto delle autorità europee di vigilanza e le autorità di vigilanza nazionali. Pur essendo indipendente, l'ABE è responsabile dinanzi al Parlamento europeo, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea.
A Avversione alle perdite - loss adversion Nell’ambito della finanza comportamentale, l'avversione alla perdita (loss aversion) si riferisce al fenomeno per cui una perdita reale o potenziale è percepita dagli individui come psicologicamente o emotivamente più grave di un guadagno equivalente. Ad esempio, il dolore di perdere 100 euro è spesso molto più grande della gioia acquisita nel guadagnare lo stesso importo. Questo bias (distorsione) può portare un investitore a creare un portafoglio troppo conservativo rispetto alle sue esigenze, al suo profilo di rischio e al suo orizzonte temporale, impedendo quindi una adeguata crescita del capitale.
A Azioni Il titolo azionario è un documento che rappresenta la partecipazione del singolo investitore al capitale di rischio di una società per azioni, e incorpora diritti e doveri connessi allo status di socio. Il Codice Civile dispone che le azioni possono essere: nominative, cioè conferiscono al titolare i diritti e gli obblighi in virtù del fatto che sul titolo stesso è contenuta un’intestazione personale. In questo caso la stessa intestazione compare anche in un apposito registro della società emittente. In pratica tutte le tipologie di azioni devono essere nominative per legge con la sola eccezione delle azioni di risparmio. Al portatore: conferiscono i diritti e gli obblighi ad un qualunque soggetto che si trovi in possesso del titolo. Il trasferimento di tale titolo avviene con la consegna dello stesso. È possibile optare per questa categoria di azioni solo riguardo alle azioni di risparmio. Il proprietario delle azioni assume la qualifica di socio. In questo senso: partecipa al rischio di impresa, cioè la sua remunerazione dipende dall’andamento della gestione; gode di diritti patrimoniali (diritto al dividendo se esistono utili e se la distribuzione è decisa dall’assemblea, diritto alla liquidazione se residuano mezzi patrimoniali sufficienti dopo aver ripianato i debiti) e di diritti amministrativi quali ad esempio diritti di partecipazione, diritto di voto, di impugnazione delle delibere, di convocazione dell’assemblea e di stimolo del collegio sindacale, ovvero diritti di controllo e amministrativi quali il diritto di opzione, di approvazione del bilancio e dei verbali assembleari, di recesso, di visione del libro dei soci, di denuncia al Tribunale di gravi irregolarità e al collegio sindacale di fatti censurabili. Un caposaldo importante dettato dal codice civile è che il valore nominale di un’azione rappresenti una frazione del capitale sociale della società emittente. Mai il valore complessivo dei conferimenti può essere inferiore al totale del capitale sociale. Il valore nominale viene normalmente determinato dallo statuto. Tuttavia, se il valore nominale non è indicato (azioni senza valore nominale) si fa riferimento al numero di azioni in rapporto con il totale delle azioni emesse. Ad ogni socio viene normalmente attribuito un numero di azioni proporzionale al conferimento eseguito; l’atto costitutivo della società può però prevedere un criterio di assegnazione di azioni differente, per esempio per dare rilievo alle qualità personali di un socio o alla sua abilità professionale.
A Azioni di risparmio Ai sensi dell’articolo 145 del Testo Unico della Finanza (TUF), le società italiane con azioni ordinarie quotate in mercati regolamentati italiani o di altri paesi dell'Unione Europea possono emettere azioni prive del diritto di voto, dotate di particolari privilegi di natura patrimoniale. L'atto costitutivo determina il contenuto del privilegio, le condizioni, i limiti, le modalità e i termini per il suo esercizio; stabilisce altresì i diritti spettanti agli azionisti di risparmio in caso di esclusione dalle negoziazioni delle azioni ordinarie o di risparmio. Le azioni devono contenere, in aggiunta alle indicazioni prescritte dall'articolo 2354 del codice civile, la denominazione di "azioni di risparmio" e l'indicazione dei privilegi che le assistono; le azioni possono essere al portatore, salvo il disposto dell'articolo 2354, secondo comma, del codice civile. Le azioni appartenenti agli amministratori, ai sindaci e ai direttori generali devono essere nominative.
A Azioni ordinarie Con il termine azioni ordinarie si fa riferimento a quella tipologia di azioni che gode dei diritti economici e amministrativi pieni. In particolare, i possessori di azioni ordinarie possono partecipare e votare sia nelle assemblee ordinarie sia nelle assemblee straordinarie della società.
A Azioni privilegiate Si tratta di una particolare e tradizionale tipologia di azioni speciali. L'azione privilegiata attribuisce sia diritti amministrativi, sia diritti patrimoniali. Tuttavia il contenuto dei diritti patrimoniali può essere liberamente stabilito dalla società e, di norma, prevede alcuni vantaggi rispetto alle azioni ordinarie. Generalmente le società riconoscono un rendimento addizionale (e una prelazione) rispetto al dividendo delle azioni ordinarie. Inoltre gli azionisti privilegiati godono di una prelazione nel riparto del patrimonio a seguito del fallimento o dello scioglimento della società rispetto ai soli azionisti ordinari. A fronte di questi vantaggi patrimoniali vi sono, in genere, alcune restrizioni dei diritti amministrativi, infatti gli azionisti privilegiati possono votare soltanto nelle assemblee straordinarie, ma non ordinarie.
A Azioni speciali Ai sensi dell’articolo 2348 del codice civile, le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali diritti. Si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo, categorie di azioni fornite di diritti diversi (azioni speciali) anche per quanto concerne l'incidenza delle perdite. In tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il contenuto delle azioni delle varie categorie. Tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti.
B Banca d' Italia La Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica italiana; è un istituto di diritto pubblico, regolato da norme nazionali ed europee. È parte integrante dell'Eurosistema, composto dalle banche centrali nazionali dell'area dell'euro e dalla Banca centrale europea. L'Eurosistema e le banche centrali degli Stati membri dell'Unione europea che non hanno adottato l'euro compongono il Sistema europeo di banche centrali. Persegue finalità d'interesse generale nel settore monetario e finanziario: il mantenimento della stabilità dei prezzi, obiettivo principale dell'Eurosistema in conformità al Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea; la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario, in attuazione del principio della tutela del risparmio sancito dalla Costituzione (Art. 47 - La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito), e gli altri compiti ad essa affidati dall'ordinamento nazionale. In Europa, la Banca d'Italia è l'autorità nazionale competente nell'ambito del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) sulle banche ed è autorità nazionale di risoluzione nell'ambito del Meccanismo di risoluzione unico (Single Resolution Mechanism, SRM) delle banche e delle società di intermediazione mobiliare.
B Banca Depositaria Soggetto preposto alla custodia del patrimonio di un fondo/comparto e al controllo della gestione al fine di garantire i criteri di separatezza contabile e i principi di correttezza e di trasparenza amministrativa.
B Banca Europea per gli investimenti - BEI La Banca europea per gli investimenti (BEI) fornisce finanziamenti per progetti che contribuiscono a realizzare gli obiettivi dell’UE, sia all’interno che al di fuori dell’Unione. È stata istituita nel 1958 e ha sede in Lussemburgo. La (BEI) è proprietà comune dei paesi dell’UE. I suoi obiettivi principali sono: accrescere le potenzialità dell'Europa in termini di occupazione e crescita; sostenere le iniziative volte a mitigare i cambiamenti climatici; promuovere le politiche dell'UE al di fuori dei suoi confini. La banca assume prestiti sui mercati dei capitali ed eroga prestiti a condizioni favorevoli per progetti che sostengono obiettivi dell’UE. Circa il 90% dei prestiti viene erogato all'interno dell'UE. Il denaro non proviene dal bilancio dell’UE. La BEI fornisce tre tipi principali di prodotti/servizi: prestiti, che costituiscono circa il 90% dei suoi impegni finanziari complessivi. La banca presta a clienti di tutte le dimensioni per sostenere la crescita e l’occupazione, contribuendo spesso in tal modo ad attirare altri investitori; blending, che consente ai clienti di combinare i finanziamenti della BEI con ulteriori investimenti; consulenza e assistenza tecnica, per massimizzare il rendimento dei fondi. La BEI eroga i prestiti superiori ai 25 milioni di euro direttamente. Per prestiti più esigui apre linee di credito per istituti finanziari che a loro volta concedono fondi ai richiedenti.
B Banca Mondiale - World Bank La Banca Mondiale (BM) è la principale organizzazione internazionale per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. Istituita nel 1945, assieme al Fondo Monetario Internazionale a seguito degli Accordi di Bretton Woods, è formalmente un’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite e vi fanno parte 189 Paesi membri. A differenza del sistema ONU, il sistema di voto in seno alla BM è ponderato sulla base delle quote di capitale versate dai suoi membri/azionisti. Per BM si intendono normalmente due istituzioni collegate: la IBRD (International Bank for Reconstruction and Development, cioè la Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo) e la IDA (International Development Association, cioè l’Agenzia Internazionale per lo sviluppo). Il Gruppo Banca Mondiale, istituito nel 2007, include anche la IFC (International Financial Coorporation), la MIGA (Multilateral Investment Guarantee Agency) e l’ICSID (International Centre for Settlement of Investment Disputes).
B Basis point È la più piccola unità di misura utilizzata in ambito finanziario per misurare il rendimento dei titoli. Rappresenta la centesima parte di punto percentuale (0,01%) Per esempio, una variazione nei tassi di interesse dal 6.25% al 6.75% è pari a un aumento di 50 punti base, o basis point in inglese.
B Basis point È la più piccola unità di misura utilizzata in ambito finanziario per misurare il rendimento dei titoli. Rappresenta la centesima parte di punto percentuale (0,01%) Per esempio, una variazione nei tassi di interesse dal 6.25% al 6.75% è pari a un aumento di 50 punti base, o basis point in inglese.
B BCE - Banca Centrale Europea La BCE è la banca centrale dei paesi dell’UE che utilizzano l’euro. Il suo compito principale attiene alla politica monetaria, cioè al mantenimento della stabilità dei prezzi al consumo, il che significa contenere l’inflazione. L’obiettivo principale della BCE è quello di far sì che vi sia un aumento contenuto dei prezzi al consumo (misurato dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IAPC) intorno al 2% annuo nel medio termine. L’obiettivo del 2% è da considerarsi simmetrico, nel senso che un’inflazione troppo bassa è altrettanto negativa di un’inflazione troppo alta. La BCE contribuisce inoltre alla sicurezza del sistema bancario, in quanto vigila direttamente le banche più grandi (cosiddette banche significative, 109 in totale) e, indirettamente (cioè attraverso le banche centrali nazionali) anche quelle di minori dimensioni. Infine la BCE assicura il buon funzionamento delle infrastrutture finanziarie (ad esempio il sistema dei pagamenti) e lavora per mantenere la stabilità finanziaria.
B Benchmark Portafoglio di strumenti finanziari tipicamente determinato da soggetti terzi e valorizzato a valore di mercato, adottato come parametro di riferimento oggettivo per la definizione delle linee guida della politica di investimento di alcune tipologie di fondi/comparti.
B Benchmark sostenibile/Indice sostenibile Un benchmark sostenibile (o ESG) è un indice che assolve alle funzioni tipiche di un tradizionale benchmark, ma che ingloba i fattori ESG nella sua costruzione. Esistono diversi modi per realizzare un indice ESG: escludere dalla sua composizione settori ad elevato impatto ambientale o sociale, come quelli dell’alcol, del tabacco, del gioco d’azzardo, dell’energia, delle armi, dei contenuti per adulti ecc.; oppure, escludere le società che non raggiungono una certa soglia di ammissibilità, definita da un punteggio solitamente coincidente a un dato rating ESG. In alcuni indici si applica, in aggiunta quanto sopra, la selezione di società con le performance migliori nei campi ambientale, sociale e di governo societario (best-in-class approach). A livello UE, in particolare, sono stati introdotti per via normativa gli indici di riferimento UE di transizione climatica (orientati a ridurre l’impronta di carbonio - carbon footprint - di un portafoglio di investimento) e gli indici di riferimento UE allineati con l’accordo di Parigi (utili come riferimento per portafogli che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo definito nell’Accordo di Parigi). L’Unione Europea ha fissato in capo ai provider di benchmark climatici dei vincoli di trasparenza; in particolare ciascun provider è chiamato a rendere pubbliche le fonti dei dati e l’approccio utilizzato per il calcolo delle emissioni di gas serra. I vincoli di trasparenza si spingono a richiedere di rendere pubblici gli aspetti metodologici, descrivendo i criteri di scelta delle attività sottostanti e anche i criteri e modi usati per la ponderazione delle attività sottostanti dell’indice di riferimento. Un altro adempimento importante per i provider di indici climatici è l’obbedienza di questi indici ad una traiettoria di graduale decarbonizzazione dei portafogli, e il rispetto di un vincolo di riduzione delle emissioni di gas serra in termini assoluti e per intensità. Per essere più concreti, sia i benchmark di transizione climatica sia quelli allineati con l’accordo di Parigi devono conseguire un riduzione dell’intensità di emissioni di gas serra del 7% medio annuo. Ai benchmark di transizione climatica è richiesto di conseguire una riduzione di almeno il 30% dell’intensità o del valore assoluto delle emissioni di gas serra (scope 1, scope 2 e scope 3) rispetto al portafoglio del benchmark tradizionale che funge da «parent index» (indice genitore, indice base) per quello climatico. Tale percentuale diventa almeno del 50% per i benchmark allineati con l’Accordo di Parigi.
B Best execution Ai sensi dell’art. 47 del regolamento Consob in materia di intermediari, attuativo del Testo Unico della Finanza, gli intermediari adottano misure sufficienti e, a tal fine, mettono in atto meccanismi efficaci, per ottenere, allorché eseguono ordini, il miglior risultato possibile (Best Execution) per i loro clienti, avendo riguardo al prezzo, ai costi, alla rapidità e alla probabilità di esecuzione e di regolamento, alle dimensioni, alla natura dell'ordine o a qualsiasi altra considerazione pertinente ai fini della sua esecuzione. Ai fini di attuare la Best Execution, gli intermediari adottano una strategia di esecuzione degli ordini finalizzata a: individuare, per ciascuna categoria di strumenti, almeno le sedi di esecuzione che permettono di ottenere in modo duraturo il miglior risultato possibile per l'esecuzione degli ordini del cliente; orientare la scelta della sede di esecuzione fra quelle individuate  tenuto conto anche delle commissioni proprie e dei costi dell’impresa per l’esecuzione dell’ordine in ciascuna delle sedi di esecuzione ammissibili. Quando gli intermediari eseguono ordini per conto di un cliente al dettaglio, la selezione della migliore sede di esecuzione è condotta in ragione del corrispettivo totale, costituito dal prezzo dello strumento finanziario e dai costi relativi all’esecuzione. In ogni caso, qualora il cliente impartisca istruzioni specifiche, l’intermediario esegue l'ordine attenendosi, limitatamente agli elementi oggetto delle indicazioni ricevute, a tali istruzioni.
B Beta Il beta è un indicatore statistico utilizzato per misurare il cosiddetto rischio sistematico di uno strumento finanziario, ad esempio una azione o un fondo comune di investimento. Per comprenderne l’essenza, occorre ricordare che nel settore degli investimenti finanziari il concetto di rischio non è univoco. Esistono infatti diverse accezioni di questo termine. Una importante distinzione è quella tra rischio specifico e rischio sistematico. Il primo si riferisce al rischio del singolo strumento finanziario preso in considerazione. Ad esempio, se si investe in una singola azione il rischio che si corre è essenzialmente legato alla volatilità dei rendimenti di tale titolo, oltre che, ovviamente, al rischio che la società emittente l’azione possa andare in default. Se però si investe non in una singola azione, ma in tante azioni inserendole in un portafoglio diversificato, assieme ad altri strumenti finanziari quali obbligazioni o titoli di stato, allora quello che più dovrebbe interessare è il rischio del portafoglio e non del singolo titolo. E al riguardo è risaputo che tramite la diversificazione è possibile ridurre il rischio specifico dei singoli titoli. La volatilità di un portafoglio è infatti inferiore alla media delle volatilità dei titoli che lo compongono. Il rischio sistematico, invece, si riferisce a quella componente di rischio che non può essere eliminata con la diversificazione. Ne consegue che in un portafoglio ben diversificato il rischio specifico dei singoli titoli tende a sparire, e quello che rimane è appunto il rischio sistematico.  In termini semplici possiamo pensare a questo rischio come quello legato all’andamento generale del mercato, ovvero dell’economia. L’indicatore comunemente utilizzato per calcolare il rischio sistematico di ogni singolo titolo/strumento che viene inserito in un portafoglio è il cosiddetto Beta. Tale indicatore misura infatti quella componente di rischio che ogni singolo titolo apporta in un portafoglio ben diversificato, cioè quella parte di rischio che non viene eliminata dalla diversificazione. In termini matematico-statistici il beta è calcolabile come un rapporto al cui numeratore troviamo la covarianza tra il titolo, o lo strumento, preso in considerazione e il suo mercato di riferimento. Questo numeratore ci dice quindi quanto un titolo si muove più o meno in sincronia con il suo mercato. Al denominatore, invece, troviamo la varianza del mercato stesso, ossia una misura di quanto è volatile il mercato di riferimento del titolo preso in considerazione. Dal rapporto appena illustrato scaturisce un numero espresso in valore assoluto.  Il beta può assumere valori maggior, minori o uguali a 1. Quando il beta è maggiore di 1 significa che siamo in presenza di un titolo o di uno strumento finanziario che amplifica l’andamento del suo mercato di riferimento. Ciò significa, in termini semplici, che quando il mercato sale quel titolo, in media, sale più del mercato. Ma quando il mercato scende quel titolo tende a scendere più del mercato. Possiamo dire che siamo di fronte ad un titolo “aggressivo”. Se invece il beta è inferiore a 1 accade l’inverso. Il titolo tende a smorzare l’andamento del mercato. Sale meno quando il mercato sale, scende meno quando il mercato scende. In pratica un titolo difensivo. Se il beta è pari ad 1, invece, possiamo dire che il titolo si muove in media come il mercato. Il beta può anche assumere un valore tendente a zero: ciò significa che siamo di fronte ad un titolo/strumento indipendente dal suo mercato, nel senso che la sua performance nulla ha a che fare con l’andamento del mercato (si dirà quindi che lo strumento è market neutral, cioè neutrale al mercato). Il beta potrebbe anche assumere valori minori di zero: un beta negativo significherebbe che un titolo, mediamente, si muove in maniera inversa al suo mercato di riferimento. Nella pratica è però abbastanza improbabile che un titolo quotato in un certo mercato si muova sempre in controtendenza con il mercato stesso; tuttavia, in una logica più ampia, un beta negativo potrebbe essere ottenuto operando in strumenti finanziari derivati. Si ricordi infine che il beta di un portafoglio, ovvero di un fondo, è la media ponderata dei titoli che lo compongono (ogni titolo è ponderato per il peso che ha nel portafoglio).
B Bias Con il termine bias si intende una distorsione, una deviazione dalla norma o dalla razionalità nei processi mentali di giudizio. Detto in termini semplici ciò significa che quando gli individui devono dare dei giudizi, o valutare problemi complessi, vengono influenzati da pregiudizi, dovuti anche al contesto culturale, ovvero dalla tendenza a creare una nostra realtà soggettiva che non corrisponde esattamente alla realtà oggettiva indicata dai fatti e dai dati che ci vengono presentati. Esistono molti bias che allontanano dalla razionalità e che, specie nel campo delle scelte finanziarie, portano a prendere decisioni non corrette. I Bias sono stati catalogati in tanti modi, ma possono essere distinti in due macro-categorie: quelli più strettamente cognitivi, che hanno a che fare con un errato modo di ragionare, e quelli emotivi, maggiormente dovuti a cause emozionali.
B Bid-ask spread Il termine bid-ask spread o spread denaro-lettera può essere utilizzato in diversi ambiti. Esso indica ad esempio la modalità di quotazione tipica dei market makers e dei dealers. Ci si riferisce infatti al prezzo a cui il market maker è disposto a comprare (prezzo bid o prezzo denaro) e il prezzo a cui egli è disposto a vendere (prezzo ask o lettera). Lo spread denaro-lettera viene utilizzato per un ampia gamma di strumenti quotati dai market maker: azioni, tassi di interesse, valute. Il termine bid-ask spread viene però utilizzato anche nell'ambito delle contrattazioni di Borsa. Infatti, nel book di negoziazione di ogni strumento finanziario quotato, il bid-ask pread indica, in ogni istante della fase di negoziazione continua, la differenza tra il miglior prezzo in acquisto presente sul book in quel momento e il miglior prezzo in vendita.
B Big data Il termine "Big Data" si riferisce a insiemi di dati estremamente grandi, complessi e diversificati che superano la capacità delle tradizionali tecniche di gestione e analisi dei dati. Questi insiemi di dati sono caratterizzati da tre principali dimensioni, spesso denominate "le tre V del Big Data". Volume: rappresenta la quantità di dati. Il Big Data implica la gestione di enormi quantità di dati, spesso in terabyte, petabyte o anche exabyte. Variety: questa dimensione riguarda la diversità dei dati. I dati possono essere strutturati (come i dati in formato tabellare in un database), semistrutturati (come i dati in formato JSON o XML) o non strutturati (come testo, immagini, audio o video). Il Big Data può includere tutti e tre questi tipi di dati. Velocity: si riferisce alla velocità con cui i dati vengono generati e devono essere elaborati. Nel contesto del Big Data, i dati possono essere prodotti in tempo reale o a ritmo molto elevato, richiedendo sistemi in grado di processare e analizzare rapidamente i nuovi dati che arrivano. Inoltre, alcuni esperti aggiungono ulteriori dimensioni al concetto di Big Data, come "Veracity" (la qualità e l'affidabilità dei dati) e "Value" (il valore estratto dai dati attraverso l'analisi). Per affrontare il Big Data, sono necessarie tecnologie avanzate di archiviazione, elaborazione e analisi dei dati. Il Big Data ha applicazioni in una vasta gamma di settori, tra cui il business, la ricerca scientifica, la sanità, l'analisi del comportamento dei consumatori e molti altri, consentendo di ottenere intuizioni significative da quantità massicce e variegate di dati.
B Bloomberg Euro Aggregate Corporate L'Indice Bloomberg Euro Aggregate Bond include obbligazioni denominate in euro a tasso fisso e di tipo investment grade, ossia con rating superiore a BBB. L'inclusione si basa sulla valuta dell'emissione, e non sul domicilio dell'emittente. I principali settori dell'indice sono titoli di stato, società, entità governative strumenti cartolarizzati. È una componente dell'indice Euro Aggregate Index.
B Bloomberg Euro Treasury Il Bloomberg Euro Treasury Index è costituito da obbligazioni governative investment grade (cioè con rating superiore a BBB) a tasso fisso dei paesi sovrani che partecipano all'Unione monetaria europea. Il sotto-indice Bloomberg Euro Treasury 0-12 Month Index è stato lanciato il 1º gennaio 2004. Le emissioni qualificate devono avere una scadenza compresa tra 1 mese e (esclusi) 12 mesi e sono incluse nell’indice solo le obbligazioni con scadenza superiore a 12 mesi al momento dell'emissione.
B Bloomberg Global Aggregate Il Bloomberg Global Aggregate Index è un indice del debito investment grade (cioè con rating superiore a BBB) globale di ventotto mercati valutari locali. Questo benchmark multi-valuta comprende obbligazioni emesse da governi o entità correlate, obbligazioni societarie e titoli cartolarizzati a tasso fisso di emittenti dei mercati sviluppati ed emergenti. Esistono quattro sotto-benchmark regionali che costituiscono in gran parte l'indice globale aggregato: US Aggregate, Pan-European Aggregate, Asian-Pacific Aggregate, e Canadian Aggregate.
B Bloomberg Global High Yield Il Bloomberg Global High Yield Index è un indice di base multi-valuta del mercato globale del debito high yield (cioè con rating inferiore a AAA). L'indice rappresenta l'unione degli indici High Yield USA, High Yield Paneuropeo e Emerging Markets (EM) Hard Currency High Yield. I titoli inclusi nell’indice sono: corporate, cioè società private del settore industriale, finanziario e dei servizi pubblici (utility); titoli di stato o di agenzie governative, titoli di autorità pubbliche locali (solo per paesi emergenti). I titoli devono essere denominati in una delle seguenti valute: USD, EUR, GBP, CHF, DKK, NOK, and SEK.
B Blue chip Termine del gergo finanziario utilizzato per indicare le azioni delle società a maggior capitalizzazione scambiate sulle borse valori. L'etimologia della parola riporta al gioco del poker, in cui le fiches di maggior valore erano (nella tradizione americana) quelle di colore blu.
B Bond convertibili Sono titoli obbligazionari il cui possessore ha la facoltà di decidere se convertirli in un titolo azionario, secondo condizioni prestabilite.
B Book di negoziazione Il book di negoziazione è una schermata telematica che contiene l’elenco di proposte di acquisto e vendita (PDN, Proposte Di Negoziazione) di uno strumento finanziario che attendono di essere eseguite sul sistema telematico di borsa. In un book ci sono due sezioni: una di proposte di acquisto (denaro) e una di proposte di vendita (lettera). L'ordinamento delle proposte è basato sul prezzo e a parità di prezzo sul momento di immissione. Per ogni proposta sono presenti: Operatore, Codice strumento, Modalità esecuzione, Quantità, Prezzo. Sulla base del book il sistema effettuata automaticamente, ove possibile, la combinazione (matching) tra proposte opposte e conclude la relativa transazione. Nel book sono visualizzati il prezzo denaro e il prezzo lettera. Il denaro indica il prezzo a cui i compratori sono disposti a comprare un titolo. Le proposte sono ordinate in ordine decrescente in quanto per il mercato la proposta migliore è quella di chi è disposto ad acquistare al prezzo più elevato. Mentre il prezzo lettera rappresenta il prezzo a cui gli investitori sono disposti a vendere, dunque le proposte in vendita sono ordinate da quella che ha il prezzo più basso in ordine crescente.
B Bot I Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) sono titoli di stato a breve termine – ovvero con durata non superiore a un anno – privi di cedole (zero coupon bond); il rendimento infatti è esclusivamente dato dallo scarto d’emissione, cioè dalla differenza tra il prezzo di emissione e il valore nominale di rimborso. Le scadenze tradizionali dei BOT sono 3, 6 e 12 mesi. Lo stato può comunque emettere BOT con scadenze diverse da quelle tradizionali; ad esempio sono stati emessi anche dei BOT con scadenze a 45 e 60 giorni. Con il termine BOT flessibili si intendono appunto quelli con scadenze non convenzionali, ovvero che vengono emessi al di fuori del calendario ufficiale di aste previsto all’inizio di ogni anno.
B BRIC/BRICS Il termine BRIC è un acronimo coniato nel 2001 da Goldman Sachs per indicare 4 importanti paesi emergenti: Brasile, Russia, India e Cina. Il Sudafrica è stato aggiunto nel 2010, da cui il cambiamento in BRICS. A parte l’acronimo, i 5 paesi che costituiscono i BRICS tengono summit annuali per sviluppare piani di sviluppo e strategie comuni. Nell’ultimo incontro tenutosi ad agosto 2023 è stato ipotizzato di allargare il gruppo invitando a partecipare agli incontri anche altri sei paesi emergenti: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi. L’ingresso ufficiale nel patto di questi ultimi paesi è previsto per l’inizio del 2024.
B Broker In ambito finanziario, un broker è un intermediario (ad esempio una banca o una SIM) o un agente che facilita la compravendita di strumenti finanziari tra acquirenti e venditori. Il broker svolge un ruolo chiave nel mercato finanziario, mettendo in contatto le parti interessate e agevolando le transazioni. La principale funzione di un broker è infatti l’esecuzione degli ordini: il broker esegue gli ordini di acquisto o vendita di strumenti finanziari a nome dei propri clienti. Ciò significa che inserisce gli ordini nei mercati finanziari o li invia per l’esecuzione ad altri intermediari. Molti broker offrono inoltre servizi di consulenza finanziaria, aiutando i clienti a prendere decisioni informate sugli investimenti in base ai loro obiettivi finanziari e al loro profilo di rischio. Alcuni broker forniscono ai propri clienti anche analisi di mercato, ricerche e raccomandazioni sugli investimenti. Queste informazioni possono aiutare gli investitori a prendere decisioni più informate. È importante notare che ci sono diversi tipi di broker, tra cui broker di borsa, broker sul mercato delle opzioni e dei derivati, broker sul forex (mercato dei cambi), broker di materie prime, e così via, ciascuno specializzato in un tipo specifico di strumento finanziario o mercato. Inoltre, alcuni broker operano in modo autonomo, mentre altri possono essere affiliati a istituzioni finanziarie più grandi.
B Btp - Buoni Tesoro Poliennali I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono titoli di stato caratterizzati da cedole fisse semestrali e offrono la possibilità di scegliere tra le seguenti durate di investimento: 3, 5, 7, 10, 15 e 30 anni. Recentemente lo stato ha emesso però anche BTP con scadenza a 50 anni. I BTP vengono solitamente emessi con il metodo dell’asta marginale, ad un prezzo che può essere inferiore, uguale o superiore alla pari (cioè minore, maggiore o uguale al valore nominale di 100). Nel caso in cui un BTP viene emesso ad un prezzo inferiore alla pari (meno di 100), il suo rendimento effettivo sarà maggiore del suo rendimento cedolare, in quanto l’investitore ottiene, oltre alle cedole, anche un guadagno derivante dalla maturazione del cosiddetto scarto di emissione (valore nominale di rimborso meno prezzo di emissione). Viceversa, se il BTP viene emesso sopra alla pari (più di 100) il suo rendimento effettivo sarà minore del suo rendimento cedolare.
B BTP€i Si tratta di un BTP indicizzato all’inflazione europea che fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi. Il BTP€i è stato emesso su diverse scadenze (5, 10, 15 e 30 anni). Il capitale e gli interessi sono rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), ossia l’indice dei prezzi utilizzato dalla BCE per misurare e controllare l’inflazione. L’importo delle cedole (semestrali) pagate all’investitore è pertanto variabile, ma garantisce una remunerazione costante in termini reali. L’ammontare di ciascuna cedola viene infatti calcolato moltiplicando il tasso di interesse fisso annuo stabilito all’emissione per il capitale sottoscritto rivalutato in base all’andamento dell’indice dei prezzi verificatosi nel periodo di riferimento. Si noti quindi che siamo di fronte, comunque, ad un titolo a cedola fissa, cioè per cui è previsto un tasso cedolare annuo iniziale che non cambia (come nei normali BTP): tuttavia l’ammontare della cedola varia nel tempo perché è calcolata su un capitale che si rivaluta con l’inflazione. L’indicizzazione avviene attraverso il calcolo di un particolare coefficiente di indicizzazione (calcolato giornalmente) che, in caso di aumento dei prezzi, assume valori superiori ad 1. Il valore nominale del titolo viene appunto moltiplicato per questo coefficiente prima di applicare il tasso cedolare. Il capitale rimborsato a scadenza è calcolato moltiplicando il capitale nominale sottoscritto per il Coefficiente di Indicizzazione, calcolato relativamente al giorno di scadenza: tale ultimo coefficiente tiene conto della variazione dei prezzi realizzatasi durante l’intera vita del titolo. Qualora il valore del Coefficiente di Indicizzazione relativo al giorno di scadenza fosse minore dell’unità, l’importo del capitale da rimborsare sarà comunque pari al valore nominale.
B BTP Green I Btp Green sono i nuovi Titoli di Stato italiani connessi al mondo della finanza sostenibile, i cui proventi sono destinati al finanziamento delle spese sostenute dallo Stato con positivo impatto ambientale per supportare la transizione ecologica del Paese. I BTP Green sono titoli a medio-lungo termine e presentano le medesime caratteristiche degli altri Buoni del Tesoro Poliennali: garantiscono un reddito fisso stabilito dalla cedola, pagata semestralmente, ed il rimborso del valore nominale alla scadenza. Il primo BTP Green, emesso dal Tesoro Italiano il 3 marzo 2021, ha scadenza 30 aprile 2045. I titoli possono essere scambiati dagli investitori istituzionali sia sul mercato secondario regolamentato all’ingrosso (MTS), per operazioni non inferiori a 2 milioni di Euro, che su quelli non regolamentati, mentre, i risparmiatori individuali possono negoziare il titolo sul MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei titoli di Stato), dove sono consentite operazioni dal taglio minimo di 1.000 euro, o sulle altre piattaforme di negoziazione. A discrezione del Tesoro e in base alle condizioni del mercato, i BTP Green verranno emessi tramite sindacato di collocamento o tramite asta marginale, con determinazione discrezionale di prezzo e quantità emessa.
B BTP Italia Si tratta di un BTP indicizzato all’inflazione italiana che fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi. Il BTP Italia è stato emesso con diverse scadenze: 4, 5, 6, 8 anni. Capitale e interessi sono rivalutati sulla base dell’inflazione italiana, misurata dall’indice FOI (famiglie operai impiegati), ex tabacchi cioè esclusi i prezzi dei tabacchi, calcolato mensilmente dall’ISTAT. L’importo delle cedole (semestrali) pagate all’investitore è pertanto variabile, ma garantisce una remunerazione costante in termini reali. L’ammontare di ciascuna cedola viene infatti calcolato moltiplicando il tasso di interesse reale fisso annuo, stabilito all’emissione, per il capitale sottoscritto rivalutato in base all’andamento dell’indice dei prezzi verificatosi nel periodo di riferimento. Si noti quindi che siamo di fronte, comunque, ad un titolo a cedola fissa, cioè per cui è previsto un tasso cedolare annuo iniziale che non cambia (come nei normali BTP): tuttavia l’ammontare della cedola varia nel tempo perché è calcolata su un capitale che si rivaluta con l’inflazione. L’indicizzazione avviene attraverso il calcolo di un particolare coefficiente di indicizzazione (calcolato giornalmente) che, in caso di aumento dei prezzi, assume valori superiori ad 1. Il valore nominale del titolo viene appunto moltiplicato per questo coefficiente prima di applicare il tasso cedolare. Se il coefficiente dovesse assumere un valore inferiore ad 1, in quanto nel semestre di riferimento si è avuta una fase di deflazione, la cedola pagata è comunque quella minima garantita (in altri termini, in caso di deflazione si ottiene comunque un tasso reale minimo garantito). Un’altra caratteristica del BTP Italia, (che lo differenza dal BTP€i) consiste nel fatto che la rivalutazione del capitale viene pagata periodicamente, cioè ogni sei mesi insieme al pagamento della cedola (nel BTP€i la rivalutazione del capitale è invece pagata interamente a scadenza). Infine, un aspetto interessante attiene al meccanismo di emissione del BTP Italia: tale titolo, infatti, non è collocato con il classico meccanismo di asta, ma viene direttamente venduto durante il periodo di collocamento sul mercato secondario di Borsa. In termini operativi, quindi, chi vuole acquistare un BTP Italia deve inserire, tramite la propria banca, un ordine di acquisto sul book di negoziazione del titolo al prezzo di 100, esprimendo il quantitativo nominale (minimo 1.000 euro e multipli) che desidera acquistare. Il prezzo di emissione è dunque sempre alla pari. Per chi detiene il titolo dall’emissione alla scadenza è inoltre previsto un premio fedeltà il cui ammontare viene indicato in fase di emissione.
B BTP Valore II BTP Valore è la nuova famiglia di titoli di Stato riservata esclusivamente ai risparmiatori individuali e affini (retail). I piccoli risparmiatori possono comprare i BTP Valore in date dedicate, senza vincoli né commissioni, con cedole periodiche crescenti e un premio extra finale di fedeltà riservato a chi avrà acquistato il Titolo all’emissione e lo avrà detenuto fino a scadenza. Il collocamento del primo BTP Valore si è concluso il 9 giugno 2023. Sotto il nome di BTP Valore verranno emessi Titoli con caratteristiche diverse per durata e per struttura finanziaria delle cedole. Il primo BTP Valore ha una durata di 4 anni, rendimenti fissi crescenti nel tempo e un premio extra finale di fedeltà pari allo 0,5% calcolato sul capitale investito e corrisposto a scadenza. Il Premio è riservato a coloro che lo acquistano all’emissione e lo detengono fino a scadenza nel 2027. Le caratteristiche di questa prima emissione del BTP Valore sono le seguenti cedole nominali semestrali calcolate sulla base di tassi prefissati e crescenti nel tempo (il cosiddetto meccanismo step-up). Le cedole verranno calcolate in base ad un dato tasso cedolare fisso per i primi 2 anni, che aumenta per i restanti 2 anni di vita del titolo. La serie dei tassi cedolari minimi garantiti è la seguente: 3,25% per il 1° e 2° anno 4,00% per il 3° e 4° anno. I tassi prefissati crescenti nel tempo di questo primo BTP valore sono quindi strutturati secondo una logica “2+2” con un tasso fisso per i primi due anni di vita del titolo e un altro tasso fisso, più alto, per i restanti altri 2 anni, fino alla scadenza. Il taglio minimo acquistabile è di 1.000 euro di valore nominale e l’investimento non è comunque vincolato nel tempo. Come per il BTP Italia, il collocamento avviene direttamente sul mercato secondario, cioè sulla piattaforma elettronica MOT (il mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana). Il titolo è collocato con prezzo uguale a 100 sul mercato e non sono previsti limiti o tetti all’emissione.
B Bund Sono i titoli di stato a medio-lungo termine emessi dal governo tedesco. La differenza di rendimento tra btp e bund sulla durata decennale misura il cosiddetto spread (vedi anche spread).
B Business Angel I business angels sono individui, solitamente ma non sempre facoltosi, che investono il proprio denaro personale in imprese o startup in fase iniziale o in crescita, solitamente in cambio di una quota di proprietà o di un interesse finanziario nella società. Questi investitori vengono chiamati "angeli" perché spesso forniscono un sostegno finanziario prezioso alle imprese quando ne hanno più bisogno, come una sorta di "angelo custode". In particolare, i business angels finanziano spesso dei semplici progetti o delle business ideas che non si sono ancora tramutate in una e vera propria produzione di beni o servizi. Sotto questo punto di vista essi intervengono nella primissima fase di vita di una impresa, ancor prima dei venture capitalist. Le attività dei business angels, inoltre, vanno oltre il semplice finanziamento o apporto di capitale. Spesso, portano anche esperienza, conoscenze e reti di contatti nel settore imprenditoriale, fornendo consulenza e mentorship agli imprenditori o ai team di gestione delle startup in cui investono. Questo sostegno non finanziario è altrettanto importante quanto il capitale che mettono a disposizione. I business angels possono essere individui con esperienza imprenditoriale o manageriale che desiderano investire nel settore delle startup per diversificare il loro portafoglio, contribuire al successo delle nuove imprese e ottenere un ritorno sugli investimenti a lungo termine. La loro partecipazione è solitamente cruciale per molte imprese emergenti che hanno difficoltà a ottenere finanziamenti da fonti più tradizionali, come banche o investitori istituzionali.
B Buy and hold (strategia) La strategia "buy and hold" (compra e mantieni) è un approccio agli investimenti finanziari che si basa sull'acquisto (“buy”) di asset finanziari, come azioni, obbligazioni o fondi comuni di investimento, e sulla successiva detenzione (“hold”) di tali asset per un lungo periodo di tempo, spesso anni o addirittura decenni. L'obiettivo principale di questa strategia è quello di trarre profitto dalla crescita di lungo termine degli investimenti, piuttosto che cercare di trarre profitto da movimenti di mercato a breve termine. La strategia segue questi step. Acquisto iniziale: gli investitori identificano asset finanziari che ritengono abbiano un potenziale di apprezzamento a lungo termine. Questi possono includere azioni di aziende solide, obbligazioni di qualità o altri strumenti finanziari. Mantieni gli investimenti: dopo l'acquisto iniziale, gli investitori mantengono gli asset nel loro portafoglio per un lungo periodo di tempo, spesso senza preoccuparsi dei movimenti di mercato a breve termine o delle fluttuazioni dei prezzi. Monitoraggio limitato: a differenza di altri approcci di investimento, i sostenitori della strategia buy and hold tendono a fare meno trading e a monitorare i loro investimenti meno frequentemente. Questo riduce le commissioni di negoziazione e le tasse associate alle vendite a breve termine. Beneficio dalla crescita a lungo termine: l'obiettivo principale è quello di beneficiare della crescita costante dei mercati finanziari nel tempo.
B Buy Back In ambito finanziario, il termine buyback si riferisce a un'operazione attraverso la quale una società quotata riacquista le proprie azioni in circolazione sul mercato. Queste azioni acquistate vengono solitamente ritirate dal mercato e diventano azioni proprie nel bilancio della società, riducendo così il numero complessivo di azioni in circolazione (tali azioni possono successivamente venire annullate attraverso una operazione di riduzione del capitale). Ciò produce un effetto di sostegno e di crescita del prezzo delle azioni stesse, favorendo quindi gli attuali azionisti della società. Proprio per questo le operazioni di buyback possono essere viste come una forma alternativa di distribuzione dei dividendi agli azionisti.
C Call option È un contratto di opzione che dà al compratore il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare a condizioni fissate precedentemente alla data di scadenza o entro tale data, una certa quantità di titoli. Rientra nell’ambito dei contratti derivati e il suo andamento è collegato a quello di un titolo sottostante.
C Capital gain

È il guadagno “in conto capitale” proveniente dalla differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di uno strumento finanziario (detto anche plusvalenza). Se la differenza è negativa, si parla di perdita in conto capitale (o minusvalenza).

C Capital Structure La capital structure, o struttura del capitale, definisce il modo in cui un'impresa finanzia i propri investimenti tramite una combinazione di debito e equity (cioè capitale azionario), o titoli finanziari di natura mista (ad esempio obbligazioni convertibili in azioni).
C Capitale di debito Nell'ottica della struttura finanziaria di una impresa, il capitale di debito si riferisce a tutte le forme di finanziamento utilizzabili dall'impresa che generano un rapporto di debito e non un rapporto di partecipazione (come per il capitale di rischio). Nel capitale di debito possono essere ricompresi quindi i finanziamenti bancari, i titoli obbligazionari e altre forme di finanziamento esterno, ovvero i cosiddetti debiti di regolamento, cioè i debiti nei confronti dei fornitori che, comunque, costituiscono una fonte di finanziamento per l'impresa.
C Capitale di rischio Il capitale di rischio in un'impresa, spesso chiamato anche capitale azionario o patrimonio netto, rappresenta una delle due principali fonti di finanziamento di un'azienda, l'altra è il capitale di debito (come prestiti e obbligazioni). Il capitale di rischio comprende tutte le risorse finanziarie fornite dagli azionisti o dai proprietari dell'azienda, sia inizialmente (quando l'azienda viene fondata) che successivamente attraverso investimenti aggiuntivi. Queste risorse rappresentano la quota di proprietà dell'azienda detenuta dagli azionisti. In cambio di questo capitale, gli azionisti ricevono azioni o quote della società, che rappresentano la loro partecipazione di proprietà nell'impresa. Il capitale di rischio può essere formato da diverse tipologie di azioni, aventi diritti patrimoniali e amministrativi differenti.
C Capitale investito (fondi comuni) Nell'ambito degli investimenti in fondi comuni o altri prodotti di risparmio gestito, il capitale investito rappresenta la parte dell’importo versato da un investitore che viene effettivamente investita dal gestore in quote/azioni di fondi/comparti. Esso è determinato come differenza tra il capitale nominale versato e le commissioni di sottoscrizione, ove presenti, e gli altri costi applicati al momento del versamento.
C Capitale nominale (fondi comuni) Nell'ambito degli investimenti in fondi comuni o altri prodotti di risparmio gestito, il capitale nominale è l'mporto versato per la sottoscrizione di quote/azioni di fondi/comparti.
C Capitale regolamentare (banche) Il capitale regolamentare delle banche è un concetto fondamentale nella regolamentazione bancaria ed è definito come il livello di risorse finanziarie che le banche sono tenute a mantenere come protezione contro le perdite potenziali e per garantire la stabilità finanziaria. Questo capitale è destinato a coprire le perdite in situazioni di stress finanziario e a garantire che le banche possano soddisfare i loro obblighi verso i depositanti e gli altri creditori. La composizione del capitale regolamentare di una banca, e la sua entità rispetto al rischio che la banca corre, è storicamente stabilità dai cosiddetti “Accordi di Basilea”. Si tratta di regole che, dal 1988, sono riconosciute e adottate dalla maggior parte dei paesi del mondo (più di 100). Tali accordi sono stati rivisti nel corso del tempo fino ad arrivare al framework attuale (Basel III). Nell’Unione Europea gli Accordi di Basilea sono stati recepiti attraverso direttive e regolamenti appositi. Il capitale regolamentare di una banca è costituito da tre categorie di strumenti, ciascuna governata da uno specifico insieme di criteri che gli strumenti devono soddisfare prima di essere inclusi nella pertinente categoria. Le tre categorie/parti del capitale regolamentare sono le seguenti. Common equity Tier 1 (CET 1): è il capitale azionario di primo livello (Tier) ed è essenzialmente la somma di: azioni ordinarie emesse dalla banca, sovrapprezzo azioni, riserve di utili. Si tratta quindi della parte più “pura” del capitale regolamentare. Questo capitale viene definito going-concern capital, nel senso che dovrebbe essere in grado di coprire le eventuali perdite subite dalla banca in un esercizio nell’ottica di continuità aziendale. Additional Tier 1 (AT1): in questa parte del capitale regolamentare (anch’essa avente una logica di going-concern) vengono invece inclusi strumenti, anche obbligazionari, che rispettano specifici criteri. In particolare questi strumenti devono: essere totalmente sottoscritti al momento dell’emissione; essere subordinati (in caso di dissesto della banca) rispetto ai depositi, ai creditori generali della banca, e al debito subordinato della stessa. Non devono essere in qualsiasi modo garantiti o, comunque, in qualsiasi modo avere privilegi rispetto ai creditori generali della banca. Devono essere perpetui, cioè non prevedere una scadenza, sebbene possano essere rimborsati dalla banca emittente ma non prima di 5 anni dalla emissione, e dietro approvazione dell’Autorità di vigilanza. Inoltre, su tali strumenti la banca deve avere il potere discrezionale di interrompere il pagamento delle cedole/interessi senza che ciò costituisca evento di default. Se gli strumenti dell’Additional Tier assumono la veste di titoli di debito (obbligazioni), deve essere comunque previsto un meccanismo di assorbimento delle perdite che ne preveda la trasformazione in azioni ordinarie, ovvero la riduzione di valore. Tier 2 (T2): l’obiettivo di questo capitale regolamentare di secondo livello è quello di assorbire le perdite in un’ottica di gone-concern, ossia di dissesto di una banca che porti alla cessazione dell’attività. Il Tier 2 è composto da strumenti che devono essere subordinati ai depositi e ai creditori generali della banca. Si tratta, in buona sostanza, di obbligazioni subordinate che devono avere una durata minima iniziale di almeno 5 anni e che possono essere rimborsate in anticipo ma solo trascorsi 5 anni e dietro approvazione dell’Autorità di vigilanza. In alcune circostanze anche questi strumenti potrebbero essere convertiti in azioni ordinarie. In definitiva, è possibile affermare che la struttura del capitale regolamentare di una banca prevede che in caso di dissesto le perdite siano assorbite in prima istanza dalle componenti presenti nel CET1, poi da quelle presenti in AT1 e, infine, dagli strumenti che fanno parte del T2. Gli strumenti obbligazionari presenti in AT1 e T2 sono quindi caratterizzati da un livello di rischio ben più elevato di quello presente nei titoli obbligazionari ordinari emessi dalle banche (ovviamente controbilanciato da un rendimento più elevato). Sotto alcuni aspetti assomigliano più a dei titoli azionari. Proprio per questo è fondamentale che il loro acquisto sia effettuato solo da investitori istituzionali quali fondi comuni, sicav, fondi pensione ecc.. in grado di gestire e diversificare il rischio in essi presente.
C Capitalizzazione Prodotto tra il valore di mercato degli strumenti finanziari e il numero degli stessi in circolazione.
C Capitalizzazione composta Con il termine capitalizzazione composta ci si riferisce all'insieme di regole matematiche utilizzate per calcolare il valore futuro (montante al tempo T) di un capitale investito oggi (al tempo zero) ad un certo tasso di interesse (ì): ad esempio, si vuole sapere quale sarà il montante di 100 euro investito al 3% annuo per 3 anni. Le regole di capitalizzazione composta si distinguono dalle regole di capitalizzazione semplice in quanto le prime considerano che gli interessi ottenuti in ogni sottoperiodo temporale (ad esempio ogni anno) siano reinvestite e producano ulteriori interessi (allo stesso tasso) nel sottoperiodo successivo fino alla scadenza degli investimenti. In altri termini, gli interessi fruttano interessi. Nelle regole di capitalizzazione semplice, invece, si ipotizza che solo il capitale inizialmente investito generi interessi in ogni sottoperiodo.
C Capitalizzazione di Borsa Per ciascuna società quotata la capitalizzazione è data dal numero di titoli in circolazione moltiplicati per il rispettivo prezzo di mercato. Di conseguenza per una Borsa nel suo complesso la capitalizzazione è data dal totale dei titoli trattati per il rispettivo controvalore. La dimensione e quindi l’importanza di una Borsa sono misurate proprio da questo parametro. Si tenga invece presente che il capitale sociale di una società (quotata o non quotata) è solitamente pari al numero di azioni moltiplicate per il valore nominale di ogni azione e, quindi, non corrisponde alla capitalizzazione di Borsa.
C Capitalizzazione semplice Con il termine capitalizzazione semplice ci si riferisce all'insieme di regole matematiche utilizzate per calcolare il valore futuro (montante al tempo T) di un capitale investito oggi (al tempo zero) ad un certo tasso di interesse (ì): ad esempio, si vuole sapere quale sarà il montante di 100 euro investito al 3% annuo per 3 anni. Le regole di capitalizzazione semplice si distinguono dalle regole di capitalizzazione composta in quanto le prime considerano che solo il capitale investito inizialmente genera interessi, mentre gli interessi ottenuti in ogni sottoperiodo temporale (ad esempio ogni anno) non vengono reinvestiti.
C Carbon Disclosure Project -CDP CDP è un’organizzazione non profit internazionale che fornisce a imprese, autorità locali, governi e investitori un sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale.
Il CDP offre un sistema per misurare, rilevare, gestire e condividere a livello globale informazioni riguardanti il cambiamento climatico. 
Sono quattro i programmi supportati da CDP: Climate Change Program, Water Program, Forests Program e Supply Chain Program, più uno specifico programma dedicato a città e regioni, il Cities, States and Regions Program.
C Carbon footprint La "carbon footprint" (in italiano, "impronta di carbonio") è una misura dell'impatto ambientale legato alle emissioni di gas a effetto serra, in particolare il biossido di carbonio (CO2), associate alle attività umane, ai prodotti o ai servizi. Questa misura è espressa in unità di peso di CO2 equivalenti (KG o tonnellate) e rappresenta la quantità totale di gas a effetto serra emessa direttamente o indirettamente a causa di un'attività specifica o di un prodotto durante il suo ciclo di vita completo. L'impronta di carbonio può essere calcolata per diverse cose, tra cui: Individui: misura l'impatto ambientale di una persona in termini di emissioni di CO2 legate al proprio stile di vita, come il trasporto, l'energia domestica, la dieta, ecc. Aziende: le aziende possono calcolare l'impronta di carbonio associata alle proprie operazioni, inclusa la produzione, la logistica, l'energia utilizzata, ecc. Questo può aiutare le aziende a identificare opportunità per ridurre le emissioni. Prodotti e Servizi: l'impronta di carbonio di un prodotto o servizio rappresenta le emissioni di gas a effetto serra generate durante il suo ciclo di vita completo, dalla produzione al consumo e allo smaltimento. Questa misura può essere utilizzata per aiutare i consumatori a prendere decisioni più sostenibili. Inoltre, la carbon footprint può essere misurata a livello di portafoglio, ad esempio di un fondo, o a livello di indice di mercato. L'obiettivo di misurare la carbon footprint è quello di sensibilizzare sul contributo delle attività umane al cambiamento climatico e di identificare modi per ridurre tali emissioni attraverso l'adozione di pratiche più sostenibili, l'efficienza energetica, la transizione verso fonti di energia a basse emissioni di carbonio e altre azioni volte a mitigare il cambiamento climatico.
C Carbon Tax Una carbon tax, o tassa sul carbonio, è un'imposta o un prelievo fiscale imposto dal governo su determinate emissioni di gas a effetto serra, in particolare il biossido di carbonio (CO2), generate da attività industriali, commerciali o energetiche. L'obiettivo principale di una carbon tax è ridurre le emissioni di gas serra in modo da affrontare il cambiamento climatico e promuovere un comportamento più sostenibile dal punto di vista ambientale ed energetico.
C Carry

Il termine carry (letteralmente trasportare) può assumere diversi significati se utilizzato in ambito finanziario. In generale il carry è il rendimento che si ottiene dalla detenzione di un asset (se positivo) ovvero il costo di detenzione di un asset (se negativo): ad esempio, detenere una commodity produce normalmente un carry negativo in quanto il detentore deve pagare i costi di stoccaggio.
In relazione ad un investimento obbligazionario, il carry può essere inteso come la maturazione degli interessi durante il periodo di detenzione del titolo più l’eventuale apprezzamento del titolo stesso. In particolare, in situazioni di curva dei rendimenti inclinata positivamente (cioè tassi a lungo più alti dei tassi a breve) e di sua stabilità in un certo periodo, il carry, cioè il rendimento complessivo di un titolo obbligazionario a tasso fisso, sarà dato sia dagli interessi che maturano giorno per giorno (in base al tasso cedolare del titolo stesso), sia dal fatto che il titolo tende ad apprezzarsi man mano che la sua vita residua diminuisce. Per meglio comprendere perché ciò avvenga si consideri, ad esempio, che in un certo istante i rendimenti effettivi dei titoli a 10 anni si attestano al 5%, mentre quelli dei titoli a 9 anni al 4% (si badi bene, i rendimenti effettivi, non il rendimento cedolare). Se si acquista oggi un titolo con scadenza 10 anni e lo si detiene in portafoglio per un anno, la sua vita residua diminuisce di un anno. Il titolo ha ora una scadenza di 9 anni e se i tassi di interesse, nel frattempo, non si sono modificati, il suo rendimento dovrà essere del 4%. A parità di altre condizioni, affinché il rendimento del titolo scenda al 4%, sarà necessario che il suo prezzo salga: come noto, infatti, nei titoli obbligazionari a tasso fisso vi è una relazione inversa tra prezzo e rendimento. Se il prezzo sale vuol dire che il rendimento di quel titolo scende.
Si consideri poi che il termine carry è spesso usato nella locuzione carry trade. In questo caso ci riferiamo ad una strategia di trading composta da due posizioni o legs (letteralmente gambe). Ad esempio, gli operatori di mercato spesso prendono a prestito denaro in una valuta caratterizzata da un tasso di interesse basso e reinvestono quanto ottenuto in un paese dove i rendimenti sono più alti, lucrando quindi un differenziale di tasso. In questo caso, tuttavia, l’operazione non è priva di rischio (come invece avviene nelle operazioni di arbitraggio), in quanto l’oscillazione del tasso di cambio potrebbe ridurre se non azzerare il differenziale di rendimento.

C Categorie fondi (Assogestioni-Morningstar) I prodotti di risparmio gestito, quali fondi e sicav, sono classificati in categorie a seconda del tipo di investimento prevalente (azionario, obbligazionario, liquidità) e del tipo di gestione effettuata. La principale classificazione dei fondi in Italia è quella predisposta da Assogestioni, l'associazione di categoria delle società di gestione dei fondi. Assogestioni distingue i fondi in cinque grandi macrocategorie: fondi azionari, fondi bilanciati, fondi obbligazionari, fondi di liquidità, fondi flessibili. All´interno di questi cinque gruppi si articolano le 42 categorie che specificano i settori produttivi d´investimento, le aree geografiche, il grado di rischio e la durata dei titoli nei quali investono i fondi. Un'altra classificazione dei fondi, molto utilizzata nel settore e molto più articolata, è quella fornita da Morningstar, uno dei principali provider di informazioni sul mondo del risparmio gestito.
C CCT - Certificati di credito del tesoro I CCT (Certificati di credito del tesoro) sono titoli a tasso variabile aventi durata di 7 anni. Taglio minimo 1.000 euro. Gli interessi vengono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento dei Buoni Ordinari del Tesoro semestrali. Sulla remunerazione incide anche l’eventuale scarto d'emissione, dato dalla differenza tra il valore nominale ed il prezzo pagato al collocamento. Il meccanismo di indicizzazione è il seguente: si considera il rendimento lordo semplice annuo registrato sui BOT a sei mesi emessi nell’ultima asta che procede il godimento della cedola, si moltiplica per 0,5 e si somma uno spread (differenza) stabilito dal Ministero del Tesoro (attualmente, nell'anno 2023, 15 basis points).
C CCT eu - titoli a tasso variabile I CCTeu sono titoli a tasso variabile ed hanno una durata, di norma, pari a 7 anni. Taglio minimo 1.000 euro. Gli interessi vengono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al tasso Euribor 6 mesi. Sulla remunerazione incide anche l’eventuale scarto d'emissione, dato dalla differenza tra il valore nominale a rimborso ed il prezzo pagato all’emissione. Il meccanismo di definizione della cedola è il seguente: si calcola il tasso annuo lordo sommando algebricamente al tasso Euribor 6 mesi (arrotondato al 3° decimale) rilevato il secondo giorno lavorativo antecedente il primo giorno di godimento della cedola un margine (o spread) che viene definito al momento di emissione del nuovo titolo (e tenuto costante per il resto della vita del titolo stesso). Il tasso cedolare semestrale viene calcolato a partire dal tasso annuo lordo tenendo conto del numero di giorni effettivi del semestre di riferimento su 360 (Convenzione Act/360). La cedola quindi è il prodotto tra il tasso cedolare semestrale ed il valore nominale del bond arrotondato al centesimo di euro.
C Cedola Nei titoli obbligazionari la cedola rappresenta l'ammontare degli interessi che vengono periodicamente pagati al detentore del titolo. A seconda delle caratteristiche dell'emissione, le cedole possono essere pagate mensilmente, trimestralmente, semestralmente o annualmente e possono essere calcolate applicando un tasso fisso o un tasso variabile al valore nominale dell'obbligazione.
C Certificates Sono strumenti finanziari derivati che consentono di investire su qualsiasi mercato di interesse e che incorporano strutture che vanno dalla più semplice replica passiva dell’andamento dell’attività sottostante a strutture più complesse che combinano tra loro differenti componenti per realizzate determinate strategie di investimento. Dal punto di vista giuridico i certificati sono definiti come strumenti finanziari derivati cartolarizzati, perché si tratta di titoli al portatore emessi da intermediari bancari, e nella maggior parte dei casi negoziabili su un mercato secondario, ad esempio il SEDEX gestito da Borsa Italiana. Le caratteristiche principali dei certificates sono le seguenti. Si rapportano a uno o più sottostanti (azioni, indici, materie prime, valute, tassi di interesse). Sono emessi generalmente da banche e sono soggetti (teoricamente) al rischio emittente. Sono strumenti a gestione passiva: replicano l’andamento del sottostante o della strategia di investimento incorporata nella struttura e non prevedono elementi di gestione attiva come i fondi. Ogni singolo certificato può presentare poi differenti caratteristiche tra cui: la direzionalità del sottostante (esposizione al rialzo e/o al ribasso); la distribuzione di proventi durante la vita dello strumento (coupon); il rimborso anticipato con relativo premio riconosciuto all’investitore (opzione callable); la protezione completa, parziale oppure condizionata del capitale investito all’emissione; un premio di rimborso a scadenza. Questa varietà di profili di rendimento è conseguita rinunciando, da parte dell’investitore, ai dividendi distribuiti durante la vita del certificato dall’attività sottostante.
C CET 1 -ratio Il Common equity Tier 1 (CET 1) è il capitale azionario di primo livello di una banca ed è essenzialmente dato dalla somma di azioni ordinarie emesse dalla banca, sovrapprezzo azioni, riserve di utili. Si tratta quindi della parte più “pura” del capitale regolamentare che una banca deve possedere per operare. Questo capitale viene definito going-concern capital, nel senso che dovrebbe essere in grado di coprire le eventuali perdite subite dalla banca in un esercizio nell’ottica di continuità aziendale (going-concern). Il CET1 ratio è dato dal rapporto tra il CET1 e le attività ponderate per il rischio detenuta dalla banca nel proprio bilancio.
C CFD - contract for differences - Contratto per differenza Un Contract for Difference (CFD), tradotto come "Contratto per differenza" in italiano, è un tipo di derivato finanziario che permette agli investitori di trarre profitto dalle variazioni dei prezzi di un asset finanziario senza possederlo effettivamente. In pratica, un CFD è un contratto stipulato tra un acquirente e un venditore, in cui le due parti concordano di scambiare la differenza tra il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura di un asset sottostante, come ad esempio azioni, indici, materie prime o valute. I CFD sono strumenti derivati, il che significa che il loro valore è derivato dal valore di un altro asset. Quando si acquista un CFD, si sta effettivamente scommettendo sulla direzione in cui si ritiene che il prezzo del sottostante si sposterà. Se si prevede che il prezzo aumenterà, si acquista un CFD. Se si prevede che il prezzo diminuirà, si vende un CFD. Le caratteristiche principali dei CFD includono: Leva finanziaria: i CFD permettono agli investitori di negoziare con un'esposizione finanziaria molto maggiore rispetto all'importo effettivamente investito, grazie all'uso della leva finanziaria. Questo può amplificare sia i profitti che le perdite. Nessuna proprietà dell'asset: gli investitori non diventano effettivamente proprietari dell'asset sottostante quando acquistano un CFD. Invece, guadagnano o perdono in base alle variazioni dei prezzi dell'asset. Versatilità: i CFD consentono di fare trading in entrambe le direzioni, sia al rialzo (acquisto o "long") che al ribasso (vendita o "short") dei prezzi dell'asset sottostante. Liquidità: poiché i CFD sono negoziati su mercati finanziari, sono generalmente liquidi, il che significa che è possibile entrare o uscire da una posizione in qualsiasi momento durante le ore di trading. Margini: per negoziare CFD con leva finanziaria, è spesso necessario depositare un margine iniziale e potrebbe essere richiesto il pagamento di interessi sul finanziamento del margine. I CFD sono uno strumento popolare per i trader che desiderano speculare sul movimento dei prezzi di un asset. Sono anche utilizzati da alcuni investitori per ridurre il rischio nelle loro posizioni. Tuttavia, i CFD sono strumenti rischiosi e dovrebbero essere utilizzati solo da investitori che comprendono i rischi associati. I CFD possono comportare la perdita di tutto il capitale investito.
C Chatbot Nel campo dell'intelligenza artificiale (IA), un chatbot, abbreviazione di "chat robot" è un programma o un'applicazione software progettata per simulare una conversazione umana attraverso chat, messaggi di testo o interazioni vocali. I chatbot sono spesso utilizzati per fornire assistenza automatizzata o interagire con gli utenti su piattaforme digitali come siti web, app di messaggistica istantanea, social media o applicazioni di assistenza clienti.
Alcune caratteristiche comuni dei chatbot sono le seguenti. Interazione linguistica: i chatbot sono in grado di comprendere il linguaggio naturale degli utenti e rispondere in modo coerente. Possono rispondere a domande, fornire informazioni, eseguire azioni specifiche o avviare processi basati su comandi vocali o testuali. Automazione delle risposte: i chatbot automatizzano le risposte alle domande più frequenti o alle richieste comuni degli utenti. Questo aiuta a ridurre il carico di lavoro del personale umano e ad accelerare le interazioni. Apprendimento automatico: alcuni chatbot utilizzano l'apprendimento automatico (machine learning) per migliorare le loro capacità di risposta e adattarsi alle conversazioni in corso. Possono diventare più intelligenti e precisi man mano che vengono utilizzati. Disponibilità 24/7: un vantaggio chiave dei chatbot è la loro disponibilità 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Possono gestire richieste e interazioni degli utenti in qualsiasi momento, contribuendo a migliorare l'accessibilità e la convenienza dei servizi.
C Ciclo economico L’alternanza delle fasi caratterizzate da una diversa intensità dell'attività economica di un paese o di un gruppo di paesi economicamente collegati, viene chiamata ciclo economico. Le fasi del ciclo economico sono essenzialmente 4, e si distinguono in base all’andamento della crescita economica rispetto al trend di crescita media: Reflazione o recessione, Ripresa, Surriscaldamento, Stagflazione.
C Classe di quote - Fondi e Sicav Le quote di un fondo comune di investimento possono essere distinte in classi aventi caratteristiche differenti pur riferendosi allo stesso tipo di investimento. Considerando ad esempio un fondo azionario, si possono avere quote della classe "ad accumulazione", ossia in cui è previsto il reinvestimento automatico dei dividendi, e quote della classe "a distribuzione", in cui invece i dividendi incassati vengono periodicamente distribuiti ai sottoscrittori. Oppure, possono distinguersi le classi coperte o non coperte dal rischio di cambio. Ed ancora le classi di quote destinate ad investitori istituzionali e quelle per gli investitori retail.
C Clearing house In termini generali la clearing house è il luogo dove i soggetti con opposte posizioni creditorie e debitorie provvedono alla chiusura delle stesse. Per estensione, viene definito clearing house anche l’organismo, presente nelle Borse valori, preposto alla chiusura delle posizioni aperte in strumenti finanziari derivati e non tramite la consegna fisica, il pagamento di un differenziale o la compensazione con posizioni opposte. In termini tecnici, è l’organo di mercato che è controparte automatica e speculare (venditrice nei confronti dell'acquirente originario e acquirente nei confronti del venditore originario) di tutti i contratti stipulati in un mercato, al fine di limitare il rischio di inadempimento delle transazioni. La garanzia del buon fine delle transazioni è assicurata da due strumenti: la limitazione e la selezione dei soggetti ammessi al mercato (e, quindi, ad avere rapporti con la clearing house) e la raccolta e gestione dei margini di garanzia versati dai soggetti ammessi al mercato.
C Cliente professionale Ai sensi della normativa MIFID, e di conseguenza ai sensi del Testo Unico della Finanza e dei regolamenti Consob ad esso attuativi, i clienti al dettaglio (retail) ricevono il livello massimo di tutela. La normativa prevede, infatti, una protezione maggiore per gli investitori con minore conoscenza ed esperienza negli investimenti, mentre gli investitori con maggiore conoscenza ed esperienza in materia (clienti professionali) ricevono una protezione minore. Fra i clienti professionali rientrano di diritto: banche; imprese di investimento; altri istituti finanziari autorizzati o regolamentati; imprese di assicurazione; organismi di investimento collettivo e società di gestione di tali organismi; fondi pensione e società di gestione di tali fondi; i negoziatori per conto proprio di merci e strumenti derivati su merci; soggetti che svolgono esclusivamente la negoziazione per conto proprio su mercati di strumenti finanziari e che aderiscono indirettamente al servizio di liquidazione, nonché al sistema di compensazione e garanzia (locals); altri investitori istituzionali; agenti di cambio; le imprese di grandi dimensioni che presentano a livello di singola società, almeno due dei seguenti requisiti dimensionali: totale di bilancio: 20 000 000 EUR; fatturato netto: 40 000 000 EUR; fondi propri: 2 000 000 EUR; gli investitori istituzionali la cui attività principale è investire in strumenti finanziari, compresi gli enti dediti alla cartolarizzazione di attivi o altre operazioni finanziarie.
In via eccezionale, tuttavia, anche alcune persone fisiche possono essere classificate come clienti professionali. In determinate circostanze, infatti, un cliente al dettaglio potrebbe avere la necessità di essere trattato come cliente professionale: ad esempio per avere accesso a prodotti che non sono a disposizione dei clienti al dettaglio, o se per diventare cliente di un'impresa che non opera con i clienti retail. Per diventare un cliente professionale è necessario che il cliente al dettaglio sia in grado di prendere le sue decisioni sull'investimento, di valutare i rischi in cui incorre e di non aver bisogno di un livello elevato di tutela. Se si sceglie di diventare un cliente professionale si perde infatti parte della protezione regolamentare applicata ai clienti al dettaglio. 
La normativa Consob definisce come cliente professionale un cliente che possiede l’esperienza, le conoscenze e la competenza necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti e per valutare correttamente i rischi che assume. Gli intermediari possono trattare i clienti diversi da quelli professionali di diritto, che ne facciano espressa richiesta, come clienti professionali, purché siano rispettati specifici criteri e procedure menzionati. Non è comunque consentito presumere che tali clienti persone fisiche possiedano conoscenze ed esperienze di mercato comparabili a quelle delle categorie di clienti professionali di diritto. La disapplicazione di regole di condotta previste per la prestazione dei servizi nei confronti dei clienti non professionali è consentita quando, dopo aver effettuato una valutazione adeguata della competenza, dell’esperienza e delle conoscenze del cliente, l’intermediario possa ragionevolmente ritenere, tenuto conto della natura delle operazioni o dei servizi previsti, che il cliente sia in grado di adottare consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti e di comprendere i rischi che assume. Nel corso della valutazione per classificare una persona fisica come cliente professionale, devono essere soddisfatti almeno due dei seguenti requisiti: il cliente ha effettuato operazioni di dimensioni significative sul mercato in questione con una frequenza media di 10 operazioni al trimestre nei quattro trimestri precedenti; il valore del portafoglio di strumenti finanziari del cliente, inclusi i depositi in contante, deve superare 500.000 EUR; il cliente lavora o ha lavorato nel settore finanziario per almeno un anno in una posizione professionale che presupponga la conoscenza delle operazioni o dei servizi previsti. In caso di persone giuridiche, la valutazione di cui sopra è condotta con riguardo alla persona autorizzata a effettuare operazioni per loro conto e/o alla persona giuridica medesima.
C Climate Value-at-Risk Misura il rischio di perdita di un portafoglio in base a scenari futuri avversi generati dai cambiamenti climatici.
C Co.Co.Bond - Contingent Convertible Bonds Il termine Co.Co.Bond è un acronimo che sta per Contingent Convertible Bonds, cioè titoli obbligazionari che possono essere trasformati in azioni in determinate situazioni. Noti anche come "cocco bond" o "coco bond" sono un tipo di strumento finanziario emesso da banche e altre istituzioni finanziarie, rientrante nel capitale regolamentare delle stesse. Questi bond sono particolari perché hanno alcune caratteristiche uniche. Contingente significa infatti che il pagamento degli interessi e/o il rimborso del capitale possono essere soggetti a condizioni contingenti. Ad esempio, se la banca incontra difficoltà finanziarie e il suo capitale regolamentare scende sotto determinati livelli a causa di perdite, i Co.Co.Bond possono essere convertiti in azioni o subire una riduzione del valore nominale. Convertibile: in caso di condizioni contingenti specifiche che si verificano, i Co.Co.Bond possono essere convertiti in azioni ordinarie della banca. Questa conversione avviene solitamente in modo automatico o obbligatorio. I Co.Co.Bond sono considerati uno strumento di Tier 1 capital (capitale di primo livello), che rappresenta il capitale principale di una banca e contribuisce alla sua solidità finanziaria. Questi strumenti aiutano le banche a soddisfare i requisiti normativi in materia di capitale. In sintesi, i Co.Co.Bond sono strumenti finanziari ibridi che combinano elementi tipici dei titoli di debito (pagamento interessi) e dei titoli azionari (partecipazione alle perdite). Sono emessi dalle banche per rafforzare il loro capitale e migliorare la loro stabilità finanziaria, ma implicano un rischio maggiore rispetto ai tradizionali bond.
C Codice di Autodisciplina

Il Codice di Autodisciplina è uno dei pilastri della Corporate Governance in Italia: definisce il sistema di corporate governance in Italia attraverso una serie di principi che fanno riferimento: al sistema di amministrazione e controllo agli organi aziendali (CdA, collegio, sistemi di controllo), alla nomina e remunerazione degli amministratori, al rapporto con gli azionisti.


C Commissione di gestione Sono i compensi pagati alla Società di gestione di un fondo o alla Sicav per remunerare l’attività di gestione. La commissione è generalmente espressa sotto forma di percentuale su base annua. È calcolata quotidianamente sul patrimonio netto del fondo: il valore della quota pubblicato è quindi già al netto di tale commissione.
C Commissione di incentivo o di performance Sono commissioni riconosciute al gestore del fondo/comparto per aver raggiunto determinati obiettivi di rendimento in un certo periodo di tempo. Nei fondi in cui viene indicato un benchmark sono tipicamente calcolate in termini percentuali sulla differenza tra il rendimento del fondo/comparto e quello del benchmark. In alternativa possono essere calcolate sull’incremento di valore della quota del fondo/comparto in un determinato intervallo temporale.
C Commissione di rimborso Sono le eventuali commissioni pagate dall’investitore al momento della richiesta di rimborso delle quote di un fondo/comparto. Possono essere applicate in misura fissa, ovvero decrescere nel tempo fino ad azzerarsi.
C Commissione di collocamento/ sottoscrizione La commissione pagata da un investitore a fronte dell’acquisto di quote di un fondo/comparto di fondo o di azioni di una Sicav. La commissione di sottoscrizione viene applicata dal distributore del fondo, entro un limite massimo prestabilito. La commissione di sottoscrizione può tuttavia essere scontata al cliente in base alle scelte commerciali del distributore. I fondi che non prevedono né commissioni di sottoscrizione, né commissioni di rimborso vengono definiti "no load".
C Commissione di vigilanza sui fondi pensione - COVIP La COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) è stata istituita nel 1993 (Decreto lgs. 124/1993), quale Autorità preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari. Il Decreto lgs. 252/2005 contiene la vigente disciplina in materia. In tale ambito la COVIP, avuto riguardo alla tutela degli iscritti e dei beneficiari e al buon funzionamento del sistema di previdenza complementare, esercita la vigilanza prudenziale sulle forme pensionistiche complementari, perseguendo la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, la sana e prudente gestione e la loro solidità. Nel 2011 sono stati attribuiti alla COVIP anche compiti di controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli Enti di previdenza di cui ai Decreti lgs. 509/1994 e 103/1996 (Casse di previdenza. Il Decreto lgs. 114/2022 ha, altresì, attribuito alla COVIP compiti di vigilanza sui prodotti pensionistici individuali paneuropei (PEPP).
C Commissioni legate al rendimento Denominate anche commissioni di performance, sono le commissioni riconosciute al gestore del fondo/comparto per aver raggiunto determinati obiettivi di rendimento in un certo periodo di tempo. In alternativa possono essere calcolate sull’incremento di valore della quota/azione del fondo/comparto in un determinato intervallo temporale. Nei fondi/comparti con gestione “a benchmark” sono tipicamente calcolate in termini percentuali sulla differenza tra il rendimento del fondo/comparto e quello del benchmark.
C Commitment Nell'ambito dei fondi di private markets, rappresenta il totale degli impegni vincolanti di versamento sottoscritti da un investitore in un Fondo di Investimento Alternativo (FIA). In molti fondi di private markets il commitment non viene investito totalmente alla costituzione del fondo, ma viene richiamato dal gestore, cioè effettivamente richiesto all'investitore, quando gli investimenti del fondo diventano effettivi e sono necessarie le relative risorse finanziarie per effettuarli. È però possibile anche l’adozione di meccanismi definiti fully paid-in, soprattutto per investitori privati retail, in cui i soldi sono versati interamente versati nel fondo al momento iniziale.
C Commodities - materie prime Le commodities (in italiano materie prime) sono beni fisici grezzi o semilavorati che vengono scambiati sul mercato. Questi beni sono essenziali per l'economia globale in quanto sono utilizzati nella produzione di beni e servizi di base. Le commodities sono suddivise generalmente in due categorie principali. Commodities Soft: questa categoria comprende beni agricoli o prodotti direttamente dalla terra o dall'agricoltura. Esempi di commodities soft includono grano, mais, cotone, zucchero, caffè e carne. Commodities Hard: questa categoria riguarda i beni estratti o estrattivi, spesso provenienti da risorse naturali. Esempi di commodities hard includono petrolio greggio, gas naturale, metalli come l'oro, l'argento e il rame, nonché minerali come il ferro e l'alluminio. Le commodities sono negoziate in tutto il mondo attraverso mercati fisici (borse merci), ma possono indirettamente essere acquistate anche tramite strumenti finanziari quali i contratti futures o gli ETC (Exchange Traded Commodities). Questi strumenti finanziari consentono agli investitori e agli operatori di speculare sui prezzi delle commodities senza dover effettivamente detenere il bene fisico.
C Compagnia di Assicurazione La compagnia (o impresa) di assicurazione è una società che esercita in forma esclusiva l’attività di assicurazione. Per esercitare legalmente la propria attività sul territorio italiano, deve essere autorizzata e sottoposta a vigilanza da parte dell'IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni). Ai sensi del Codice delle Assicurazioni (art. 1) l’impresa di assicurazione è la società autorizzata secondo quanto previsto nelle direttive comunitarie sull'assicurazione diretta.
C Comparto Strutturazione di un fondo o di una Sicav in una pluralità di patrimoni autonomi caratterizzati da una diversa politica di investimento e da un differente profilo di rischio.
C Comparto - Fondi e Sicav I fondi comuni di investimento e le Sicav possono essere strutturati in più comparti (patrimonialmente separati) in cui l'investitore può decidere di investire il proprio denaro, e che perseguono strategie di investimento differenti. In questo modo, con un unico strumento finanziario, la società di gestione offre agli investitori una pluralità di possibilità di investimento. I comparti costituiscono ognuno un patrimonio autonomo, nel senso che le performance positive o negative del singolo comparto non incidono su quelle degli altri comparti.
C Confirmation bias (pregiudizio di conferma) Nell’ambito degli studi di finanza comportamentale sono stati individuati dei bias (pregiudizi) che influenzano il comportamento umano anche dopo che una decisione, ad esempio in merito ad un investimento finanziario, è stata presa. Un tipico bias del post decisione è il cosiddetto confirmation bias. Esso rappresenta una forma di distorsione selettiva della realtà finalizzata a supportare le proprie convinzioni. Nel processo di ricerca delle informazioni spesso gli individui rilevano e interiorizzano solo i dati concordi con le idee personali, ignorando l’evidenza che può contrastare con i propri convincimenti. Ad esempio: se si possiede uno strumento finanziario e prevale l’intenzione di mantenerlo in portafoglio si percepiscono con maggiore intensità le notizie positive e si evitano inconsciamente quelle sfavorevoli. Viceversa se l’investitore sta pensando di vendere un certo strumento, egli sarà più incline a percepire quelle informazioni che confermano che la sua intenzione è corretta.
C Conservatorismo Si tratta di un bias (pregiudizio) che colpisce gli individui dopo che una decisione di investimento è stata presa. Il termine conservatorismo indica infatti un processo cognitivo di resistenza al cambiamento. Le persone tendono a rimanere eccessivamente fedeli alle osservazioni e alle previsioni precedenti, lette e/o effettuate direttamente, sottovalutando la portata informativa di nuovi dati. Il conservatorismo produce fenomeni di underreaction, cioè di lentezza nel reagire ai cambiamenti. Nei mercati finanziari, per la natura dell’attività svolta, gli analisti finanziari rappresentano ad esempio una categoria professionale frequentemente sottoposta alla distorsione prodotta dal conservatorismo: date le ipotesi iniziali su una azienda che essi si sono create dopo tanto sforzo e l’analisi di molta informazione (bilanci, rendiconti, prospetti), gli analisti tendono a sotto-reagire a nuove informazioni che dovrebbero condurli a cambiare idea, mantenendosi fermi sulle loro previsioni iniziali. Ma anche il normale investitore è però soggetto a tale distorsione. Ad esempio, il mantenimento in portafoglio di un titolo, acquistato sulla base delle positive previsioni di stampa o semplicemente su una idea che lo stesso investitore si era creato nella sua mente, potrebbe non essere ponderato efficacemente se eventuali annunci negativi successivi vengono sottovalutati.
C Consiglio di Amministrazione - CdA Nelle Società per Azioni (SpA) è l’organo collegiale a cui è affidata la gestione societaria. Il CdA deve agire sulla base degli interessi societari, degli azionisti e degli stakeholders in generale. Ha inoltre compiti di valutazione degli obiettivi societari e di nomina dell’Amministratore Delegato.
C Consob La Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa) è l’autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari. Tale istituzione verifica la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli operatori per la salvaguardia della fiducia e la competitività del sistema finanziario, la tutela degli investitori, l'osservanza delle norme in materia finanziaria. Inoltre essa vigila per prevenire e, ove occorra, sanzionare eventuali comportamenti scorretti; esercita i poteri attribuiti dalla legge affinché siano messe a disposizione dei risparmiatori le informazioni necessarie per poter effettuare scelte di investimento consapevoli. Infine opera per garantire la massima efficienza delle contrattazioni, assicurando la qualità dei prezzi nonché l'efficienza e la certezza delle modalità di esecuzione dei contratti conclusi sui mercati regolamentati.
C Consulente finanziario abilitato all' offerta fuori sede Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), per consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede si intende la persona fisica iscritta nell’apposita sezione dell’albo previsto dall’articolo 31 del TUF (albo dei consulenti finanziari), che, in qualità di agente collegato, esercita professionalmente l’offerta fuori sede come dipendente, agente o mandatario. Per offerta fuori sede si intendono la promozione e il collocamento presso il pubblico: a) di strumenti finanziari in luogo diverso dalla sede legale o dalle dipendenze dell'emittente, del proponente l'investimento o del soggetto incaricato della promozione o del collocamento; b) di servizi e attività di investimento in luogo diverso dalla sede legale o dalle dipendenze di chi presta, promuove o colloca il servizio o l’attività. In termini semplici, il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede è per legge l’unico soggetto abilitato a proporre investimenti in strumenti finanziari al di fuori delle sedi ufficiali di un intermediario (ad esempio una banca o una SIM) potendo recarsi direttamente a casa del cliente.
C Consulente finanziario autonomo I consulenti finanziari autonomi sono consulenti iscritti nello stesso albo previsto dall’articolo 31 del Testo Unico della Finanza (TUF) (albo dei consulenti finanziari) per i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. Diversamente da questi ultimi, tuttavia, i consulenti finanziari autonomi non operano per conto di un intermediario finanziario (una banca o una Sim ad esempio) ma offrono autonomamente il servizio di consulenza. L’articolo 18 bis del TUF prevede infatti che la riserva di attività di cui all’articolo 18 (ossia la regola secondo cui lo svolgimento della consulenza in materia di investimenti, in quanto servizio di investimento, è riservata in esclusiva a specifici intermediari quali banche, Sim e SGR) non pregiudica la possibilità per le persone fisiche, in possesso dei requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza e patrimoniali stabiliti con regolamento adottato dal Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Consob, ed iscritte in una sezione apposita dell’albo di cui all’articolo 31, di prestare la consulenza in materia di investimenti, relativamente a valori mobiliari e a quote di organismi di investimento collettivo, senza detenere fondi o titoli appartenenti ai clienti.
C Consulenza in materia di investimenti (servizio) Per consulenza in materia di investimenti si intende la prestazione di raccomandazioni personalizzate a un cliente, dietro sua richiesta o per iniziativa del prestatore del servizio, riguardo a una o più operazioni relative a strumenti finanziari.
C Contrarian (strategia) Una strategia di investimento contrarian è un approccio di investimento che si basa sulla convinzione che, in determinate circostanze, andare contro la tendenza dominante o l'opinione prevalente di mercato possa portare a risultati positivi. In altre parole, i contrarian investors cercano opportunità in situazioni in cui il mercato sembra sovra-reagire o sotto-reagire a determinati eventi o notizie. La strategia di investimento contrarian può concretizzarsi in diversi modi. Ad esempio, i contrarian investors cercano di evitare l'effetto gregge, ovvero il fenomeno per cui la maggior parte degli investitori segue in alcuni momenti la stessa direzione di investimento (andare contro la folla). Essi cercano invece asset o titoli che sono sottovalutati o sopravvalutati a causa di bias o comportamenti irrazionali degli altri operatori di mercato. La strategia contrarian si basa spesso su una analisi fondamentale approfondita. Si cerca cioè di valutare in modo critico i fondamentali di un titolo o di un'attività per determinare se il prezzo di mercato attuale riflette accuratamente il suo valore intrinseco. Una parte centrale della strategia contrarian è però rappresentata dalla credenza nel fenomeno di regressione verso la media. Questo significa ipotizzare che, nel lungo termine, i prezzi degli asset tendono a tornare verso valori medi storici o di equilibrio, dopo periodi di eccessiva sottostima o sovrastima. Un esempio di strategia di investimento contrarian potrebbe essere l'acquisto di azioni di un'azienda quando il mercato è pessimista nei confronti del suo futuro, ma l'investitore ha analizzato i fondamentali e crede che l'azienda abbia buone prospettive a lungo termine. In sostanza, il contrarian cerca di "comprare basso" quando gli altri vendono e "vendere alto" quando gli altri comprano.
C Controversie In riferimento all’esclusione dall’universo investibile di un’azienda, si osserva se quest’ultima è stata coinvolta in gravi controversie su tematiche ESG ed etiche gravi, quali ad esempio:

- Lavoro minorile
- Diritti umani
- Relazioni coi dipendenti
- Corruzione
C Conversione (c.d. Switch) fondi Operazione con cui il sottoscrittore di un fondo/comparto o di una Sicav effettua il disinvestimento di quote/azioni dei fondi/comparti sottoscritti e il contestuale reinvestimento del controvalore ricevuto in quote/azioni di altri fondi/comparti.
C Core - Value-Add - Opportunistic (fondi immobiliari) Nel settore degli investimenti immobiliari, ed in particolare nell’ambito dei fondi comuni di investimento immobiliari, possono essere adottate tre principali strategie di investimento. Core: gli immobili core sono situati in aree di pregio nei Paesi sviluppati e sono mantenuti per lunghi periodi in modo da sfruttare al massimo i flussi di cassa che possono produrre. La maggior parte dei guadagni in questa tipologia di investimento, infatti, deriva dai flussi di cassa che si riescono ad ottenere e non dall’incremento di prezzo dell’immobile nel tempo. Value-added: Alcuni esempi di investimenti value-added sono hotel, resort, case di riposo, ospedali e outlet. L’investimento in tale tipologia di immobili richiede non solo competenze specifiche, ma spesso anche una riqualificazione dell’immobile. Rispetto agli immobili core, queste proprietà tendono a produrre meno reddito e fanno più affidamento sulla crescita di valore dell’immobile nel tempo per generare elevati rendimenti. L’investimento value-added utilizza un maggiore grado di leva e genera performance sia da guadagni in conto capitale che dalla rendita. Opportunistic: gli investimenti di tipo opportunistic puntano sulla crescita di valore dell’immobile nel tempo; in particolare si tratta spesso di proprietà che richiedono radicali miglioramenti o turnaround (come ad esempio modifiche nella destinazione d’uso). Per questo motivo i gestori di tipo opportunistic mirano a sfruttare i restauri di proprietà grezze, ristrutturazione di immobili in stato di abbandono o acquistare delle proprietà in aree che stanno vivendo un profondo rinnovamento urbano.

C Core + Nell'ambito delle strategie di investimento attuate dai fondi immobiliari, le strategie in questione  si focalizzano su operazioni caratterizzate da un flusso di cassa già presente ma si pongono l’obiettivo di incrementare tale flusso nel tempo, apportando miglioramenti strutturali o riposizionando strategicamente l’immobile.
C Corporate bond Obbligazione emessa da enti quali società e banche appartenenti al settore privato.
C Corporate Governance

Sistema con cui le aziende vengono dirette e controllate; fornisce inoltre la struttura attraverso la quale vengono definiti gli obiettivi dell’azienda, i mezzi per ottenere tali obiettivi e per il monitoraggio della performance:

  • La Corporate Governance richiede che vi sia separazione tra proprietà e controllo aziendale.
  • L’attuale virtuosità della Corporate Governance sta nel favorire la creazione di valore a lungo termine.
  • Corporate Governance e Compliance sono concetti e condotte complementari che migliorano la diligenza e il senso di responsabilità di una impresa.
  • I principi di Corporate Governance dell’OCSE definiscono il contesto regolatorio, trasparenza e ruolo dei soci e degli stakeholder nella Governance Societaria la quale deve quindi prestare attenzione alle aspettative dei propri azionisti e alla tutela degli interessi degli altri stakeholders.
  • I pilastri della Corporate Governance in Italia sono: Codice di Autodisciplina, Voto di Lista, TUF, Principi di Stewardship.

C Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD  Il 21 aprile 2021, la Commissione europea ha annunciato l'adozione della direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive) in linea con l'impegno assunto nell'ambito del Green Deal europeo (l'approvazione definitiva è datata 28 novembre 2022. Gli Stati membri hanno a disposizione 18 mesi per il recepimento nei rispettivi ordinamenti.) La CSRD modificherà l'attuale direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD) e aumenterà sostanzialmente gli obblighi di comunicazione per le società che rientrano nel suo ambito di applicazione, nell’intento di ampliare le informazioni sulla sostenibilità per gli utenti.
C Correlazione - indice di L'indice di correlazione è una metrica statistica comunemente utilizzata nel campo della finanza per misurare quanto i rendimenti di due asset (due azioni, due fondi, due mercati ecc..) sono tra di loro correlati. L'indice di correlazione, detto anche rho (ρ) assume valori compresi tra -1 e +1. Quando l'indice tende a 1 significa che i due asset sono tra di loro fortemente correlati; ne consegue che se inseriti in un portafoglio non producono un significativo effetto di diversificazione. Per ottenere una maggiore diversificazione e ridurre quindi la volatilità di un portafoglio è indicato utilizzare asset tra di loro poco correlati, ossia con indice di correlazione positivo ma contenuto o, meglio ancora, con indice di correlazione tendente a zero o negativo. Infatti, quando il rho tende a zero significa che i rendimenti dei due asset sono tra di loro indipendenti, mentre quando il rho diventa negativo i rendimenti sono inversamente correlati.
C Corso secco Nei titoli obbligazionari con cedola il corso secco indica il prezzo del titolo in un determinato istante al netto del cosiddetto rateo cedola, cioè il prezzo che si deve pagare per comprare il titolo senza considerare il valore degli interessi maturati dall'ultimo stacco cedola. Il prezzo di Borsa dei titoli con cedola, ad esempio i BTP emessi dallo stato, è appunto espresso (in centesimi) come corso secco. Si tenga tuttavia presente che quando si acquista un titolo obbligazionario al corso secco, si dovrà pagare al venditore anche il valore degli interessi maturati dall'ultimo stacco cedola. Ad esempio, se si acquista in data 15 marzo un BTP che paga cedole semestrali l'1/1 e l'1/7, al corso secco di 100, oltre a tale valore si dovrà corrispondere al venditore l'ammontare degli interessi maturati dall'1/1 al 15 marzo, cioè il cosiddetto rateo cedola.
C Corso tel quel Nei titoli obbligazionari con cedola il corso tel quel rappresenta il prezzo totale di acquisto/vendita in un determinato istante. Il corso tel quel è infatti dato dalla somma del corso secco (il valore effettivo del titolo che corrisponde al prezzo di quotazione) più il rateo cedola, cioè l'ammontare degli interessi maturati dall'ultimo stacco cedola. Nei titoli obbligazionari senza cedola (zero coupon bond), non essendovi da calcolare il rateo cedola, il prezzo di quotazione è direttamente il corso tel quel.
C Coupon stripping Il coupon stripping è una tecnica finanziaria utilizzata per separare i flussi di pagamento di interessi (cioè le cedole) e il rimborso del capitale da un titolo obbligazionario, ad esempio un BTP. In altre parole, questa tecnica divide un'obbligazione in due parti distinte: la componente di capitale del titolo obbligazionario, cioè il valore nominale di 100 che sarà rimborsato a scadenza (detta mantello) che nella sostanza diventa un titolo zero coupon avente scadenza pari a quella del titolo originario su cui viene applicata l’operazione, e che può essere venduta a se stante; il foglio cedole, cioè l’insieme delle cedole periodiche del titolo. In pratica, gli interessi futuri vengono separati dal capitale sottostante e possono essere negoziati e scambiati autonomamente come se fossero un titolo distinto (il foglio cedole è in effetti uguale al titolo obbligazionario di partenza tolto il valore del capitale finale). L’operazione può ulteriormente essere applicata al foglio cedole separando ciascuna cedola e vendendola come se fosse un titolo zero coupon con scadenza pari alla data di stacco cedola. Le operazioni di coupon stripping vengono effettuate da intermediari specializzati e sono finalizzate a creare titoli più adatti alle esigenze degli investitori o per sviluppare nuovi prodotti finanziari sintetici. Ad esempio, se un investitore istituzionale ha la necessità di inserire nel proprio portafoglio uno zero coupon che scade tra 3 anni e sei mesi, ma sul mercato tale titolo non è presente, una operazione di coupon stripping che porta a separare da un titolo obbligazionario una cedola che scade esattamente a quella data, e che viene venduta come uno zero coupon, risolve l’esigenza dell’investitore.
C Covenant

I Covenants (patto, accordo) sono specifiche clausole contrattuali, integrative e modificative di quelle disciplinanti il contratto di prestito a cui sono agganciate. I Covenants si dividono in due tipologie:

  • Covenants non finanziari: sono finalizzati al comportamento generale del Cliente nella gestione dell'attività e quindi che lo impegnano, tra l'altro, ad ottemperare a determinate regole di comportamento, astenendosi dal compiere atti contrastanti, e disciplinano una serie di eventi al verificarsi dei quali la Banca potrà invocare la risoluzione del contratto;
  • Covenants finanziari: sono finalizzati al monitoraggio dell'andamento aziendale e a rispettare anche particolari vincoli di bilancio e a fornire informazioni sul grado di copertura degli impegni finanziari assunti dal Cliente quali:

a) il rapporto tra INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO e PATRIMONIO NETTO;
b) il rapporto tra INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO e MARGINE OPERATIVO LORDO;
c) il rapporto tra MARGINE OPERATIVO LORDO e ONERI FINANZIARI NETTI;
d) l'ammontare massimo di investimenti ammissibili (c.d. MAXIMUM CAPEX);
e) l'ammontare ritenuto accettabile di PATRIMONIO NETTO MINIMO

C Covered bond I covered bond (obbligazioni garantite), sono strumenti finanziari emessi da istituti finanziari come banche o società di credito. Questi titoli sono distinti da altri tipi di obbligazioni in quanto sono garantiti da un portafoglio specifico di attività dell'emittente, spesso costituito da prestiti ipotecari o prestiti alle imprese. Le principali caratteristiche dei covered bond sono le seguenti. Garanzia di Attività: la caratteristica chiave dei covered bond è che sono garantiti da un pool di attività specifico, noto come "copertura." Queste attività fungono da collaterale per il rimborso degli obbligazionisti in caso di insolvenza dell'emittente. Questo fornisce una sicurezza aggiuntiva agli investitori rispetto alle obbligazioni ordinarie, che dipendono dalla capacità generale dell'emittente di onorare i propri obblighi. Si noti, tuttavia, che contrariamente alle Asset Backed Securities i prestiti posti a garanzia rimangono all’interno del bilancio della banca, e i covered bond sono titoli emessi direttamente dalla stessa. Diversificazione dell'Attivo di Copertura: il portafoglio di attività di copertura è spesso diversificato per ridurre il rischio. Ad esempio, un covered bond può essere garantito da una combinazione di prestiti ipotecari residenziali di diverse proprietà o da prestiti a imprese in settori diversi. Flusso di Pagamento: gli interessi e il capitale sui covered bond sono generalmente finanziati dai flussi di cassa generati dalle attività di copertura. Questo assicura un flusso di pagamento prevedibile per gli obbligazionisti. Classificazione dei Creditori: in caso di insolvenza dell'emittente, i possessori di covered bond godono di una posizione privilegiata rispetto ad altri creditori, poiché hanno un diritto specifico sugli attivi di copertura. Rating di Credito: poiché i covered bond sono garantiti da attività specifiche, tendono a godere di rating di credito più elevati rispetto alle obbligazioni non garantite emesse dalla stessa istituzione finanziaria.
C Credit default swap Un Credit Default Swap (CDS) è un contratto derivato in cui una parte (il compratore o protection buyer) paga un premio a un'altra parte (il venditore o protection seller) in cambio di un pagamento se il debitore sottostante (reference entity), come un'azienda o un governo, entra in default. Il premio dei CDS è espresso in basis points sul valore nominale del contratto, deciso dalle parti, e viene solitamente pagato annualmente in via anticipata. Ad esempio, se il compratore e il venditore si accordano per un CDS che dura 5 anni, avente come sottostante l’emittente di titoli XXX, del valore nominale di 100.000 euro, ed il prezzo pattuito è di 150 basis points, questo significa che ogni anno il compratore pagherà al venditore l’1,5% del valore nominale di 100.000 euro. Se durante il periodo di durata del contratto l’emittente XXX va in default, il venditore rimborserà al compratore 100.000 euro, ricevendo in cambio i titoli dell’emittente in default detenuti dal compratore per 100.000 euro di valore nominale (si noti, tuttavia, che può anche essere previsto il semplice pagamento del differenziale tra il valore nominale dei titoli e il presumibile valore di realizzo in fase di liquidazione della società. In questo caso il venditore pagherà semplicemente questa differenza al compratore senza ricevere i titoli. Vista la loro struttura tecnica, è facile comprendere che i CDS possono essere utilizzati per trasferire il rischio di credito da una parte a un'altra. Ad esempio, un investitore in obbligazioni potrebbe acquistare un CDS per proteggersi dal rischio di default del debitore. In questo modo, l'investitore pagherebbe un premio periodico al protection seller, ma riceverebbe un pagamento completo se il debitore entrasse in default. I CDS possono però anche essere utilizzati per speculare sul rischio di credito. Ad esempio, un investitore potrebbe acquistare un CDS su un emittente di titoli obbligazionari (pur non possedendo le obbligazioni) semplicemente perché ritiene che il rischio di quell’emittente possa peggiorare (downgrading) o che quell’emittente possa andare in default. In questo caso l’investitore potrebbe ottenere un guadagno rivendendo il suo CDS ad un prezzo maggiore, ovvero chiudendo comunque la sua posizione di rischio ponendosi come venditore sul mercato dei CDS. Il mercato dei CDS è un mercato OTC (over the counter) dove agiscono market maker specializzati.
C Criptovaluta Una criptovaluta è una forma di valuta digitale basata su crittografia che funziona come un mezzo di scambio, un'unità di conto e una riserva di valore. A differenza delle valute tradizionali emesse dai governi centrali (come dollari o euro), le criptovalute operano su una tecnologia decentralizzata chiamata blockchain. Le criptovalute sono digitali, quindi non esistono fisicamente come monete o banconote. Sono conservate e trasferite elettronicamente attraverso una rete di computer. Ogni criptovaluta è basata su un registro pubblico chiamato "blockchain," che tiene traccia di tutte le transazioni. I principali tratti distintivi delle criptovalute includono: Decentralizzazione: le criptovalute sono solitamente decentralizzate, il che significa che non sono controllate da un'autorità centrale, come una banca centrale o un governo. Invece, il controllo è distribuito tra tutti i partecipanti alla rete blockchain. Crittografia: le transazioni e la creazione di nuove unità di criptovaluta sono protette da algoritmi crittografici avanzati, che garantiscono la sicurezza e la privacy delle operazioni. Trasparenza: tutte le transazioni di criptovaluta sono registrate in modo permanente sulla blockchain ed è possibile accedere a questa registrazione pubblica per verificare le transazioni. Anonimato (in parte): mentre le transazioni sono pubbliche, l'identità dei partecipanti è spesso protetta da pseudonimi o indirizzi digitali. Tuttavia, questo anonimato è relativo, poiché le indagini forensi possono a volte associare transazioni a individui reali. Scarsità programmata: molte criptovalute, come il Bitcoin, hanno un limite massimo di unità che possono essere create, creando quindi uno schema di "scarsità programmata" che può influenzare il valore nel tempo. Le criptovalute possono essere utilizzate per una varietà di scopi (sebbene ad oggi ancora limitati), tra cui acquisti online, investimenti, trasferimenti di denaro internazionali e molto altro. Il Bitcoin è la criptovaluta più conosciuta e ampia, ma esistono migliaia di altre criptovalute con diverse caratteristiche e applicazioni. Va notato che il mercato delle criptovalute è altamente volatile e i potenziali investitori dovrebbero effettuare una ricerca diligente prima di investire.
C Crowdfunding Il crowdfunding è un metodo di finanziamento collettivo in cui un'ampia base di persone (crowd, letteralmente “folla”), spesso attraverso piattaforme online, contribuisce con piccole somme di denaro per finanziare un progetto, un'idea imprenditoriale o un'iniziativa. Questo approccio consente agli individui o alle imprese di raccogliere capitali da una vasta rete di partecipanti, anziché da fonti di finanziamento tradizionali come banche o investitori istituzionali. In cambio del loro contributo, i fondatori possono ricevere ricompense, azioni o altri incentivi, a seconda del tipo di crowdfunding utilizzato. Nato essenzialmente come metodo di raccolta di risorse finanziarie per finalità sociali, ovvero come alternativa di finanziamento per persone che non hanno accesso ai canali bancari tradizionali (social lending), il crowdfunding è divenuto nel tempo un vero e proprio modello di business e parte integrante del sistema finanziario. In particolare si distingue: l’equity crowdfunding, rappresentato da piattaforme utilizzabili dalle imprese per raccogliere capitale di rischio, cioè per emettere azioni; il lending crowdfunding, utilizzabile da privati e imprese per ottenere finanziamenti; il real estate crowdfunding, in cui vengono finanziati specifici progetti immobiliari. Da un punto di vista normativo, il Testo Unico della Finanza indica che per "servizi di crowdfunding" si intendono i servizi indicati all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE) 2020/1503. Tale articolo indica che per servizio di crowdfunding si intende l’abbinamento tra gli interessi a finanziare attività economiche di investitori e titolari di progetti tramite l’utilizzo di una piattaforma di crowdfunding, che consiste in una delle seguenti attività: i) intermediazione nella concessione di prestiti; ii) collocamento senza impegno irrevocabile, di valori mobiliari e strumenti ammessi a fini di crowdfunding emessi da titolari di progetti o società veicolo, e ricezione e trasmissione degli ordini di clienti, relativamente a tali valori mobiliari e strumenti ammessi a fini di crowdfunding. I gestori di portali di crowdfunding devono essere autorizzati dalla Consob e sono iscritti in un apposito registro dalla stessa tenuto.
C CTZ - Certificati del Tesoro Zero Coupon I CTZ, o Certificati del Tesoro Zero Coupon, sono titoli di Stato a tasso fisso e con scadenza a 24 mesi. Sono titoli privi di cedola (zero coupon) il che significa che non pagano interessi periodici. Il rendimento di un CTZ è dato dalla differenza tra il prezzo di emissione, che è sempre inferiore al valore nominale del titolo, e il valore nominale, che viene rimborsato al momento della scadenza. I CTZ sono emessi dal Tesoro attraverso asta marginale. Il prezzo d'asta è determinato dal Tesoro sulla base della domanda di titoli da parte degli investitori (asta marginale con determinazione discrezionale di prezzo e quantità emessa). I CTZ possono essere acquistati da qualsiasi investitore, sia privato che istituzionale. Il taglio minimo è di 1.000 euro. Sono quotati al dettaglio sul MOT e all’ingrosso sul MTS.
C Curva dei rendimenti - yield curve Rappresentazione grafica dei rendimenti di titoli obbligazionari aventi caratteristiche di rischio similari ma con scadenze diverse. La curva è tracciata collocando la durata residua dei titoli nell’asse orizzontale e la percentuale di rendimento in quella verticale. Normalmente la curva dei rendimenti viene creata a partire da titoli AAA, ma può essere costruita anche per altre dimensioni del mercato obbligazionario (ad esempio per i titoli high yield, cioè quelli ad alto rendimento ma con rating bassi). Una particolare forma di curva dei rendimenti è quella creata a partire da titoli zero coupon aventi scadenze diverse, e che assume il nome di struttura a termine dei tassi di interesse. Esempi di curve dei rendimenti per l'area euro sono reperibili sul sito della Banca Centrale Europea. In base alla variazione dei rendimenti, la curva modifica la sua struttura nel corso del tempo. Le possibili conformazioni della curva dei rendimenti sono le seguenti: curva normale, rappresentata da una linea avente pendenza positiva, in cui i tassi di rendimento dei titoli con scadenze maggiori sono più elevati dei rendimenti dei titoli a breve; curva inversa, quando i rendimenti a breve sono più alti dei rendimenti a lungo termine; curva piatta quando i rendimenti sono pressoché identici su tutte le scadenze.
D Data science La data science è un campo interdisciplinare che si occupa di estrarre conoscenza, informazioni e insights dai dati. Utilizzando una combinazione di competenze provenienti dalla statistica, dall'informatica, dalla matematica e da vari settori specifici dell'industria, la data science si concentra sulla raccolta, la pulizia, l'analisi e l'interpretazione dei dati al fine di prendere decisioni informate, risolvere problemi complessi e identificare tendenze o pattern nascosti. La data science è ampiamente utilizzata in settori come il business, la medicina, la finanza, la scienza, la pubblicità e molti altri, e spesso fa uso di tecniche avanzate di machine learning e intelligenza artificiale per automatizzare e migliorare il processo decisionale basato sui dati.
D Dealer Con il termine dealer si fa riferimento ad un intermediario finanziario (ad esempio una banca o una Sim) che svolge il servizio di negoziazione per conto proprio, ovvero che propone prezzi in acquisto e in vendita su strumenti finanziari al di fuori di un mercato regolamentato. L’attività del dealer consiste quindi nel dare la possibilità ad un investitore/cliente di acquistare o vendere strumenti finanziari in contropartita diretta con il dealer stesso (cosiddetta vendita a paniere, cioè direttamente dal portafoglio titoli del dealer). Il guadagno che ne ottiene il dealer è dato dalla differenza (spread) tra il prezzo a cui egli è disposto ad acquistare lo strumento (prezzo denaro o bid price) e il prezzo a cui è disposto a venderlo (prezzo lettera o ask price). Immaginiamo che in un certo istante un dealer proponga i seguenti prezzi su uno strumento finanziario (ad esempio una obbligazione): prezzo denaro 98, prezzo lettera 100. Tale quotazione indica che il dealer è disposto a comprare lo strumento a 98 ed è disposto a venderlo a 100 (la differenza di 2 rappresenta il suo guadagno). Il che significa, viceversa, che se un investitore vuole operare in contropartita diretta con il dealer potrà acquistare lo strumento a 100 (prezzo a cui il dealer vende) e potrà vendere lo strumento al dealer a 98 (prezzo a cui il dealer è disposto a comprare).
D Debito sovrano Con il termine debito sovrano si intendono i titoli emessi da governi, comprese autorità locali, agenzie governative di proprietà del governo, società controllate, sponsorizzate, garantite o di proprietà del governo e organizzazioni internazionali.
D Deep Learning Il deep learning è una sottocategoria dell'apprendimento automatico (machine learning) che si basa sull'uso di reti neurali artificiali profonde, chiamate anche reti neurali profonde. Queste reti neurali profonde sono composte da strati multipli di unità di elaborazione (neuroni artificiali) che lavorano insieme per apprendere automaticamente rappresentazioni complesse dei dati. Il deep learning è particolarmente efficace in applicazioni di riconoscimento di immagini, riconoscimento vocale, elaborazione del linguaggio naturale e altre aree in cui è necessario analizzare dati complessi e di alta dimensione. Una delle ragioni del successo del deep learning è la sua abilità nel gestire grandi quantità di dati e l'aumento della potenza computazionale, che ha reso possibile l'addestramento di reti neurali profonde su set di dati di grandi dimensioni. Il deep learning ha portato a significativi progressi in molte applicazioni, tra cui veicoli autonomi, assistenti virtuali, traduzione automatica, diagnosi medica e molto altro. La sua capacità di estrarre automaticamente rappresentazioni complesse dai dati lo rende una delle tecnologie chiave nell'ambito dell'intelligenza artificiale.
D DEF - Documento di Economia e Finanza ll DEF, acronimo di Documento di economia e finanza, è il principale strumento di programmazione economico-finanziaria in Italia. È proposto dal Governo e approvato dal Parlamento, ed indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine. Il DEF si compone di due parti principali: La parte economico-finanziaria, che contiene le stime sull'andamento dell'economia nazionale e delle finanze pubbliche nel medio termine. La parte programmatica, che contiene gli obiettivi di politica economica che il governo intende raggiungere. Il DEF è un documento importante per l'Italia perché fornisce una visione complessiva della situazione economica e finanziaria del paese e le linee guida per la sua futura evoluzione. È inoltre un documento fondamentale per il processo di coordinamento delle politiche economiche nell'Unione Europea.
D Default In senso generale, il termine default indica uno stato di insolvenza da parte di un debitore, ad esempio un emittente di titoli obbligazionari (compreso un emittente governativo). Si parla di default selettivo quando il debitore in difficoltà non riesce a onorare un aspetto particolare degli impegni presi o alcune classi specifiche di obbligazioni. Inoltre, il default selettivo è anche il penultimo gradino della scala delle agenzie di rating. Il default selettivo è un’operazione abbastanza controversa perché può innescare delle discriminazioni o dei comportamenti anti-concorrenziali, dando maggiore spazio ad alcuni creditori piuttosto che altri. Le agenzie di rating configurano in modo specifico questa situazione, che si trova solamente un gradino più in alto rispetto al default totale.
D Depositario - banca depositaria di un fondo comune Il depositario è quel soggetto (solitamente una banca) preposto alla custodia del patrimonio di un fondo comune, o di un comparto dello stesso, ovvero di una SICAV, e al controllo della gestione al fine di garantire i criteri di separatezza contabile e i principi di correttezza e di trasparenza amministrativa. Ai sensi dell’articolo 47 del Testo Unico della Finanza (TUF), è previsto che per ciascun Oicr (Organismo di investimento collettivo del risparmio) il gestore conferisce l’incarico di depositario a un unico soggetto, cui sono affidati i beni dell’Oicr. L’incarico di depositario può essere assunto da banche italiane, succursali italiane di banche UE e di banche di paesi terzi, Sim e succursali italiane di imprese di investimento UE e di imprese di paesi terzi diverse dalle banche. La Banca d’Italia autorizza l’esercizio delle funzioni di depositario e disciplina, sentita la Consob, le condizioni per l’assunzione dell’incarico.
D Deposito vincolato Il deposito vincolato, o conto di deposito vincolato, è una forma tecnica di raccolta delle banche in cui, a fronte di un rendimento superiore a quello normalmente pagato sul conto corrente libero, le somme versate non possono essere ritirate prima di una scadenza prefissata nel contratto.
D Derivati (strumenti finanziari) Gli strumenti finanziari derivati sono attività finanziarie il cui valore deriva da quello di un’altra attività (cosiddetto underlying asset). Da un punto di vista giuridico i derivati sono contratti bilaterali che incorporano una promessa di eseguire una prestazione basata sull’andamento del prezzo di un altro strumento finanziario. La prestazione deve essere effettuata ad (oppure entro) una certa data prefissata e il prezzo di esecuzione può essere già prefissato o ne sono prefissati i criteri oggettivi per la sua determinazione. La prestazione consiste essenzialmente nell’obbligo, o nel diritto, di acquistare/vendere una certa quantità dell’attività sottostante ad un prezzo stabilito ad una data futura. Per questo i derivati vengono definiti contratti a termine. Gli strumenti finanziari derivati possono essere classificati in diversi modi. Innanzitutto, esistono due macro-famiglie, ossia i contratti forward based, tra cui rientrano i futures e i contratti swap, e i contratti option based, che comprendono le opzioni. Per quanto attiene alla attività sottostante si distinguono i derivati finanziari, aventi come riferimento azioni, indici azionari, tassi di interesse, tassi di cambio ecc..; i derivati su merci (petrolio, gas, grano, oro ecc..); i derivati sul rischio di credito (ad esempio i cosiddetti credit default swaps). Se consideriamo invece i mercati di scambio, i derivati possono essere negoziati su mercati regolamentati (in Italia, ad esempio, sull’IDEM di Borsa Italiani) o su mercati non regolamentati (mercati OTC, Over the counter) grazie alla presenza di market maker specializzati. Per quanto riguarda il funzionamento, si ricorda che i derivati possono essere di tipo simmetrico, ossia contratti in cui entrambe le parti hanno un obbligo, e in contratti asimmetrici (le opzioni), in cui il compratore ha un diritto e il venditore un obbligo. Le finalità dell’utilizzo dei derivati sono essenzialmente tre: speculazione, quando vengono usati per prendere posizione al rialzo o al ribasso di una attività sottostante; copertura dal rischio, se vengono usati per coprire esposizioni detenute in portafoglio; arbitraggio, se servono per sfruttare disallineamenti di prezzo tra differenti mercati.
D Deviazione standard Misura statistica di variabilità rispetto alla media. Ad una deviazione standard maggiore corrisponde una probabilità più elevata che la performance del fondo si discosti dal rendimento medio.
D Deviazione standard - standard deviation La deviazione standard (standard deviation) è una misura statistica di dispersione o variabilità in un insieme di dati. In altre parole, indica quanto i dati in un campione o in una popolazione si discostano in media dal valore medio o dalla media aritmetica. La deviazione standard fornisce una stima della dispersione dei dati attorno alla media. Una deviazione standard più piccola indica che i dati tendono a essere più vicini alla media, mentre una deviazione standard più grande indica che i dati sono più dispersi o variabili. In ambito finanziario la deviazione standard è una delle principali metriche di misurazione del rischio specifico di uno strumento finanziario (ad esempio un fondo comune di investimento). Essa viene normalmente calcolata a partire dai rendimenti storici (giornalieri, settimanali, mensili) dello strumento finanziario. Maggiore è la deviazione standard maggiore è la probabilità che i rendimenti dello strumento finanziario si discostino significativamente dal rendimento medio. Di conseguenza, maggiore è la deviazione standard maggiore è la probabilità che in alcuni periodi lo strumento finanziario possa generare delle perdite ingenti a chi lo possiede.
D Diritto di opzione (azioni) Il diritto di opzione è il diritto spettante agli azionisti di una società (quotata e non) che prevede la prelazione per la sottoscrizione di nuove azioni in occasione di operazioni di aumento del capitale sociale. L’articolo 2441 del codice civile stabilisce infatti che:” Le azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in opzione ai soci in proporzione al numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni convertibili il diritto di opzione spetta anche ai possessori di queste, in concorso con i soci, sulla base del rapporto di cambio.” Il diritto di opzione assicura quindi all'azionista la possibilità di mantenere inalterata la propria quota di partecipazione all'interno della società. Esso è, infatti, proporzionale al numero di azioni possedute precedentemente l'operazione di aumento del capitale. Si noti tuttavia che quando l'interesse della società lo esige, il diritto di opzione può essere escluso o limitato con la deliberazione di aumento di capitale. Qualora l'azionista non intenda esercitare tale diritto potrà cederlo sul mercato (se la società è quotata) contro il pagamento del prezzo determinato dalla domanda e dall'offerta che si formerà nel mercato dei diritti di opzione.
D Disaggio di emissione Il termine disaggio di emissione viene solitamente utilizzato nell'ambito delle emissioni dei titoli obbligazionari, quando il prezzo di collocamento si posiziona al di sotto del valore nominale del titolo. Si ricorda che i titoli obbligazionari sono quotati in centesimi: il valore di 100 viene detto alla pari. Se un titolo viene emesso con un prezzo inferiore a 100, cioè sotto la pari (ad esempio 98), si determina un disaggio di emissione. Il disaggio di emissione costituisce ad evidenza un guadagno per colui che acquista il titolo in collocamento, in quanto a fronte di un esborso inferiore a 100 riceverà a scadenza il valore di 100. Viceversa, se un titolo viene emesso ad un prezzo superiore a 100 (sopra alla pari), si determina un aggio di emissione che costituisce un guadagno per l'emittente, in quanto a fronte di un incasso superiore, ad esempio 102, rimborserà a scadenza solo 100. Si tenga presente che il disaggio di emissione si genera solo al momento del collocamento del titolo. Una situazione diversa, invece, si verifica se il prezzo di mercato del titolo scende sotto alla pari. Ad esempio, se un titolo viene emesso al prezzo di 100 ma successivamente il suo prezzo di mercato scende a 98, chi lo acquista a quel prezzo non godrà di un disaggio di emissione, pur ottenendo un guadagno (una plusvalenza) detenendolo fino a scadenza e ottenendo il prezzo di rimborso di 100.
D Disponibilità (euristica) L’euristica della disponibilità si riferisce al fatto che gli individui, nella raccolta delle informazioni, sono influenzati dalla facilità con la quale queste possono essere richiamate alla mente. In particolare, è stato provato che il cervello umano tende a giudicare la probabilità di accadimento di un evento sulla base della facilità con cui si riescono a ricordare eventi simili accaduti in passato. Ora, sebbene possa apparire lecito pensare che più un evento è accaduto in passato più sia probabile accada in futuro, occorre considerare che questa euristica può in realtà portare a significativi errori di interpretazione e ad opinioni non corrette. Infatti, la frequenza con cui un evento è ricordato non dipende solo da quante volte esso si è effettivamente verificato nel passato, ma anche da altri fattori come, ad esempio, quanto sia accaduto di recente oppure se è un evento più o meno memorabile. L’euristica della disponibilità tende ad operare secondo due differenti modalità: a) per costruzione, ossia nei casi in cui l’evento da stimare è talmente particolare che non esistono accadimenti simili nella nostra mente. In questo caso il nostro cervello cerca di ricostruire casi simili. Oppure b) per recupero, ossia nei casi in cui la stima di un valore è basato sulla facilità di ritrovamento di una informazione nella memoria, cioè sulla familiarità di un fenomeno. Ad esempio, ad un gruppo di soggetti è stato chiesto se, in America, nell’anno precedente fossero stati di più i decessi causati da infarto oppure i decessi per omicidio. La maggioranza ha risposto omicidio nonostante il fatto che le morti per delitto siano circa un decimo delle morti dovute ad infarto. Ciò è dovuto al fatto che gli omicidi ricevono più enfasi nella stampa e nell’informazione quotidiana rispetto agli infarti e quindi il nostro cervello, per recupero, si ricorda di più dei primi che dei secondi. Un altro esempio in campo finanziario è il sguente. È empiricamente provato che se si chiede ad un gruppo di investitori quale è la probabilità che un mercato crolli o abbia una performance fortemente negativa nel prossimo futuro, la risposta varia molto a seconda che nell’anno precedente, o nel passato più prossimo, si sia o meno verificato un crollo e di quale entità sia stato. Se recentemente vi è stato un forte storno del mercato la probabilità percepita di un successivo crollo aumenta. Se invece è da molti anni che non vi sono scossoni, gli investitori tenderanno a ritenere meno probabile che nel periodo successivo vi possa essere una performance molto negativa del mercato.
D Dissonanza cognitiva La dissonanza cognitiva è un concetto psicologico formulato da Leon Festinger nel 1957, che si riferisce al disagio emotivo e mentale che sperimentiamo quando ci troviamo in una situazione in cui le nostre credenze, opinioni o atteggiamenti sono in conflitto tra loro o con le nostre azioni. In altre parole, la dissonanza cognitiva si verifica quando ci rendiamo conto che ci comportiamo in modo incongruente con le nostre convinzioni o aspettative personali, il che può causare un senso di disagio, tensione o ambivalenza. Per ridurre questa dissonanza, tendiamo a cercare di cambiare le nostre credenze, le nostre azioni o le nostre percezioni in modo che siano più coerenti tra loro. Ad esempio, se qualcuno è consapevole dei danni causati dal fumo ma continua a fumare, sperimenta una dissonanza cognitiva. Per ridurre questa dissonanza, egli potrebbe cercare di razionalizzare il proprio comportamento minimizzando a se stesso i rischi del fumo, oppure cercando informazioni che in qualche modo giustifichino o approvino l’abitudine di fumare. La teoria della dissonanza cognitiva è stata ampiamente studiata per comprendere come le persone gestiscono il conflitto tra le loro cognizioni e come cercano di raggiungere una maggiore coerenza nelle loro credenze e azioni. Una delle conseguenze della dissonanza cognitiva in ambito finanziario è, tra le altre cose, il cosiddetto disposition effect: si tratta della tendenza a non liquidare le posizioni in perdita. Le scelte di investimento dovrebbero essere infatti motivate da considerazioni sull’andamento futuro dei titoli e non su ciò che è stato in passato. Quindi, se oggi ritengo che un titolo o uno strumento finanziario non sia più un buon investimento dovrei venderlo se è nel mio portafoglio. Ma se la posizione su quel titolo è in perdita, il rammarico per avere sbagliato potrebbe indurmi a non disinvestire.
D Diversificazione Nell'ambito della costruzione di un portafoglio di investimento, il concetto di diversificazione attiene alla possibilità di ridurre il rischio complessivo del portafoglio (cioè la volatilità dei suoi rendimenti) investendo in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, fondi comuni ecc..) tra di loro non perfettamente correlati. Per comprendere meglio la logica della diversificazione, occorre innanzitutto ricordare che in ambito finanziario il concetto di rischio può essere declinato in diverse accezioni. In particolare si distingue il cosiddetto rischio specifico, ossia quello legato alle caratteristiche specifiche del singolo strumento finanziario (ad esempio il rischio di fallimento di un singolo emittente causato da situazioni specifiche del suo business o del suo settore industriale), e il cosiddetto rischio sistematico, cioè quello legato all'andamento generale dei mercati e dell'economia (ad esempio rischio di recessione, di inflazione). La diversificazione di portafoglio serve per ridurre il rischio specifico dei singoli titoli: in teoria, un portafoglio perfettamente diversificato dovrebbe essere caratterizzato dal solo rischio sistematico in quanto tutto il rischio specifico è stato eliminato. Per diversificare occorre però inserire in un portafoglio strumenti tra di loro non perfettamente correlati. La correlazione tra due strumenti, due mercati, due assets è normalmente misurata attraverso una misura statistica definita coefficiente o indice di correlazione. Si tratta di un numero compreso tra -1 e +1: se due strumenti finanziari hanno correlazione tendente a +1 significa che sono altamente correlati e, di conseguenza, se vengono inseriti in un portafoglio non generano una significativa riduzione del rischio. Se invece il coefficiente di correlazione è positivo ma non elevato, o meglio se tende a zero, allora i due strumenti sono poco correlati e producono un effetto di riduzione del rischio del portafoglio. Infine, se l'indice di correlazione è negativo allora i due strumenti sono tra di loro inversamente correlati e produrranno ancor di più una riduzione della volatilità complessiva del portafoglio.
D Dividend yield È il rapporto tra dividendo per azione e prezzo per azione (D/P). È un indicatore che fa parte dei cosiddetti multipli di Borsa e che rappresenta una prima misura di rendimento di un titolo azionario. Viene solitamente costruito inserendo a numeratore l'ultimo dividendo per azione pagato dalla società, ovvero quello desumibile dall'ultima trimestrale o, ancora, quello prospettico previsto dagli analisti; a denominatore viene invece posto il prezzo corrente di mercato. Il D/P può essere calcolato anche a livello di intero mercato (ad esempio il D/P dello S&P500).
D Dividendo In ambito finanziario i dividendi rappresentano una parte di profitto che un'azienda decide di distribuire agli azionisti. La distribuzione dei dividendi viene decisa dall’assemblea degli azionisti di una società in base alla proposta pervenuta dagli amministratori. Ai sensi del codice civile (art. 2433) non possono essere pagati dividendi sulle azioni, se non per utili realmente conseguiti e risultanti dal bilancio regolarmente approvato. Se si verifica una perdita del capitale sociale, non può farsi luogo a ripartizione di utili fino a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente. I dividendi vengono solitamente pagati una volta all’anno, anche se alcune società quotate pagano durante l’anno anche un acconto dividendi. Tuttavia, ai sensi dell’articolo 2433 bis del codice civile la distribuzione di acconti sui dividendi è consentita solo alle società il cui bilancio è assoggettato per legge a revisione legale dei conti, secondo il regime previsto dalle leggi speciali per gli enti di interesse pubblico. La distribuzione di acconti sui dividendi deve essere inoltre prevista dallo statuto ed è deliberata dagli amministratori dopo il rilascio da parte del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti di un giudizio positivo sul bilancio dell'esercizio precedente e la sua approvazione. Non è consentita la distribuzione di acconti sui dividendi quando dall'ultimo bilancio approvato risultino perdite relative all'esercizio o a esercizi precedenti. Il dividendo è uguale per ogni azione appartenente alla stessa categoria. Lo statuto della società può comunque prevedere categorie di azioni fornite di diritti diversi e che, quindi, possono essere privilegiate nella distribuzione degli utili.
D Dow Jones Industrial Average Il Dow Jones Industrial Average® (The Dow®), è un indice azionario di tipo price-weighted, cioè un indice in cui il peso di ciascun titolo dipende dal suo prezzo e non dalla sua capitalizzazione. L’indice è costituito da 30 principali società americane e copre tutti i settori industriali ad eccezione dei trasporti e dei servizi pubblici.
D Downgrading In ambito finanziario il termine downgrading viene utilizzato prevalentemente per indicare un abbassamento del rating creditizio di un emittente da parte di una agenzia di rating. Il termine può essere utilizzato anche in relazione al rating ESG di un emittente. In via generale il downgrading indica una riduzione di una valutazione data ad una società o ad un soggetto.
D Due diligence In termini generali indica l'attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni. La due diligence può ad esempio essere effettuata da apposite società di consulenza o di revisione contabile nell'ambito di operazioni di fusione e acquisizione (M&A, merger and acquisition), ovvero in fase di collocamento di titoli.
D Duration La duration è una misura finanziaria utilizzata nell'ambito degli investimenti obbligazionari, ed in particolare per la valutazione del rischio di tasso di interesse dei titoli obbligazionari a tasso fisso. Essa rappresenta la durata media ponderata del titolo obbligazionario, essendo calcolata come media ponderata delle scadenze in cui il titolo paga dei flussi finanziari (cedole e rimborso del capitale). In termini pratici la duration è un numero espresso in anni e frazioni di anno: ad esempio, una duration di 3,5 significa che la durata media del titolo è 3,5 anni. Si noti, tuttavia, che la duration non è la vita residua del titolo, ovvero il tempo rimanente fino alla scadenza; in generale, infatti, la duration è minore della vita residua del titolo, tranne nel caso dei titoli zero coupon bond in cui le due misure coincidono. La duration è anche una stima della sensibilità del prezzo di un'obbligazione alle variazioni dei tassi di interesse. Maggiore è la duration di un titolo, maggiore è quindi la variazione di prezzo che il titolo registra al variare dei tassi di interesse. Si ricordi che la relazione tra tassi di interesse e prezzo di un titolo obbligazionario a cedola fissa è inversa: se i tassi crescono il prezzo scende; se i tassi scendono il prezzo sale.
E Earnings Before Interest -Taxes -Depreciation and Amortization - EBITDA EBITDA è l'acronimo di "Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation, and Amortization" (Risultato Operativo Prima degli Interessi, delle Tasse, del Deprezzamento e dell'Ammortamento). L'EBITDA è una misura finanziaria utilizzata per valutare la redditività operativa di un'azienda, escludendo dall'analisi gli effetti degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e dell'ammortamento. L'EBITDA rappresenta il guadagno generato da un'azienda dalle sue attività operative principali, senza tener conto degli oneri finanziari, degli effetti fiscali e delle spese legate al deprezzamento e all'ammortamento dei suoi beni. Questo rende l'EBITDA una misura della capacità dell'azienda di generare flussi di cassa dalle sue operazioni principali prima di considerare altri fattori finanziari e contabili. L'EBITDA è spesso utilizzato dagli analisti finanziari e dagli investitori per valutare la performance finanziaria di un'azienda, specialmente quando si desidera confrontare l'azienda con altre nello stesso settore o quando si cerca di valutare la sua capacità di generare flussi di cassa operativi. Tuttavia, è importante notare che l'EBITDA non fornisce una rappresentazione completa della situazione finanziaria complessiva di un'azienda, poiché non tiene conto degli investimenti in capitale e delle spese non operative. Pertanto, è spesso utilizzato insieme ad altre misure finanziarie per ottenere una visione più completa della salute finanziaria di un'azienda. Un termine italiano similare, anche se non perfettamente identico nella sostanza all’EBITDA è il margine operativo lordo (MOL).
E EBIT EBIT è l'acronimo di Earnings Before Interest and Taxes (Risultato Operativo Prima degli Interessi e delle Tasse), ed è una misura finanziaria utilizzata per valutare la redditività operativa di un'azienda, escludendo gli effetti degli interessi e delle imposte. In altre parole, l'EBIT rappresenta il guadagno generato da un'azienda dalle sue attività operative principali, senza considerare i costi di finanziamento e le tasse. L'EBIT è calcolato sottraendo dai ricavi totali dell'azienda tutti i costi operativi, come costi delle materie prime, costi del personale, costi di amministrazione e altre spese operative. La formula di base per calcolare l'EBIT è la seguente: EBIT = Ricavi Totali - Costi Operativi. Una volta ottenuto l'EBIT, è possibile utilizzarlo per valutare la performance finanziaria dell'azienda o per confrontarla con altre aziende dello stesso settore. L'EBIT corrisponde a quello che in italiano viene definito reddito operativo lordo.
E Ecolabel Marchio di qualità ecologica dell’UE che contraddistingue prodotti e servizi finanziari i quali, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita.
E Ecolabel UE Ecolabel UE è il marchio (promosso dalla Commissione Europea) di qualità ecologica che contraddistingue prodotti e servizi che pur garantendo elevati standard prestazionali sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. Il marchio Ecolabel UE è verificato da terzi, il che significa che esperti indipendenti sono responsabili della verifica del rispetto dei criteri Ecolabel UE. Inoltre, Ecolabel UE è un marchio di qualità ecologica ISO 14024 Tipo 1, il che significa che è basato su una logica multicriterio e verificato da terze parti. I criteri sono stabiliti con un approccio basato sul ciclo di vita attraverso un processo aperto, trasparente e multi-stakeholder.
E Economia Circolare L'economia circolare è un modello economico e di sviluppo sostenibile che mira a massimizzare l'uso delle risorse esistenti, minimizzando il consumo di materie prime e la produzione di rifiuti. Invece di seguire il tradizionale modello lineare (prendi-produci-usa-disponi) nell'economia circolare i prodotti, i materiali e le risorse sono progettati, prodotti e gestiti in modo tale da massimizzare il loro valore e la loro utilità nel tempo. I principali elementi dell'economia circolare includono: Rigenerazione delle risorse: l'obiettivo è mantenere le risorse in circolazione il più a lungo possibile, attraverso pratiche come il riciclo, il riutilizzo e la riparazione. Ciò riduce la necessità di estrazione di nuove materie prime. Progettazione eco-sostenibile:  prodotti sono progettati per essere facilmente smontabili e riciclabili, riducendo al minimo gli sprechi e semplificando il recupero dei materiali. Economia dei servizi: invece di possedere fisicamente prodotti, le persone possono accedere ai servizi e ai beni attraverso modelli di condivisione, noleggio o leasing. Questo promuove un utilizzo più efficiente delle risorse. Riparazione e riutilizzo: incentivare la riparazione di prodotti e il loro riutilizzo quando possibile, invece di scartarli. Riduzione degli sprechi: minimizzare gli sprechi di risorse e materiali durante la produzione, la distribuzione e l'uso. Energia rinnovabile: utilizzare fonti di energia rinnovabile per alimentare le attività economiche, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. L'obiettivo dell'economia circolare è quindi quello di creare un ciclo continuo di produzione, consumo e recupero che sia sostenibile a lungo termine, riducendo al minimo gli impatti ambientali e contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Questo modello promuove la conservazione delle risorse, la riduzione dei rifiuti e una maggiore efficienza economica, contribuendo allo sviluppo sostenibile a livello globale.
E Economia Reale Con il termine “Economia Reale” s’intende tutto ciò che ha a che fare con l’ambito produttivo e distributivo di beni e servizi, dal settore industriale, commerciale.
E Effetto dotazione L'effetto dotazione è un concetto utilizzato in finanza comportamentale e nella psicologia cognitiva per descrivere il fenomeno in cui le persone attribuiscono un valore superiore a un oggetto o a un bene semplicemente perché lo possiedono, rispetto a quanto attribuirebbero se non lo possedessero. In altre parole, le persone tendono a sovrastimare il valore di ciò che già possiedono, sia che si tratti di oggetti fisici, come una casa o un'auto, o di beni intangibili, come le proprie opinioni o le proprie abilità, ma anche i propri investimenti finanziari. Questo può influenzare le decisioni economiche, come la determinazione del prezzo di vendita di un bene o la volontà di scambiarlo: ad esempio, se un individuo deve vendere il proprio appartamento, tenderà a valutarne il prezzo in maniera distorta, attribuendogli un maggior valore rispetto ad immobili similari ubicati nella stessa zona. E ciò potrebbe ridurre notevolmente le possibilità di vendita. L'effetto dotazione può anche essere collegato a fenomeni come la riluttanza alla perdita, ovvero alla tendenza delle persone di essere più propense a evitare di perdere ciò che già possiedono piuttosto che cercare di ottenere qualcosa di nuovo. Questo concetto è stato ampiamente studiato in psicologia economica e fornisce una prospettiva interessante sulla psicologia umana nelle decisioni finanziarie e nelle scelte comportamentali.
E EIOPA L'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) è un'istituzione di regolamentazione finanziaria dell'Unione europea. La missione dell'EIOPA è tutelare l'interesse pubblico contribuendo alla stabilità e all'efficacia a breve, medio e lungo termine del sistema finanziario per l'economia dell'Unione, i suoi cittadini e le sue imprese. Tale missione viene perseguita promuovendo un solido quadro normativo e prassi di vigilanza coerenti al fine di tutelare i diritti degli assicurati, degli aderenti agli schemi pensionistici e dei beneficiari e contribuire alla fiducia del pubblico nei settori delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali dell'Unione europea. L'EIOPA è un organo consultivo indipendente della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea. È una delle agenzie dell'UE che svolge compiti giuridici, tecnici o scientifici specifici e fornisce consulenza basata su dati concreti per contribuire a definire politiche e leggi informate a livello nazionale e dell'UE.
E ELTIF - European Long Term Investment Fund ELTIF è l’acronimo del termine inglese European Long Term Investment Fund, ossia fondo di investimento europeo a lungo termine. Si tratta di organismi chiusi con una data di scadenza prestabilita, simili ai fondi di private equity, lanciati dall’Unione europea nel 2015  (REGOLAMENTO (UE) 2015/760). Solo i FIA UE possono presentare domanda di autorizzazione ed essere autorizzati come ELTIF. Sono stati studiati per investire prevalentemente in società non quotate ovvero quotate ma con capitalizzazione limitata: infatti, almeno il 70% del patrimonio del fondo deve essere investito in strumenti a lungo termine emessi da società quotate o private con una capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro. Possono investire sia in azioni che in obbligazioni o strumenti ibridi e devono rispettare regole stringenti in termini di diversificazione. Possono essere utilizzati anche come PIR-alternativi.
E Engagement

Con il termine engagement si fa riferimento al dialogo fra aziende e investitori (in particolare istituzionali quali fondi comuni, fondi pensione, compagnie di assicurazione eccc.) per promuovere cambiamenti positivi all'interno delle aziende e finalizzati ad una maggiore sostenibilità dei business. L’investitore istituzionale che adotta una strategia di engagement esercita nei confronti delle imprese in cui investe un azionariato attivo volto a sollecitare e sensibilizzare gli emittenti a considerare questioni, per esempio, di sostenibilità nei propri comportamenti e decisioni.

L’attività di engagement può essere svolta in diversi modi e in diversi contesti. Si distingue ad esempio il soft engagement, che può essere attivato dagli investitori istituzionali attraverso incontri informali con i manager delle aziende o tramite lettere aperte agli stessi indirizzati; l’hard engagement, attuato con interventi e con l’esercizio del diritto di voto nelle assemblee societarie. Si può inoltre avere il cosiddetto Engagement one way, che prevede che gli investitori esprimano le loro opinioni ed aspettative verso le aziende; l’Engagement two way, che prevede invece un confronto costruttivo tra le parti; l’Engagement Collettivo, cioè una forma di engagement a cui partecipano una molteplicità di investitori nei confronti di un’azienda.

E EONIA È l’acronimo di EuroOvernight Index Average ed è il tasso di interesse medio al quale le principali banche europee si concedono reciprocamente prestiti in euro per un periodo di 1 giorno. Viene utilizzato come parametro di riferimento per misurare il rendimento dei titoli di Stato dell’eurozona a breve scadenza.
E Esecuzione di ordini per conto dei clienti Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per “esecuzione di ordini per conto dei clienti” si intende la conclusione di accordi di acquisto o di vendita di uno o più strumenti finanziari per conto dei clienti, compresa la conclusione di accordi per la sottoscrizione o la compravendita di strumenti finanziari emessi da un’impresa di investimento o da una banca al momento della loro emissione.
E ESG - investimento / fattori

Gli investimenti ESG sono approcci/strategie di investimento che, nella fase di selezione e/o gestione, incorporano la considerazione per aspetti o fattori di natura ambientale (environmental), sociale (social) o attinenti il governo di imprese (governance).

E ESG Blinding screening Attività di screening e monitoraggio degli emittenti di titoli, che prevede l'applicazione di limitazioni relative a emittenti "critici", ossia caratterizzati da un’elevata esposizione a rischi di sostenibilità. In particolare, per gli emittenti “critici” viene attivato un processo di escalation che determina restrizioni e/o esclusioni rispetto all’Universo di Investimento dei singoli patrimoni gestiti. Sono definiti emittenti "critici" quelle società caratterizzate da una più elevata esposizione a rischi ambientali, sociali e di governo societario ossia che presentano un livello di rating di sostenibilità ESG più basso nell’Universo di Investimento azionario e obbligazionario.
E ESMA L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) è un'autorità indipendente dell'UE il cui scopo è migliorare la protezione degli investitori e promuovere mercati finanziari stabili e ordinati. Ha 3 obiettivi: Protezione degli investitori, per garantire che le esigenze dei consumatori finanziari siano meglio soddisfatte e rafforzare i loro diritti come investitori, riconoscendo al contempo le loro responsabilità. Mercati ordinati, per promuovere l'integrità, la trasparenza, l'efficienza e il corretto funzionamento dei mercati finanziari e una solida infrastruttura di mercato. Stabilità finanziaria, atta a rafforzare il sistema finanziario in modo che possa resistere agli shock e alle crisi provocate da squilibri finanziari, e a incoraggiare la crescita economica. L'ESMA è inoltre responsabile del coordinamento delle misure adottate dalle autorità di vigilanza dei valori mobiliari nazionali e dell'adozione di misure di emergenza in caso di crisi.
E ETC - Exchange Traded Commodities Gli ETC (Exchange Traded Commodities) sono strumenti finanziari negoziati su un mercato secondario (in Italia l'ETFplus di Borsa Italiana) che replicano l'andamento del prezzo di singole materie prime. Si distinguono in due macro-tipologie: ETC fisici ed ETC sintetici. Gli ETC fisici sono costruiti attraverso l'effettivo acquisto e detenzione della materia prima sottostante, che viene depositata in apposti caveau o magazzini. Solitamente gli ETC fisici vengono creati su materie prime non deperibili e di alto valore, quali ad esempio metalli preziosi (oro, platino ecc..). Gli ETC sintetici replicano invece la materia prima sottostante investendo in contratti futures sulla stessa. Attraverso gli ETC si possono assumere sia posizioni al rialzo sull'andamento del prezzo della materia prima sottostante, sia posizioni ribassiste. Inoltre, gli ETC possono essere caratterizzati dall'effetto leva, ossia prevedere che la performance dell'ETC sia esponenziale (in positivo e in negativo) rispetto all'andamento del prezzo della materia prima a cui l'ETC è legato. La leva è giornaliera: ad esempio, un ETC long (cioè al rialzo) a leva 3 produrrà ogni giorno una performance pari a 3 volte quella della materia prima sottostante. Si tenga presente, infine, che l'acquisto di ETC espone all'effetto rischio di cambio, essendo le materie prime quotate in dollari.
E ETF - Exchange Traded Funds Gli ETF (Exchange Traded Funds) sono fondi, o Sicav, aperti la cui caratteristica principale è quella di poter essere comprati e venduti su un mercato secondario (in Italia sull'ETF plus di Borsa Italiana) come titoli azionari o obbligazionari. Ciò significa che questi strumenti, pur essendo giuridicamente uguali ai tradizionali fondi/sicav, prevedono un meccanismo di acquisto differente. Nei fondi aperti tradizionali l'investitore sottoscrive le quote del fondo al NAV del giorno di sottoscrizione e, nel momento in cui vuole disinvestire, chiederà il rimborso ottenendo il NAV del giorno di richiesta del rimborso. Negli ETF, invece, l'acquisto e la vendita vengono effettuati al prezzo di mercato, ovvero al prezzo presente nel book di negoziazione nel momento in cui si desidera comprare o vendere. Tale prezzo può discostarsi dal NAV del fondo, anche se i due valori tendono a rimanere allineati nel corso del tempo. Inoltre, l'acquisto e la vendita sul mercato generano dei costi di transazione/trading non presenti nei fondi tradizionali; viceversa, però, agli ETF non sono mai applicate commissioni di sottoscrizione o di rimborso. Altra caratteristica tradizionale degli ETF è quella di essere fondi a gestione passiva: nati originariamente per replicare benchmark del mercato azionario, questi strumenti replicano oggi una pluralità di indici legati a diversi mercati e settori. Esistono infatti ETF che replicano indici obbligazionari, indici tematici, indici ESG, indici di materie prime, indici di commodities ecc. E' tuttavia da osservare che gli ETF non sono più, esclusivamente, prodotti a gestione passiva: esistono infatti anche ETF a gestione attiva.
E ETFplus L’ETFplus è il mercato regolamentato telematico di Borsa Italiana dedicato alla negoziazione in tempo reale degli strumenti che replicano l'andamento di indici e di singole materie prime. Ne fanno parte: gli ETF (Exchange Traded Funds) cioè fondi o Società di Investimento a Capitale Variabile (SICAV) che in prevalenza replicano passivamente l’andamento di indici azionari, obbligazionari, settoriali, sostenibili ecc.. Sono però negoziati su questo mercato anche gli ETFA, cioè ETF a gestione attiva. Gli ETC (Exchange Traded Commodities) che sono strumenti finanziari (non fondi o SICAV) emessi in seguito all'investimento diretto o indiretto dell'emittente o in materie prime fisiche o in contratti derivati su materie prime. Questi strumenti mirano quindi a replicare l’andamento del prezzo di singole materie prime. Gli ETN (Exchange Traded Notes) che sono anch’essi strumenti finanziari inizialmente pensati per riprodurre sinteticamente posizioni rialziste o ribassiste su valute, ma che si sono poi ampliati e replicano oggi indici azionari e obbligazionari, basket di titoli e persino l’andamento del prezzo di singoli titoli.
E ETN - Exchange Traded Notes Gli ETN (Exchange Traded Notes) fanno parte, insieme agli ETF e agli ETC, della famiglia degli ETP (Exchange Traded Products). Si tratta di titoli che, utilizzando strumenti derivati, replicano l’andamento di una attività sottostante, potendo sfruttare anche la leva finanziaria così da amplificarne la performance. Tra i sottostanti a cui sono collegati gli ETN ritroviamo: valute, indici azionari ed obbligazionari, basket di titoli azionari e anche singole azioni. Gli ETN sono negoziati sull’ETFPlus di Borsa Italiana.
E Euribor Pubblicato per la prima volta il 30 dicembre 1998 – pochi giorni prima dell'introduzione dell'euro – l'Euribor® è un tasso benchmark del mercato monetario in euro calcolato su cinque scadenze: una settimana e uno, tre, sei e dodici mesi (si parla quindi di tassi Euribor in quanto ne esiste più di uno). L’Euribor® misura "il tasso al quale depositi all'ingrosso in euro potrebbero essere ottenuti dagli enti creditizi negli attuali e precedenti paesi dell'Unione europea e dell'Associazione europea di libero scambio nel mercato monetario non garantito". In altri termini, i tassi Euribor sono i tassi a cui le banche ogni giorno si scambiano denaro tra loro (non garantito da titoli) sul cosiddetto mercato interbancario dei depositi su diverse scadenze: da qui l’acronimo Euribor, cioè European Interbank Offered Rate. Il calcolo dei tassi Euribor viene effettuato sulle transazioni effettivamente realizzate ogni giorno da un panel di banche principali operative sul mercato interbancario (tra cui Intesa Sanpaolo). L'Euribor® è stato dichiarato un benchmark critico dalla Commissione Europea nel 2016 per la sua importanza sistemica per la stabilità finanziaria. Secondo stime interne basate su fonti ufficiali o attendibili, l'ammontare totale in essere di strumenti finanziari e contratti che utilizzano l'Euribor® come riferimento (ad esempio mutui a tasso variabile) supera i 100 trilioni di euro. Da luglio 2014, Global Rate Set Systems Ltd. (GRSS) è stata scelta come agente di calcolo per l'Euribor. GRSS è un fornitore di servizi specializzato ed esperto a cui è affidato il calcolo di alcuni dei benchmark finanziari più critici che guidano le operazioni dei mercati finanziari.
E Euristica L'euristica, dalla parola greca εὑρίσκω, letteralmente "scopro" o "trovo, è una parte dell'epistemologia e del metodo scientifico. Abbiamo cioè a che fare con il processo di apprendimento, ovvero con il modo in cui le persone ragionano e prendono decisioni. In psicologia, infatti, le euristiche sono semplici ed efficienti regole che sono state proposte per spiegare come le persone risolvono, danno giudizi, prendono decisioni di fronte a problemi complessi o in situazioni in cui le informazioni a disposizione per prendere una decisione sono incomplete. Il principio che giustifica l'esistenza delle euristiche è quello secondo cui il sistema cognitivo umano è un sistema a risorse limitate che, non potendo risolvere i problemi tramite processi matematici e algoritmi complessi come farebbe un computer, fa spesso uso appunto di euristiche come efficienti strategie per semplificare i problemi e le decisioni. In termini semplici potremmo dire che le euristiche sono come delle scorciatoie mentali che tutti, inconsciamente, usiamo per produrre delle stime su eventi incerti o per risolvere agevolmente situazioni complesse. E oltre alle euristiche, il processo mentale che utilizziamo per fare previsione e prendere decisioni appare influenzato anche da distorsioni (cosiddetti bias) sia cognitive sia emozionali.
E Euronext Growth L’Euronext Growth Milan (ex AIM Italia) è un sistema multilaterale di negoziazione (MTF, Multilateral trading facility), dedicato alle PMI dinamiche e competitive e caratterizzato da un approccio regolamentare equilibrato che offre un percorso di quotazione semplificato e maggiormente calibrato sulla struttura organizzativa e le possibilità delle PMI. Il processo di quotazione si basa sulla figura dell'Euronext Growth Advisor, un intermediario finanziario che accompagna e fa da sponsor alla PMI sia in fase di quotazione che successivamente. All’interno dell’Euronext Growth vi è il Segmento Professionale, dedicato alle PMI che desiderano accedere ai mercati con un approccio graduale, a start-up e scale-up che hanno avviato la commercializzazione da meno di un anno. Questo segmento è però accessibile solo per investitori professionali.
E Euronext Milan L’Euronext Milan – EXM (ex Mercato Telematico Azionario – MTA) è un mercato regolamentato di Borsa Italiana destinato principalmente alla quotazione di medie e grandi imprese che intendono raccogliere risorse per finanziare la loro crescita. In questo mercato si negoziano azioni, azioni di SIIQ (società di Investimento Immobiliare Quotata), obbligazioni convertibili, diritti di opzione e warrant.
E Euronext Milan - segmento Star Euronext STAR Milan (acronimo STAR) è un segmento del mercato Euronext Milan che nasce nel 2001 con lo scopo di valorizzare le Piccole e Medie imprese con caratteristiche di eccellenza in termini di liquidità, trasparenza e corporate governance. STAR è infatti l’acronimo di Segmento Titoli con Alti Requisiti. Dunque, questo segmento è dedicato alla negoziazione di titoli a media e piccola capitalizzazione, che presentano però elevati requisiti in termini di trasparenza e di governance.
E Euro-short term rate L'Euro Short-Term Rate (€STR) è un tasso di riferimento a breve termine per il mercato interbancario dell'area euro. È stato sviluppato dalla Banca Centrale Europea (BCE) come parte degli sforzi per riformare i tassi di riferimento dopo lo scandalo dei tassi di interesse interbancari manipolati (come il LIBOR). L'Euro Short-Term Rate rappresenta il tasso medio ponderato delle transazioni non garantite effettuate tra le banche nell'area dell'euro con un orizzonte temporale di un giorno lavorativo. In altre parole, indica il tasso a cui le banche si prestano denaro tra loro per un breve periodo, generalmente durante la notte. Questo tasso è importante perché fornisce un'indicazione chiara delle condizioni di finanziamento a breve termine nell'area dell'euro ed è utilizzato come riferimento per una serie di strumenti finanziari, inclusi i contratti finanziari derivati e i prestiti a breve termine. L'obiettivo principale dell'Euro Short-Term Rate è quello di migliorare la trasparenza e l'affidabilità dei tassi di riferimento nel mercato finanziario europeo.
E Eurosif Eurosif (European Sustainable and Responsible Investment Forum) è la principale associazione paneuropea che promuove la finanza sostenibile a livello europeo, e che comprende l'UE, il più ampio Spazio economico europeo (SEE) e il Regno Unito (UK). Eurosif è un partenariato composto da forum nazionali di investimento sostenibile (SIF) con sede in Europa (anche in Italia vi è il Forum della finanza sostenibile, ItaSif). Ciascuno dei SIF ha un'adesione ampia e diversificata, tra cui gestori patrimoniali, investitori istituzionali, fornitori di indici e fornitori di ricerca e analisi ESG. Le attività di Eurosif consistono nel contribuire in modo sostanziale alle politiche pubbliche e nello svolgimento di ricerche che consentano una migliore comprensione degli investimenti sostenibili e degli ostacoli incontrati dagli investitori orientati alla sostenibilità.  Eurosif e i suoi membri sono impegnati nella crescita e nell'integrità di flussi di investimento sostenibili significativi e sostengono l'ambizione dei responsabili politici europei di creare un mercato degli investimenti sostenibili pienamente trasparente attraverso una regolamentazione e una pratica industriali adeguate e ben progettate.
E Eurostoxx 50 L’ EURO STOXX 50 è un indice derivato dallo Euro Stoxx e rappresenta la performance delle 50 società della zona euro più grandi (scelte tra 20 macro-settori) in termini di capitalizzazione aggiustata per il flottante. L’indice ha un numero fisso di titoli e copre circa il 60% della capitalizzazione dell'EURO STOXX Total Market Index.
E Eurostoxx 600 L’Eurostoxx 600, o STOXX Europe 600, è un indice azionario europeo che offre un’ampia diversificazione geografica e settoriale nell’ambito dei mercati sviluppati europei, e che copre quasi il 90% dell’universo investibile sottostante. L’indice è derivato dallo STOXX Global 1800, un indice composto da 600 azioni europee, 600 azioni del nord America, e 600 azioni dell’area asia pacifico. Un sottoindice dell'Eurostoxx 600 è l'Eurostoxx index, che contiene solo titoli di paesi aderenti all'area euro.
F Fattori di sostenibilità Le problematiche ambientali, sociali e concernenti il personale, il rispetto dei diritti umani e le questioni relative alla lotta alla corruzione attiva e passiva.
F Fattori ESG L’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance) si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate a un tipo di investimento che persegue gli obiettivi tipici della gestione finanziaria, ma tiene in considerazione anche aspetti di responsabilità sociale e sostenibilità. Nella composizione e selezione di un portafoglio di investimento, questi fattori si affiancano e completano i più classici strumenti di analisi.
F Fear Of Missing Out - FOMO (effetto) L'effetto FOMO (Fear Of Missing Out), nell'ambito degli investimenti finanziari, si riferisce alla paura di perdere un'opportunità di investimento potenzialmente redditizia o di rimanere indietro rispetto agli altri investitori. Questo fenomeno si verifica quando gli investitori sono influenzati dalle notizie, dalle tendenze del mercato o dalla pressione sociale a partecipare a un investimento particolare, anche se potrebbe essere irrazionale o non adatto alla loro strategia di investimento a lungo termine. L'effetto FOMO può portare gli investitori a prendere decisioni impulsive e a comprare asset a prezzi elevati, spinti dalla paura di perdere un'opportunità di guadagno. Questo comportamento può essere rischioso, poiché gli investimenti presi sotto l'effetto FOMO potrebbero non essere ben ponderati o basati su una ricerca adeguata, portando a perdite finanziarie. Gli investitori prudenti cercano di evitare l'effetto FOMO prendendo decisioni di investimento basate su analisi razionali e sulla loro strategia di investimento a lungo termine anziché reagire alle emozioni del momento.
F FIA - Fondi di investimento alternativi Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) con il termine Oicr alternativo italiano (FIA italiano) si intende il fondo comune di investimento, la Sicav e la Sicaf rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2011/61/UE. Lo stesso TUF indica poi che i FIA possono essere distinti in FIA italiano, FIA italiano riservato, FIA immobiliari, Oicr alternativi UE (FIA UE), Oicr alternativi non UE (FIA non UE). Il FIA può assumere la forma del fondo aperto se investe in strumenti quotati, depositi bancari e, in misura limitata (20%) in strumenti non quotati. Sono invece istituiti in forma chiusa i FIA italiani il cui patrimonio è investito, nel rispetto dei limiti e dei criteri stabiliti dalla Banca d'Italia, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera c), del TUF, in beni immobili, diritti reali immobiliari, ivi compresi quelli derivanti da contratti di leasing immobiliare con natura traslativa e da rapporti concessori, e partecipazioni in società immobiliari, parti di altri FIA immobiliari, anche esteri; crediti e titoli rappresentativi di crediti, ivi inclusi i crediti erogati a valere sul patrimonio dell'Oicr; altri beni per i quali esiste un mercato e che abbiano un valore determinabile con certezza con una periodicità' almeno semestrale, ovvero in strumenti finanziari non quotati, diversi dalle quote o dalle azioni di Oicr aperti, in misura superiore al 20 per cento.
F FIA - fondi di investimento alternativi - immobiliari Si tratta di FIA che investono in beni immobili, diritti reali immobiliari, ivi compresi quelli derivanti da contratti di leasing immobiliare con natura traslativa e da rapporti concessori, e partecipazioni in società immobiliari, parti di altri FIA immobiliari, anche esteri. L’investimento in questi beni deve essere effettuato in misura non inferiore ai due terzi del valore complessivo lordo, corrispondente al valore totale dell'attivo del FIA. Detta percentuale è ridotta al cinquantuno per cento qualora il patrimonio del FIA sia altresì investito in misura non inferiore al venti per cento del suo valore in strumenti finanziari rappresentativi di operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto beni immobili, diritti reali immobiliari, o crediti garantiti da ipoteca. I limiti di investimento indicati nel presente comma devono essere raggiunti entro ventiquattro mesi dall'avvio dell'operatività.
F FIA - Fondi di investimento alternativi - riservati Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per FIA italiano riservato si intende il FIA italiano la cui partecipazione è riservata a investitori professionali e alle categorie di investitori individuate dal regolamento ministeriale previsto dall’articolo 39 del TUF stesso. Il decreto ministeriale prevede che il gestore può istituire FIA italiani riservati a investitori professionali in forma aperta o chiusa. Il regolamento o lo statuto del FIA italiano riservato può prevedere la partecipazione anche dei seguenti soggetti: a) investitori non professionali che sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del FIA per un importo complessivo non inferiore a cinquecentomila euro. Tale partecipazione minima iniziale non è frazionabile; b) investitori non professionali che nell'ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del FIA per un importo iniziale non inferiore a centomila euro a condizione che, per effetto della sottoscrizione o dell'acquisto, l'ammontare complessivo degli investimenti in FIA riservati non superi il 10 per cento del proprio portafoglio finanziario. Il termine portafoglio finanziario deve essere inteso come il valore complessivo del portafoglio costituito da depositi bancari, prodotti di  investimento assicurativi e strumenti finanziari disponibili anche presso altri intermediari o gestori.
La partecipazione minima iniziale non è frazionabile; c) soggetti abilitati alla prestazione del servizio di gestione di portafogli che nell'ambito dello svolgimento di detto servizio sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del FIA per un importo iniziale non inferiore a centomila euro per conto di investitori non professionali. Il regolamento o lo statuto del FIA italiano riservato specifica le categorie di investitori alle quali il FIA è riservato. Il regolamento o lo statuto del FIA italiano riservato, oltre a indicare in modo analitico ed esaustivo quanto previsto negli articoli 37, commi 1 e 2, 35-quater e 35-quinquies del TUF, indica: a) la circostanza che il regolamento del fondo non è soggetto all'approvazione della Banca d'Italia; b) la circostanza che non trovano applicazione le norme prudenziali di contenimento e frazionamento del rischio stabilite dalla Banca d'Italia per i FIA non riservati; c) l'obiettivo, il profilo di rischio, lo stile di gestione e le tecniche di investimento del FIA; d) il livello massimo di leva finanziaria del FIA; e) i limiti di investimento del FIA. Le quote o le azioni dei FIA italiani riservati non possono essere collocate, rimborsate o rivendute da parte di chi le possiede a soggetti diversi da quelli indicati nel regolamento o nello statuto del FIA.
F Finanza comportamentale La teoria economica neoclassica, che per molti anni ha occupato una posizione centrale negli studi accademici, fonda le proprie basi sullo stereotipo dell’homo economicus, un individuo perfettamente razionale che assume comportamenti economici regolati dai principi di egoismo, perfette informazioni ed utilità decrescente al margine. In termini semplici si ritiene che un individuo, di fronte a scelte complesse quali gli investimenti in strumenti finanziari, si comporta sempre in maniera razionale, potendo comprendere e sfruttare tutte le informazioni a disposizione nel momento della decisione, e preferendo sempre in prima battuta quelle alternative che gli forniscono più utilità. Che significa, nel campo finanziario, preferire sempre a parità di rischio gli investimenti che offrono un maggiore rendimento atteso, ovvero, detto all’inverso, a parità di rendimento atteso gli investimenti caratterizzati da minor rischio. Non si considera quindi che sul processo decisionale possono impattare dinamiche psicologiche, elementi cognitivi e variabili emozionali. A metà degli anni settanta, alcuni primi studi di Kahneman e Tversky, considerati i fondatori della finanza comportamentale, iniziano a mettere in dubbio il paradigma dell’homo economicus. I due studiosi, con una formazione ed un background legati alla psicologia e non all’economia pura, si inoltrano nel campo delle decisioni economiche e affermano che, per comprendere le azioni individuali, occorre analizzare più a fondo i processi cognitivi che stanno alla base delle singole scelte. Anche attraverso veri e propri esperimenti empirici, viene quindi dimostrato che i giudizi e le decisioni degli individui, specie in relazione ad investimenti finanziari, non sono affatto razionali, ma sono il risultato dell’azione di meccanismi cognitivi ed emotivi che producono scelte sistematicamente diverse da quelle previste dalla teoria classica. Nasce la finanza comportamentale, che diventa non solo una nuova branca della finanza tradizionale, ma un modo nuovo per interpretare il comportamento, e gli errori degli investitori. Non esiste tuttavia una definizione univoca di tale corrente di studio e di pensiero. Richard Thaler, autore del bestseller the Nudge, tradotto in italiano come La spinta gentile, la definisce open minded finance, cioè una finanza dalle larghe vedute. In termini generali, seguire i precetti della finanza comportamentale significa ammettere che gli individui pensano e decidono con forme di razionalità diverse. Significa considerare che alcuni fattori meno attenzionati, ma non meno sistematici, governano le scelte individuali. Tra questi fattori è possibile annoverare la percezione, la memoria, la formazione di credenze legate al proprio vissuto, la rappresentazione spesso distorta delle conoscenze e la costruzione, più o meno consapevole di modelli mentali di ragionamento. La finanza comportamentale non si presenta quindi come una teoria unitaria, ma come una disciplina in continua evoluzione che si arricchisce continuamente attraverso nuovi studi e nuovi esperimenti. È possibile tuttavia delineare tre aree tematiche, o meglio tre principali temi affrontati dalla finanza comportamentale: le distorsioni heuristic driven, cioè gli errori cognitivi dovuti alla presenza di euristiche nei processi decisionali delle persone; i problemi di scelta e frame dependence, cioè l’analisi del modo in cui le nostre scelte sono influenzate dal contesto (il frame) e dal modo in cui vengono rappresentate le informazioni; l’inefficienza dei mercati.
F Finanza sostenibile È finanza sostenibile quell’insieme di servizi finanziari, di operazioni bancarie, di strategie di investimento e di allocazione di risorse, ovvero di decisioni finanziarie, che consentono progressi nella direzione dello sviluppo sostenibile.
F Fintech Il termine "fintech" è una contrazione di "financial technology" e si riferisce a un settore dell'industria che utilizza la tecnologia per migliorare e automatizzare i servizi finanziari e bancari tradizionali. In altre parole, le aziende fintech sono impegnate nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative per semplificare le operazioni finanziarie, migliorare l'accesso ai servizi finanziari e creare nuovi modelli di business nell'ambito finanziario. Il fintech sfrutta le nuove tecnologie, come l'elaborazione dei dati, l'intelligenza artificiale, il cloud computing e la blockchain, per creare e offrire servizi finanziari in modo più efficiente, conveniente e accessibile. Questi servizi possono includere: Pagamenti digitali: piattaforme e applicazioni che consentono di effettuare transazioni finanziarie online, tra cui pagamenti mobili, trasferimenti di denaro internazionali e pagamenti peer-to-peer. Finanziamenti alternativi: soluzioni di finanziamento che vanno oltre le banche tradizionali, come prestiti peer-to-peer, finanziamenti basati su algoritmi e crowdfunding. Gestione patrimoniale: servizi di consulenza finanziaria automatizzata (robo-advisors) che aiutano le persone a investire e gestire i loro risparmi in modo efficiente. Blockchain e criptovalute: tecnologie come la blockchain che supportano le criptovalute e le applicazioni finanziarie decentralizzate. Assicurazioni digitali: soluzioni assicurative basate su piattaforme digitali che semplificano l'acquisto e la gestione delle polizze. Servizi bancari digitali: banche online e applicazioni bancarie mobili che offrono servizi bancari tradizionali, come conti correnti, risparmi e prestiti, ma senza una filiale fisica.
F Flottante Il termine flottante indica quella parte di azioni di una società quotata in Borsa non detenuta dagli azionisti di maggioranza o comunque di controllo e, di conseguenza, in mano ai piccoli azionisti o agli investitori istituzionali quali fondi, fondi pensione, Sicav. Il flottante può essere quindi calcolato deducendo dalla capitalizzazione di Borsa di una società (numero di azioni per prezzo per azione) le partecipazioni superiori ad un certo livello (solitamente il 5%) detenute da persone fisiche e società non considerabili investitori istituzionali. Il flottante è un fattore determinante in fase di quotazione di una società. La Borsa, infatti, richiede che per essere quotata una società deve avere un flottante minimo (stabilito dal regolamento di Borsa) che renda liquidi gli scambi sul titolo. In altri termini, un flottante molto basso, ovvero una parte considerevole delle azioni in mano agli azionisti di maggioranza, produce un minore numero di scambi sul titolo e di conseguenza una minor liquidità nel book di negoziazione.
F Fondi a distribuzione dei proventi I fondi a distribuzione dei proventi prevedono la distribuzione dei proventi realizzati dal fondo agli investitori. I proventi realizzati possono essere rappresentati da dividendi o cedole. La distribuzione dei proventi da parte del fondo avviene in base alle tempistiche previste dal regolamento del fondo stesso (mensile, trimestrale, semestrale, annuale). Questi fondi si differenziano dai fondi ad accumulazione dei proventi che invece non distribuiscono dividendi, ma prevedono il reinvestimento automatico degli stessi nel fondo stesso.
F Fondi ad accumulazione dei proventi I fondi ad accumulazione dei proventi sono quei fondi che prevedono il reinvestimento automatico dei proventi incassati dal fondo, quali cedole o dividendi. I proventi reinvestiti permettono di meglio sfruttare i vantaggi della capitalizzazione composta, così da rendere possibile una maggior crescita del capitale nel lungo periodo.
F Fondi attenti alla sostenibilità Fondi che promuovono fra le altre caratteristiche, quelle ambientali e sociali (ex regolamento SFDR “articolo 8”) o Fondi che hanno obiettivi di investimento sostenibile (ex Regolamento SFDR “articolo 9”).
F Fondi azionari Secondo la classificazione Assogestioni, è azionario un fondo che investe almeno il 70% del suo patrimonio in azioni. Tali fondi possono essere distinti per area geografica (Europa, Nord America, Giappone, ecc.) o per settore (finanziari, tecnologici, energetici, ecc.).
F Fondi bilanciati Secondo la classificazione di Assogestioni, i fondi bilanciati investono sia in azioni sia in obbligazioni. A seconda della percentuale massima investibile in azioni (e di contro in obbligazioni), si distinguono poi in bilanciati obbligazionari, bilanciati bilanciati e bilanciati azionari.
F Fondi di fondi I fondi di fondi sono una categoria di fondi comuni di investimento che investono il capitale dei sottoscrittori in altri fondi comuni di investimento, piuttosto che investire direttamente il denaro raccolto in asset finanziari (azioni, obbligazione, derivati, ecc…).
F Fondi di investimento a capitale protetto Sono fondi comuni di investimento che prevedono, nel processo di gestione, l'utilizzo di particolari tecniche e strategie miranti alla protezione del capitale investito dai risparmiatori. A differenza dei fondi a capitale garantito, tuttavia, la protezione del capitale non garantisce al 100% che non vi siano delle perdite .
F Fondi di liquidità Sono fondi comuni che investono in strumenti del mercato monetario a breve termine, con una durata media finanziaria non superiore a sei mesi. Si tratta quindi di strumenti a bassa volatilità, che in condizioni di mercato normali (ossia di tassi non negativi) sono caratterizzati da una crescita lenta ma progressiva del loro valore. Possono quindi essere utili per investire temporaneamente delle somme di denaro in attesa di successive opportunità di investimento.
F Fondi etici I fondi etici o socialmente responsabili sono fondi che effettuano investimenti in titoli obbligazionari o azionari di emittenti che aderiscono a principi etici definiti. In particolare, questi fondi attuano solitamente delle strategie di esclusione, ovvero escludono dai loro investimenti, ad esempio, le nazioni che non rispettano i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, quelle che sono rette da regimi dittatoriali o comunque non democratici. Inoltre evitano di investire in società appartenenti a particolari settori quali quello militare, del tabacco e dell'alcool. Nella scelta delle società vengono anche tenuti presenti criteri ambientali e di trasparenza nella gestione aziendale e nei rapporti con gli azionisti.
F Fondi flessibili Sono fondi che non hanno vincoli nella loro composizione di portafoglio, potendo liberamente decidere di muoversi da 0% a 100% tra azioni e obbligazioni. Si noti, invece, che i fondi bilanciati, pur potendo investire sia in azioni che in obbligazioni, devono rispettare specifiche percentuali di investimento. L'approccio di gestione dei fondi flessibili è di tipo non direzionale, nel senso che la loro politica di investimento non è ancorata a un benchmark di riferimento. Tuttavia, il gestore del fondo indica solitamente un obiettivo di rendimento perseguito dal fondo, espresso normalmente come tasso del mercato monetario più uno spread, ovvero un range di rischio di portafoglio all'interno del quale si muoverà la gestione (vedi anche absolute return).
F Fondi indicizzati - index funds Sono fondi comuni di investimento che mirano a replicare il più fedelmente possibile l'andamento di un benchmark di riferimento. Rientrano quindi nell'ambito della gestione passiva di portafoglio..
F Fondi obbligazionari Investono principalmente in titoli di Stato ed in obbligazioni. Possono caratterizzarsi sulla base di diverse dimensioni: geografica (obbligazionari, globali, area euro, europa, paesi emergenti ecc..); rischio di credito, misurato dal rating dei titoli in cui investono (investment grade o speculativo); duration degli investimenti; tipologia di emittente (governativi o corporate).
F Fondi settoriali Sono quei fondi che investono in particolari settori dell'economia come salute, tecnologia, media, biotecnologia o finanza. Data la ristrettezza dell'ambito dell'investimento, i fondi settoriali tendono a essere più volatili di quelli che operano su aree più ampie.
F Fondi tematici I fondi tematici sono strumenti che mirano a sfruttare le potenzialità dei cosiddetti Megatrend, ovvero quei cambiamenti di lungo termine che influenzano il modo di vivere, consumare e produrre. Si tratta quindi di sviluppi che vanno ben al di là della lunghezza del singolo ciclo economico. Esempi di Megatrend sono ad esempio l'invecchiamento e la crescita della popolazione, l'innovazione tecnologica, l'urbanizzazione, il cambiamento climatico. I fondi tematici si focalizzano quindi su temi di investimento legati a questi megatrend: robotica, clean energy, water, intelligenza artificiale ecc.. Nello specifico, il gestore del fondo tematico cerca di identificare quelle aziende che, indipendentemente dal settore di appartenenza e dall'ubicazione geografica, saranno in grado di sfruttare le opportunità di un certo tema di investimento.
F Fondo aperto Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), l'OICR (Organismo di investimento collettivo del risparmio) aperto è l’Oicr i cui partecipanti hanno il diritto di chiedere il rimborso delle quote o azioni a valere sul patrimonio dello stesso, secondo le modalità e con la frequenza previste dal regolamento, dallo statuto e dalla documentazione d’offerta dell’Oicr.
F Fondo comune di investimento Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per fondo comune di investimento si intende l’Oicr (Organismo di investimento collettivo del risparmio) costituito in forma di patrimonio autonomo, suddiviso in quote, istituito e gestito da un gestore. I fondi comuni di investimento si suddividono, in prima istanza, in aperti e chiusi. L'Oicr aperto è l’Oicr i cui partecipanti hanno il diritto di chiedere il rimborso delle quote o azioni a valere sul patrimonio dello stesso, secondo le modalità e con la frequenza previste dal regolamento, dallo statuto e dalla documentazione d’offerta dell’Oicr. Nei fondi/OICR chiusi, invece, il rimborso può avvenire solo in specifiche finestre temporali. Un'altra classificazione dei fondi comuni di investimento attiene all'oggetto degli investimenti effettuati: si avranno quindi fondi azionari, obbligazionari, bilanciati ecc...
F Fondo indicizzato Fondo comune di investimento con gestione di tipo "passivo", cioè volto a replicare l'andamento del parametro di riferimento prescelto.
F Frame dependence Il termine frame dependence si riferisce a un concetto sviluppato nell'ambito della psicologia cognitiva e della teoria delle decisioni. Si tratta della tendenza delle persone a prendere decisioni influenzate dalla presentazione o dalla formulazione di un problema o di un'opzione, piuttosto che basarle esclusivamente sui dati oggettivi o sulla sostanza della situazione. In altre parole, la frame dependence implica che la percezione e la valutazione di una situazione possono variare notevolmente in base a come viene presentata o descritta. Questo fenomeno sottolinea l'importanza del contesto (il frame appunto).
F FTSE Eurozone BOT È una delle componenti del FTSE Eurozone Italy Index Series, cioè indici creati dalla FTSE Russel per misurare il mercato dei titoli governativi italiani. L'indice Eurozone BOT viene ribilanciato settimanalmente ed è calcolato prendendo a riferimento i BOT emessi dallo stato italiano senza distinzione di scadenza.
F FTSE Italia Mid Cap È l’indice delle società quotate in Borsa Italia a media capitalizzazione. Questo indice è composto dalle prime 60 azioni nella classifica per capitalizzazione delle società quotate, al di fuori di quelle comprese nell'Indice FTSE MIB.
F FTSE Mib Il FTSE MIB è il principale indice dei mercati azionari italiani. Questo indice, che comprende circa l'80% della capitalizzazione dell’intero mercato, è composto da società di primaria importanza e a liquidità elevata nei diversi settori industriali. L'Indice FTSE MIB misura la performance di 40 titoli: ciascun titolo viene analizzato per dimensione e liquidità e l'Indice fornisce complessivamente una corretta rappresentazione per settori. L'Indice FTSE MIB è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato dopo aver corretto i componenti in base al flottante.
F Fundraising Nell'ambito degli investimenti nei private markets, il termine fundraising fa riferimento all'attività di raccolta dei capitali presso gli investitori per permettere l’avvio dell’operatività del Fondo (la durata è tipicamente di 12-18 mesi). Si conclude con il «closing» del Fondo (ci possono essere diversi momenti di closing durante il Fundraising).
F Futures I futures sono particolari strumenti finanziari derivati (vedi derivati) in cui una parte (acquirente) si impegna ad acquistare e una a vendere (venditore) uno strumento finanziario (o un bene) sottostante (underlyng asset) a un prezzo e ad una scadenza definiti al momento della sottoscrizione del contratto. I futures permettono quindi al compratore di assumere una posizione al rialzo rispetto al prezzo del sottostante: in pratica il compratore fissa un prezzo di acquisto a termine, sperando che in quel momento il prezzo di mercato del sottostante sia maggiore di quello che egli si è impegnato a pagare al venditore. Quest'ultimo, al contrario, assume una posizione ribassista, in quanto fissa un prezzo di vendita a termine sperando che in quel momento il prezzo di mercato del sottostante sia inferiore. Altro aspetto fondamentale che caratterizza i futures è quello di essere trattati in Borsa a condizioni (scadenza, tipologia e prezzo del sottostante, lotto minimo modalità operative ecc..) standardizzate. Inoltre, i futures sono strumenti a leva, in quanto il loro acquisto/vendita è effettuato versando inizialmente solo un margine/parte del valore del contratto; ciò permette di amplificare i guadagni (ma anche le perdite) giornaliere dell'attività sottostante.
G Gestione attiva Nell'ambito del risparmio gestito (fondi comuni e Sicav), la gestione attiva rappresenta un approccio di gestione in cui il gestore mira ad ottenere una performance migliore di quella di un benchmark di riferimento. Esistono diverse modalità per attuare delle strategie di gestione attiva. In generale, tuttavia, si possono distinguere le strategie di stock picking, in cui il gestore cerca di investire nei titoli a suo giudizio migliori all'interno del benchmark; le strategie di market timing, in cui il gestore cerca di esporsi maggiormente al proprio mercato in fasi rialziste e a ridurre la propria esposizione in fasi ribassiste; le strategie di sector rotation, che prevedono di sovrappesare/sottopesare i diversi settori industriali a seconda della fase del ciclo economico in cui ci si trova.
G Gestione passiva Nell'ambito del risparmio gestito, l'approccio di gestione passiva è innanzitutto quello attuato nei fondi comuni d'investimento in cui il gestore ha come obiettivo principale quello di replicare l’andamento del benchmark (vedi index fund e ETF). In termini più ampi, possono essere considerate passive anche quelle strategie di gestione in cui, seppur in presenza di una certa dinamicità nella composizione del portafoglio, le scelte di investimento seguono una logica meccanica prestabilità senza che vi sia la possibilità di intervento del gestore persona fisica.
G Gestione patrimoniale (gestione di portafogli) Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per "gestione di portafogli" si intende la gestione, su base discrezionale e individualizzata, di portafogli di investimento che includono uno o più strumenti finanziari e nell’ambito di un mandato conferito dai clienti. La gestione di portafogli è un servizio di investimento riservato per legge a specifici intermediari, ed è erogato essenzialmente da Banche, Sim e SGR.
G Gestione patrimoniale (gestione di portafogli) Sono forme di investimento che permettono al risparmiatore di affidare, tramite un mandato, l'investimento del proprio patrimonio a un gestore (SGR, SIM e banche autorizzate a prestare questo servizio). A differenza dei fondi comuni, la gestione patrimoniale non viene effettuata "in monte" ma separatamente per ogni cliente del gestore. La gestione patrimoniale è tipicamente riservata a investitori con ampie disponibilità.
G Gestore delegato Intermediario abilitato a prestare servizi di gestione di patrimoni, il quale  gestisce, anche parzialmente, il patrimonio di un OICR sulla base di una specifica delega  ricevuta dalla Società di gestione del risparmio in ottemperanza ai criteri definiti nella delega stessa.
G Goal Based Investing - GBI Il termine Goal Based Investing (GBI) è utilizzato nell'ambito della pianificazione finanziaria. Con tale termine ci si riferisce ad un particolare approccio di gestione delle risorse finanziarie di un individuo, basato sulla individuazione dei suo principali obiettivi di vita e sulla costruzione di specifici portafogli di investimento finalizzati alla realizzazione finanziaria di tali obiettivi. Il GBI prescrive quindi di non costruire, per l'investitore finale, un singolo portafoglio efficiente in termini di rendimento, rischio ed orizzonte temporale ma di suddividere la ricchezza attuale e futura dell'investitore in più portafogli aventi grado di rischio, orizzonte di investimento, e quindi composizione, differente.
G Green Bond Le obbligazioni verdi, o Green Bond, sono strumenti finanziari relativamente nuovi, ma che hanno conosciuto un tasso di crescita straordinario negli ultimi anni. Sono obbligazioni la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni ecc. I Green Bond permettono infatti di finanziare, o rifinanziare, vari tipi di progetti con caratteristiche di sostenibilità ambientale, come il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento, infrastrutture per i trasporti, tra cui le ferrovie, centrali eoliche e più in generale iniziative legate all’utilizzo sostenibile dell’acqua o all’edilizia eco-compatibile, per citare qualche esempio. I Green Bond possono essere emessi sia da società private che da stati (ad esempio i BTP green). Pur non esistendo una definizione univoca e delle norme specifiche per l’emissione di Green Bond, gli emittenti possono rifarsi a principi e linee guida emanati in ambito europeo (EU Green Bond Standard) ed in internazionale (ICMA Green Bond Principles).
G Greenwashing Il "greenwashing" è un termine utilizzato per descrivere una pratica in cui un'azienda, un'organizzazione o un individuo cerca di presentare se stesso, i propri prodotti o le proprie attività come ecologici, sostenibili o rispettosi dell'ambiente, anche quando questo non corrisponde alla realtà o quando i loro sforzi in questo senso sono insignificanti o limitati. In altre parole, il greenwashing implica una comunicazione ingannevole o fuorviante riguardo all'impegno ambientale al fine di ottenere vantaggi pubblicitari o di immagine, senza un reale contributo alla sostenibilità. Questo comportamento è critico perché può trarre in inganno i consumatori, che potrebbero pensare di fare scelte sostenibili quando in realtà non lo sono, e può danneggiare gli sforzi genuini delle aziende e delle organizzazioni impegnate nella sostenibilità, diluendo l'efficacia degli sforzi autentici per proteggere l'ambiente.
H Hedge funds Il termine hedge fund, letteralmente fondo coperto anche se tradotto in italiano come fondo speculativo, descrive un ampio insieme di fondi che mirano a rendimenti assoluti attraverso strategie di investimento non convenzionali e decorrelate rispetto ai mercati (vedi anche absolute returns). Tradizionalmente, gli hedge funds sono fondi riservati ad investitori istituzionali o comunque molto facoltosi, in quanto prevedono soglie di ingresso elevate e possono essere caratterizzati da livelli di rischio alti in quanto viene spesso utilizzata la leva finanziaria nella loro gestione. Esistono però sul mercato anche fondi che replicano, seppur in maniera limitata, le strategie degli hedge funds e che sono accessibili anche agli investitori retail. Si tratta dei cosiddetti fondi liquid alternatives.
H Herding behavior - comportamento da gregge L’herding behaviour, cioè il comportamento da gregge, è una tipica anomalia comportamentale presente nelle decisioni di molti investitori. Spesso gli investitori replicano semplicemente le scelte di investimento della maggioranza: compro in questo momento titoli del settore energetico perché vedo che tutti lo fanno. Vendo quel titolo perché tutti stanno vedendo. E questo comportamento si intreccia con un altro fenomeno definito attraverso l’acronimo FOMO, fear of missing out, cioè la paura di “rimanere fuori” e di perdere un’occasione di investimento. Tutti comprano il titolo caldo del momento il cui prezzo sta crescendo velocemente, corro anche io a comprare per paura di arrivare in ritardo.
H High Water Mark È un sistema di calcolo delle commissioni di performance di un prodotto di risparmio gestito (fondi e Sicav) legate al rendimento, che prevede il pagamento delle stesse solo se il valore della quota del fondo supera i precedenti massimi. In pratica il gestore non potrà farsi pagare una commissione di performance fino a quando non avrà recuperato interamente le perdite.
H High Yield (obbligazioni)/junk Bond I titoli obbligazionari High Yield (o junk bond come venivano chiamati in passato) sono strumenti del mercato monetario e/o obbligazioni e altri titoli di debito aventi rating inferiore ad investment grade (meno di BBB) o privi di rating. Essendo caratterizzati da un rischio di default maggiore, questi titoli pagano rendimenti più elevati dei titoli cosiddetti investment grade (cioè quelli con rating superiore a BBB).
H HNWI - High Net Worth Individual L'acronimo HNWI sta per High Net Worth Individual, ed indica, nel settore del private banking, i clienti con patrimonio molto elevato. Pur non esistendo per legge un punto di riferimento specifico, in ambito internazionale si considerano HNWI gli investitori dotati di un patrimonio disponibile superiore ad 1 milione di dollari. In Italia, l'AIPB (Associazione Italiana Private Banking) indica che il patrimonio del cliente da private banking non può, per motivi di economicità e di sostenibilità, essere inferiore a due milioni di euro, compresi beni immobiliari e di lusso.
I IBIPs - Insurance Based Investment Products La sigla IBIPs significa letteralmente Insurance Based Investment Products, quindi prodotti di investimento assicurativo. Gli IBIPs sono regolati dalla normativa europea sulla distribuzione assicurativa del 2016, anche nota come “IDD”, l’acronimo inglese di Insurance Distribution Directive.
I ICE BofA Euro Government L'ICE BofA Euro Government è un indice di mercato che segue le performance dei titoli di Stato denominati in euro emessi da paesi dell'area dell'euro. Questo indice, precedentemente noto come Merrill Lynch Euro Government Index è stato acquisito da ICE (Intercontinental Exchange) e ribattezzato ICE BofA Euro Government Index. L'indice comprende obbligazioni emesse da governi dei paesi membri dell'area dell'euro, ed è utilizzato come riferimento per misurare le performance dei mercati dei titoli di Stato nella zona euro. L'indice comprende oltre 400 titoli con rating investment grade con scadenza superiore ad 1 anno. Le scadenze dei titoli compresi possono arrivare anche oltre i 25 anni.
I ICE BofA Euro High Yield L'ICE BofA Euro High Yield è un indice di mercato che segue le performance dei titoli ad alto rendimento, noti anche come "high yield" o "junk bonds", denominati in euro emessi da società europee. Questi titoli sono emessi da aziende con una valutazione creditizia meno solida rispetto a quelle che emettono obbligazioni con un rating investment grade, e di conseguenza offrono tassi di interesse più elevati per compensare il maggior rischio di credito associato ad essi. L'indice include obbligazioni su tutte le scadenze, ma per essere incluso un titolo deve avere una scadenza maggiore di 18 mesi al momento dell'emissione. È composto da più di 700 titoli emessi da imprese operanti nel settore finanziario, industriale e dei pubblici servizi.
I ICE BofA Euro Treasury Bill L'indice ICE BofA Euro Treasury Bill replica la performance dei titoli sovrani denominati in euro emessi pubblicamente dai paesi membri dell'euro nel mercato degli eurobond o nel mercato interno dell'emittente. I paesi qualificati devono essere membri dell'euro e devono avere almeno una fonte di prezzo trasparente e prontamente disponibile per i loro titoli. I paesi qualificati devono avere un rating sovrano del debito a lungo termine in valuta estera investment grade (basato su una media di Moody's, S&P e Fitch). Inoltre, i titoli qualificati devono avere almeno un mese e meno di un anno di durata residua fino alla scadenza finale e un importo minimo in circolazione di 1 miliardo di EUR. I titoli emessi o commercializzati principalmente a investitori al dettaglio non sono idonei per l'inclusione nell'indice. I componenti dell'indice sono ponderati in base alla capitalizzazione di mercato.
I IDEM Acronimo di Italian Derivatives Market è il mercato degli strumenti derivati gestito da Borsa Italiana. Su questo mercato sono negoziati opzioni e future su indici azionari e singoli titoli (segmento equity), futures sull'energia elettrica (segmento materie prime, IDEX), e futures sul grano (segmento Agrex).
I Illusione del controllo L’illusione del controllo è un bias comportamentale che attiene all’inclinazione degli esseri umani a ritenere di poter controllare, o almeno influenzare, i risultati delle proprie scelte in modo più significativo di quanto possa succedere nella realtà. Ad esempio, ci illudiamo di poter influenzare il rendimento dei nostri investimenti scegliendo attentamente i prodotti in cui investire (cosa comunque sempre consigliabile), o cercando il momento migliore in cui comprare o vendere. Non consideriamo invece adeguatamente che la performance della maggior parte degli strumenti finanziari dipende da variabili di mercato che sono fuori dal nostro controllo.
I Impact investing L'impact investing è una strategia di investimento sostenibile che mira a generare un impatto sociale o ambientale positivo oltre a un ritorno finanziario. In altre parole, gli investitori che adottano questa strategia cercano di allocare il loro capitale in progetti, aziende o organizzazioni che perseguono obiettivi di sostenibilità e beneficio sociale, oltre a generare profitti finanziari. L'obiettivo dell'impact investing è di affrontare sfide sociali e ambientali, come la povertà, il cambiamento climatico, l'accesso all'istruzione o alle cure mediche, attraverso l'allocazione consapevole del capitale. Gli investimenti possono essere diretti verso settori come le energie rinnovabili, la microfinanza, l'istruzione, la salute o l'edilizia sostenibile, tra gli altri. L'impact investing è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, poiché sempre più investitori cercano modi per contribuire alla sostenibilità globale e alle sfide sociali mentre cercano opportunità di investimento redditizie.
I Index linked (obbligazioni, polizze) Il termine index linked è generalmente utilizzato per indicare quegli strumenti il cui rendimento è ancorato all’andamento di indici azionari/finanziari. Tra questi ritroviamo ad esempio obbligazioni il cui valore di rimborso o le cui cedole sono indicizzate ad indici azionari, ovvero polizze assicurative i cui premi sono investiti nelle stesse obbligazioni.
I Indicatore di rischio (KID) Nel KID dei fondi è presente un indicatore di rischio espresso con un punteggio da 1 a 7 che indica appunto il livello di rischio dello strumento finanziario. L’indicatore sintetico di rischio è un'indicazione orientativa del livello di rischio di un prodotto rispetto ad altri prodotti. Esso esprime la probabilità che il prodotto subisca perdite monetarie a causa di movimenti sul mercato o a causa della incapacità dello strumento di ripagare quanto dovuto. L’indicatore di rischio presuppone che il prodotto sia conservato per un numero di anni corrispondenti all'orizzonte minimo di investimento indicato per il prodotto. Il rischio effettivo può infatti variare notevolmente in caso di disinvestimento anticipato.
I Indicatori coincidenti Un indicatore coincidente è una misura economica o finanziaria che riflette lo stato attuale e contemporaneo di un'azienda, di un settore o di un'economia. A differenza degli indicatori leading, che anticipano le tendenze economiche future, e degli indicatori lagging, che seguono le tendenze passate, gli indicatori coincidenti forniscono informazioni sull'attuale andamento economico e sono spesso utilizzati per valutare la salute o la direzione immediata di un'entità o di un’area economica. Gli indicatori coincidenti sono importanti per comprendere la situazione economica attuale e possono includere: produzione industriale, occupazione, prodotto interno lordo, entrate fiscali. Gli indicatori coincidenti sono spesso utilizzati per monitorare la dinamica economica in tempo reale e valutare se ci sono segnali di crescita, recessione o stagnazione nell'attuale ambiente economico. Questi indicatori forniscono una visione immediata delle condizioni economiche e sono fondamentali per prendere decisioni aziendali e per attuare politiche economiche informate.
I Indicatori lagging (ritardati) Un indicatore lagging (indicatore ritardato) è una misura economica o finanziaria che fornisce informazioni sul passato o riflette i cambiamenti avvenuti in un'azienda, un settore o un'economia dopo che sono già avvenuti. A differenza degli indicatori leading, che anticipano le tendenze economiche future, gli indicatori lagging seguono le tendenze che si sono verificate nel passato e sono spesso utilizzati per confermare le tendenze già rilevate da altri indicatori. Gli indicatori lagging sono utilizzati per valutare la stabilità e la coerenza di una tendenza economica piuttosto che per prevedere cosa accadrà nel futuro. Alcuni esempi comuni di indicatori lagging includono: tasso di disoccupazione, debito pubblico, tasso di inflazione, reddito delle famiglie.
I Indicatori leading (anticipatori) Un leading indicator (indicatore leading o predittivo) è una misura o una serie di dati economici che fornisce informazioni preziose sulla direzione futura dell'economia o di un settore specifico. Questi indicatori sono chiamati "leading" perché tendono ad anticipare i cambiamenti economici e a fornire indizi o segnali in anticipo rispetto all'andamento generale dell'economia. Gli indicatori leading sono utilizzati per formulare previsioni economiche e decisioni di investimento. Alcuni esempi comuni di indicatori leading includono: tassi di interesse a breve termine; ordini di beni durevoli; richieste di sussidi di disoccupazione; vendite al dettaglio; indici di fiducia del consumatore. Ma anche alcuni indici di borsa possono essere considerati indicatori di tipo leading; è infatti usuale che l'andamento delle borse anticipa l'andamento del ciclo economico. Gli indicatori leading sono utilizzati da analisti economici, investitori e policymaker per prendere decisioni informate e per comprendere meglio l'andamento economico futuro. Tuttavia, è importante notare che, sebbene questi indicatori possano essere indicatori utili, non sono sempre perfettamente accurati e possono fornire segnali errati in alcune occasioni. Pertanto, vengono spesso utilizzati in combinazione con altri dati e analisi per una visione più completa della situazione economica.
I Indice dei prezzi al consumo L’inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno. In Italia l’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l’indice armonizzato europeo (IPCA). Il NIC misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico; in altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche. Il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). È l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato (e il BTP Italia). L’IPCA (in inglese Harmonised Index of Consumer Prices, HICP) è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione Europea, ai fini dell’accesso e della permanenza nell’Unione monetaria.
I Indice di riferimento EU allineato all accordo di Parigi Si tratta di specifici indici/benchmark sostenibili (vedi benchmark sostenibile) introdotti dall'Unione Europea (insieme agli indici di transizione climatica) per favorire la transizione climatica. In particolare, questi indici devono essere costruiti in modo tale da raggiungere una riduzione dell’intensità di emissioni di gas serra del 7% medio annuo (cosiddetta traiettoria di decarbonizzazione). È richiesto inoltre di conseguire una riduzione di almeno il 50% dell’intensità o del valore assoluto delle emissioni di gas serra (scope 1, scope 2 e scope 3) rispetto al portafoglio del benchmark tradizionale che funge da «parent index» (indice genitore, indice base).
I Indice di riferimento UE di transizione climatica Si tratta di specifici indici/benchmark sostenibili (vedi benchmark sostenibile) introdotti dall'Unione Europea (insieme agli indici Allineati all'accordo di Parigi) per favorire la transazione climatica. In particolare, questi indici devono essere costruiti in modo tale da raggiungere una riduzione dell’intensità di emissioni di gas serra del 7% medio annuo (cosiddetta traiettoria di decarbonizzazione). È richiesto inoltre di conseguire una riduzione di almeno il 30% dell’intensità o del valore assoluto delle emissioni di gas serra (scope 1, scope 2 e scope 3) rispetto al portafoglio del benchmark tradizionale che funge da «parent index» (indice genitore, indice base).
I Indice di Sharpe L’indice di Sharpe, inventato dall’omonimo premio Nobel William Sharpe, consente di confrontare tra loro investimenti (in particolare fondi comuni di investimento) con rischi e rendimenti diversi. Fa parte quindi delle cosiddette misure di performance corrette per il rischio (risk adjusted performance measures o RAPM) Ad esempio, si immagini di voler confrontare un fondo comune che ha un rendimento del 18% e una volatilità (deviazione standard) del 10%, con un altro fondo comune della stessa categoria che però è caratterizzato da un rendimento del 12% e una volatilità del 6%. Il primo fondo ha sia il rendimento sia la volatilità maggiori del secondo: è più redditizio, ma è al tempo stesso più rischioso. Come scegliere tra i due fondi? L’indice di Sharpe consente di “dare un prezzo al rischio” e, quindi, di effettuare confronti più corretti. La formula dell’indice è la seguente: IS = (R-rf)/s. Dove: R è il rendimento dell’investimento che si vuole analizzare, rf è il tasso di interesse privo di rischio (solitamente approssimato dal rendimento di titoli di stato ad alto rating e breve scadenza),  s (sigma σ) è la volatilità (deviazione standard) dell’investimento. Maggiore è l’indice di Sharpe, migliore sarà il risultato per l’investitore, misurato in termini di rendimento ponderato per il rischio: in linea di massima sono quindi preferibili investimenti con indice di Sharpe elevati. Nel caso precedente, ipotizzando un tasso rf pari al 6%, otteniamo IS primo fondo: (18-6)/10 = 1,2; IS secondo fondo: (12-6)/6 = 1. Il primo investimento è preferibile al secondo sulla base dell’indice di Sharpe. Si noti, tuttavia, che l’analisi effettuata con l’indice di Sharpe non è esaustiva. Ad esempio, per quanto attiene ai fondi comuni di investimento potrebbero esservi altre caratteristiche specifiche del prodotto analizzato a renderlo più o meno appetibile. Inoltre, la costruzione dell’IS viene solitamente fatta basandosi su dati passati, ed è quindi inficiata dall’arco temporale che viene utilizzato (1 anno, 36 mesi, 5 anni ecc.).
I Indici MSCI MSCI è la sigla di Morgan Stanley Capital Index. L’MSCI World è un indice globale e include tutte le borse mondiali ponderate in base alla loro capitalizzazione. MSCI World viene utilizzato per confrontare a livello internazionale la performance dei titoli azionari. Morgan Stanley calcola anche degli indici regionali che misurano le performance delle borse di una data area geografica ad es. Europa, Far East, America Latina, Nord America, Paesi emergenti, Asia, etc.
I Inducements / Incentivi Il termine incentivi (inducements) fa riferimento ai pagamenti che un intermediario, quale una banca o una SIM, può o non può ricevere da terzi soggetti diversi dal cliente nella prestazione di servizi di investimento. In base alla normativa vigente, è innanzitutto previsto dall’articolo 24 del TUF che nella prestazione del servizio di gestione di portafogli non devono essere accettati e trattenuti onorari, commissioni o altri benefici monetari o non monetari pagati o forniti da terzi o da una persona che agisce per conto di terzi, ad eccezione dei benefici non monetari di entità minima che possono migliorare la qualità del servizio offerto ai clienti e che, per la loro portata e natura, non possono essere considerati tali da pregiudicare il rispetto del dovere di agire nel migliore interesse dei clienti. Tali benefici non monetari di entità minima devono essere chiaramente comunicati ai clienti. La stessa norma si applica nel caso di svolgimento del servizio di consulenza su base indipendente così come indicato dall’articolo 24-bis del TUF. In questi due casi, quindi, siamo di fronte a servizi erogati secondo una logica “fee only”: l’unico compenso che può ricevere l’intermediario che eroga il servizio è quello pagato dal cliente. Per gli altri servizi di investimento, vale invece quanto indicato dall’articolo 52 del regolamento Consob 20307/2018 che stabilisce quanto segue: fermo restando quanto previsto dagli articoli 24, comma 1-bis, e 24-bis, comma 2, lettera b), del Testo Unico, gli intermediari non possono, in relazione alla prestazione di un servizio di investimento o accessorio, pagare o percepire compensi o commissioni oppure fornire o ricevere benefici non monetari a o da qualsiasi soggetto diverso dal cliente o da una persona che agisca per conto di questi, a meno che i pagamenti o i benefici: a) abbiano lo scopo di accrescere la qualità del servizio fornito al cliente; e b) non pregiudichino l’adempimento dell’obbligo di agire in modo onesto, equo e professionale nel migliore interesse del cliente.
I Inflation linked bonds Sono obbligazioni il cui rendimento è indicizzato all’inflazione, misurata attraverso indici calcolati dall'ISTAT o da equivalenti enti operanti negli stati esteri. Ad esempio, in Italia sono titoli inflation linked sia il BTP Italia, indicizzato all'indice FOI (inflazione famiglie operai ed impiegati), sia il BTPi, indicizzato all'inflazione europea misurata attraverso l'indice IAPC (Indice Armonizzato dei prezzi al consumo). Anche gli emittenti privati, ad esempio banche, possono emettere titoli obbligazionari indicizzati all'inflazione.
I Inflazione L'inflazione è un aumento generalizzato e sostenuto del livello generale dei prezzi dei beni e dei servizi in un'economia durante un periodo prolungato. Questo significa che nel tempo, le stesse quantità di denaro possono acquistare meno beni e servizi a causa dell'incremento dei prezzi. L'inflazione può essere misurata tramite vari indicatori, come l'indice dei prezzi al consumo (IPC) o l'indice dei prezzi alla produzione (IPP), ed è spesso espressa in forma percentuale per rappresentare l'aumento percentuale medio dei prezzi nel tempo. L'inflazione può essere causata da diversi fattori, tra cui la domanda e l'offerta, i costi di produzione, le politiche monetarie e fiscali, e può influenzare l'economia, l'andamento dei mercati finanziari e le decisioni finanziarie individuali. Un tasso moderato di inflazione è considerato normale in molte economie, ma l'inflazione eccessiva o troppo bassa possono avere impatti negativi sull'attività economica.
I Initial pubblic offering - IPO Il termine IPO (Initial Pubblic Offering) fa riferimento alle operazioni di collocamento di titoli azionari effettuate da società che per la prima volta si presentano al pubblico generale degli investitori, e che sono finalizzate alla quotazione in Borsa. Per essere quotata in Borsa, infatti, una società deve rispettare specifici requisiti in termini di "flottante", cioè le sue azioni devono essere adeguatamente distribuite tra il pubblico degli investitori così che si possano generare scambi sul book di negoziazione una volta che la società è quotata. Per creare il flottante necessario, una società quotanda effettua solitamente un aumento di capitale rivolto al pubblico degli investitori (cioè escludendo il diritto di opzione dei vecchi azionisti e aprendo l'azionariato a nuovi investitori); oppure, il flottante può essere creato (in parte) durante l'IPO tramite la vendita di azioni da parte degli azionisti di controllo della società quotanda.
I Insider Trading Con il termine insider trading si fa riferimento ad un tipico reato finanziario, consistente nell’utilizzo di informazioni privilegiate al fine di ottenerne un profitto. Nel Testo Unico della Finanza (TUF) il reato di insider trading è considerato in particolare nell’articolo 184 che specifica quanto segue. È punito con la reclusione da due a dodici anni e con la multa da euro ventimila a euro tre milioni chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della sua qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo dell'emittente, della partecipazione al capitale dell'emittente ovvero dell'esercizio di un'attività lavorativa, di una professione o di una funzione, anche pubblica, o di un ufficio: a) acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente o indirettamente, per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni medesime; b) comunica tali informazioni ad altri, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell'ufficio o di un sondaggio di mercato effettuato ai sensi dell'articolo 11 del regolamento (UE) n. 596/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014; c) raccomanda o induce altri, sulla base di tali informazioni, al compimento di taluna delle operazioni indicate nella lettera a). Fuori dei casi di concorso nei reati di cui sopra è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a dieci anni e con la multa da euro ventimila a euro due milioni e cinquecentomila chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate per ragioni diverse da quelle indicate e conoscendo il carattere privilegiato di tali informazioni, commette taluno dei fatti sopra indicati.
I Institutional Investors Group on Climate Change - IIGCC Si tratta della principale organizzazione di affiliazione degli investitori istituzionali, focalizzata sull'Europa, nata più di 20 anni fa per la collaborazione sui cambiamenti climatici. La missione dell’organizzazione è riunire la comunità degli investitori per compiere progressi significativi verso un futuro a zero emissioni nette e resiliente ai cambiamenti climatici entro il 2030. L’organizzazione lavora con i suoi membri per sviluppare orientamenti, strumenti, quadri e meccanismi di supporto per facilitare gli investitori nella gestione del rischio climatico all'interno dei loro portafogli e sfruttare al meglio le opportunità presentate dalla transizione dell'economia globale. L’organizzazione conta più di 400 membri in 27 paesi, che rappresentano oltre 65 trilioni di euro di attività. L'adesione dell'IIGCC si concentra principalmente sugli investitori istituzionali - principalmente gestori patrimoniali e fondi pensione - ma possono aderire anche fornitori di servizi finanziari come consulenti di investimento e agenzie di rating.
I Intelligenza artificiale L'intelligenza artificiale (IA) è un campo dell'informatica che si concentra sulla creazione di sistemi e programmi informatici in grado di eseguire compiti che richiedono intelligenza umana. L'obiettivo dell'IA è sviluppare algoritmi e modelli che consentano alle macchine di apprendere da dati, ragionare, risolvere problemi, riconoscere pattern e prendere decisioni in modo autonomo.
I Interest Rate Swap - IRS (strumento) Un Interest Rate Swap, noto anche come IRS, è un contratto finanziario (facente parte degli strumenti finanziari derivati) tra due parti che si scambiano flussi di pagamento basati su tassi di interesse. In un IRS, le due parti concordano di scambiare periodicamente (solitamente ogni 6 mesi) pagamenti di interessi per un determinato periodo di tempo (le scadenze degli IRS vanno da 1 a 50 anni). Più nello specifico, il compratore dello swap si impegna a pagare periodicamente un tasso fisso predeterminato (ipotizziamo 4%) su un capitale nozionale deciso dalle controparti stesse (ipotizziamo 100.000 euro) contro la ricezione di un tasso variabile; il venditore di uno swap si impegna invece a pagare un tasso variabile (ipotizziamo Euribor a sei mesi) sullo stesso capitale nozionale, contro ricezione del tasso fisso. Si noti che il capitale nozionale serve solo per calcolare l’ammontare dei flussi che vengono scambiati tra le parti. Nella pratica, le parti si scambiano in realtà solo il differenziale tra il tasso fisso e il tasso variabile: se il compratore deve pagare il 4% fisso, e contemporaneamente deve ricevere il tasso Euribor a sei mesi che, ipotizziamo, si attesta al 3%, egli girerà al venditore l’1% calcolato sul capitale nozionale. Viceversa, se l’Euribor si attesta al 5% sarà il venditore a pagare il differenziale del’1% al compratore. Dalle caratteristiche del contratto è facile comprendere che le parti coinvolte in un IRS hanno aspettative diverse sulla direzione futura dei tassi di interesse. Il compratore, che paga un tasso fisso e riceve un tasso variabile, evidentemente si aspetta il tasso variabile di riferimento salga nel corso del tempo sopra il livello del tasso fisso: egli è quindi rialzista. Il venditore, che paga un tasso variabile e riceve un tasso fisso, spera invece che il tasso variabile scenda così da rimanere sotto il livello di tasso fisso pattuito. Un IRS può essere utilizzato per scopi di copertura (hedging), speculazione o per la gestione del rischio di tasso di interesse relativo ad attività e passività finanziarie: ad esempio, un operatore indebitato a tasso variabile potrebbe utilizzare un IRS per coprirsi dal rischio di rialzo dei tassi di interessi. In altri termini, gli IRS permettono, se adeguatamente utilizzati, di trasformare flussi di interessi (da pagare o incassare) da tasso a tasso variabile (e viceversa). È importante notare, tuttavia, che sebbene un IRS possa essere utilizzato per ridurre il rischio di esposizione ai tassi di interesse, esso comporta anche un impegno contrattuale e i suoi costi o benefici variano a seconda di come i tassi di interesse effettivamente si evolvono nel tempo.
I Interest rate swaps IRS (tassi) I tassi IRS sono i tassi di interesse espressi ogni giorno sul mercato degli Interest rate swaps dai principali market maker operanti su tale mercato. Questi operatori esprimono giornalmente delle quotazioni denaro-lettera, ossia indicano per ogni scadenza il tasso fisso a cui sono disposti ad entrare in una operazione di interest rate swap, come compratori dello swap (quotazione denaro o bid) o come venditori (quotazione lettera o ask). Su ogni scadenza il tasso swap giornaliero è fissato come media delle quotazioni denaro-lettera espresse dai market maker. Le scadenze sul mercato degli IRS vanno da 1 a 50 anni: questo significa che ogni giorno è possibile farsi un'idea dei tassi proposti dai market maker anche per scadenze molto lunghe. Proprio per questo, i tassi IRS vengono solitamente presi a riferimento dalle banche per determinare il tasso fisso da applicare sui mutui. Ad esempio, per un mutuo a tasso fisso a 10 anni, una banca potrebbe proporre ad un suo cliente un tasso pari a IRS 10 anni più uno spread. 
I Internalizzatore sistematico Per internalizzatore sistematico si intende il soggetto (solitamente una banca o una Sim) che in modo organizzato, frequente e sistematico negozia per conto proprio eseguendo gli ordini del cliente al di fuori di un mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione. L'internalizzatore sistematico svolge quindi l'attività di dealer, dichiarando in maniera continua il prezzo a cui è disposto ad acquistare e a vendere uno specifico strumento finanziario (negoziazione per conto proprio). La differenza rispetto al dealer è rappresentata dal fatto che l'attività di negoziazione per conto proprio è svolta in maniera frequente e sistematica.
I International Corporate Governance Network - ICGN Fondata nel 1995 e guidata da investitori responsabili per asset under management di circa 77 trilioni di dollari, ICGN promuove i più alti standard di corporate governance e di stewardship in tutto il mondo, con l’intento di perseguire creazione di valore a lungo termine, contribuendo a economie, società e ambiente sostenibili. Ciò viene realizzato attraverso un programma di lavoro internazionale completo basato su tre attività principali: Influenza, cioè promuovere i principi dell'ICGN come standard globali. Connessione: offrire eventi e webinar globali di alta qualità con opportunità impareggiabili di networking, condivisione delle conoscenze e collaborazione. Informazione: migliorare la professionalità nella governance e nella pratica di stewardship attraverso l'informazione e l'educazione.
I Internet of Things - IoT Internet of Things (IoT), in italiano "Internet delle cose", è un concetto che si riferisce alla connessione e alla comunicazione di oggetti fisici e dispositivi tramite Internet. In sostanza, si tratta di un ecosistema in cui oggetti di uso comune, come elettrodomestici, veicoli, sensori e altri dispositivi, sono dotati di capacità di rete e di sensori che consentono loro di raccogliere e scambiare dati con altri dispositivi e sistemi, spesso senza richiedere l'intervento umano diretto. L'obiettivo dell'IoT è di rendere gli oggetti e gli ambienti più intelligenti e interconnessi, consentendo una vasta gamma di applicazioni, tra cui: Automazione domestica: consentire il controllo remoto e l'automazione di elettrodomestici e sistemi domestici come termostati, luci, telecamere di sicurezza e dispositivi audio. Industria: monitoraggio e manutenzione predittiva delle macchine e delle attrezzature industriali per migliorare l'efficienza operativa. Sanità: dispositivi indossabili per il monitoraggio della salute, come gli smartwatch, e l'automazione dei processi medici. Agricoltura: monitoraggio delle condizioni del suolo e delle colture per ottimizzare l'agricoltura. Logistica e trasporti: monitoraggio dei veicoli, delle merci e delle condizioni stradali per migliorare la gestione della catena di approvvigionamento e la sicurezza stradale. Città intelligenti: monitoraggio e gestione dei servizi pubblici come illuminazione, rifiuti e traffico per rendere le città più efficienti ed eco-sostenibili. L'IoT è alimentato dalla crescente disponibilità di connettività Internet a basso costo, dalla miniaturizzazione dei sensori e dall'avanzamento delle tecnologie di cloud computing e analisi dei dati. Tuttavia, pone anche sfide legate alla sicurezza dei dati e alla privacy, poiché la raccolta e lo scambio di dati possono coinvolgere informazioni sensibili.
I Investimenti alternativi Sono impieghi caratterizzati da una bassa correlazione con i tradizionali mercati finanziari e tendenzialmente evidenziano un elevato profilo rischio/rendimento. Esempi di investimenti alternativi sono gli hedge fund, i fondi immobiliari, il venture capital e il private equity.
I Investimenti Corporate
  • Private Equity = Sono investimenti nel capitale sociale di imprese, non quotate.
  • Private Debt = Sono investimenti focalizzati su strumenti finanziari di debito emessi da società non quotate a favore di imprese.

I Investimenti Real Asset Nell'ambito dei private markets, gli investimenti real asset si dividono in investimenti Private Real Estate e Private infrastructure. I primi raccolgono fondi da più investitori con l'obiettivo di investire in fondi che investono in attività immobiliari con elevato potenziale di sviluppo, come quelle residenziali, alberghiere, del settore logistico e degli uffici. Allo stesso modo gli investimetni Private Infrastructure rappresentano fondi che investono nei settori strategici per lo sviluppo industriale di un Paese, come energia, trasporti, telecomunicazioni.
I Investimento ecosostenibile Un investimento in una o più attività economiche considerate ecosostenibili ai sensi del Regolamento (UE) 852/2020. In particolare, un’attività economica è considerata ecosostenibile se: contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più degli obiettivi ambientali di cui all’articolo 9 dello stesso regolamento (mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e riduzione dell’inquinamento; protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi); non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali di cui all’articolo 9 dello stesso regolamento ed in conformità dell’articolo 17; è svolta nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia previste all’articolo 18 (Garanzie minime di salvaguardia); è conforme ai criteri di vaglio tecnico fissati dalla Commissione.
I Investimento sostenibile Ai sensi del REGOLAMENTO UE 2019/2088, un  «investimento sostenibile» è un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare; ovvero un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali; ovvero un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali.
I Investitore istituzionale Con il termine investitore istituzionale, si fa riferimento a tutti quei soggetti che per loro natura giuridica hanno come scopo quello di investire il denaro raccolto da investitori privati o in altri modi. Ad esempio, fondi comuni di investimento, fondi pensione, compagnie di assicurazione, fondazioni, fondi sovrani.
I Investment bank Con il termine investment bank (investment banking) si fa riferimento ad un modello di business adottato da intermediari bancari e focalizzato su specifici servizi alle imprese quotate e non, ad investitori istituzionali e anche ad enti pubblici. L’attività di investment banking, sviluppatasi in prevalenza negli USA, comprende diverse tipologie di servizi tra cui: primary market making, ossia collocamento di titoli sul mercato primario. In questo caso le investment bank aiutano le imprese a collocare i propri titoli (azioni e obbligazioni) presso gli investitori istituzionali e retail. In particolare, le investment banks intervengono nel processo di ammissione alla quotazione di una impresa, curando il collocamento dei titoli e fornendo supporto nella gestione della richiesta di ammissione. Secondary market making, ossia tutti quei servizi relativi alla compravendita su mercati secondari (ad esempio la Borsa). Rientrano in questo ambito l’attività di broker, di market maker, di dealer e anche quella di consulenza agli investimenti. Le investment bank offrono poi consulenza e soluzioni per operazioni di finanza straordinaria (M&A, merger and acquisition) e creano nuove tipologie di prodotti nell’ambito del cosiddetto financial engineering (ingegneria finanziaria). Ad esempio, l’invenzione delle operazioni di cartolarizzazione è da attribuire ad una investment bank.
I Investment grade Il termine investment grade è utilizzato dalle agenzie di rating creditizio con riferimento a titoli di stato e obbligazionari di adeguata qualità. Vengono quindi considerate investment grade le obbligazioni ed i titoli che hanno ricevuto un rating pari o superiore a BBB (secondo la scala di rating di S&P e di Fitch) o a Baa3 (secondo la scala di rating di Moody's).
I IR: Integrated Reporting (Report integrato) Detto anche report o bilancio integrato, questo strumento mira a descrivere efficacemente il collegamento che esiste tra i diversi capitali, tangibili e non, fornendo così da un lato un ampio numero di informazioni di natura finanziaria e non, dall’altro una rappresentazione integrata del processo di creazione di valore di una azienda. Ha lo scopo di fornire sia al management aziendale che agli investitori esterni un documento che sia d’aiuto e supporto alla presa di decisioni (in quanto in grado di considerare sia l’ottica della creazione di valore economico sia quella dello sviluppo di un modello di business che sia sostenibile).
I ISIN È un codice internazionale che identifica in modo univoco i titoli e gli strumenti finanziari.
I Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni - IVASS L’IVASS, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che opera per garantire l’adeguata protezione degli assicurati perseguendo la sana e prudente gestione delle imprese di assicurazione e riassicurazione e la loro trasparenza e correttezza nei confronti della clientela. L’Istituto persegue altresì la stabilità del sistema e dei mercati finanziari.
J JP Morgan Emu Government Bond Gli Indici "EMU Governement Bond" sono costituiti da titoli governativi in valuta nazionale regolarmente negoziati, a tasso fisso, emessi dai membri dell'Eurozona, ovvero dell'Unione economica e monetaria (UEM).
In particolare, l'indice "J.P. Morgan EMU (Economic and Monetary Union) Government Bond Index"  mira a replicare la performance dei titoli governativi a tasso fisso, denominato in euro, emessi dai paesi dell'Eurozona. L'indice comprende attualmente (Gennaio- 2024) titoli di Stato liquidi emessi da Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna (la Grecia è stata rimossa nell'aprile 2012 a causa della ristrutturazione del debito)
J Junk bond Letteralmente il junk bond è un'obbligazione 'spazzatura'. Il termine è usato per indicare obbligazioni emesse da società o enti poco affidabili, che compensano con maggiori rendimenti il rischio che l'investitore si assume. A tali titoli le società di valutazione attribuiscono un rating inferiore a Baa3 (Moody's) e BBB (Standard&Poor's). Per la loro natura, sono rivolte prevalentemente a investitori con elevata propensione al rischio.
K Key Information Document - KID A partire dal gennaio 2018 nell’Unione Europea è imposta la presentazione di documenti sintetici contenenti le informazioni-chiave (KID Key Information Document) sui prodotti di investimento e assicurativi preassemblati (PRIIP) destinati agli investitori al dettaglio. Dal 2023 il KID viene richiesto anche per i fondi comuni di investimento tradizionali in sostituzione del precedente documento informativo denominato KIID. Il KID deve contenere le informazioni-chiave destinate a guidare gli investitori nell’assunzione di decisioni d’investimento consapevoli. Deve essere un documento breve, chiaro, sintetico ma comprensibile. Deve permettere di comprendere il prodotto d’investimento, i suoi rischi, i suoi costi, i guadagni e le perdite potenziali. Deve inoltre facilitare il confronto con altri prodotti simili e comprendere indicazioni sintetiche sulle caratteristiche del PRIIP. Il KID deve comprendere un indicatore sintetico di rischio integrato da una spiegazione testuale dello stesso indicatore e deve spiegare testualmente anche i rischi particolarmente rilevanti per il PRIIP in oggetto, ma non adeguatamente rilevati dall’indicatore sintetico di rischio. Il KID deve contenere anche scenari di performance adeguati ed esplicitare le ipotesi formulate per realizzarli. Il KID deve essere fornito in una lingua prescritta dallo Stato membro in cui il PRIIP è distribuito al fine di garantire che gli investitori al dettaglio possano comprenderlo.
K Key Performance Indicator (KPI) Nell'ambito della finanza sostenibile, l'acronimo KPI sta per "Key Performance Indicator," che in italiano può essere tradotto come "Indicatore Chiave di Prestazione." I KPI sono metriche o indicatori utilizzati per misurare e valutare il rendimento e il progresso di un'organizzazione, di un progetto o di un investimento rispetto a obiettivi specifici, inclusi quelli legati alla sostenibilità. Nel contesto della finanza sostenibile, i KPI vengono utilizzati per monitorare e valutare l'impatto sociale, ambientale e di governance (ESG) di un'azienda o di un portafoglio di investimenti. Questi indicatori aiutano gli investitori, le organizzazioni e le istituzioni finanziarie a misurare quanto efficacemente stanno contribuendo alla sostenibilità e a identificare aree di miglioramento. Esempi di KPI nel contesto della finanza sostenibile includono: Intensità delle emissioni di carbonio (misura la quantità di emissioni di carbonio prodotte da un'azienda in rapporto alla produzione o al fatturato); percentuale di energia rinnovabile utilizzata (rappresenta la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili rispetto all'energia totale consumata da un'azienda); tasso di turnover dei dipendenti (indica la frequenza con cui i dipendenti lasciano un'azienda. Un alto tasso di turnover può essere un segnale di problemi di gestione o di condizioni di lavoro insoddisfacenti); Percentuale di donne nei ruoli di leadership (rappresenta la presenza di donne in posizioni decisionali all'interno di un'azienda e può essere un indicatore di diversità di genere); rendimenti finanziari sostenibili e rating ESG. I KPI nella finanza sostenibile sono strumenti cruciali per misurare e dimostrare l'impegno verso obiettivi di sostenibilità e responsabilità sociale. Gli investitori e le organizzazioni li utilizzano per valutare l'efficacia delle loro strategie sostenibili e per comunicare in modo trasparente il loro impatto agli stakeholders.
K KIID Key Investor Information Document. È il documento che il sottoscrittore di un fondo comune di investimento deve obbligatoriamente ricevere. Contiene le informazioni chiave sul fondo comune in oggetto.
L Leva finanziaria Il termine leva finanziaria viene in generale utilizzato per descrivere tutte quelle situazioni in cui il risultato, la performance di un investimento è amplificata, sia in positivo sia in negativo, rispetto a quanto dovrebbe naturalmente accadere. Per ottenere questo effetto, una prima possibilità, la più semplice, è quella di utilizzare la leva del debito: ad esempio, se un investitore investe 10.000 euro delle proprie risorse in uno strumento finanziario, e in più si fa prestare altri 5.000 euro (pagando un tasso di interesse) per un mese, che investe nello stesso strumento finanziario, si trova ad essere “a leva”. Se lo strumento, trascorso un mese, registra una performance del 10% egli guadagnerà 1.500 euro (meno gli interessi sul prestito), che rispetto all’investimento di 10.000 euro rappresentano il 15% (e non il 10%). La sua performance è quindi amplificata dalla leva. Ovviamente, in caso inverso di performance negativa, ammettiamo il -10%, egli perderà 1.500 euro (più gli interessi sul prestito). Si noti che operando a leva tramite debito vi è il rischio di perdere di più del capitale investito. La leva finanziaria può essere ottenuta anche investendo in strumenti finanziari derivati, ad esempio opzione e future. Questi strumenti contengono già nella loro struttura l’effetto leva, in quanto permettono di scommettere sull’andamento del prezzo di una attività sottostante investendo però solo un margine di quanto si dovrebbe investire per acquistare direttamente tale attività. Infine, il termine leva finanziaria (leverage) rappresenta anche il rapporto tra debito e capitale di rischio nel bilancio di una società: maggiore è il rapporto di leverage, più la società si finanzia a debito.
L Life Cycle investing Nell'ambito della pianificazione finanziaria, il modello del Life Cycle Investing, o modello del ciclo di vita, è quello originariamente pensato dagli studiosi Modigliani e Brumberg. L’idea di fondo del modello è che durante la sua vita un individuo passa attraverso diverse fasi in cui i suoi redditi, le sue entrate possono essere inferiori o superiori alle proprie necessità di consumo. In gioventù, ovvero fino alla fine degli studi, il nostro reddito è solitamente tendente a zero e i nostri consumi sono spesati dai nostri genitori. Quando inizia la fase lavorativa, pian piano i redditi dovrebbero aumentare ed essere sufficienti a coprire le spese, sebbene anche i consumi tendano ad aumentare poiché sorgono non poche esigenze da coprire: l’acquisto della prima auto, della prima casa, la creazione di una famiglia. In questa fase, l’individuo dovrebbe comunque riuscire ad accumulare risparmio in vista dell’età del pensionamento. Giunti alla fase di pensionamento, è molto probabile che il risparmio accumulato debba essere utilizzato per integrare la pensione, e per continuare a coprire adeguatamente i consumi. Il rischio maggiore, in questa fase, è allora quello di sopravvivere ai propri risparmi, ovvero di non avere sufficienti risorse per mantenere un adeguato tenore di vita. Il che significa o consumare molto meno, o dover chiedere aiuto ai famigliari o allo Stato. Più si vive a lungo, più aumenta la longevità della popolazione, maggiore diventa allora la necessità di accumulare denaro durante la fase lavorativa. Il modello di Modigliani prevede infine che un individuo potesse decidere di non decumulare interamente il suo denaro, ma di lasciarne parte in eredità.
L Liquidità/Liquidabilità I concetti di liquidità e liquidabilità (ovvero di rischio di liquidità/liquidabilità) di uno strumento finanziario sono ormai usati come sinonimi, ma in realtà dovrebbero indicare situazioni leggermente differenti. Il grado di liquidità di un investimento (ad esempio uno strumento finanziario o un asset reale) dovrebbe essere attentamente considerato dai risparmiatori, specie se quell’investimento, in una logica di pianificazione finanziaria, serve per raggiungere un obiettivo di breve termine. Ma anche se l’investimento è pensato in un’ottica di medio/lungo termine, o addirittura come investimento rifugio per conservare valore nel tempo (e magari passarlo alle generazioni future), comprendere eventuali difficoltà di smobilizzo e di monetizzazione è comunque un aspetto rilevante. In generale, la liquidità è l’attitudine di un bene ad essere scambiato contro moneta, a vista e senza perdite. Definita così la liquidità è una caratteristica che si possiede oppure no, senza soluzioni intermedie. Ma gli economisti hanno gradualmente esteso questo concetto fino a comprendere diverse altre sfumature possibili. In principio, quindi, l’idea di fondo era che una attività finanziaria (ma anche reale) potesse essere definita liquida se trasformabile immediatamente e, si badi bene, senza perdite in moneta, rappresentando la moneta un potere d’acquisto immediatamente spendibile in sé (al netto dell’effetto inflazione). Vista da questa angolatura, la liquidità rappresenta sicuramente una caratteristica rara: ben pochi strumenti, infatti, sarebbero veramente liquidi secondo questa accezione. Ad esempio: un titolo di stato a breve scadenza o che scade tra poco tempo, o un fondo monetario (denominato in Euro). Nel primo caso è la scadenza ravvicinata stessa a fornire un buon grado di liquidità (fatto salvo il rischio di inadempienza del debitore, ogni attività finanziaria si trasforma alla scadenza in moneta); nel secondo, dovrebbe essere proprio l’essenza del fondo monetario a renderlo liquido, cioè trasformabile in moneta senza perdite. Tolti questi rari esempi, ben pochi altri strumenti sarebbero definibili liquidi nell’accezione ristretta di cui sopra. Tuttavia, prima della scadenza si può sempre tentare di smobilizzare una attività finanziaria sul mercato secondario (se esiste); e similmente una attività reale (si pensi a dei beni preziosi o di lusso) può essere rivenduta ad un terzo. Ma rimarrebbe ovviamente il rischio di trovarsi a vendere in perdita. Entrano qui in gioco, allora, altri due concetti; quello di liquidabilità (o negoziabilità) e quello di rivendibilità. Il primo attiene in particolare alle attività/strumenti finanziari: liquidabile sarebbe cioè uno strumento per il quale esiste un mercato secondario efficiente in termini di ampiezza e profondità degli scambi, tale da garantire ad un investitore di poter velocemente uscire dalla propria posizione, senza dover essere costretto a svendere. Nel corso del tempo, tuttavia, il concetto di liquidabilità è stato assimilato a quello di liquidità. La stessa Consob afferma sul suo sito, nella parte dedicata all’educazione finanziaria, che: “La liquidità di uno strumento finanziario consiste nella sua attitudine a trasformarsi prontamente in moneta senza perdita di valore. Essa dipende in primo luogo dalle caratteristiche del mercato in cui il titolo è trattato. In generale, a parità di altre condizioni, i titoli trattati su mercati organizzati sono più liquidi dei titoli non trattati su detti mercati. Questo in quanto la domanda e l’offerta di titoli viene convogliata in gran parte su tali mercati e quindi i prezzi ivi rilevati sono più affidabili quali indicatori dell’effettivo valore degli strumenti finanziari …. ”. L’assimilazione tra liquidità e liquidabilità è quindi ormai assodata nel settore finanziario; in definitiva, sono considerati rischiosi quegli strumenti finanziari (e ce ne sono comunque in circolazione), che non avendo un mercato secondario efficiente potrebbero essere difficilmente vendibili in caso di necessità, a meno di non accettare un prezzo fortemente ribassato rispetto al valore intrinseco dello strumento.
L Low volatility La strategia di investimento denominata low volatility fa parte dell'approccio factor investing, ovvero delle strategie denominate smart beta. Il factor investing è un approccio che prevede di selezionare i titoli azionari in cui investire sulla base di fattori specifici quali, ad esempio, i fondamentali dell'azienda, il price earning, la performance recente del titolo. Nella strategia low volatility il fattore preso in considerazione è la volatilità del titolo: l'idea sottostante è quindi quella di investire nei titoli che nel recente passato (ad esempio gli ultimi 3-6 mesi) hanno registrato la minor volatilità rispetto agli titoli quotati sullo stesso mercato o nella stessa area geografica. Empiricamente è stato verificato che le strategie low volatility sono caratterizzate da un rischio contenuto, visto il metodo di scelta dei titoli, ma da un rendimento medio comunque interessante.
M Machine Learning Il machine learning è un campo dell'intelligenza artificiale (IA) che si concentra sullo sviluppo di algoritmi e modelli statistici che consentono ai computer di apprendere e migliorare le prestazioni in determinate attività senza essere esplicitamente programmati per farlo. In altre parole, il machine learning consente ai computer di acquisire conoscenze e abilità attraverso l'esperienza e i dati, in modo simile a come gli esseri umani apprendono da esperienze passate. Alcuni concetti chiave associati al machine learning sono i seguenti. Apprendimento automatico: i modelli di machine learning sono progettati per apprendere autonomamente dai dati. Questo significa che possono riconoscere pattern (sentieri), tendenze o relazioni nei dati che potrebbero non essere evidenti per gli esseri umani. Dati: i dati svolgono un ruolo fondamentale nel machine learning. I modelli vengono addestrati su grandi quantità di dati storici per imparare e migliorare le loro prestazioni. Algoritmi: gli algoritmi di machine learning sono le istruzioni matematiche che guidano il processo di apprendimento automatico. Gli algoritmi possono variare in complessità e scopo, a seconda del tipo di attività che devono essere eseguite. Reti neurali artificiali: le reti neurali artificiali sono un tipo di modello di machine learning ispirato dalla struttura del cervello umano. Sono ampiamente utilizzate in applicazioni come il riconoscimento di immagini e il linguaggio naturale. Applicazioni: il machine learning è ampiamente utilizzato in una varietà di applicazioni, tra cui il riconoscimento vocale, il riconoscimento facciale, la raccomandazione di prodotti, la previsione del tempo, l'analisi finanziaria, la medicina e molto altro.
M Macroeconomia La macroeconomia è un ramo dell'economia che si occupa dello studio del comportamento, della struttura, delle decisioni e della performance dell'economia nel suo insieme. Questo include: l'analisi delle tendenze economiche nazionali, regionali e globali, la valutazione delle politiche governative e il monitoraggio delle variabili economiche come il PIL (Prodotto Interno Lordo), i tassi di inflazione, la disoccupazione, e i tassi di interesse.
M Manipolazione di mercato Si tratta di un reato finanziario sancito dall’articolo 185 del Testo Unico della Finanza che prevede che: “Chiunque diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro cinque milioni.
M Mappa di materialità Nell’ambito della finanza sostenibile e degli investimenti ESG, il concetto di materialità di una questione/fattore ESG attiene alla capacità di quella specifica questione/fattore di impattare sulla performance finanziaria di un investimento, ovvero di un emittente di strumenti finanziari. Per valutazione di materialità (materiality assessment) si intende quindi la valutazione dei nessi riconoscibili o potenzialmente riconoscibili tra quella questione di sostenibilità e i drivers di valore del business della società emittente (ricavi, spese operative, passività e impegni…) che fanno sì che l’esposizione, la gestione o non gestione della stessa possa generare rischi e opportunità. La materialità dei fattori ESG non è però identica per tutte le imprese in maniera indistinta. Il livello di materialità di una questione/fattore dipende infatti dal tipo di business e dal settore in cui una impresa opera. Ad esempio, la gestione dei consumi di acqua è sicuramente un aspetto più critico per le imprese che operano in determinati settori manifatturieri che non per imprese operanti prevalentemente nella produzione di servizi. Proprio per questo, le società che effettuano delle valutazioni (rating) sulla sostenibilità delle imprese sono solite usare delle “mappe di materialità” per indagare gli aspetti ESG più critici nei vari settori. Una delle più note mappe di materialità è quella creata dal SASB: il primo approccio per la determinazione dei fattori ESG materiali è stato infatti implementato dal Sustainability Accounting Standards Board (SASB). Lo strumento creato da SASB a supporto del materiality assessment è rappresentato dalla MATERIALITY MAP in relazione alla quale SASB dichiara: “la mappa di materialità del SASB identifica le questioni ESG finanziariamente rilevanti, che sono cioè le questioni che hanno ragionevolmente probabilità di avere un impatto sulla condizione finanziaria o sulla performance operativa di una società e quindi sono più importanti per gli investitori". Nella mappa del SASB vengono individuati 26 temi generali di sostenibilità riconducibili a 5 dimensioni di analisi (Ambiente, Capitale sociale, Capitale umano, Modello di business e innovazione, Leadership e governance) esaminati in relazione a 11 settori articolati in 77 industrie.
M Market maker Per market maker si intende il soggetto che si propone sui mercati regolamentati e sui sistemi multilaterali di negoziazione, su base continua, come disposto a negoziare in contropartita diretta acquistando e vendendo strumenti finanziari ai prezzi da esso definiti. L'attività del market maker su uno strumento finanziario ne accresce la liquidabilità sul mercato secondario. Infatti, un investitore che volesse acquistare o vendere lo strumento finanziario ha a disposizione almeno la proposta in acquisto/vendita inserita dal market maker.  La differenza (spread) tra il prezzo a cui il market maker è disposto a comprare (prezzo denaro o bid price) e il prezzo a cui è disposto a vendere (prezzo lettera o ask price) costituisce il guadagno del market maker.
M Market timing Nell'ambito delle strategie di investimento attuate dai gestori degli OICR, Organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi e Sicav), il cosiddetto market timing indica il tentativo, da parte del gestore, di anticipare le fluttuazioni del mercato durante l'anno per ottenere una performance superiore al proprio benchmark di riferimento. Ad esempio, se il gestore prevede che dopo un trimestre di performance molto positive il mercato subirà uno storno nei successivi mesi, egli può decidere di aumentare la propria posizione in liquidità o di coprire parte del portafoglio con strumenti finanziari derivati. Viceversa, se l'ipotesi è quella di una forte crescita del mercato di riferimento, egli provvederà a diminuire le posizioni in liquidità e a sovraesporsi al mercato. Si tenga tuttavia presente che il market timing è una strategia non facile da applicare e i cui risultati non sono certi. E' quindi sconsigliabile ad un investitore retail di tentare di prevedere il mercato, entrando ed uscendo in maniera frequente dai propri investimenti specie se azionari.
M Megatrend Un megatrend è una tendenza globale che ha il potenziale di produrre cambiamenti significativi sul lungo termine (ossia oltre il ciclo economico attuale) e influenza anche più di una generazione. I cambiamenti indotti da un megatrend possono essere relativi al mondo in cui viviamo, consumiamo, produciamo. I megatrend sono spesso legati a fattori strutturali come demografia, ambiente, energia, innovazione scientifica e tecnologica, lavoro. Le caratteristiche tipiche dei megatrend sono le seguenti: si tratta di fenomeni globali e non limitati ad una sola area geografica; sono fenomeni di lungo termine e sono in grado di produrre cambiamenti significativi nella società e nell'economia. Non sono delle semplici mode. Esempi di megatrend includono: la globalizzazione, l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico, l’urbanizzazione, l’innovazione tecnologica. I megatrend sono importanti da considerare per gli investitori, poiché possono avere un impatto significativo sulle aziende e sui settori economici.
M Mental accounting -conti mentali

Nell’ambito degli studi di finanza comportamentale, con il termine mental accounting si individua una teoria sviluppata dall'economista e premio nobel statunitense Richard Thaler, la quale ipotizza che le scelte economiche delle persone siano mediate da un vero e proprio sistema di contabilità mentale, che non è neutrale, e produce comportamenti non del tutto coerenti col modello economico neoclassico standard, basato sulla perfetta razionalità degli individui. In termini semplici ciò significa che nella testa degli individui il denaro non è tutto uguale, ma è suddiviso in diversi “cassetti” che hanno funzioni e valori diversi. La contabilità mentale è quindi un processo che induce le persone a dotarsi di un sistema di conti mentali attraverso i quali registrare e codificare ogni scelta economica e finanziaria.

Per comprenderne il funzionamento basta rifarsi ad un noto esperimento di finanza comportamentale in cui vengono sottoposte due situazioni verosimili a due gruppi di intervistati.
Ai primi viene proposto il seguente caso: “immagina di avere deciso di assistere ad uno spettacolo teatrale e di avere pagato il biglietto 10 euro. Quando arrivi a teatro, ti accorgi di avere perso il biglietto. Pagheresti 10 euro per un altro biglietto?”. La maggioranza degli intervistati a cui viene presentato il caso afferma che non sarebbe intenzionata ad acquistare un nuovo ticket.
Al secondo gruppo di soggetti viene invece presentata una diversa situazione: “supponi di avere deciso di assistere ad uno spettacolo il cui biglietto costa 10 euro; arrivato a teatro, ti accorgi di avere perso dal portafoglio 10 euro. Acquisti comunque il biglietto?” In questo caso, si evidenzia una netta prevalenza di risposte affermative.
Le due situazioni, dal punto di finanziario, sono ad evidenza identiche: in entrambe si ipotizza che vi sia una perdita di 10 euro. Ma il comportamento delle persone diverge notevolmente e ciò può essere attribuito all’esistenza dei conti mentali. Quando le persone decidono di recarsi a teatro, creano un conto mentale che possiamo denominare “spese per lo svago” al quale vengono imputate le risorse necessarie per acquistare il biglietto, ossia 10 euro. Nella prima situazione, quindi, l’acquisto di un secondo biglietto incrementa il saldo del conto “spese per lo svago” a 20 euro, cioè ad un livello che per la maggioranza degli intervistati non è accettabile. Come a dire: 20 euro per uno svago sono troppi. Nella seconda situazione, invece, gli individui subiscono una perdita di 10 euro in contanti, che sono presumibilmente allocati in un conto mentale differente, ad esempio “spese generali o imprevisti”. Le persone, quindi, scelgono di acquistare comunque il biglietto, perché il conto “spese per lo svago” non viene intaccato e non si ha quindi la percezione di spendere troppo per il proprio divertimento. L’esperimento evidenzia una chiara violazione della nozione economica di fungibilità della moneta, cioè 10 euro sono comunque 10 euro. Quello che accade è che il denaro situato in un conto mentale non è sostituto perfetto del denaro assegnato ad un altro conto mentale

M Mercati emergenti In ambito finanziario i mercati emergenti sono aree geografiche o paesi in via di sviluppo che stanno attraversando un processo di crescita economica e industrializzazione. Questi mercati sono caratterizzati da un rapido cambiamento e una maggiore apertura agli investimenti stranieri. Alcune caratteristiche tipiche dei mercati emergenti includono: Crescita economica sostenuta. I mercati emergenti tendono ad avere tassi di crescita del PIL più elevati rispetto ai mercati sviluppati, il che li rende attraenti per gli investitori alla ricerca di opportunità di crescita. Industrializzazione: questi mercati spesso stanno attraversando una fase di industrializzazione, con un aumento della produzione manifatturiera e dell'infrastruttura. Potenziale per rendimenti elevati: a causa della loro crescita economica più veloce, i mercati emergenti possono offrire rendimenti sugli investimenti più elevati rispetto ai mercati sviluppati. Tuttavia, questo potenziale è spesso accompagnato da un aumento della volatilità e del rischio. Rischi specifici: investire nei mercati emergenti comporta rischi specifici, tra cui instabilità politica, fluttuazioni valutarie, scarsa regolamentazione finanziaria e problemi di liquidità. Gli investitori devono essere consapevoli di questi rischi e prendere misure per mitigarli. Accesso limitato ai mercati finanziari: in alcuni casi, l'accesso ai mercati finanziari dei paesi emergenti può essere limitato o soggetto a restrizioni per gli investitori stranieri. Questo può complicare gli investimenti diretti; tuttavia questa limitazione è facilmente superabile attraverso gli strumenti di risparmio gestito quali fondi e Sicav. I mercati emergenti sono considerati un'opzione di investimento interessante per coloro che cercano una diversificazione del portafoglio e sono disposti a sopportare una certa dose di rischio per potenziali rendimenti elevati. Tuttavia, è importante notare che la situazione economica e politica nei mercati emergenti può essere volatile, quindi gli investitori dovrebbero effettuare una ricerca diligente prima di prendere decisioni di investimento in queste aree.
M Mercati privati - private markets Con il termine mercati privati/private markets si intendono in via generale gli investimenti in strumenti finanziari emessi da società non quotate. Gli investitori che vogliono investire in questa asset class hanno quindi un’ampia scelta a livello di soluzioni, strategie e modalità d’investimento. Fanno parte dei private markets gli investimenti in private equity, venture capital e private debt. Inoltre, vengono considerati in questa asset class anche gli investimenti in infrastrutture e nel real estate (immobiliare).
M Mercati quotati Rappresentano i mercati regolamentati, quotati sui tradizionali meccanismi di scambio come le Borse.
M Mercati regolamentati Ai sensi del Testo Unico della Finanza, per mercato regolamentato si intende un sistema multilaterale amministrato e/o gestito da un gestore del mercato, che consente o facilita l’incontro, al suo interno e in base alle sue regole non discrezionali, di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti relativi a strumenti finanziari ammessi alla negoziazione conformemente alle sue regole e/o ai suoi sistemi, e che è autorizzato e funziona regolarmente.
M Mercato primario È quello delle nuove emissioni di titoli: esso ha la funzione di esprimere un prezzo per i titoli di nuova emissione e di fornire fondi all’emittente, tipicamente una unità in deficit. È quindi il mercato che lega le decisioni di spesa e di investimento delle unità in deficit (imprese e stato) con le decisioni finanziarie delle unità in surplus (famiglie ed investitori). Esempi di mercati primari sono le aste dei titoli di stato e le operazioni di collocamento di emittenti privati (Offerte pubbliche di vendita e sottoscrizione di titoli).
M Mercato secondario È quello in cui vengono scambiati titoli già emessi. Tipico esempio è la Borsa, ovvero le sedi di negoziazione in cui vengono comprati e venduti titoli quotati. Il mercato secondario assolve la funzione di esprimere nel continuo il prezzo, dunque la valutazione, dei titoli emessi nel mercato primario (anche se non per tutti gli strumenti esiste un mercato secondario) e nello stesso tempo di consentire all’originale acquirente sul mercato primario di liquidare il proprio investimento. Ad esempio, se un investitore ha sottoscritto in fase di collocamento (mercato primario) una obbligazione che scade tra dieci anni, egli potrà venderla prima della scadenza sul mercato secondario. Il prezzo di vendita potrebbe però discostarsi anche significativamente dal prezzo di sottoscrizione a causa delle mutate condizioni di mercato. Il mercato secondario non fornisce quindi nuove risorse agli emittenti, in quanto gli scambi di titoli sul mercato secondario avvengono tra investitori, sia privati che istituzionali; ma è fondamentale per assicurare appunto liquidità agli investitori e per consentire la valutazione nel continuo dei titoli emessi.
M Mercato Telematico delle Obbligazioni - MOT Il Mercato Telematico delle Obbligazioni (MOT) è l’unico mercato obbligazionario regolamentato italiano ed è stato istituito nel 1994 con l’obiettivo di rendere più agevole l’ingresso degli investitori privati al mercato stesso e di migliorare l’operato degli investitori professionali. In questo mercato vengono negoziati per quantitativi minimi o loro multipli, titoli di Stato, obbligazioni societarie non convertibili, asset backed securities, cioè titoli derivanti da operazioni di cartolarizzazione. Dalla fine del 2005 Borsa Italiana ha introdotto nel MOT due segmenti: DomesticMOT ed EuroMOT che si differenziano tra di loro per la diversa modalità di liquidazione. Nel DomesticMOT, si ha la negoziazione di Titoli di Stato italiani e altri titoli di debito e vengono liquidati con il servizio di liquidazione denominato Euronext Securities Milan (società del gruppo Euronext). L’EuroMOT, ospita la negoziazione di Titoli di Stato esteri, sovranazionali ed Eurobonds, liquidati tramite i sistemi internazionali di Euroclear (società belga) e Clearstream Banking Luxembourg. Sul MOT, pertanto, possono essere negoziate obbligazioni con valuta diversa dall’euro: oltre al Dollaro Americano (USD) e la Sterlina Inglese (GBP), possono essere negoziate obbligazioni con valuta AUD (Dollaro Australiano), HUF (Fiorino Ungherese), BRL (Real Brasiliano), MXN (Peso Messicano), PLN (Zloty Polacco), TRY (Lira Turca) e ZAR (Rand Sudafricano),
M Metaverso Il termine metaverso è un concetto che denota un universo virtuale e digitale tridimensionale, spesso collegato o interconnesso con il mondo reale, in cui le persone possono interagire, comunicare, creare e partecipare a esperienze digitali immersive. Il metaverso è una sorta di spazio virtuale condiviso in cui gli utenti possono avere una presenza online continua e partecipare a una vasta gamma di attività, che vanno dalla socializzazione e dal lavoro alla formazione, al gioco e all'intrattenimento. Il metaverso è un ambiente digitale che integra elementi del mondo virtuale, della realtà aumentata (AR, augmented reality) e della realtà virtuale (VR, virtual reality) per creare un'esperienza immersiva e condivisa. Questo spazio è solitamente accessibile attraverso dispositivi informatici, come computer, occhiali AR o visori VR, e può includere una vasta gamma di mondi virtuali, spazi 3D, oggetti digitali e avatar personalizzati.
M Mifid Acronimo di Markets in Financial Instruments Directive. È una direttiva europea, recepita in Italia nel 2007, che ha modificato la disciplina dei mercati finanziari con l’idea di rafforzare la tutela del risparmiatore e creare un mercato più integrato, efficace e competitivo.
M Mifid I e II - Markets in Financial Instruments Directive Acronimo di Markets in Financial Instruments Directive. È una direttiva europea, recepita in Italia nel 2007, che ha modificato la disciplina dei mercati finanziari con l’idea di rafforzare la tutela del risparmiatore e creare un mercato più integrato, efficace e competitivo. Una sua revisione (MIFID II) è stata introdotta nel 2014.
M Misure di performance aggiustate per il rischio (RAPM) Il termine RAPM è l’acronimo di Risk Adjusted Performance Measures, ossia “Misure di Performance Corrette per il Rischio. Le misure di rendimento corrette per il rischio nascono da un’esigenza molto comune nel mondo finanziario: dover effettuare una scelta tra più prodotti, ad esempio fondi comuni di investimento, selezionando quelli che sembrano più appetibili per un potenziale investitore. Per risolvere questo problema è necessario riuscire a costruire una sorta di graduatoria, in cui i primi arrivati rappresentano le “migliori scelte”; proprio in quest’ottica lavorano le misure RAPM. L’assunto fondamentale delle misure RAPM è che il miglior prodotto non coincide necessariamente con quello a maggior rendimento; in altri termini, dovendo scegliere tra uno strumento finanziario che in media rende il 5% annuo ed uno che rende il 10% annuo, non è detto che optare per il secondo si riveli necessariamente la scelta più corretta. Infatti, occorre tenere conto anche del rischio che lo strumento scelto fa correre all’investitore. Elemento essenziale diviene quindi la definizione e la misurazione del rischio di uno strumento finanziario. Le misure RAPM permettono di raffrontare gli strumenti finanziari considerando le due facce della medaglia: il rendimento e il rischio. Tali misure si differenziano tra di loro in base a come viene calcolato il rendimento (in valore assoluto o in valore relativo rispetto ad un tasso risk free) e a quale indicatore di rischio viene scelto. Esempi di misure RAPM sono l’indice di Sharpe, l’indice di Treynor, l’indice di Sortino.
M Modulo di sottoscrizione Il documento che deve essere compilato quando un investitore sottoscrivere quote di fondi (azioni di Sicav) o, eventualmente, chiede di effettuare un passaggio (switch) da un fondo all'altro. Il documento contiene i dati anagrafici del cliente, le indicazioni inerente al tipo di fondo, e al tipo di quote dello stesso che si vogliono sottoscrivere. Inoltre vengono specificate le modalità di pagamento. Sul documento devono essere presenti le firme richieste al sottoscrittore e la data di sottoscrizione. Nel modulo di sottoscrizione vengono inserite anche informazioni inerenti al diritto di recesso, ai conflitti di interessi, agli incentivi inglobati nel costo del prodotto, e alle modalità da attivare per eventuali reclami.
M Momentum (strategia) La strategia momentum è un approccio di investimento basato sull’idea che gli asset finanziari che hanno mostrato una forte performance nel recente passato tendono a continuare a farlo nel breve e talvolta nel medio termine. Questa strategia si basa quindi sulla convinzione che i titoli o gli asset che hanno avuto una buona performance abbiano una maggiore probabilità di continuare a salire, mentre quelli che hanno avuto una performance negativa continueranno a scendere. Da questo punto di vista la strategia momentum ragiona in maniera diametralmente opposta alla cosiddetta strategia contrarian. Secondo la strategia momentum, infatti, si devono comprare i vincenti e vendere i perdenti (buy the winners and sell the losers).
M MSCI AC Pacific L’indice MSCI AC Pacific è un indice azionario che comprende le società ad alta e media capitalizzazione quotate nei mercati di 5 paesi sviluppati (DM, Developed markets) e di 7 paesi emergenti nell’area pacifico. Con 1.415 componenti, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante in ciascun paese. I paesi sviluppati compresi nell’indice sono: Australia, Hong Kong, Giappone, Nuova Zelanda e Singapore. I paesi emergenti compresi nell’indice sono: Cina, Indonesia, Corea, Malesia, Filippine, Taiwan e Thailandia.
M MSCI ACWI L’indice MSCI ACWI (All country world index) è un indice azionario che comprende le società ad alta e media capitalizzazione quotate nei mercati di 23 paesi sviluppati (DM, Developed markets) e nei mercati di 24 paesi emergenti (EM, Emerging markets). Con 2.934 componenti, l'indice copre circa l'85% del set di opportunità azionarie investibili globali. I paesi sviluppati compresi nell’indice sono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. I paesi emergenti compresi nell’indice sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Ungheria, India, Indonesia, Corea, Kuwait, Malesia, Messico, Perù, Filippine, Polonia, Qatar, Arabia Saudita, Sud Africa, Taiwan, Tailandia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
M MSCI Europe L’indice MSCI Europe è un indice azionario che comprende le società ad alta e media capitalizzazione quotate nei mercati di 15 paesi sviluppati (DM, Developed markets) in Europa. Con 428 componenti, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante nell'universo azionario dei mercati sviluppati europei. I paesi sviluppati compresi nell’indice sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
M MSCI USA L’indice MSCI USA è un indice azionario che comprende le società ad alta e media capitalizzazione del mercato azionario statunitense. Con 627 titoli, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante negli Stati Uniti.
M MSCI World L'indice MSCI World è un indice azionario che comprende le società ad alta e media capitalizzazione quotate nei mercati di 23 paesi sviluppati (DM, Developed markets). Con 1.512 componenti, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante di ciascun paese. I paesi sviluppati compresi nell’indice sono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
N Natural language process - NLP Il Natural Language Processing (NLP), traducibile in italiano come "Elaborazione del Linguaggio Naturale," è un campo dell'intelligenza artificiale (IA) che si occupa dello sviluppo di algoritmi, modelli e sistemi informatici in grado di comprendere, interpretare e generare il linguaggio umano in modo naturale. L'obiettivo principale dell'NLP è consentire ai computer di lavorare con il linguaggio umano in modo simile a come lo farebbe una persona. Alcuni concetti chiave associati al Natural Language Processing (NLP) sono i seguenti. Comprendere il linguaggio: l’NLP mira a far sì che i computer possano comprendere il testo o il linguaggio parlato in modo da estrarre significato, relazioni e informazioni utili. Questo include la comprensione della grammatica, della semantica, della sintassi e del contesto. Generazione del linguaggio: oltre a comprendere il linguaggio, l'NLP si occupa anche della generazione del linguaggio. Ciò significa che può essere utilizzato per creare testo o discorsi in modo coerente e naturale, come nel caso dei chatbot o dei sistemi di scrittura assistita. Applicazioni dell'NLP: l'NLP è ampiamente utilizzato in una vasta gamma di applicazioni, tra cui il riconoscimento vocale, la traduzione automatica, l'analisi del sentimento (sentiment analysis), la ricerca di informazioni, la classificazione di testo, l'elaborazione automatica del linguaggio naturale e molto altro. Machine Learning nell'NLP: spesso l'NLP fa uso di tecniche di machine learning, come le reti neurali artificiali, per addestrare modelli che possono comprendere e generare il linguaggio umano. Questi modelli possono essere addestrati su grandi quantità di dati per migliorare le loro prestazioni.
N NAV - Net Asset Value Acronimo di Net Asset Value. È il valore del patrimonio netto che rappresenta la valorizzazione di tutte le attività finanziarie del fondo al netto delle passività. Dividendo il NAV per il numero delle quote in circolazione si ottiene il valore unitario di una quota/comparto alla data di riferimento.
N Negoziazione per conto proprio La negoziazione per conto proprio è un servizio di investimento previsto dal Testo Unico della Finanza (TUF). Per negoziazione per conto proprio si intende l’attività di acquisto e vendita di strumenti finanziari, in contropartita diretta e in relazione a ordini dei clienti (attività di dealre), nonché l’attività di market maker.
N Net Zero Asset Manager Initiative (NZAMI) Iniziativa costituita da asset manager internazionali impegnati a sostenere l'obiettivo di zero emissioni nette di gas serra entro il 2050 o prima, in linea con gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°e a sostenere investimenti in linea con tale obiettivo. La NZAMI è partner di “Race to Zero”, una campagna guidata dalle Nazioni Unite che raggruppa una coalizione di iniziative impegnate a conseguire zero emissioni nette entro il 2050 al più tardi.
N Nikkei È l’indice della borsa di Tokyo più conosciuto al mondo e comprende i 225 titoli a maggiore capitalizzazione.
N Nikkei 225 Il Nikkei Stock Average, ovvero il Nikkei 225 è utilizzato in tutto il mondo come indice principale delle azioni giapponesi. Sono passati più di 70 anni dall'inizio del suo calcolo, ed esso ben rappresenta la storia economica giapponese dopo la seconda guerra mondiale. Il Nikkei 225 è un indice price weighted, ovvero un indice in cui il peso di ogni azione dipende dal suo prezzo e non dalla capitalizzazione di mercato. È composto da 225 azioni selezionate sul Prime Market della Tokyo Stock Exchange. Viene rivisto semestralmente ad Aprile e Ottobre.
N Non-Fungible Token - NFT Un NFT, acronimo di "Non-Fungible Token," è una forma di token digitale basata su tecnologia blockchain che rappresenta la proprietà di un oggetto o di un asset digitale unico e indivisibile. Ciò significa che un NFT rappresenta un bene digitale distintivo e non può essere scambiato uno-a-uno con altri token o unità di valore, a differenza delle criptovalute come Bitcoin o Ethereum, che sono fungibili e intercambiabili tra loro. Le principali caratteristiche degli NFT sono le seguenti. Non-Fungibile: la caratteristica principale di un NFT è la sua non-fungibilità, il che significa che ciascun token è unico e ha un valore intrinseco distintivo. Questo lo rende ideale per rappresentare oggetti digitali unici come opere d'arte digitali, collezioni digitali, giochi virtuali, video clip, musica e altro ancora. Tecnologia Blockchain: gli NFT sono creati, registrati e scambiati su blockchain, generalmente su blockchain Ethereum. La blockchain registra in modo immutabile la provenienza e la proprietà dell'NFT, garantendo l'autenticità e la tracciabilità dell'asset digitale rappresentato. Possesso e Trasferimento: quando si possiede un NFT, si ha la proprietà dell'oggetto digitale rappresentato e si può trasferire la proprietà a un'altra persona attraverso transazioni blockchain. Ciò crea un mercato per oggetti digitali unici, consentendo ai creatori di vendere le loro opere d'arte digitali o altri contenuti direttamente ai collezionisti. Valore e Mercato: gli NFT hanno guadagnato popolarità nel mondo dell'arte, dell'intrattenimento e dei giochi, con alcune opere d'arte digitali vendute per cifre molto elevate e collezioni digitali di carte virtuali e oggetti di gioco che hanno un valore di mercato significativo. Gli NFT stanno rivoluzionando il modo in cui le persone concepiscono e scambiano oggetti digitali, consentendo ai creatori di monetizzare il loro lavoro in modi nuovi e interessanti e offrendo ai collezionisti l'opportunità di possedere e scambiare oggetti digitali unici. Tuttavia, il mercato dei NFT è anche soggetto a fluttuazioni di prezzo e a dibattiti sulla sostenibilità ambientale, data l'energia necessaria per la gestione delle blockchain
O Obbligazioni Titoli di credito emessi sia da società di capitali sia da enti pubblici (Enti sovranazionali, Stati sovrani, Enti locali) con lo scopo di raccogliere capitale di debito, ossia per reperire fondi da destinare ad investimenti di medio/lungo termine da estinguere entro una certa data e secondo un piano di rimborso prestabilito. I titoli obbligazionari sono certificati di debito in cui vengono stabilite a priori le condizioni del prestito in un regolamento scritto, sulla cui base l’emittente si impegna a rimborsare al detentore dell’obbligazione il capitale ottenuto e, nella maggior parte delle volte, ad effettuare una serie di pagamenti di interessi nel corso della durata del prestito. Questi flussi in uscita per l’emittente e in entrata per il sottoscrittore dell’obbligazione (cedole) vengono  predeterminati al momento dell’investimento, oppure sono  prefissati nel corso della vita dello stesso in base ad una formula predefinita. L’importo della cedola di un titolo obbligazionario matura con la periodicità che è definita dal regolamento del prestito. Può essere semestrale, annuale o trimestrale, o di frequenza differente. Le obbligazioni identificano per le società una forma di finanziamento che non altera gli assetti di controllo della stessa società e allo stesso tempo comporta costi solitamente inferiori rispetto ai canali di finanziamento di natura bancaria. Il prezzo di emissione (sottoscrizione) di un’obbligazione è l’ammontare pagato dal primo obbligazionista all’emittente per acquisire i titoli. Moltiplicando il prezzo di emissione per l’importo complessivo del prestito si ottiene la somma effettivamente incassata dall’emittente dall’operazione. Il prezzo di emissione può essere di tre tipi: alla pari: quando il valore di sottoscrizione è pari al valore nominale del titolo; sotto la pari:  se il valore di sottoscrizione è inferiore al valore nominale del titolo, creando un disaggio di emissione; sopra la pari: se il valore di sottoscrizione è maggiore di quello nominale, in tal caso si parla di aggio di emissione, anche se bisogna aggiungere che le emissioni di questo tipo sono rare. Per quello che riguarda la circolazione i titoli possono essere: al portatore, quando il trasferimento dei titoli viene effettuata tramite la semplice consegna materiale degli stessi; nominativi, quando la circolazione avviene mediante girata piena, datata ed autenticata da un notaio ed annotata nel registro degli obbligazionisti.
O Obbligazioni a tasso fisso Sono titoli obbligazionari che pagano cedole periodiche fisse nel corso del tempo. Le cedole possono essere pagate annualmente, semestralmente, mensilmente a seconda di quanto previsto dal regolamento di emissione. Si noti, tuttavia, che il tasso cedolare fisso è normalmente espresso in ragioni d'anno. Quindi, se una obbligazione a tasso fisso prevede un tasso cedolare annuo del 4% pagabile semestralmente ciò significa che ogni sei mesi si riceve il 2%, calcolato sempre sul valore nominale del titolo.
O Obbligazione a tasso variabile Le obbligazioni a tasso (o cedola) variabile prevedono che il pagamento degli interessi vari nel corso del tempo in base all'andamento di un parametro di riferimento esterno al prestito, a cui è appunto indicizzata l'obbligazione. Esempi tipici di parametri utilizzati per indicizzare una obbligazione sono: tassi di interesse interbancari (Euribor), tassi di interesse a medio lungo termine (tassi IRS), andamento del prezzo di materie prime, andamento indici di borse, andamento valute, inflazione ecc... Si noti che in alcune obbligazioni indicizzate, l'elemento agganciato ad un parametro esterno potrebbe essere il rimborso finale del capitale e non le cedole periodiche. Nulla vieta in effetti di creare una obbligazione che paga una cedola periodica fissa, ma il cui rimborso del capitale a scadenza è indicizzato ad uno dei parametri citati.
O Obbligazione convertibile Le obbligazioni convertibili sono titoli obbligazionari che, oltre al diritto alla remunerazione periodica prestabilita ed al valore di rimborso, attribuiscono a colui che le possiede il diritto di trasformare, qualora lo ritenga conveniente, le obbligazioni stesse in azioni della società emittente o di altra società, entro un determinato tempo (periodo di conversione) e secondo le proporzioni stabilite (rapporto di cambio o di conversione). Esistono due procedimenti di conversione: procedimento/metodo diretto, ovvero possibilità di conversione in azioni della stessa società emittente il prestito; procedimento/metodo indiretto, ovvero possibilità di conversione in azioni emesse da un’altra società rispetto all’emittente la quale è spesso, ma non necessariamente, una controllata od una consociata dell’emittente.
O Obbligazione cum warrant Si tratta di titoli obbligazionari che, al momento della loro emissione, vengono collocate insieme ad un warrant. Il warrant è uno strumento finanziario che permette di acquistare o sottoscrivere azioni ad un prezzo prefissato alla o entro una certa data di scadenza. L'acquirente in fase di collocamento dell'obbligazione cum warrant, quindi, oltre ad entrare in possesso di un titolo di debito che paga interessi, acquisisce anche la proprietà di uno strumento che gli permette, ad una data futura, di ottenere azioni (solitamente della stessa società che ha emesso l'obbligazione) ad un prezzo prefissato, così da poter speculare al rialzo. L'obbligazione e il warrant possono comunque essere divisi: il possessore dell'obbligazione cum warrant potrebbe infatti decidere di vendere separatamente il warrant (prima della sua scadenza) e tenersi semplicemente l'obbligazione. Ovvero potrebbe vendere l'obbligazione e tenersi il warrant. Od ancora, potrebbe esercitare il warrant (cioè sottoscrivere o comprare le azioni), diventando così azionista, e continuare a tenere l'obbligazione. Si tenga presente che l'obbligazione e il warrant hanno solitamente scadenze diverse: il warrant è normalmente uno strumento a breve termine, mentre l'obbligazione può avere durata pluriennale.
O Obbligazione step up e step down Sono titoli obbligazionari a tasso fisso in cui, tuttavia, la cedola interessi si modifica nel tempo secondo una regola predeterminata. Nelle step up il livello della cedola sale nel tempo: ad esempio, possiamo immaginarci una obbligazione che dura 10 anni e che paga il primo anno una cedola annua del 2%, il secondo una cedola annua del 3%, e poi dal terzo anno al decimo una cedola annua del 4%. Viceversa, nelle obbligazioni step down, è previsto che l'ammontare della cedola scenda nel corso del tempo: ad esempio 7% il primo anno, 5% il secondo anno, 3% dal terzo anno in avanti. Si noti che queste obbligazioni sono comunque da considerare a tasso fisso e non a tasso variabile, in quanto la cedola non è collegata ad un parametro esterno al prestito come avviene normalmente nei titoli ad interesse variabile.
O Obbligazione strutturata Il termine obbligazione strutturata viene solitamente utilizzato per indicare quei titoli nella cui struttura di funzionamento è prevista la presenza di uno strumento derivato, ovvero di un meccanismo di indicizzazione o di trasformazione del tasso da fisso a variabile (o viceversa), od ancora di un particolare meccanismo di rimborso. Fanno parte quindi delle obbligazioni strutturate, ad esempio, i titoli fixed reverse floaters, in cui il tasso da fisso diventa variabile, titoli reverse convertible, in cui le obbligazioni vengono trasformate in azioni al verificarsi di particolari eventi, titoli index linked indicizzati all'andamento di Borsa. In sintesi, è possibile affermare che per obbligazioni strutturate intendiamo tutte quelle obbligazioni diverse dalle cosiddette "plain vanilla", ossia le tradizionali obbligazioni a tasso fisso e a rimborso del capitale a scadenza.
O Obbligazione subordinate In termini generali, le obbligazioni subordinate sono quelle che, in caso di fallimento dell'emittente, vengono ripagate dopo aver soddisfatto il rimborso delle altre obbligazioni ordinarie, ma prima di liquidare gli azionisti. Esistono tuttavia diversi livelli di subordinazione, e diverse regole inerenti il funzionamento delle obbligazioni subordinate, specie se emesse da banche. Alcune tipologie di obbligazioni subordinate, ad esempio, prevedono che in caso di perdite di esercizio il pagamento delle cedole possa essere sospeso. Ed ancora, in altri casi può essere previsto che l'obbligazione sia trasformata in azioni se l'emittente è in crisi finanziaria. Complessivamente, quindi, le obbligazioni subordinate possono essere definite uno strumento ibrido, a metà strada tra un titolo obbligazionario e un titolo azionario. Il livello di rischio che le caratterizza è più elevato di quello delle obbligazioni standard; proprio per questo offrono un rendimento maggiore. L'acquisto diretto di queste obbligazioni da parte di un investitore privato (quando possibile) deve essere adeguatamente ponderato.
O Obbligazioni (fixed) reverse floaters Si tratta di titoli obbligazionari a medio lungo termine il cui rendimento è inversamente proporzionale all’andamento di un particolare indice di riferimento. In pratica le obbligazioni fixed reverse floater sono titoli con cedole di ammontare predeterminato e decrescente nei primi anni di vita. Successivamente le cedole diventano variabili; il tasso cedolare viene però calcolato come differenza tra un tasso fisso prefissato all’emissione ed un tasso di riferimento variabile calcolato al momento dello stacco della cedola. Questi titoli iniziano quindi la loro vita come delle obbligazioni step-down (cedole decrescenti) per poi diventare reverse, nel senso che più si alza il tasso di riferimento più si riduce la cedola (indicizzazione inversa). In pratica chi compra obbligazioni reverse floater spera in un ribasso dei tassi e non in un rialzo.
O Obiettivi di sviluppo sostenibile Introdotti dall'Agenda 2030 i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals o SDGs) sono i seguenti: 1) NO POVERTA’: porre fine ad ogni forma di povertà: 2) FAME ZERO: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile; 3) SALUTE E BENESSERE: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età; 4) ISTRUZIONE DI QUALITA’: fornire un’educazione di qualità equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti; 5) UGUAGLIANZA DI GENERE: raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze; 6) ACQUA PULITA E IGIENE: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie; 7) ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni; 8) LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA: promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti; 9) INDUSTRIA, INNOVAZIONE, INFRASTRUTTURE: costruire infrastrutture resilienti, promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l’innovazione; 10) RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE: ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni; 11) CITTA’ E COMUNITA’ SOSTENIBILI: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili; 12) CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILI: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo; 13) AZIONE PER IL CLIMA: adottare azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti ; 14) LA VITA SOTT’ACQUA: conservare e usare in modo sostenibile nel tempo gli oceani, i mari, le risorse marine per uno sviluppo sostenibile; 15) LA VITA SULLA TERRA: proteggere, ripristinare, favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre; gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica; 16) PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI FORTI: promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi/istituzioni efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli; 17) COLLABORAZIONE PER GLI OBIETTIVI: rafforzare i mezzi per implementare e rivitalizzare / rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
O Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs: Sustainable Development Goals) Si tratta di 17 obiettivi (e 169 sotto-obiettivi) concordati a livello di Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2015 e con obiettivo di realizzazione nel 2030 (agenda 2030). Mirano a migliorare un'ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale quali la povertà, la fame, la salute, l’istruzione, il cambiamento climatico, l’uguaglianza di genere, l’acqua, i servizi igienico-sanitari, l’energia, l’urbanizzazione, l’ambiente e l’uguaglianza sociale.
O Obiettivo ambientale Ai sensi del REGOLAMENTO (UE) 2020/852 (Articolo 9) s’intendono per obiettivi ambientali: a) la mitigazione dei cambiamenti climatici; b) l’adattamento ai cambiamenti climatici; c) l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; d) la transizione verso un’economia circolare; e) la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; f) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
O Obiettivo di investimento L'obiettivo di investimento espresso dal KIID è la finalità che la SGR ha attribuito al fondo/comparto, in considerazione della tipologia di gestione che lo caratterizza e dell’eventuale qualifica.
O OCSE - Organizzazione per lo sviluppo economico L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) è un'organizzazione internazionale che lavora per costruire politiche migliori per una vita migliore. L’obiettivo dell’organizzazione è definire politiche che promuovano prosperità, uguaglianza, opportunità e benessere per tutti. Insieme ai governi, ai responsabili politici e ai cittadini, l’organizzazione lavora per stabilire standard internazionali basati sull'evidenza e trovare soluzioni a una serie di sfide sociali, economiche e ambientali. Dal miglioramento delle prestazioni economiche e dalla creazione di posti di lavoro alla promozione di una forte istruzione e alla lotta contro l'evasione fiscale internazionale, l’OCSE fornisce un forum unico e un hub di conoscenza per dati e analisi, scambio di esperienze, condivisione delle migliori pratiche e consulenza sulle politiche pubbliche e sulla definizione di standard internazionali.
O Offerta al pubblico di prodotti finanziari - OPS/ OPV Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per offerta al pubblico di prodotti finanziari si intende ogni comunicazione rivolta a persone, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, che presenti sufficienti informazioni sulle condizioni dell’offerta e dei prodotti finanziari offerti così da mettere un investitore in grado di decidere di acquistare o di sottoscrivere tali prodotti finanziari, incluso il collocamento tramite soggetti abilitati. La definizione si riferisce quindi alle operazioni di collocamento di strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni ecc..) presso il pubblico indistinto degli investitori (se invece il collocamento viene effettuato su un numero ristretto di investitori istituzionali si parlerà di collocamento privato o private placement). In particolare il collocamento può riguardare strumenti finanziari di nuova emissione, ed allora si tratterà di offerte pubbliche di sottoscrizione (OPS), ovvero strumenti finanziari già esistenti che vengono venduti da chi effettua il collocamento; in quest’ultimo caso si è di fronte ad offerte pubbliche di vendita (OPV). Le regole da seguire per effettuare una operazione di offerta al pubblico sono stabilite dal TUF, dai regolamenti ad esso attuativi e da regolamenti comunitari.
O Offerta pubblica di acquisto (OPA) o di scambio (OPAS) Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), per offerta pubblica di acquisto (OPA) o di scambio (OPAS) si intende ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale, in qualsiasi forma effettuati, finalizzati all'acquisto o allo scambio di prodotti finanziari e rivolti a un numero di soggetti e di ammontare complessivo superiori a quelli indicati con regolamento dalla Consob. Non costituisce offerta pubblica di acquisto o di scambio quella avente a oggetto titoli emessi dalle banche centrali degli Stati comunitari. In termini pratici, le OPA/OPAS si riferiscono nella maggior parte dei casi alle operazioni di “scalata” effettuate su società quotate. Ad esempio, se la società A vuole acquisire il controllo della società B, quotata in borsa, dovrà lanciare un OPA/OPAS sulle società B, cioè chiedere pubblicamente ai soci della società B di cedergli le loro azioni. Se il corrispettivo pagato dalla società A è esclusivamente in denaro si parlerà di OPA; se invece, in cambio delle loro azioni, i soci della società B ricevono, anche in parte, strumenti finanziari (ad esempio azioni della nuova società che si va a creare a seguito della fusione tra A e B), si parlerà di OPAS. Un particolare tipo di OPA è quella obbligatoria: l’articolo 106 del TUF prevede infatti che chiunque, a seguito di acquisti ovvero di maggiorazione dei diritti di voto, venga a detenere una partecipazione superiore alla soglia del trenta per cento (in società quotate) ovvero a disporre di diritti di voto in misura superiore al trenta per cento dei medesimi promuove (obbligatoriamente) un'offerta pubblica di acquisto rivolta a tutti i possessori di titoli sulla totalità dei titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato in loro possesso. Tale regola serve per salvaguardare i piccoli azionisti, che altrimenti potrebbero essere esclusi da operazioni societarie straordinarie, perdendo l’occasione di poter cedere le azioni in loro possesso ad un prezzo interessante.
O OICR Acronimo di Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio. La denominazione identifica i fondi comuni di investimento aperti e chiusi e le società di investimento a capitale variabile (vedi Sicav).
O One Share - One Vote Principio secondo cui per ogni azione posseduta da uno azionista (shareholder), quest’ultimo ha diritto ad un voto circa le decisioni da prendere in assemblea. Ciò implica ovviamente che più azioni un soggetto possiede più aumenta la sua capacità di influire sulle decisioni aziendali. Questo principio si contrappone alla logica del voto capitario, cioè quella regola per cui ogni azionista, in assemblea ordinaria o straordinaria, esprime un solo voto a prescindere dal numero di azioni detenute. Le banche popolari (tranne quelle trasformatesi in società per azioni) e le società cooperative adottano quest'ultimo sistema di voto.
O Operatore specialista Lo specialista (o specialist) è un operatore ammesso alle negoziazioni che richieda tale qualifica a Borsa Italiana e che si impegna a sostenere la liquidità degli strumenti finanziari per i quali svolge la propria attività. Tale sostegno si concretizza nell'esposizione continua sul mercato di proposte di acquisto e di vendita sugli strumenti interessati. Tale attività è similare a quella attuata dal market maker, cioè un intermediario che si assume il compito di garantire, in via continuativa, la negoziabilità di determinati titoli. Lo specialist è obbligatorio sui mercati Euronext STAR Milan, Euronext MIV Milan (escluso il segmento professionale), ETFPlus. Lo specialista del mercato Euronext STAR Milan deve anche produrre o far produrre almeno due ricerche l’anno concernenti l’emittente; deve inoltre organizzare almeno due volte l’anno un incontro tra il management della società e gli investitori professionali.
O Opportunità ESG - Esposizione ai Temi di Crescita Le Opportunità ESG considerano il potenziale di crescita economica di un’azienda legato ad alcuni dei target degli SDG (obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’ONU per il 2030). In particolare, per determinare il punteggio relativo alle opportunità ESG, si stima la percentuale dei ricavi di un’azienda che deriva da servizi e prodotti allineati agli SDG, i quali rappresentano i trend di crescita sostenibile.
O Opzione È il diritto di acquistare (call) o vendere (put) un’attività ad un prezzo predeterminato, all’interno di un periodo di tempo predeterminato.
O Opzione - call e put Le opzioni fanno parte della categoria degli strumenti finanziari derivati, ossia quegli strumenti il cui valore dipende dall’andamento del prezzo di una attività sottostante (underlying asset). In particolare le opzioni sono contratti bilaterali in cui il compratore, dietro pagamento di un premio, ottiene il diritto di comprare (opzione call) o di vendere (opzione put) una determinata attività sottostante (ad esempio azioni, tassi di interesse, materie prime ecc..) ad un prezzo predeterminato (prezzo di esercizio o strike price) alla (opzione di tipo europeo) o entro (opzione di tipo americano) una determinata scadenza. Viceversa, il venditore dell’opzione, a seguito dell’incasso del premio, si obbliga a vendere (opzione call) o ad acquistare (opzione put) l’attività sottostante alle condizioni pattuite. Dall’analisi delle caratteristiche tecniche del contratto può dedursi quanto segue: il compratore dell’opzione call, predeterminando il prezzo di acquisto dell’attività sottostante, effettua una scommessa al rialzo (è rialzista) sull’andamento del prezzo del sottostante. Ad esempio, se acquisto una opzione call su azioni con prezzo di esercizio a 10 euro significa che mi attendo che, entro la scadenza dell’opzione, il prezzo salirà sopra tale livello così da ricavarne una differenza positiva (acquisto le azioni a 10 euro dal venditore della call e le rivendo sul mercato ad un prezzo maggiore). Viceversa, chi acquista una opzione put effettua una scommessa al ribasso: se acquisto una opzione put su azioni con prezzo di esercizio 10 euro significa che ho il diritto di vendere tali azioni a chi mi ha venduto la put a tale cifra. Se il prezzo di mercato scende potrò quindi comprare le azioni ad un prezzo inferiore e consegnarle al venditore della put al prezzo di esercizio lucrando la differenza. Le opzioni put possono essere usate anche per proteggersi dal ribasso di prezzo di uno strumento finanziario quando lo si detiene già in portafoglio. Le opzioni sono comunque strumenti che hanno una scadenza; se entro la scadenza il prezzo non si muove nella direzione sperata l’opzione si estingue e il compratore perde il premio pagato. Le opzioni possono essere negoziate in mercati regolamentati e non regolamentati (mercati over the counter, OTC). Se sono negoziate in mercati regolamentati (ad esempio l’IDEM della Borsa Italiana) le opzioni possono essere acquistate e vendute in ogni momento prima della loro scadenza: ciò significa, ad esempio, che se oggi acquisto una opzione call al prezzo di 1 euro (cioè pago un premio di 1 euro) con scadenza a tre mesi e, tra una settimana, il prezzo dell’attività sottostante è salito fortemente, il valore della mia opzione crescerà esponenzialmente (effetto leva). A questo punto potrò rivendere la mia opzione in guadagno senza dover attendere la scadenza per esercitare il mio diritto.
O Organismi di Investimento Collettivo in Valori Mobiliari - OICVM Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), sono definiti Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari italiani (OICVM italiani) il fondo comune di investimento e la Sicav rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2009/65/CE. Gli Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari UE (OICVM UE) sono invece gli Oicr rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2009/65/CE, costituiti in uno Stato dell’UE diverso dall’Italia.
O Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio - OICR Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), per Organismo di investimento collettivo del risparmio" (Oicr) si intende l'organismo istituito per la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il cui patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori mediante l'emissione e l'offerta di quote o azioni, gestito in monte nell'interesse degli investitori e in autonomia dai medesimi nonché investito in strumenti finanziari, crediti, inclusi quelli erogati, a favore di soggetti diversi da consumatori, a valere sul patrimonio dell'OICR, partecipazioni o altri beni mobili o immobili, in base a una politica di investimento predeterminata. Si distingue poi l’Oicr aperto", ossia l’Oicr i cui partecipanti hanno il diritto di chiedere il rimborso delle quote o azioni a valere sul patrimonio dello stesso, secondo le modalità e con la frequenza previste dal regolamento, dallo statuto e dalla documentazione d’offerta dell’Oicr; l’Oicr chiuso, cioè l’Oicr diverso da quello aperto. Gli Oicr italiani sono i fondi comuni d’investimento, le Sicav e le Sicaf.
O Orizzonte temporale Nell’ambito della pianificazione finanziaria e dell’asset allocation, l’orizzonte temporale è il periodo di tempo ideale per conseguire i rendimenti attesi e valutare l’investimento fatto, ovvero il periodo di tempo in cui si vuole raggiungere uno specifico obiettivo finanziario. Un investitore dovrebbe sempre effettuare delle scelte di investimento e costruire il proprio portafoglio sulla base del suo orizzonte temporale di investimento. Una buona e semplice regola è quella di dividere perlomeno i propri investimenti in breve termine (12/18 mesi), medio termine (18 mesi/36 mesi), lungo termine (oltre i 36 mesi).
O Ottimismo Si tratta di un bias comportamentale simile, ma differente, dall’overconfidence. L’ottimismo è la tendenza ad essere eccessivamente ottimisti circa le proprie abilità e le previsioni formulate. A differenza dell’overconfidence non è un errore cognitivo ma una distorsione psicologica più di carattere emozionale (ovviamente vi sono anche, inversamente, i pessimisti per natura). Ad esempio: più dell’80% degli individui ritiene di essere un guidatore di auto migliore della media. Cosa ovviamente impossibile visto che la media è appunto la media, cioè nella realtà metà delle persone saranno sopra e metà sotto la media. In ambito finanziario, l’ottimismo comporta che gli individui siano spesso propensi a ritenere che i propri investimenti presenteranno in futuro rendimenti eccessivamente sopra la media. Come a dire, che spesso ci si fanno troppe illusioni su quanto si otterrà dai propri investimenti.
O Over the counter market - OTC Il mercato OTC (Over-The-Counter) è un tipo di mercato finanziario in cui le transazioni avvengono direttamente tra le controparti, come le istituzioni finanziarie, senza essere negoziate o regolate attraverso una borsa o un altro intermediario centralizzato. In altre parole, nel mercato OTC (o meglio nei mercati OTC), le compravendite avvengono "fuori borsa" o "fuori mercato", spesso grazie alla presenza di market maker. Caratteristiche principali del mercato OTC includono: mancanza di centralizzazione, in quanto non esiste una borsa o un luogo fisico specifico in cui le transazioni devono avvenire. Le parti coinvolte si accordano direttamente sulle condizioni del contratto. Varietà di Strumenti Finanziari: nei mercati OTC vengono negoziati una vasta gamma di strumenti finanziari, tra cui azioni non quotate, obbligazioni corporate, derivati over-the-counter come i contratti per differenza (CFD), e molti altri. Flessibilità: le parti coinvolte hanno una maggiore flessibilità nella negoziazione delle condizioni del contratto. Possono personalizzare gli accordi in base alle loro esigenze specifiche. Rischio di Controparte: nel mercato OTC, è importante valutare attentamente il rischio di controparte, poiché non sempre vi è una clearing house centrale che garantisca l'adempimento degli obblighi contrattuali. Esempi di mercati OTC includono il mercato dei cambi (forex), il mercato dei titoli non quotati, il mercato dei derivati over-the-counter e il mercato dei prestiti interbancari. Le transazioni in questi mercati spesso coinvolgono intermediari finanziari, come le banche, che fungono da mediatori tra le controparti. Nel complesso, il mercato OTC gioca un ruolo significativo nel mondo finanziario, consentendo una maggiore flessibilità e adattabilità nelle transazioni finanziarie.
O Over the counter market (OTC) È il mercato dove vengono scambiati titoli non quotati in un mercato organizzato.
O Overconfidence L’overconfidence, o iper-sicurezza, è una distorsione cognitiva che conduce gli individui a sovrastimare le proprie capacità previsionali. Quando si trovano in una situazione in cui è richiesta la determinazione di un giudizio probabilistico, le persone ritengono di essere più abili e di disporre di informazioni migliori di quanto si verifica nella realtà. L’overconfidence può essere distinta in prediction overconfidence e certainty overconfidence. La prima indica la propensione degli individui a determinare intervalli di confidenza troppo ristretti. Proviamo a capirlo con un facile esempio. Immaginiamo che il livello corrente di un indice di borsa sia attualmente 30.000 punti indice. Viene chiesto ad un gruppo di investitori di indicare un intervallo del valore futuro dell’indice, cioè un range di possibili valori, in cui si ritiene che trascorso un certo periodo, ad esempio un anno, l’indice ricada con una probabilità del 90%. Una risposta potrebbe essere ad esempio 25.000-35.000. Accade quindi che, generalmente, gli investitori indichino un intervallo eccessivamente ristretto. E qui possiamo dire che vi è anche l’influenza dell’ancoraggio, cioè il valore attuale dell’indice, e la stessa performance dell’indice nel passato recente, incide sulla risposta. In definitiva questo bias comporta che gli investitori tendono a sottovalutare la possibilità di eventi estremi, sia positivi sia negativi, sull’andamento dei mercati. E quando ciò avviene, in particolare quando il mercato scende molto di più delle previsioni individuali, gli investitori ne rimangono colpiti emotivamente. La certainty overconfidence, invece, attiene al fatto che gli individui si mostrano eccessivamente sicuri dell’accuratezza dei giudizi formulati. E paradossalmente questa distorsione colpisce maggiormente le persone che sono esperte in un determinato settore. Ad esempio, se lavoro da anni nel settore farmaceutico, penserò di essere in grado di fare previsioni su tale settore meglio di chiunque altro. Ma probabilmente mi sto ingannando, in quanto, ancorché esperto, le mie capacità previsionali sono comunque limitate. Il meccanismo dell’overconfidence può quindi generare scelte di investimento non razionali ed effetti particolarmente dannosi. In particolare gli investitori possono sovrastimare la propria capacità di selezionare titoli o prodotti finanziari, convincendosi quindi che il fai da te sia la scelta migliore. Ciò può anche condurre ad un trading eccessivo rispetto alle proprie esigenze.
P Performance Misura di solito espressa in termini percentuali di quanto un titolo o un fondo si è rivalutato in un particolare periodo di tempo.
P Periodo di disinvestimento (Harvest Period) Negli investimenti nei private markets, è il periodo in cui il Fondo liquida gli investimenti distribuendo agli investitori il capitale versato e l’incremento di valore realizzato.
P Periodo di Investimento (Deployment) Nell’ambito degli investimenti nei private markets, è il periodo successivo al «closing» (solitamente dai i 3 ai 5 anni), in cui il team di investimento del fondo seleziona gli investimenti da effettuare. In questo periodo hanno luogo le chiamate di capitale con cui l’investitore versa, in diversi momenti, il commitment pattuito (vedi commitment). Verso la fine del periodo di investimento possono verificarsi anche le prime distribuzioni di proventi.
P Periodo minimo raccomandato per la detenzione dell investimento Nell'ambito dei prodotti di risparmio gestito, è l’orizzonte temporale minimo (espresso in termini di anni) raccomandato e determinato in relazione al grado di rischio dell’investimento e alla tipologia di gestione.
P Piani Individuali di Risparmio - PIR Introdotti con la Legge di Bilancio 2017 (art. 1, comma 100 e ss.) i PIR (piani individuali di risparmio) sono dei piani attraverso i quali le persone fisiche possono investire, nel rispetto di determinate condizioni, in strumenti finanziari e liquidità beneficiando di rilevanti vantaggi fiscali. I PIR, infatti, godono dell’esenzione dalle imposte sui redditi derivanti dagli strumenti finanziari e dalla liquidità che concorrono a formare i PIR (sia redditi diversi che redditi di capitale) e di quella dalle imposte di successione dei trasferimenti degli strumenti finanziari contenuti nel piano a causa di morte. Per ottenere tali vantaggi, tuttavia, devono essere rispettati dei vincoli inerenti: a) la composizione del portafoglio del piano; b) il periodo minimo di possesso (5 anni di detenzione degli strumenti finanziari; c) il limite quantitativo all’investimento: annuale (40.000 euro), complessivo (200.000 euro). I PIR possono essere implementati solo da persone fisiche fiscalmente residenti in Italia. Non si può essere titolari, contemporaneamente, di più di un PIR e ciascun piano non può avere più di un titolare. La normativa non impedisce tuttavia alla medesima persona fisica di chiudere un PIR e aprirne un altro nel quale possono essere destinate somme o valori nei limiti previsti. Operativamente il PIR può essere costituito attraverso diverse modalità: un rapporto custodia o amministrazione di titoli o una gestione di portafogli; mediante la sottoscrizione di quote o azioni di un OICR PIR-compliant (fondi aperti quotati ed ETF); tramite contratto di assicurazione sulla vita o di capitalizzazione “PIR conforme” . Per quanto attiene alla composizione del portafoglio del PIR, dal gennaio 2020 è previsto che: in ciascun anno solare di durata del piano di risparmio a lungo termine, per almeno due terzi dell'anno stesso, le somme o i valori destinati al piano devono essere investiti almeno per il 70 per cento del valore complessivo, direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari, anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese residenti nel territorio dello Stato ai sensi dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, o in Stati membri dell'Unione europea o in Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio dello Stato; la predetta quota del 70 per cento deve essere investita almeno per il 25 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell'indice FTSE MIB della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati e almeno per un ulteriore 5 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
P Piani Individuali di Risparmio (PIR) Alternativi I PIR alternativi sono dei prodotti finanziari di tipo chiuso pensati per sostenere la crescita delle imprese italiane che si affiancano ai PIR tradizionali. Rispetto ai PIR beneficiano di soglie di investimento più elevate e vincoli di investimento specifici (almeno il 70% del valore complessivo del piano va a beneficio di PMI quotate e non, prestiti e crediti delle medesime imprese).
P Pianificazione finanziaria - financial planning In termini generali la pianificazione finanziaria (financial planning) è un approccio alle scelte di investimento di un individuo che ha come obiettivo di guidare lo stesso durante tutta la sua vita (vedi anche life cycle investing), in modo da far sì che egli possa raggiungere i suoi obiettivi di vita e, soprattutto, che possa mantenere un adeguato tenore di vita durante il tempo. La pianificazione finanziaria non è alternativa alla cosiddetta asset allocation, ma anzi la ingloba nel suo processo di implementazione. Il processo di pianificazione finanziaria dovrebbe infatti svolgersi lungo la seguente direttrice: a) protezione dell'individuo dai rischi puri che possono incidere significativamente sul suo tenore di vita (o della sua famiglia); b) analisi degli obiettivi di vita del cliente (vedi anche Goal Based Investing) e delle esigenze finanziarie lungo l'intero arco della sua vita; c) asset allocation, ovvero costruzione di uno o più portafogli adeguati alle esigenze e agli obiettivi espressi: d) gestione del passaggio generazionale della ricchezza dell'individuo.
P Piano d'azione UE sul finanziamento della crescita sostenibile Definisce una serie di azioni definite dalle autorità europee finalizzate a rafforzare il ruolo della finanza nella realizzazione di un'economia efficiente che consegua anche obiettivi ambientali e sociali.
P Piano di Accumulo (PAC) I Piani di accumulo (Pac) consentono all'investitore l'acquisto di quote di un fondo tramite versamenti periodici successivi. Si possono versare nel fondo comune importi fissi o variabili, a cadenza mensile, trimestrale, quadrimestrale e così via, per un arco temporale da uno a più anni (tre, cinque, dieci, quindici anni ecc.); il PAC tuttavia è molto flessibile in quanto può essere interrotto e ripreso in ogni momento. Inoltre possono essere effettuati versamenti aggiuntivi occasionali. Il vantaggio principale dei PAC consiste nel poter sfruttare la volatilità dei mercati: comprando, sia quando il mercato sale, sia quando il mercato scende, si media il prezzo di acquisto delle quote del fondo. Inoltre, il PAC riduce gli errori comportamentali creando un maggiore disciplina di investimento.
P Piano d'azione UE per la finanza sostenibile Nel marzo 2018, la Commissione Europea ha pubblicato un "Piano d'Azione per la finanza sostenibile", in cui vengono delineate la strategia e le misure da adottare per la realizzazione di un sistema finanziario in grado di promuovere uno sviluppo autenticamente sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, contribuendo ad attuare l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Il piano si articola nelle seguenti 10 azioni: istituire un sistema unificato a livello dell’UE di classificazione delle attività sostenibili; creare norme e marchi per i prodotti finanziari sostenibili; promuovere gli investimenti in progetti sostenibili; integrare la sostenibilità nella fornitura di consulenza sugli investimenti; elaborare indici di sostenibilità; integrare meglio la sostenibilità nei rating e nella ricerca; chiarire gli obblighi degli investitori istituzionali e dei gestori di attività; integrare la sostenibilità nei requisiti prudenziali; rafforzare la comunicazione in materia di sostenibilità e l’elaborazione delle norme contabili; promuovere un governo societario sostenibile e attenuare la visione a breve termine nei mercati dei capitali.
P Piano di investimento di capitale - PIC Si ha quando l'acquisto delle quote di un fondo comune di investimento avviene tramite un versamento in un'unica soluzione (vedi anche PAC). I fondi possono essere sottoscritti presso gli sportelli delle banche e presso i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede operanti per banche, SIM, ed SGR. In fase di acquisto tramite PIC può essere applicata dal distributore una commissione di sottoscrizione/collocamento.
P PIL - Prodotto Interno Lordo Il PIL (Prodotto interno lordo), è la principale misura utilizzabile per stabilire l’andamento economico di un paese o di un’area geografica; misura la produzione di nuova ricchezza in un paese in un determinato arco temporale (trimestrale, semestrale, annuo). È normalmente definito come la spesa totale in beni e servizi finali prodotti in un paese in un anno ed equivale al reddito totale prodotto dai fattori di produzione localizzati nel paese durante un anno.
P PIR alternativi I PIR alternativi (vedi anche PIR) sono stati introdotti dal Decreto “Rilancio” che ha previsto il potenziamento della capacità dei Piani individuali di risparmio di convogliare il risparmio privato verso il mondo delle imprese, attraverso l’istituzione di uno specifico PIR specializzato in PMI. I PIR alternativi mantengono gli stessi vantaggi fiscali dei PIR tradizionali ma si differenziano per il limite quantitativo di investimento (1.500.000 euro plafond complessivo, con un limite, per ciascun anno solare di 300.000 euro) e per la composizione di portafoglio. La normativa prevede infatti che almeno il 70 per cento del patrimonio deve essere investito in strumenti finanziari, anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese residenti in Italia, o in Stati UE o SEE con stabile organizzazione nel territorio medesimo, diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE MID Cap o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati, nonché in prestiti o crediti erogati alle predette imprese. La normativa consente la costituzione dei “PIR PMI” attraverso un’ampia categoria di intermediari. Gli investimenti qualificati, infatti, possono essere effettuati, oltre che tramite OICR aperti e contratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione, anche tramite Fondi di investimento alternativi (FIA), quali, ad esempio: ELTIF, fondi di private equity, fondi di private debt e fondi di credito.
P PMI - Piccole Medie Imprese Dal punto di vista normativo, la definizione di micro, piccole e medie imprese, è quella adottata dalla Commissione Europea con la raccomandazione del 06/05/2003, in vigore dall’ 01/01/2005. La classificazione delle Piccole e Medie Imprese viene effettuata in base a due criteri: il primo si riferisce al numero di occupati, il secondo è un criterio di tipo economico-finanziario. Vengono definite piccole imprese quelle aventi da 10 a 49 dipendenti e con un fatturato annuo o un totale attivo di Bilancio inferiore a 10 milioni di euro. Le medie imprese, invece, occupano dai 50 ai 249 dipendenti e hanno un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro ovvero un attivo di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.
P Politica di bilancio - fiscale Nell’ambito della politica economica di un paese, un ruolo fondamentale è svolto dalla politica di bilancio (politica fiscale). Si tratta dell’insieme delle manovre effettuate tramite il bilancio dello Stato con la finalità di incidere sull’andamento economico, sul reddito, l’occupazione e, in parte, anche sull’inflazione. La politica di bilancio può agire sia sul lato delle entrate (maggiori o minori tasse); sia su quello delle uscite (maggiore o minore spesa pubblica), incidendo sulla dinamica dei consumi privati e di quelli pubblici.
P Politica economica Il termine politica economica si riferisce alle strategie e alle azioni intraprese, essenzialmente da un governo ma anche da una banca centrale, per gestire e influenzare l'economia di un paese. L’idea di fondo, quindi, è che si possa indirizzare l’andamento economico per dirigerlo verso livelli di equilibrio più soddisfacenti (ad esempio un tasso di occupazione maggiore). In termini più specifici, con il termine politica economica intendiamo l’insieme coordinato di provvedimenti che, avvalendosi della politica fiscale/di bilancio, della politica monetaria e della politica dei redditi, intende perseguire obiettivi in termini di: crescita economica; occupazione; stabilità dei prezzi; equilibrio della bilancia dei pagamenti. Gli obiettivi di politica economica vengono specificati in base ai valori di talune grandezze rappresentative, e misurabili con specifici indicatori, dei fenomeni sopra indicati. In particolare: il Pil – Prodotto Interno Lordo, per la crescita economica; il tasso di disoccupazione per il mercato del lavoro; l’indice dei prezzi al consumo per l’inflazione; il saldo della bilancia dei pagamenti per l’equilibrio dei conti con l’estero.
P Politica monetaria Con il termine Politica Monetaria ci riferiamo all’insieme delle azioni intraprese dalla Banca Centrale e dirette a modificare/orientare la moneta, il credito e la finanza. E’ un processo a più stadi in cui vengono attivati determinati strumenti (tasso di rifinanziamento marginale, operazioni di mercato aperto), per conseguire obiettivi operativi (riserve bancarie, tassi di mercato monetario), al fine di influenzare in via diretta alcune variabili monetarie conseguendo obiettivi intermedi (quantità di moneta, credito, tassi di interesse), e per giungere infine ad influire su obiettivi finali di natura reale: prezzi, cambio, reddito, occupazione. Nell’area euro, in particolare, l’obiettivo primario della politica monetaria attuata dalla Banca Centrale Europea è il mantenimento della stabilità dei prezzi.
P Politiche di voto Nell'ambito dell'attività di azionariato attivo effettuata dagli investitori istituzionali, le politiche di voto definiscono le politiche adottate dall’investitore per l’esercizio del diritto di voto nelle società partecipate.
P Price earning Il price earning (P/E o P/U) è un multiplo di borsa dato dal rapporto tra prezzo per azione (P) e utile per azione (E, earnings per share, o U, utile per azione). Tale indicatore può essere calcolato sia in relazione ad un singolo titolo azionario, sia in relazione ad un intero mercato. Si tratta di uno dei più noti ed utilizzati indicatori di Borsa e può servire per valutare (in prima battuta) se un titolo azionario o un intero mercato è, in un determinato momento, sopravvalutato o sottovalutato. Per quanto attiene all'analisi del P/E su un singolo titolo, essa viene effettuata confrontando il valore dell'indicatore del titolo sotto esame con quello di aziende similari (i cosiddetti comparables). Se il P/E è significativamente più alto di quello dei comparables, si potrebbe iniziare ad ipotizzare che il titolo in questione è sopravvalutato: il suo prezzo, rispetto agli utili che la società produce, è infatti più alto rispetto a quello di aziende con business simili. Viceversa, se il P/E è significativamente più basso, si potrebbe pensare che il titolo in questione sia sottovalutato. Si noti, tuttavia, che il P/E è solo un indicatore “di partenza”: un buon analista, prima di giungere ad una conclusione definitiva, considera molti altri aspetti e altri indicatori relativi all’azienda sotto analisi. Per quanto attiene invece al P/E di un intero mercato, solitamente rappresentato da un benchmark (ad esempio il P/E dello S&P500 per il mercato azionario americano), il raffronto del livello attuale viene fatto con la media storica. Quando il P/E del mercato è significativamente più alto della sua media storica si può iniziare ad ipotizzare che vi sia una bolla o che, comunque, il mercato sia in quel momento eccessivamente costoso. Viceversa, periodi di P/E molto bassi potrebbero indicare che il mercato è sottovalutato. Un aspetto critico del P/E attiene però al modo in cui esso viene costruito, ossia a quale valore viene inserito a numeratore e a denominatore del rapporto. Ad esempio, il prezzo posto al numeratore potrebbe essere semplicemente quello del giorno in cui viene fatto il calcolo, ovvero una media dei prezzi dell’ultimo periodo (ad esempio l’ultimo mese). Ancor più critico è il valore da porre a denominatore, cioè l’utile per azione: potrebbe essere l’ultimo approvato dall’assemblea (ma si tratterebbe allora di un utile passato poco connesso al prezzo attuale); quello derivante dall’ultima trimestrale (utile corrente); quello medio degli ultimi 12 mesi derivante dalle ultime 4 trimestrali (si avrebbe allora il cosiddetto P/E trailing); od ancora l’utile prospettico basato sulle stime degli analisti (P/E forward). Una interessante versione del P/E è quella ideata dall’economista Robert Shiller: il cyclically adjusted P/E, comunemente noto come CAPE, Shiller P/E o  P/E 10, è una misura di valutazione solitamente applicata al mercato azionario statunitense, rappresentato dall’indice S&P 500. È definito come prezzo diviso per la media (mobile) di dieci anni di utili, corretta per l'inflazione.
P PRIIPs o PRIPs Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF), l’acronimo PRIIP sta per "prodotto di investimento al dettaglio e assicurativo preassemblato". Il PRIIP è un prodotto ai sensi all’articolo 4, numero 3), del regolamento (UE) n. 1286/2014, ossia la cosiddetta IDD (Insurance Distribution Directive). In base alla IDD un PRIIP può essere: a) un PRIP, cioè un «prodotto d’investimento al dettaglio preassemblato» (ossia un investimento nel quale, indipendentemente dalla forma giuridica dell’investimento stesso, l'importo dovuto all'investitore al dettaglio è soggetto a fluttuazioni a causa dell'esposizione ai valori di riferimento o al rendimento di uno o più attivi che non siano direttamente acquistati dall'investitore al dettaglio); b) un «prodotto di investimento assicurativo», ossia un prodotto assicurativo che presenta una scadenza o un valore di riscatto e in cui tale scadenza o valore di riscatto è esposto in tutto o in parte, in modo diretto o indiretto, alle fluttuazioni del mercato. Viste le definizioni di legge, sono allora da considerare PRIIP i fondi comuni di investimento, le obbligazioni convertibili, i prodotti assicurativi con una componente di investimento (ad esempio le polizze unit linked), i depositi strutturati, i derivati, i prodotti emessi da società di cartolarizzazione. Non rientrano invece nella definizione di PRIIP le azioni, le obbligazioni, le polizze caso morte, i prodotti pensionistici.
P Principali indicatori di impatto avverso (Principal Adverse Impact indicators o PAI) Gli indicatori di impatto avverso, noti anche come "Principal Adverse Impact indicators" (PAI), sono metriche utilizzate per valutare gli effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità. Questi indicatori aiutano a misurare e monitorare gli impatti sfavorevoli su diverse dimensioni, come l'ambiente, la società o l'economia, al fine di prendere decisioni più informate e attuare misure correttive se necessario.  Alcuni esempi di indicatori di impatto avverso sono i seguenti: Emissioni di gas serra: questo indicatore misura la quantità di gas serra, come ad esempio, il biossido di carbonio (CO2) e il metano (CH4), prodotta da un'attività o da un'azienda. Consumo di risorse idriche: questo indicatore quantifica le emissioni nelle acque generate dalle imprese oggetto di investimento. Impatto sulla biodiversità: questo indicatore valuta l'effetto di un'attività sull'ecosistema circostante e sulla diversità biologica. Impatto sociale: questo indicatore esamina gli effetti negativi di un'attività sulla comunità locale o sulla forza lavoro, come il licenziamento di dipendenti, la riduzione dei salari o l'impatto sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. Emissioni inquinanti: questo indicatore misura le emissioni di sostanze inquinanti nell'aria che possono danneggiare la salute umana e l'ambiente.
P Principi di Stewardship I Principi italiani di Stewardship per l'esercizio dei diritti amministrativi e di voto nelle società quotate sono stati adottati al fine di fornire una serie di best practice di alto livello in grado di stimolare il confronto e la collaborazione fra le Società di gestione e gli emittenti quotati in cui esse investono i patrimoni gestiti nell'ambito dei servizi di gestione collettiva o di gestione di portafogli.
P Principi italiani di Stewardship I Principi italiani di Stewardship sono delle linee guida per l'esercizio dei diritti amministrativi e di voto nelle società quotate, e sono stati adottati al fine di fornire una serie di best practice di alto livello in grado di stimolare il confronto e la collaborazione fra le Società di gestione e gli emittenti quotati in cui esse investono i patrimoni gestiti nell'ambito dei servizi di gestione collettiva o di gestione di portafogli. I Principi italiani di Stewardship sono 6 e sono stati adottati da Assogestioni nel 2013. Tali Principi si ispirano all'EFAMA Stewardship Code (Principles for asset managers’ monitoring of, voting in, engagement with investee companies, adottato per la prima volta nel 2011). PRINCIPIO 1: le Società di gestione adottano una politica documentata, a disposizione del pubblico, che illustri la strategia per l’esercizio dei diritti inerenti agli strumenti finanziari di pertinenza degli OICR e dei portafogli gestiti. PRINCIPIO 2: le Società di gestione monitorano gli emittenti quotati partecipati. PRINCIPIO 3: le Società di gestione definiscono chiare linee guida sulle tempistiche e le modalità di intervento negli emittenti quotati partecipati al fine di tutelarne e incrementarne il valore. PRINCIPIO 4: le Società di gestione valutano, se del caso, l’ipotesi di una collaborazione con altri investitori istituzionali, ove ciò risulti adeguato, prestando particolare attenzione alla regolamentazione in materia di azione di concerto. PRINCIPIO 5: le Società di gestione esercitano i diritti di voti inerenti agli strumenti finanziari di pertinenza degli OICR e dei portafogli gestiti in modo consapevole. PRINCIPIO 6: le Società di gestione tengono traccia dell’esercizio dei diritti inerenti agli strumenti finanziari di pertinenza degli OICR e dei portafogli gestiti e adottano una politica sulla divulgazione delle informazioni in materia di governance esterna.
P Principi SRI Socially Responsible Investing SRI: Socially Responsible Investing implica valutare l’impatto sociale e ambientale delle attività svolte dalle aziende in cui si investe. Secondo i Principi SRI si escludono investimenti in società operanti nei settori non-etici (per esempio armi, alcol, gioco d'azzardo e tabacco) a favore dell’investimento in società che forniscono un contributo netto positivo a livello sociale e ambientale.
P Principles for responsable investment - PRI Introdotti nel 2006, i Principles for responsible investment (PRI) sono dei principi condivisi e sottoscritti da un ampio numero di investitori istituzionali, tra cui principalmente società di gestione del risparmio. I PRI sono infatti una iniziativa degli investitori istituzionali creata in collaborazione con la UNEP Finance Initiative e con lo UN Global Compact. L’idea di fondo di questi principi è che i fattori ESG siano in grado di influenzare la performance dei portafogli. Tenerne conto concorre quindi ad ottemperare il proprio dovere fiduciario nei confronti dei soggetti deleganti. I sei principi sono i seguenti. Principio 1) Incorporare le questioni ESG nell’analisi degli investimenti e nei processi decisionali Principio 2) Essere azionisti attivi e incorporare le questioni ESG nelle proprie policy e modalità operative di esercitare l’azionariato Principio 3) Ricercare un’adeguata trasparenza circa le questioni ESG da parte delle entità/emittenti in cui si investe Principio 4) Promuovere l’accettazione e l’implementazione dei Principi nell’ambito del mondo degli investimenti finanziari. Principio 5) Lavorare assieme per aumentare l’efficacia nell’attuazione dei Principi. Principio 6) Riferire sull’attività e i progressi conseguiti nell’implementazione dei Principi.
P Private bank Con il termine private bank (private banking) si fa riferimento ad un modello di business adottato da intermediari bancari focalizzato in prevalenza sulla gestione del patrimonio e la risoluzione delle esigenze di clienti facoltosi, i cosiddetti HNWIs (High net worth individuals). Secondo quanto riportato da AIPB, l’Associazione Italiana del Private Banking, il patrimonio di un cliente HNWI dovrebbe essere perlomeno di due milioni di euro, compresi beni immobiliari e di lusso.
P Private Debt Nell'ambito degli investimenti nei private markets, il termine private debt si riferisce ad investimenti in strumenti finanziari di debito negoziati in base a trattative private ed emessi da imprese solitamente non quotate. Si tratta di finanziamenti (loan) senior o subordinati, obbligazioni, e altre tipologie di strumenti finanziari che si aggiungono alla componente di debito (ad esempio warrant).
P Private Equity Il private equity è una forma di investimento in cui gli investitori, società di private equity o investitori privati, ovvero fondi di private equity, acquisiscono partecipazioni o azioni di società (prevalentemente) non quotate in borsa che, in alcuni casi, rappresentano anche partecipazioni di controllo in queste aziende. L'obiettivo principale del private equity è quello di fornire capitale alle società per aiutarle a crescere, espandersi, migliorare le loro operazioni o apportare cambiamenti strategici. Le operazioni di private equity coinvolgono spesso la partecipazione attiva degli investitori, che lavorano a stretto contatto con i manager delle società target per aumentarne il valore. Ciò può includere la riorganizzazione aziendale, la riduzione dei costi, l'ottimizzazione delle operazioni o l'espansione attraverso acquisizioni strategiche. Il private equity è logica di investimento a lungo termine, con un periodo di detenzione delle partecipazioni che può variare da alcuni anni a più di un decennio. Gli investitori di private equity cercano di generare profitti attraverso la crescita e il successo delle aziende target, spesso pianificando di uscire dall'investimento in un secondo momento, ad esempio vendendo le loro partecipazioni tramite un'offerta pubblica iniziale (IPO) o attraverso la vendita a un'altra azienda o investitore. A differenza del venture capital (termine con cui è spesso associato), il private equity investe prevalentemente in società già mature, sebbene caratterizzate da buone prospettive di crescita, e non in società nella loro prima fase di vita (cosiddette start up).
P Private Infrastructure Nell'ambito degli investimenti nei private markets, riguarda gli investimenti in progetti di sviluppo e gestione di asset fisici che forniscono servizi essenziali alla società e aiutano l’economia a funzionare e a crescere. Si tratta di investimenti in settori altamente regolamentati e che si caratterizzano per una certa prevedibilità e costanza dei flussi di cassa, quali ad esempio autostrade, reti di telecomunicazione, produzione di energia da fonti rinnovabili, aeroporti.
P Private Real Estate Investimenti in immobili o società immobiliari.
P Prodotti "articolo 6" ex SFDR Sono prodotti che integrano i rischi di sostenibilità nelle decisioni di investimenti. A questi prodotti, Eurizon applica le strategie di esclusione e restrizione SRI e ESG.
P Prodotti "articolo 8" ex SFDR Sono prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali nel rispetto della buona governance. A questi prodotti, Eurizon applica, oltre alle strategie di esclusione e restrizione SRI e ESG, almeno una delle strategie di ESG Integration e per alcuni prodotti anche la strategia di impronta di carbonio nella costruzione del portafoglio.
P Prodotti "articolo 9" ex SFDR Sono prodotti che hanno un chiaro obiettivo sostenibile attraverso la contribuzione agli SDG o la generazione di un impatto sociale o ambientale misurabile e positivo in aggiunta al ritorno finanziario.
P Prodotti pensionistici - fondi pensione e PIP Piani Individuali Pensionistici Secondo la normativa italiana, un fondo pensione è una forma di previdenza complementare, cioè un sistema di risparmio che si affianca alla pensione pubblica. I fondi pensione sono gestiti da enti previdenziali privati, che investono i contributi dei lavoratori per generare un capitale che sarà poi erogato sotto forma di rendita pensionistica. I fondi pensione in Italia si dividono in due categorie principali. Fondi negoziali: sono fondi istituiti da accordi collettivi tra le parti sociali, come i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro. I contributi ai fondi negoziali sono versati sia dai lavoratori che dai datori di lavoro. Fondi aperti: sono fondi accessibili a tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore o dall'azienda in cui sono impiegati e sono proposti da banche o da compagnie di assicurazione. I contributi ai fondi aperti possono essere versati direttamente dai lavoratori, o tramite il datore di lavoro. I fondi pensioni godono di vantaggi fiscali sia in fase di accumulazione del risparmio previdenziale (possibilità di dedurre i versamenti), sia in fase di decumulo (minor tassazione trascorso un certo numero di anni). I piani individuali pensionistici (PIP) sono invece forme di previdenza complementare individuale: diversamente dai fondi pensioni che possono essere istituiti anche su base collettiva, in questi strumenti è il singolo individuo che si crea una sua pensione, mantenendo i vantaggi fiscali dei fondi pensione. I PIP sono gestiti da imprese di assicurazione, e quindi assumo la forma di polizze di assicurazione vita. I contributi dei lavoratori vengono investiti per generare un capitale che sarà poi erogato sotto forma di rendita pensionistica.
P Profilo di rischio e di rendimento È un indicatore sintetico presente nel KIID delle caratteristiche di rischio / rendimento di un fondo. Può assumere un valore compreso tra 1 (minimo) e 7 (massimo).
P Pronti contro termine Con questo termine si indica solitamente una operazione di raccolta di denaro effettuata dalla banca che prevede uno scambio a pronti con il cliente/depositante ed una contestuale definizione di uno scambio a termine. Più specificamente la banca cede a pronti (cioè al momento dell'operazione) dei titoli (obbligazioni o titoli di stato) al cliente ad un determinato prezzo, incassando quindi una determinata somma denaro. Nello stesso momento, tuttavia, la banca si impegna a riacquistare (a termine)  i titoli ceduti trascorso un certo periodo di tempo (3-6-12 mesi solitamente) ad un prezzo maggiore, ottenuto capitalizzando il prezzo a pronti ad un dato tasso di interesse. Il cliente, quindi, ottiene una differenza tra il prezzo a termine e il prezzo a pronti che rappresenta per lui un guadagno, mentre per la banca tale differenza costituisce il costo della raccolta. Si tenga presente che questo tipo di operazione costituisce una forma tecnica di raccolta vincolata, nel senso che il cliente non può chiedere la restituzione del proprio denaro prima della scadenza dell'operazione.
P Propensione al rischio Rappresenta la disponibilità dell’ investitore a sopportare forti scostamenti dal risultato atteso.
P Propensione e avversione al rischio La propensione al rischio e l'avversione al rischio sono concetti fondamentali nell'ambito della finanza e della psicologia finanziaria, e rappresentano la predisposizione di un individuo o di un investitore ad assumere o evitare rischi finanziari. La propensione al rischio si riferisce alla misura in cui un individuo o un investitore è disposto a assumere rischi finanziari al fine di ottenere rendimenti più elevati. Le persone con una maggiore propensione al rischio sono disposte a investire in asset o strategie più volatili o speculative, anche se ciò comporta una maggiore possibilità di perdite finanziarie. Questo concetto è spesso associato all'obiettivo di massimizzare il potenziale di guadagno. L'avversione al rischio, al contrario, indica la tendenza di un individuo o di un investitore a evitare o minimizzare i rischi finanziari. Le persone con una maggiore avversione al rischio preferiscono investire in asset o strategie più conservative e stabili, anche se ciò significa ottenere rendimenti potenzialmente più bassi. L'obiettivo principale è preservare il capitale e ridurre al minimo il rischio di perdite. La propensione al rischio e l'avversione al rischio variano da persona a persona e possono essere influenzate da molteplici fattori, tra cui la situazione finanziaria personale, l'età, gli obiettivi finanziari e l'esperienza di investimento. Comprendere la propria propensione al rischio è importante nel processo decisionale finanziario, poiché aiuta gli individui a selezionare gli investimenti e le strategie che meglio si adattano alle loro preferenze e obiettivi personali.
P Prospetto È il documento predisposto dalla SGR o dalle società di investimento a capitale variabile (sicav) che contiene informazioni utili per: comprendere le caratteristiche dei diversi fondi di investimento offerti, individuare quelli più adatti a costruire un portafoglio adeguato alle proprie esigenze in termini di rischio/rendimento, effettuare comparazioni fra più fondi.
P Prospetto informativo (fondo) È il documento predisposto dalla SGR o dalle società di investimento a capitale variabile (sicav) che contiene informazioni utili per: comprendere le caratteristiche dei diversi fondi di investimento offerti, individuare quelli più adatti a costruire un portafoglio adeguato alle proprie esigenze in termini di rischio/rendimento, effettuare comparazioni fra più fondi.
Q Quota (fondo comune) La quota di un fondo comune rappresenta la parte minima in cui è diviso il patrimonio del fondo stesso. Ricordiamo infatti che un fondo comune di investimento è giuridicamente un patrimonio autonomo suddiviso in quote. Nei fondi aperti, il numero di quote di un fondo può variare ogni giorno a seconda di quanti investitori richiedono di sottoscrivere nuove quote, ovvero di quanti possessori di quote ne richiedono il rimborso. Nei fondi chiusi, invece, il numero delle quote è fissato in fase di costituzione del fondo quando vengono raccolti i capitali da investire. Tuttavia, anche nei fondi chiusi possono essere previste dal regolamento delle "finestre" in cui è possibile sottoscrivere nuove quote ovvero chiedere il rimborso di quelle esistenti. Il valore di ogni quota (cosiddetto NAV, Net Asset Value) è determinato dal valore totale del fondo diviso il numero di quote esistenti in quel momento.
R Rapporto Rischio Rendimento Ciascuna attività finanziaria si caratterizza per un preciso rapporto rischio-rendimento. Più elevato è il livello di rischio, tanto maggiore sarà il livello di rendimento atteso che viene richiesto dagli investitori per decidere di accettare quel rischio.
R Rappresentatività (euristica) L’euristica della rappresentatività attiene alla tendenza degli individui di utilizzare, nella formazione di un giudizio, la somiglianza di un evento con altri elementi di una certa classe. Per rappresentatività intendiamo quindi l’attitudine a categorizzare eventi come tipici o rappresentativi di una classe/categoria nota e ben conosciuta. In altri termini, accade che le persone considerino un fenomeno tanto più probabile quanto più esso risulta rappresentativo di, o comunque in linea con, una categorizzazione insita nella nostra mente, generalmente derivata dall’esperienza. In pratica, si ragiona troppo spesso per “stereotipi”. Un esempio concreto di come funziona, e di come è stata analizzata la rappresentatività, è rinvenibile nel seguente esperimento di finanza comportamentale. Ad un gruppo di individui viene data una sommaria descrizione delle caratteristiche comportamentali e caratteriali di un ipotetico signor Mario Rossi. Mario è molto timido, riservato, estremamente gentile ma poco sociale. Un’anima semplice una persona che necessita di ordine e certezze, con una vera passione per i dettagli. A questo punto viene chiesto agli individui sottoposti all’esperimento di esprimersi su quale potrebbe essere, a loro avviso, il mestiere di Mario, potendo scegliere tra una lista chiusa di ipotesi: un agricoltore, un commerciante, un pilota, un bibliotecario o un medico. Ovviamente, la breve descrizione del carattere di Mario non rappresenta un set informativo sufficiente per arrivare ad una risposta certa o comunque altamente probabile. Ed allora entra in gioco la rappresentatività: gli individui rispondo in prevalenza utilizzando degli stereotipi. Se Mario è timido, riservato, poco sociale ma ordinato e con la passione dei dettagli allora ricorda molto la figura o l’immagine di un bibliotecario, per quanto nulla vieta che un bibliotecario abbia un altro tipo di carattere o che un medico non possa essere altrettanto schivo ma attento all’ordine delle cose. Ora, sebbene ragionare per stereotipi possa, in alcune circostanze, essere considerato lecito, questo modo di ragionare può condurre a non pochi errori. Innanzitutto, non si tiene conto della reale ed oggettiva frequenza degli eventi. Ad esempio, posti di fronte al quesito, bisognerebbe considerare che esistono molti più commercianti che bibliotecari. Inoltre, è stato anche provato che la rappresentatività diminuisce la capacità di effettuare corrette previsioni future, in quanto nel corso del tempo le cose ovviamente possono cambiare: ad esempio Mario potrebbe cambiare lavoro. Ma gli individui rimangono ancorati ai loro stereotipi e ritengono che Mario, anche tra 5 anni, continuerà ad essere un bibliotecario. Per quanto attiene alle scelte di investimento, l’euristica della rappresentatività incide in diversi modi. Ad esempio, nella valutazione del livello di appetibilità di un titolo azionario, ovvero nella scelta se investire o meno in tale titolo, è probabile che se una azienda ottiene, in un certo periodo, risultati deludenti gli investitori tenderanno a considerarla un investimento svantaggioso: e viceversa per una società che invece negli ultimi mesi ha ottenuto buoni risultati il parere degli operatori si inverte completamente. Stessa cosa avviene nel caso dei prodotti di risparmio gestito, ad esempio i fondi comuni di investimento: vi è infatti la tendenza ad utilizzare esclusivamente i rendimenti degli ultimi mesi o degli ultimi trimestri per valutare l’abilità di un gestore, non considerando invece le performance realizzate in un periodo più ampio. In altri termini l’euristica della rappresentatività induce ad ignorare il fenomeno di regressione verso la media, che è spesso presente negli andamenti degli strumenti e dei mercati finanziari. Ciò porta, di conseguenza, a disinvestire o comunque ad essere eccessivamente pessimisti quando le cose vanno male, e a sovrainvestire, ovvero ad essere eccessivamente ottimisti quando le cose vanno bene.
R Rateo cedola Nei titoli obbligazionari con cedola, il rateo cedola misura gli interessi spettanti al venditore del titolo, e pagati dal compratore nel prezzo tel quel, fino al momento della compravendita. Ipotizziamo ad esempio un titolo obbligazionario a tasso fisso che paga una cedola semestrale in data 01/01 e 01/07. Se il titolo viene venduto in data 15 marzo, gli interessi maturati fino a quella data (più i giorni di borsa necessari per la liquidazione del pagamento) spettano a chi vende, in quanto chi compra otterrà in data 01/07 l'intera cedola. Si noti che oltre al rateo interessi viene calcolato anche il rateo imposta: in questo caso, sarà il venditore che subirà una decurtazione dovuta all'imposta relativa al rateo cedola, ossia agli interessi maturati fino al momento di compravendita e di sua spettanza. Infatti, in data 01/07 il compratore incasserà sì l'intera cedola, ma al netto dell'intera tassazione.
R Rating ESG I rating ESG sono giudizi dati da agenzie specializzate ad emittenti di strumenti finanziari quali imprese e governi. Diversamente dai rating creditizi, che misurano le probabilità di default di un emittente e, quindi, il suo rischio di credito, il rating ESG misura invece le opportunità e i rischi a cui le imprese sono esposte in relazione ai fattori di sostenibilità (ambiente, sociale, governance). Non esiste un metodo unico e standardizzato per creare un rating ESG; ogni agenzia adotta propri schemi e misure. In via generale, tuttavia, il rating ESG viene costruito analizzato una serie di fattori ESG materiali per ogni impresa (sulla base del business e del settore in cui opera l’impresa) e arrivando a dare un punteggio (score) ad ogni pilastro: E (ambiente) S (sociale), G (governance). I tre punteggi vengono poi aggregati per arrivare al rating ESG finale, tenendo conto anche di eventuali controversie relative all’azienda in esame (ad esempio accuse di maltrattamento ai dipendenti, accuse di inquinamento dell’ambiente ecc…). Alcune note agenzie di rating ESG sono MSCI, Refinitiv, Sustainalytics. Il rating ESG può essere dato anche ad un fondo comune di investimento. Ad esempio Mornigstar misura la sostenibilità dei fondi comuni attraverso i cosiddetti globi (da 1 a 5) che vengono assegnati all’interno di ogni categoria di fondi Morningstar.
R Rating o merito creditizio Un indicatore sintetico del grado di solvibilità di un soggetto (Stato o impresa) che emette strumenti finanziari di natura obbligazionaria ed esprime una valutazione circa le prospettive di rimborso del capitale e del pagamento degli interessi dovuti secondo le modalità ed i tempi previsti. Eurizon Capital classifica gli strumenti finanziari di “adeguata qualità creditizia” sulla base del sistema interno di valutazione del merito di credito. Tale sistema può prendere in considerazione, tra gli altri elementi di carattere qualitativo e quantitativo, i giudizi espressi da una o più delle principali agenzie di rating del credito stabilite nell'Unione Europea e registrate in conformità alla regolamentazione europea in materia di agenzie di rating del credito, senza tuttavia fare meccanicamente affidamento su di essi. Le posizioni di portafoglio non rilevanti possono essere classificate di "adeguata qualità creditizia" se hanno ricevuto l'assegnazione di un rating pari ad investment grade da parte di almeno una delle citate agenzie di rating. Per i fondi di mercato monetario l’adeguata qualità creditizia deve rispettare i criteri previsti per tale tipologia di fondi dal Regolamento della Banca d’Italia dell’8 maggio 2012 e successive modifiche.
R Reflazione o recessione economica

Reflazione o recessione economica è la fase di contrazione economica, caratterizzata da un calo della produzione, del consumo, degli investimenti e dell'occupazione. La crescita del PIL – Prodotto Interno Lordo - è debole rispetto al trend e l’inflazione cala a causa della discesa dei prezzi delle commodities (materie prime) e del potenziale produttivo non utilizzato.

R Regolamento di gestione del fondo (o Regolamento del fondo) Documento che completa le informazioni contenute nel Prospetto. Il Regolamento di un fondo/comparto deve essere approvato dalla Banca d'Italia e contiene l’insieme di norme che definiscono le modalità di funzionamento di un fondo, i compiti dei vari soggetti coinvolti e regolano i rapporti con i sottoscrittori.
R Regulatory Technical Standards (RTS) Collegati al framework della normativa introdotta nella UE in materia di sostenibilità, gli RTS sono un documento tecnico relativo ai contenuti, metodologie e modalità di presentazione delle informazioni sulla sostenibilità, elaborato dalle tre autorità di vigilanza europee - EBA, EIOPA ed ESMA. Gli RTS dettagliano alcuni aspetti della disciplina di primo livello come prevista dal regolamento dell'UE sulle informazioni relative alla sostenibilità del settore dei servizi finanziari (il Reg. (UE) 2019/2088 "Sustainable Finance Disclosure Regulation" o "SFDR"), che ha come obiettivo quello di rafforzare la protezione per gli investitori e migliorare le informazioni che ricevono dai partecipanti ai mercati finanziari e consulenti finanziari.
R Rendimento Risultato finanziario dell’investimento ad una data di riferimento, espresso in termini percentuali e, solitamente, in ragione d'anno. Per calcolare il rendimento di una attività finanziaria, quale ad esempio un fondo comune di investimento, il metodo più semplice è quello di calcolare, innanzitutto, la differenza tra il valore/prezzo di tale attività finanziaria alla fine del periodo di investimento e quello di inizio periodo. A tale differenza si devono sommare gli eventuali flussi (cedole o dividendi) pagati nel periodo di investimento. La somma totale viene poi divisa per il valore/prezzo di inizio periodo e il risultato viene espresso in percentuale. Ad esempio: se si acquista un titolo ad inizio anno al prezzo di 10 euro, a fine anno il suo prezzo è 12 euro, e durante l'anno si è incassato un dividendo di 0,5 euro, si potrà calcolare il rendimento con la seguente formula: [(12-10)+0,5]/10 = 2,5/10 = 25%. Si noti che questa formula serve per calcolare il rendimento su base periodale, cioè su un periodo predefinito (in questo caso un anno). Ma se questo periodo è inferiore, o superiore ad un anno, allora si dovrà procedere a trasformare il rendimento periodale calcolato in un rendimento annuo, cioè si dovrà annualizzare il rendimento. Ad esempio: se si acquista un titolo al prezzo di 100 e lo si rivende dopo due anni al prezzo di 120, senza incassare cedole o dividendi, è facile calcolare che il rendimento dell'investimento sull'intero periodo di 2 anni è del 20%. Per calcolare il rendimento annuo di tale investimento, si potrebbe pensare di dividere semplicemente per 2 ottenendo il 10% annuo; in realtà se si investono 100 euro al 10% annuo in capitalizzazione composta, cioè reinvestendo gli interessi ottenuti dopo un anno, si ottiene una cifra finale (montante) superiore a 120. Questo significa che in capitalizzazione composta un rendimento del 20% in due anni corrisponderà ad un rendimento annuo inferiore al 10%. La formula per arrivare al corretto rendimento annuo è infatti la seguente: [(120/100)^(0,5)] -1 che porta ad un rendimento annualizzato del 9,545%.
R Rendimento assoluto Vedi absolute return (fondi)
R Reti Neurali Artificiali - RNA Le reti neurali artificiali (RNA), spesso chiamate semplicemente "reti neurali," sono modelli computazionali ispirati dalla struttura e dal funzionamento del cervello umano. Queste reti sono utilizzate nell'ambito dell'intelligenza artificiale e del machine learning per apprendere da dati e compiere compiti di elaborazione delle informazioni. Le reti neurali apprendono dai dati attraverso un processo chiamato "addestramento." Durante l'addestramento, la rete neurale cerca di adattare i pesi delle connessioni tra i neuroni in modo da produrre l'output desiderato quando vengono presentati nuovi dati in ingresso. Questo processo di addestramento è spesso basato su algoritmi di ottimizzazione che minimizzano l'errore tra l'output previsto e l'output effettivo. Le reti neurali artificiali sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni, tra cui il riconoscimento di immagini, il riconoscimento vocale, la traduzione automatica, l'elaborazione del linguaggio naturale, il riconoscimento dei pattern, la classificazione e la previsione. Le reti neurali profonde, che sono reti neurali con molti strati intermedi, hanno dimostrato un notevole successo in molte di queste applicazioni, portando a progressi significativi nell'intelligenza artificiale.
R Rilevanza degli investimenti
 Definizione  Controvalore dell’investimento rispetto al totale dell’attivo del Fondo
 Principale  >70%
 Prevalente   Compreso tra il 50% e il 70%
 Significativo   Compreso tra il 30% e il 50%
 Contenuto   Compreso tra il 10% e il 30%
 Residuale   <10%

I suddetti termini di rilevanza sono da intendersi come indicativi delle strategie gestionali del Fondo, posti i limiti definiti nel Regolamento di gestione.


R Rimborso In un fondo comune di investimento è l'operazione che permette di uscire dal proprio investimento ottenendo il valore delle quote (NAV) al momento del rimborso.  Nel caso di un fondo/comparto aperto, il risparmiatore può chiedere il rimborso in ogni giorno lavorativo, senza dover dare preavvisi. L'importo del rimborso in genere è determinato in base al valore della quota del fondo/comparto al momento della ricezione della domanda formulata dall'investitore.
R Ripresa economica La crescita economica accelera grazie al precedente allentamento della politica monetaria da parte della banca centrale (taglio dei tassi). L’inflazione continua comunque a scendere mentre la produttività si impenna.
R Rischi Sono gli scostamenti del risultato di un investimento rispetto al valore atteso. Il rischio può quindi avere una connotazione sia positiva che negativa anche se nel linguaggio comune è collegato per lo più alla probabilità di perdita.

R Rischi Finanziari Sono i rischi collegati a variabili di natura finanziaria quali tassi di interesse, tassi di cambio, andamento degli indici azionari ecc… I rischi finanziari possono essere ridotti attraverso la diversificazione di portafoglio ed eventualmente attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari derivati. I rischi finanziari sono in genere rischi simmetrici, nel senso che possono generare delle perdite in caso di andamento negativo, ma anche dei guadagni nel caso di andamento positivo del fattore finanziario in questione.
R Rischi puri Sono i rischi collegati alla persona e al patrimonio, quali rischio morte, rischio invalidità, rischio non autosufficienza, rischio furto ecc.. Si tratta di rischi non riducibili attraverso la diversificazione di portafoglio, ma che possono essere coperti (finanziariamente) attraverso la stipula di contratti assicurativi specifici.
R Rischio di controparte Il rischio di controparte si genera ogni qualvolta il soggetto con il quale si è concluso un contratto per realizzare alcune operazioni finanziarie non sia in grado di rispettare gli impegni assunti. In alcuni casi il rischio di controparte viene eliminato tramite l'interposizione di soggetti che garantiscono il buon fine dell'operazione. Ad esempio, nelle contrattazioni di strumenti finanziari derivati attuate in mercati regolamentati, si frappone tra il compratore e il venditore la Cassa di Compensazione e Garanzia che, attraverso l'imposizione di margini da versare alla stipula e durante il contratto, garantisce il buon fine dell'operazione.
R Rischio di credito o rischio emittente In generale con il termine rischio di credito ci si riferisce alla possibilità che l'emittente di una obbligazione o di un titolo di debito non paghi, anche solo in parte, gli interessi e il capitale secondo le scadenze predefinite. Si noti, tuttavia, che il rischio di credito può materializzarsi anche quando l'emittente di obbligazioni subisce un declassamento da parte di una agenzia di rating. Ad esempio, se un emittente con rating AAA, quindi molto sicuro, subisce una revisione del proprio rating e il giudizio scende a AA ciò non significa, immediatamente, che quell'emittente non sarà in grado di ripagare gli interessi e il capitale. Tuttavia, è molto probabile che il prezzo delle sue obbligazioni scenda a seguito del declassamento. E ciò rappresenta un rischio per l'investitore che, in quel momento, si trovasse nella necessità di vendere il titolo.
R Rischio di liquidità Rischio che la vendita degli strumenti finanziari in cui si è investito sia difficile a causa delle caratteristiche e/o delle condizioni di mercato in cui l’operazione viene effettuata e/o degli stessi strumenti finanziari e/o dell’assenza di un numero sufficiente di potenziali acquirenti. La liquidità di uno strumento finanziario ne definisce quindi la capacità di trasformarsi in denaro, senza perdita di valore, al momento della vendita.
R Rischio di sostenibilità In base alla definizione data dal Regolamento UE 2019/2088 (cosiddetta SFDR, Sustainable Finance Disclosure Regulation) per rischio di sostenibilità si intende un evento o una condizione di tipo ambientale, sociale o di governance che, se si verifica, potrebbe provocare un significativo impatto negativo effettivo o potenziale sul valore dell’investimento.
R Rischio Paese Il rischio paese si riferisce al fatto che le condizioni politiche ed economiche di un paese potrebbero impedire ad un emittente di titoli di debito ubicato in quello stato di adempiere ai propri obblighi di pagamento. Il rischio paese, quindi, può essere interpretato come una sottospecie del rischio di credito/emittente. In questo caso, tuttavia, l'emittente potrebbe non trovarsi in una situazione di crisi finanziaria o di default: la difficoltà di pagamento potrebbe essere ad esempio dovuta al blocco dei pagamenti all'estero imposta dallo stato di appartenenza dell'emittente. Si noti, invece, che il rischio di default di un emittente sovrano dovrebbe ricadere più propriamente, appunto, nel concetto di rischio di credito/emittente. Tuttavia, il termine rischio paese viene spesso utilizzato per indicare, semplicemente, che uno stato emittente di titoli di debito è in difficoltà finanziarie.
R Risparmio gestito L'industria del Risparmio gestito può essere intesa come l'insieme delle persone o enti che generano risparmio (risparmiatori) e delle società che gestiscono i fondi raccolti (società di gestione del risparmio e altri intermediari). Il Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria autorizza alla gestione dei patrimoni le Società di Gestione del Risparmio (SGR), le Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) e le banche.
R ROA: Return on assets/ ROI: Return on investment ROA è l’acronimo di Return on assets, un importante indicatore di bilancio dato dal rapporto tra risultato/reddito operativo (EBIT) dell’azienda e il totale dell’attivo, ovvero il capitale totale investito nell’azienda. Tale indicatore ci dice quindi qual è la capacità di una azienda di creare redditività dalla sua gestione caratteristica. ROI, invece, è l’acronimo di Return on investment, un altro indicatore di bilancio dato dal rapporto tra il risultato/reddito operativo (EBIT) e il capitale investito netto. La differenza tra il ROA e il ROI è nel denominatore: mentre nel ROA vi è l’intero capitale investito, nel ROI sono messe a denominatore le fonti di copertura del fabbisogno finanziario. La più importante differenza sta nel fatto che il capitale investito comprende tutte le poste dell’attivo circolante, mentre le fonti di copertura del fabbisogno finanziario non comprendono la somma algebrica tra la cassa e i debiti finanziari. In sostanza quindi è parte del denominatore del ROI solo il working capital ovvero l’attivo circolante al netto della cassa. Per effetto della differenza tra i numeratori di ROA e ROI potrà accadere che il ROA sia minore del ROI (in quanto il suo denominatore è maggiore) o al massimo uguale (ciò accade quando la cassa dell’azienda è pari a zero), ma mai superiore.
R ROE - Return on Equity Il ROE, acronimo di Return on Equity (in italiano, Rendimento del Patrimonio Netto o Redditività del Capitale Proprio), è un indicatore finanziario che misura la redditività e l'efficienza con cui una società utilizza il capitale proprio a disposizione per generare profitti. In altre parole, il ROE fornisce una misura della percentuale di guadagno che una società genera in rapporto agli investimenti dei suoi azionisti. La formula del ROE è la seguente: ROE = Utile Netto/ Patrimonio Netto × 100. L’utile netto rappresenta il reddito netto della società, che è il guadagno totale dopo le spese, le imposte e gli interessi. Il Patrimonio Netto indica il valore contabile totale del capitale proprio della società, che comprende gli investimenti degli azionisti e le riserve accumulate nel tempo. Il ROE è espresso come una percentuale e offre un'indicazione chiara della capacità di una società di generare profitti utilizzando i fondi degli azionisti. Un ROE elevato è generalmente considerato positivo e può indicare che la società è efficiente nell'uso del capitale proprio a disposizione. Tuttavia, è importante considerare il contesto e confrontare il ROE con altre società del settore o con il livello medio storico per ottenere una valutazione più accurata della performance finanziaria di una azienda.
S SDG: Sustainable Development Goals Costituiscono 17 obiettivi (169 target specifici) concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per il 2030. Mirano a migliorare un'ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale quali la povertà, la fame, la salute, l’istruzione, il cambiamento climatico, l’uguaglianza di genere, l’acqua, i servizi igienico-sanitari, l’energia, l’urbanizzazione, l’ambiente e l’uguaglianza sociale.
S Sedex Il Mercato SeDeX (Securities Derivative Exchange o Mercato Telematico dei Securitised Derivatives) è il mercato gestito da Borsa Italiana sul quale vengono negoziati Covered Warrant e Certificates.
S Sedi di negoziazione Ai sensi del Testo Unico della Finanza, per sede di negoziazione si intende un mercato regolamentato, un sistema multilaterale di negoziazione o un sistema organizzato di negoziazione.
S Senno del poi - bias Il senno del poi (Hindsight bias) è una distorsione cognitiva che attiene all’inclinazione degli individui a ritenere che gli eventi verificatisi nel passato fossero maggiormente prevedibili rispetto alle alternative che non hanno avuto realizzazione. Ad esempio, dopo una crisi di mercato, si ritiene che il collasso fosse agevolmente prevedibile, specie da chi opera nel settore. Il senno del poi può quindi determinare per l’investitore individuale la sensazione che si potessero prevedere ex ante eventi che si sono successivamente verificati sul mercato finanziario.
S Servizi di investimento Ai sensi del Testo Unico della Finanza, per "servizi e attività di investimento" si intendono i seguenti, quando hanno per oggetto strumenti finanziari: a) negoziazione per conto proprio; b) esecuzione di ordini per conto dei clienti; c) assunzione a fermo e/o collocamento sulla base di un impegno irrevocabile nei confronti dell’emittente; c-bis) collocamento senza impegno irrevocabile nei confronti dell'emittente; d) gestione di portafogli; e) ricezione e trasmissione di ordini; f) consulenza in materia di investimenti; g) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione; g-bis) gestione di sistemi organizzati di negoziazione.
S Settore È formato da un insieme di titoli azionari che possono essere raggruppati in una categoria omogenea, in base alle caratteristiche delle società che emettono il titolo. Tipici esempi sono il settore energetico, finanziario, high tech, ecc.
S Settore (industriale) È formato da un insieme di titoli azionari che possono essere raggruppati in una categoria omogenea, in base alle caratteristiche delle società che emettono il titolo. Tipici esempi sono il settore energetico, finanziario, high tech, ecc.
S SGR: Società di Gestione del Risparmio Ai sensi delle definizioni del Testo Unico della Finanza (TUF) la società di gestione del risparmio (SGR) è la società per azioni con sede legale e direzione generale in Italia autorizzata a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio, ossia la gestione di fondi comuni di investimento. Le SGR sono iscritte in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia e, oltre alla gestione collettiva del risparmio, possono svolgere anche altri servizi quali la gestione individuale di portafoglio e la consulenza in materia di investimenti.
S Shareholder Uno shareholder, in italiano azionista, è un individuo o un'entità che possiede una o più azioni di una società per azioni (S.p.A.) o di una società a responsabilità limitata (S.r.l.). In altre parole, gli azionisti sono i proprietari di una parte della società in base al numero di azioni che detengono. La partecipazione azionaria di un azionista conferisce loro diritti e benefici specifici, tra cui: Diritto di voto, gli azionisti spesso hanno il diritto di partecipare alle assemblee generali della società e di votare su questioni importanti, come l'elezione dei membri del consiglio di amministrazione o le decisioni strategiche. Diritto a una parte degli utili: gli azionisti hanno il diritto di ricevere una parte degli utili della società sotto forma di dividendi, se la società dichiara tali pagamenti. Diritto a informazioni finanziarie: gli azionisti hanno il diritto di ricevere informazioni finanziarie regolari sulla società, tra cui rapporti annuali e trimestrali, per poter valutare l'andamento dell'azienda. Diritto alla liquidazione: in caso di liquidazione della società (ad esempio, in caso di vendita o chiusura), gli azionisti hanno il diritto di ricevere una quota del patrimonio residuo dopo il pagamento di tutti i debiti e gli obblighi. Gli azionisti possono essere individui, istituzioni finanziarie, fondi comuni di investimento, fondazioni o altre entità legali. La quantità di potere e influenza che un azionista ha all'interno di una società dipende spesso dalla quantità di azioni che possiede. Gli azionisti sono spesso interessati a ottenere un rendimento finanziario sulle loro azioni e a influenzare le decisioni aziendali per proteggere i propri interessi e massimizzare il valore delle loro partecipazioni. Gli shareholders fanno parte, ma contemporaneamente si contrappongono agli stakeholders (vedi stakeholder).
S Shareholder Rights Directive II

La Direttiva introduce misure volte a migliorare la governance delle società quotate, rafforzandone così la competitività e la sostenibilità a lungo termine, in particolare tramite un maggiore e più consapevole coinvolgimento e impegno degli azionisti nel governo societario, nel medio e lungo termine, e la facilitazione dell’esercizio dei diritti degli stessi. Essa muove dal presupposto che la comunicazione al pubblico da parte degli investitori istituzionali delle loro strategie di investimento, della loro politica di impegno e della relativa attuazione può, tra l’altro, facilitare il dialogo tra le società e i loro azionisti e promuovere l’impegno degli azionisti. Gli investitori istituzionali e gli asset manager devono pubblicare una Engagement Policy, che deve indicare, tra l’altro, le modalità con le quali essi dialogano con le società partecipate. I proxy advisor devono rendere noto, tra l’altro, se intrattengono un dialogo con le società oggetto delle proprie ricerche, dei propri consigli o raccomandazioni di voto e con i portatori di interesse della società e, in caso affermativo, la portata e la natura del dialogo.

S SICAF Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) la società di investimento a capitale fisso (Sicaf) è l’Oicr chiuso costituito in forma di società per azioni a capitale fisso con sede legale e direzione generale in Italia avente per oggetto esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l’offerta di proprie azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi.
S SICAV - Società di investimento a capitale variabile Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) per società di investimento a capitale variabile (Sicav) si intende: l’Oicr (Organismo di investimento collettivo del risparmio) aperto costituito in forma di società per azioni a capitale variabile con sede legale e direzione generale in Italia avente per oggetto esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l'offerta di proprie azioni. La Sicav è quindi un veicolo di investimento simile, ma non identico, al fondo comune, in quanto chi investe in una Sicav ne diviene socio, mentre chi investe in un fondo sottoscrive delle quote di un patrimonio autonomo ma non diviene socio della società di gestione.  Anche per le Sicav è prevista comunque la presenza di un depositario, e la disciplina è essenzialmente equivalente a quella prevista per i fondi comuni. Interessante osservare che esistono anche le cosiddette Sicav multicomparto, cioè il cui capitale è diviso in diversi comparti adibiti ad investire in diversi asset/mercati. Ogni comparto costituisce patrimonio separato, nel senso che le performance di un comparto non influenzano le performance degli altri. L'investitore può allora decidere di quale comparto acquistare le azioni in base alle sue preferenze di investimento. 
S SIM SIM (Società di Intermediazione Mobiliare), società introdotte con la legge n. 1/91 e oggi disciplinate dal Testo Unico della Finanza. Sono iscritte in un Albo tenuto dalla Consob. Si tratta di società per azioni che operano prevalentemente nel settore mobiliare potendo svolgere, come le banche, tutti i servizi di investimento previsti dal Testo Unico della Finanza. Originariamente le Sim potevano sfruttare l’esclusiva delle contrattazioni in Borsa: in pratica, chi voleva comprare o vendere titoli in Borsa doveva effettuare la compravendita attraverso una SIM. Tale vantaggio operativo è però decaduto in quanto anche le banche sono state abilitate, a partire dal 1996, ad operare direttamente in Borsa. Il ruolo delle Sim si è di conseguenza ridimensionato e molte di esse, peraltro, si sono trasformate in banche. Le Sim possono avvalersi, nella commercializzazione dei propri servizi, di consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (persone fisiche abilitate all’offerta fuori sede di servizi di investimento e di strumenti finanziari che operano in qualità di agenti e con vincolo di monomandato); tuttavia le reti di Consulenti finanziari più numerose fanno oggi capo a intermediari bancari.
S Sistema Dualistico

È un Sistema di Amministrazione e Controllo adottabile dalla società per azioni caratterizzato dalla presenza di due distinti organi collegiali che svolgono i compiti del Consiglio di amministrazione (CdA): il consiglio di sorveglianza (supervisory board), eletto dall'assemblea dei soci; il consiglio di gestione (management board), eletto dal consiglio di sorveglianza.

S Sistema Monistico È un Sistema di Amministrazione e Controllo adottabile dalle società per azioni caratterizzato dalla presenza del solo consiglio di amministrazione come organo.
S Sistema Tradizionale o Ordinario È un Sistema di Amministrazione e Controllo adottabile delle società per azioni. Si applica in assenza di diversa scelta statutaria e prevede la presenza di un Organo di Amministrazione (Amministratore unico o CdA) e di un Organo di Controllo (Collegio Sindacale), oltre che, ovviamente, dell’assemblea dei soci.
S Sistemi multilaterali di negoziazione Ai sensi del Testo Unico della Finanza, per sistema multilaterale di negoziazione si intende un sistema multilaterale gestito da un’impresa di investimento o da un gestore del mercato che consente l’incontro, al suo interno e in base a regole non discrezionali, di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti. Questi sistemi sono in definitiva dei mercati secondari dove è possibile effettuare compravendite di strumenti finanziari, anche se ai sensi di legge non sono catalogabili come mercati regolamentati.
S Sistemi organizzati di negoziazione Ai sensi del Testo Unico della Finanza, per sistema organizzato di negoziazione si intende un sistema multilaterale diverso da un mercato regolamentato o da un sistema multilaterale di negoziazione che consente l’interazione tra interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a obbligazioni, strumenti finanziari strutturati, quote di emissioni e strumenti derivati, in modo da dare luogo a contratti.
S Società di consulenza finanziaria Ai sensi del Testo Unico della Finanza, la riserva di attività prevista per lo svolgimento dei servizi di investimenti non pregiudica la possibilità per le società costituite in forma di società per azioni o società a responsabilità limitata, in possesso dei requisiti patrimoniali e di indipendenza stabiliti con regolamento adottato dal Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Consob, ed iscritte in una sezione apposita dell’albo di cui all’articolo 31, comma 4 (albo dei consulenti finanziari), di prestare la consulenza in materia di investimenti relativamente a valori mobiliari e a quote di organismi d’investimento collettivo, senza detenere fondi o titoli appartenenti ai clienti (società di consulenza finanziaria).
S Società di Gestione del Risparmio È la società autorizzata alla gestione collettiva del risparmio nonché ad altre attività disciplinate dalla normativa vigente ed iscritta ad apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia. Ovvero, la società di gestione armonizzata abilitata a prestare in Italia il servizio di gestione collettiva del risparmio e iscritta in un apposito elenco allegato all’albo tenuto dalla Banca d’Italia.
S S&P 500 Lo S&P 500® è ampiamente considerato il principale singolo indice delle azioni statunitensi a grande capitalizzazione.  L'indice comprende 500 società leader e copre circa l'80% della capitalizzazione di mercato disponibile. Creato nel 1957, lo S&P 500 è stato il primo indice azionario statunitense ponderato per la capitalizzazione di mercato. Oggi (1 2024) è la base di molti strumenti di investimento quotati e over-the-counter. Questo indice di fama mondiale comprende 500 delle migliori aziende nei principali settori dell'economia statunitense. Per essere incluse nell’indice, le società devono avere una capitalizzazione di mercato complessiva pari o superiore a 14,5 miliardi di dollari e una capitalizzazione di mercato corretta per il flottante pari almeno al 50% della soglia minima di capitalizzazione di mercato non corretta.
S SPAC - Special Purpose Acquisition Company Le SPAC (Special Purpose Acquisition Company) sono società quotate costituite per effettuare operazioni di fusione o acquisizione di azienda: si tratta di strumenti finanziari innovativi a metà strada tra l’investimento in fondi di private equity e l’investimento nei listini azionari. Tecnicamente sono veicoli di investimento che, in una prima fase raccolgono denaro tra il pubblico e ottengono l’ammissione alla quotazione; successivamente, agevolano l’ingresso in borsa di una società non quotata: ciò avviene tramite un’operazione di fusione tra la SPAC e la società target. Aziende di questo tipo vengono definite “Blank check companies” (letteralmente assegni in bianco), ossia società che, inizialmente, non hanno un progetto di investimento predefinito, ma il cui oggetto sociale consiste nell’effettuare un’operazione di fusione con un’altra società. La vita di una SPAC è solitamente limitata a 18-24 mesi dalla quotazione in borsa; nell’arco di questo periodo gli amministratori hanno l’obiettivo di individuare un’azienda-target che sia disponibile all’ingresso di nuovi soci e alla quotazione. Coloro che investono in una SPAC, quindi, sottoscrivono e versano il capitale ricevendo azioni e warrant: se al termine del periodo massimo di vita fissato per la SPAC (di solito 18-24 mesi) non è stato completato il mandato, cioè non è stata effettuata nessuna fusione ovvero non è stato raccolto il capitale sufficiente, gli azionisti vengono risarciti con un rendimento minimo stabilito. Quando invece è stata individuata l’azienda-target, gli amministratori della SPAC propongono ai loro azionisti la fusione: se la fusione viene approvata gli azionisti della SPAC diventano shareholders di una società avente il business dell’azienda-target, la quale in tal modo beneficia dei capitali raccolti dalla SPAC e di conseguenza di una procedura semplificata di quotazione in borsa.
S Spese correnti Le spese correnti, introdotte dalla normativa comunitaria europea Ucits IV, sono andate a sostituire il precedente indicatore riepilogativo dei costi del fondo: il TER (Total Expense Ratio). 
Le spese correnti sono calcolate come rapporto, espresso in percentuale, tra il totale delle spese correnti e la media del NAV (Net Asset Value), ovvero il valore complessivo netto del patrimonio del fondo, e includono: commissioni di gestione; spese di revisione (le spese dovute alla società che rivede il bilancio annuale dei fondi); spese di pubblicazione del valore della quota; compenso per la banca depositaria; spese legali e giudiziarie; commissioni di distribuzione.
S Spinta gentile - nudge Il termine inglese nudge, traducibile in italiano come pungolo, o spinta gentile, fu introdotto per la prima volta nel campo della cibernetica. Ma la versione più nota, e che è divenuta un pilastro nell’ambito della finanza comportamentale, è quella proposta da Richard Thaler e Cass Sunstein nel 2008, nel loro best seller dal titolo, appunto Nudge. Il concetto sottostante si riferisce al fatto che, attraverso diversi strumenti e tecniche, si possono spingere gentilmente, cioè senza eccessive forzature, gli individui a comportamenti più razionali e più in linea con i loro interessi, o con gli interessi generali della comunità. Per capire meglio che cos’è il nudging, e come possa essere utilizzato nel campo delle scelte finanziarie, occorre partire dalla teoria sottostante a questo approccio. Secondo la definizione di Thaler e Sunstein, il termine nudge attiene a qualsiasi aspetto della architettura delle scelte che altera il comportamento di un individuo in maniera prevedibile, cioè che spinge l’individuo a prendere una determinata scelta, ma senza impedire allo stesso individuo di scegliere altre opzioni e senza introdurre incentivi economici particolari. Per essere una vera spinta gentile, questo intervento dovrebbe essere quindi facile e poco costoso da evitare. In questa definizione vi sono alcuni passaggi da sottolineare. Innanzitutto il concetto di architettura delle scelte; cosa significa? Si fa riferimento qui a qualsiasi situazione in cui possono essere utilizzati diversi modi per proporre una o più opzioni a chi deve prendere una decisione. Il tipico esempio, citato dagli stessi Thaler e Sunstein è quello della distribuzione e del posizionamento del cibo in una mensa scolastica. A seconda di come vengono posizionate le varie pietanze (prima, dopo, più in alto, più in basso) le scelte degli studenti cambiano radicalmente. E questo può essere sfruttato per far sì che gli studenti, o in generale le persone, scelgano cibo migliore per la loro dieta. L’architettura delle scelte si presenta in molti casi e in molte situazioni della nostra vita, anche se spesso non ce ne accorgiamo nemmeno. Pensate a tutte le volte in cui avete acquistato un nuovo smartphone e avete dovuto effettuare l’impostazione iniziale del telefono. Molto probabilmente avete scelto le opzioni di default, senza impegnarvi molto a modificare le impostazioni di base, pur sapendo che potevate farlo in quel momento o successivamente. Questo significa che chi ha creato lo smartphone vi ha gentilmente spinto a scegliere le impostazioni di default perché ritenute più semplice e comode per voi. Ecco allora che emerge un altro concetto. La spinta gentile non deve impedire di scegliere altre opzioni rispetto a quella verso la quale si vuole indirizzare un individuo. Se il posizionamento del cibo in mensa ci spinge a scegliere alcune pietanze nulla ci vieta però di sceglierne altre. Né dovremmo essere incentivati economicamente a fare una certa scelta: se tutte le pietanze che l’architetto delle scelte, ossia chi organizza la mensa, mi vuole spingere a mangiare hanno un costo decisamente inferiore alle altre allora non si tratterebbe più di una spinta gentile.
S Spread - titoli di stato e obbligazionari Nell’ambito dei mercati obbligazionari e dei titoli di stato, il termine spread indica la differenza di rendimento tra due titoli o due classi di titoli. In particolare, lo spread viene calcolato solitamente come differenza rispetto ad un titolo/classe di titoli considerati sicuri e presi come base di riferimento. Ad esempio, lo spread dei titoli di stato italiani è calcolato rispetto ai titoli emessi dalla Germania aventi pari a scadenza, ed il più noto degli spread di cui quotidianamente si parla attiene alla differenza di rendimento calcolata sul titolo decennale. Lo spread viene espresso in punti base (o basis points), cioè in centesimi di punto percentuale: ad esempio, 150 basis points corrispondono a 1,50%. Possono però essere calcolati molti altri tipi di spread nel mercato obbligazionario: spread tra titoli corporate e titoli governativi, spread tra titoli investment grade e titoli high yield, spread tra titoli a breve e titoli a lunga scadenza ecc.
S SRI - Sustainable and Responsible Investments Gli "Investimenti Sostenibili e Responsabili" (SRI, dall'inglese Sustainable and Responsible Investments) rappresentano una strategia di investimento che tiene conto non solo dei rendimenti finanziari, ma anche degli impatti sociali e ambientali delle decisioni di investimento. In altre parole, gli investimenti SRI mirano a generare un impatto positivo sul pianeta e sulla società, oltre a ottenere rendimenti finanziari adeguati.
S SRI Binding screening Attività di screening e monitoraggio degli emittenti di titoli, che prevede l'applicazione di restrizioni o esclusioni rispetto all'Universo di Investimento dei singoli patrimoni gestiti (cd. "SRI Binding screening") relative a emittenti operanti in settori ritenuti "non responsabili", ossia: (i) quelle società caratterizzate da un evidente coinvolgimento diretto nella manifattura di armi non convenzionali (Mine antiuomo; Bombe a grappolo; Armi nucleari ; Uranio impoverito; Armi biologiche; Armi chimiche; Armi a frammentazione invisibile; Laser accecanti; Armi incendiarie; Fosforo bianco (cd. “unconventional weapons”), (ii) le società che derivano almeno il 25% del fatturato da attività estrattive o di produzione di energia elettrica collegate al carbone termico (cd. "thermal coal") o (iii) le società che derivano almeno il 10% del fatturato da attività di estrazione di oil & gas attraverso lo sfruttamento delle sabbie bituminose (cd. "oil sands"); per gli emittenti con un’esposizione al settore del carbone termico e dello sfruttamento delle sabbie bituminose inferiore alle soglie previste vengono attivati specifici processi di escalation che determinano restrizioni e/o esclusioni rispetto all’Universo di Investimento dei singoli patrimoni gestiti.
S Stagflazione dell' economia La crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) diminuisce ma l’inflazione continua a salire (si noti che l’inflazione si muove in ritardo rispetto al ciclo economico). I titoli azionari soffrono a causa della contrazione degli utili. Le obbligazioni sono bloccate dalle politiche della banca centrale.
S Stakeholders Gli stakeholders sono individui, gruppi o entità che hanno un interesse o una “partecipazione" (stake, in inglese) in un'organizzazione, un'azienda, un progetto o un'attività. Gli stakeholder possono essere influenzati dalle azioni dell'organizzazione o, a loro volta, possono influenzarla. Questa definizione sottolinea il fatto che gli stakeholder possono avere diverse relazioni e interessi con l'entità di riferimento. Si possono distinguere diverse tipologie di stakeholders. Aziendali: questi sono spesso i principali azionisti o proprietari dell'azienda, ma possono anche includere investitori, manager, dipendenti e fornitori. Cliente: coloro che acquistano i prodotti o i servizi dell'azienda sono stakeholder importanti, poiché il successo dell'azienda dipende in prima istanza dalla soddisfazione dei clienti. Fornitori: le aziende dipendono dai loro fornitori per materiali, risorse e servizi, quindi i fornitori sono stakeholder chiave. Dipendenti: i lavoratori all'interno dell'organizzazione hanno un interesse diretto nel loro impiego, nelle condizioni di lavoro e nei salari. Comunità locale: le comunità in cui un'azienda opera possono essere interessate agli effetti dell'azienda sull'ambiente, sulla salute pubblica e sull'occupazione. Ambiente: l'ambiente, inteso in senso astratto, è spesso considerato uno stakeholder, in quanto le azioni di un'organizzazione possono avere un impatto significativo sulla sostenibilità e sulla salute dell'ecosistema. Regolatori e Governo: le agenzie governative e gli enti di regolamentazione possono influenzare le operazioni e le politiche di un'azienda attraverso leggi e normative. Gruppi di Interesse: questi possono includere organizzazioni non governative (ONG), sindacati, associazioni industriali e altri gruppi che hanno un interesse specifico nell'operato dell'azienda. La gestione degli stakeholder è un aspetto cruciale della responsabilità sociale d'impresa (CSR, Corporate Social Responsibility) e della gestione aziendale, poiché tener conto degli interessi e delle preoccupazioni degli stakeholder può contribuire al successo a lungo termine e alla sostenibilità di un'organizzazione. Inoltre, la mancata gestione efficace degli stakeholders può portare a conflitti, perdite di reputazione e impatti negativi sugli affari e sulla società in generale.
S Statuto della Sicav Lo statuto della SICAV è un documento fondamentale per comprendere le caratteristiche di questo tipo di OICR (Organismo di investimento collettivo del risparmio). La Banca d’Italia indica con regolamento che all’atto costitutivo e allo statuto delle SICAV (e delle SICAF) non riservate si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni inerenti i criteri di redazione del regolamento di un fondo comune di investimento. In particolare, ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF) è previsto che lo statuto della Sicav indichi le modalità di determinazione del valore delle azioni e del prezzo di emissione e di rimborso nonché la periodicità con cui le azioni possono essere emesse e rimborsate. Lo statuto della Sicav può prevedere: a) limiti all'emissione di azioni nominative; b) particolari vincoli di trasferibilità delle azioni nominative; c) l'esistenza di più comparti di investimento per ognuno dei quali può essere emessa una particolare categoria di azioni; in tal caso sono stabiliti i criteri di ripartizione delle spese generali tra i vari comparti; d) la possibilità di emettere frazioni di azioni, fermo restando che l'attribuzione e l'esercizio dei diritti sociali sono comunque subordinati al possesso di almeno un'azione.
S Stock picking Il termine stock picking indica il processo di selezione dei singoli titoli che compongono un portafoglio sulla base della loro prospettiva di crescita attraverso l’uso dell’analisi fondamentale o altre metodologie di analisi.
S Strategia di gestione flessibile Vedi fondi flessibili
S Strategia quantitativa

La Strategia quantitativa è un tipo di strategia che si affida a modelli matematici / statistici per identificare le opportunità di acquisto e vendita degli strumenti finanziari in portafoglio.

S Strategie di investimento ESG Le strategie di investimento ESG considerano, oltre agli aspetti economico-finanziari, anche le caratteristiche, le opportunità e i rischi legati ai fattori ESG. Non esiste una classificazione univoca di queste strategie anche se diversi enti e soggetti ne hanno prevista una (ad esempio EFAMA, l'associazione delle SGR a livello europeo). Tuttavia, le strategie ESG possono essere suddivise in tre macro-categorie: quelle cosiddette di Esclusione, in cui i fondi eliminano dal loro universo di investimento alcune tipologie di società o settori sulla base di principi etici e di sostenibilità (ad esempio aziende legate alla produzione di armi, di bevande alcoliche, di tabacco, di pornografia. Oppure società che non rispettano specifiche norme internazionali in materia di diritti umani e di tutela dei lavoratori). Quelle di integrazione e di inclusione, in cui i gestori usano informazioni ESG per scegliere aziende con particolari criteri da includere nei loro portafogli (ad esempio aziende con rating ESG più elevati, aziende a basso impatto di emissioni di C02…). E quelle di impact investing, relative a fondi caratterizzati da uno specifico tema di investimento legato ad esempio all’ambiente o al sociale (fondi tematici), oppure a fondi che investono in green bond e social bond.
S Strategie di investimento ESG: esclusione (o selezione negativa) Le strategie di investimento ESG di esclusione (negative exclusionary screening e norm-based screening) prevedono di escludere dall'universo di investimento quelle aziende, settori e quelle attività che per motivi etici e di sostenibilità non vengono ritenute adeguate ad un investimento responsabile. Le strategie di esclusione vengono attuate applicando dei filtri all'universo investibile del fondo. Si distinguono le strategie di esclusione norm based, in cui la selezione degli investimenti viene fatta considerando il rispetto da parte delle imprese di convenzioni internazionali universalmente riconosciute (dichiarazione universale dei diritti umani, convenzione UNICEF sui diritti dell’infanzia, dichiarazione di Rio sull’ambiente, Norme internazionali sul lavoro, Global compact delle Nazioni Unite…). Altre logiche di esclusione attengono lo stato in cui l'impresa opera e il tipo di business. In quest'ultimo caso, esempi di esclusione riguardano aziende il cui fatturato deriva da produzione di armi, tabacco, olio di palma, pellicce, giochi d’azzardo, carbone termico, prodotti abortivi, intrattenimento per adulti ecc…
S Strategie di investimento ESG: inclusione (o selezione positiva) Le strategie di investimento ESG di inclusione (o selezione positiva) sono quelle attuate attraverso un processo di screening positivo. Lo screening positivo consiste nell’inclusione nei portafogli di investimento di titoli selezionati all’interno di un universo investibile delimitato sulla base di una serie di criteri sociali o ambientali dei prodotti e/o dei processi attuati dalle imprese emittenti. Lo screening positivo si declina poi in diverse sotto-categorie tra cui, ad esempio, l'approccio "ESG integration" e la "logica Best in Class". Nell’approccio ESG Integration viene effettuata una analisi integrata per la valutazione e la selezione degli investimenti: i fattori ESG diventano cioè parte integrante del processo di investimento, a complemento della tradizionale analisi economico-finanziaria delle aziende. Si utilizzano quindi altre informazioni, non finanziarie, per valutare i rischi e le opportunità ESG che potrebbero influenzare i fondamentali di una azienda (ricavi, costi, posizionamento, business model ecc..).  L’approccio Best in class, invece, consiste in una procedura di screening positivo che seleziona attivamente, all’interno di un universo predeterminato, le società che vantano le performance migliori in campo ambientale, sociale e di governance. Rispetto all’approccio ESG Integration, i fattori ESG diventano prioritari rispetto all’analisi fondamentale tradizionale. Operativamente il Best in Class viene solitamente attuato scegliendo le aziende che all’interno del loro settore hanno valutazioni, quali ad esempio, i rating ESG, migliori. L’approccio Best in Class consente di creare portafogli ben diversificati in quanto non si escludono a priori dei settori o dei particolari tipi di investimento. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di creare un vantaggio in termini di performance nel medio lungo termine.
S Strumenti finanziari Ai sensi del Testo Unico della Finanza (TUF),  per strumento finanziario si intende qualsiasi strumento riportato nella Sezione C dell’Allegato I dello stesso TUF, compresi gli strumenti emessi mediante tecnologia a registro distribuito (blockchain). Gli strumenti di pagamento non sono strumenti finanziari. Nella sezione C dell’allegato I del TUF sono indicati, tra gli altri, i seguenti strumenti finanziari. Valori mobiliari, cioè categorie di valori che possono essere negoziati nel mercato dei capitali, quali ad esempio: a) azioni di società e altri titoli equivalenti ad azioni di società, di partnership o di altri soggetti e ricevute di deposito azionario; b) obbligazioni e altri titoli di debito, comprese le ricevute di deposito relative a tali titoli; c) qualsiasi altro valore mobiliare che permetta di acquisire o di vendere i valori mobiliari indicati alle lettere a) e b) o che comporti un regolamento a pronti determinato con riferimento a valori mobiliari, valute, tassi di interesse o rendimenti, merci o altri indici o misure. Strumenti del mercato monetario, cioè categorie di strumenti normalmente negoziati nel mercato monetario, quali, ad esempio, i buoni del tesoro, i certificati di deposito e le carte commerciali. Quote di un organismo di investimento collettivo. Contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati («future»), «swap», accordi per scambi futuri di tassi di interesse e altri contratti derivati connessi a valori mobiliari, valute, merci, tassi di interesse o rendimenti, quote di emissione o altri strumenti finanziari derivati, indici finanziari o misure finanziarie che possono essere regolati con consegna fisica del sottostante o attraverso il pagamento di differenziali in contanti. Strumenti finanziari derivati per il trasferimento del rischio di credito. Contratti finanziari differenziali. Contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati («future»), «swap», contratti a termine sui tassi d’interesse e altri contratti su strumenti derivati connessi a variabili climatiche, tariffe di trasporto, tassi di inflazione o altre statistiche economiche ufficiali, quando l’esecuzione avviene attraverso il pagamento di differenziali in contanti o può avvenire in tal modo a discrezione di una delle parti. Quote di emissioni che consistono di qualsiasi unità riconosciuta conforme ai requisiti della direttiva 2003/87/CE (sistema per lo scambio di emissioni).
S Surriscaldamento dell' economia Il surriscaldamento dell'economia è una fase caratterizzata da aumento dell’inflazione. La capacità produttiva si riduce e la crescita della produttività diminuisce, mentre la crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) rimane sostenuta. Le curve dei rendimenti si appiattiscono e si spostano verso l’alto; può aumentare la volatilità dei titoli azionari.
S Sustainable Finance Disclosure Regulation - Regolamento SFDR È un regolamento europeo introdotto per migliorare la trasparenza nel mercato dei prodotti di investimento sostenibili, prevenire il greenwashing e aumentare la trasparenza sulle dichiarazioni di sostenibilità presentate dai partecipanti ai mercati finanziari.
S Sustainable Finance Disclosure Regulation - Regolamento SFDR - Art. 6 SFDR I partecipanti ai mercati finanziari includono la descrizione di quanto segue nell’informativa precontrattuale: a) in che modo i rischi di sostenibilità sono integrati nelle loro decisioni di investimento; e b) i risultati della valutazione dei probabili impatti dei rischi di sostenibilità sul rendimento dei prodotti finanziari che rendono disponibili. Illustrano quindi le modalità di integrazione dei rischi di sostenibilità nelle decisioni di investimento.
S Sustainable Finance Disclosure Regulation - Regolamento SFDR - Art. 8 SFDR Se un prodotto finanziario promuove, tra le altre caratteristiche, caratteristiche ambientali o sociali, o una combinazione di tali caratteristiche, a condizione che le imprese in cui gli investimenti sono effettuati rispettino prassi di buona governance, le informazioni da comunicare includono quanto segue: a) informazioni su come tali caratteristiche sono rispettate; b) qualora sia stato designato un indice come indice di riferimento, informazioni che indichino se e in che modo tale indice è coerente con tali caratteristiche. Promuovono quindi, tra le altre, caratteristiche ambientali o sociali, o una combinazione di esse, a condizione che le imprese in cui gli investimenti sono effettuati rispettino prassi di buona governance.
S Sustainable Finance Disclosure Regulation - Regolamento SFDR - Art 9 SFDR Se un prodotto finanziario ha come obiettivo investimenti sostenibili ed è stato designato un indice come indice di riferimento, le informazioni da comunicare sono accompagnate: a) da informazioni che indicano in che modo l’indice designato è in linea con detto obiettivo; b) da una spiegazione che indica perché e in che modo l’indice designato in linea con detto obiettivo differisce da un indice generale di mercato. Se un prodotto finanziario ha come obiettivo investimenti sostenibili e non è stato designato alcun indice come indice di riferimento, le informazioni da comunicare, includono la spiegazione del modo in cui è raggiunto tale obiettivoSe un prodotto finanziario ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di carbonio, le informazioni da comunicare, includono l’obiettivo di un’esposizione a basse emissioni di carbonio in vista del conseguimento degli obiettivi a lungo termine in materia di lotta al riscaldamento globale previsti dall’accordo di Parigi. Hanno quindi obiettivi di investimento sostenibile .
S Sviluppo sostenibile Secondo la definizione data nel Rapporto Brundtland (1987) lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
S Swap Il termine swap, in italiano scambio, è utilizzato per indicare un'ampia famiglia di strumenti finanziari derivati che prevedono, in termini generali, uno scambio di flussi finanziari tra due controparti. Esistono infatti diversi tipi di swap, che si distinguono per la tipologia di scambio prevista dal contratto. I più noti sono gli Interest Rate Swap (vedi IRS) in cui due soggetti si accordano per scambiarsi periodicamente un flusso di interessi. Esistono poi i credit default swaps, che attengono allo scambio del rischio di credito di un emittente di titoli obbligazionari (vedi credit default swap). I currency swap riguardano invece lo scambio di flussi finanziari legati all'andamento di valute, mentre gli equity swap sono basati su titoli azionari.
T Tasso di deposito - BCE È il tasso che la Banca Centrale Europea (BCE) paga alle banche del sistema bancario europeo sui depositi detenuti presso di lei. È un tasso a brevissima scadenza, cioè ad un giorno (overnight), sebbene espresso su base annua. Ogni giorno, infatti, le banche che hanno un eccesso di liquidità possono depositarla presso la BCE e ritirarla il giorno seguente. L'operazione può essere ripetuta più giorni consecutivamente.
T Tasso di rendimento effettivo Nell'ambito degli investimenti in titoli obbligazionari, il rendimento effettivo, detto anche tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES) o yield to maturity (YTM) è calcolato a partire dal prezzo tel quel. Si tratta infatti del tasso che rende uguale il prezzo tel quel al valore attuale dei flussi futuri che pagherà il titolo, cioè cedole e rimborso del capitale. Si tenga presente che pur chiamandosi rendimento effettivo, tale tasso, se calcolato ex-ante, cioè prima dell'acquisto di un titolo obbligazionario, è comunque una approssimazione di quanto un investitore otterrà in termini di rendimento. Infatti, nel calcolo del rendimento effettivo ex ante ci si basa su due ipotesi forti: a) che il titolo sia detenuto fino a scadenza e non venduto prima sul mercato secondario; b) che i flussi intermedi pagati (cedole o rimborsi parziali di capitale) siano reinvestiti fino a scadenza ad un tasso corrispondente allo stesso rendimento effettivo. Se queste due ipotesi non si verificano, il rendimento effettivo ex post, cioè alla scadenza dell'investimento (ovvero al momento del rimborso o della rivendita anticipata del titolo) non corrisponde a quello calcolato ex ante. Si noti tuttavia che nei titoli zero coupon (senza cedole) le ipotesi di cui sopra si riducono ad una, ossia la detenzione del titolo fino a scadenza; di conseguenza, se uno titolo zero coupon viene comprato e detenuto fino a scadenza allora il suo TRES calcolato ex ante corrisponderà al suo TRES ex post.
T Tasso di rendimento immediato Negli investimenti in titoli obbligazionari con cedola, il tasso di rendimento immediato è il rapporto tra il tasso cedolare annuo e il corso secco del titolo. Ad esempio, se il tasso cedolare annuo del titolo è 4% e in un determinato istante il titolo quota al corso secco di 98, il tasso di rendimento immediato sarà dato dal rapporto 4/98. Si tratta di una misura di rendimento di facile calcolo ma con forti limiti. In particolare il tasso di rendimento immediato non tiene conto della vita residua: se due titoli hanno lo stesso tasso cedolare annuo e lo stesso corso secco, ma scadenze diverse, il loro tasso di rendimento immediato risulta uguale. Inoltre questa misura di rendimento non tiene conto della possibilità di reinvestimento dei flussi cedolari. Per avere una stima più corretta del rendimento di un titolo obbligazionario è quindi più idoneo riferirsi al tasso di rendimento effettivo (vedi tasso di rendimento effettivo).
T Tasso di rifinanziamento marginale È il tasso che le banche pagano alla Banca Centrale Europea (BCE) per ottenere un finanziamento overnight, cioè ad un giorno. Il tasso è comunque espresso su base annua. Le operazioni di rifinanziamento marginale fanno parte delle operazioni di politica monetaria e vengono definite operazioni attivabili su iniziativa delle controparti (della BCE), cioè le banche. Se una banca si ritrova in una situazione di carenza di liquidità può infatti chiedere denaro alla BCE anche per un giorno, fornendo a garanzia dei titoli, e pagando appunto il tasso di rifinanziamento marginale. L'operazione può essere effettuata anche più giorni consecutivamente.
T Tasso di rifinanziamento principale È il tasso applicato dalla Banca Centrale Europea (BCE) nelle operazioni di rifinanziamento principale. Queste operazioni rappresentano uno dei principali strumenti di politica monetaria. Si tratta di operazioni di mercato aperto, ossia generate su iniziativa della BCE stessa e rivolte al sistema bancario. Sono operazioni di finanziamento, finalizzate all'immissione di liquidità nel sistema bancario ed economico, effettuate ogni settimana e con scadenza settimanale. Le banche che vogliono partecipare a queste operazioni devono dare in garanzia dei titoli (solitamente titoli di stato).
T Tasso risk free Tasso privo di rischio. Si tratta per lo più di un concetto teorico, in quanto nella realtà non esiste un tasso di rendimento completamente privo di rischio. Tuttavia, si è soliti indicare come risk free il rendimento di un titolo emesso da uno stato con rating AAA, a breve scadenza e denominato nella propria valuta di riferimento. Ad esempio, per l'Area euro, si può approssimare il tasso risk free al rendimento dei titoli di stato tedeschi a breve scadenza. Nell'area dollaro si usano invece i rendimenti dei titoli di stato americani.
T Taxonomy - Tassonomia La tassonomia UE per le attività sostenibili è un sistema di classificazione istituito per chiarire quali investimenti sono ecosostenibili, nel contesto del Green Deal europeo. L'obiettivo della tassonomia è prevenire il greenwashing e aiutare gli investitori a fare scelte più ecologiche. La creazione di una tassonomia è peraltro la prima azione del «Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile». Ha riguardato, inizialmente, la sola sfera ambientale. Lo sforzo tassonomico relativamente alla sfera ambientale del cosiddetto «EU Technical Expert Group on Sustainable Finance» ha condotto a riconoscere come sostenibili dal punto di vista ambientale e, quindi, allineate con la tassonomia, quelle attività economiche che soddisfano tre requisiti o condizioni. In primo luogo, deve trattarsi di una attività economica in grado di fornire un contributo sostanziale nel conseguimento di uno tra I sei obiettivi di natura ambientale appartenenti ad uno specifico elenco stilato dallo stesso gruppo di lavoro. Il secondo requisito richiede che non si creino danni e pregiudizi per i restanti obiettivi ambientali nel cercare di perseguire quello prioritario. Il terzo ed ultimo requisito è rappresentato dalla conformità di una certa attività economica con alcune cosiddette «minimum safeguards» (garanzie minime) riferite ai Principi Guida delle Nazioni Unite in tema di attività economica e diritti umani, alle linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali, ai principi e ai diritti identificati nella dichiarazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization) appunto sui diritti fondamentali e sui principi del Lavoro.
T T-Bill Un Treasury Bill (T-Bill) è un'obbligazione di debito a breve termine emessa o garantita dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti con una scadenza di un anno o meno. I buoni del tesoro sono solitamente venduti in tagli da $ 1.000, anche se alcuni possono raggiungere un taglio massimo di $5 milioni.
T T-Bond I T-bonds (Treasury Bonds) sono titoli di debito pubblico emessi dal governo federale degli Stati Uniti che hanno scadenze di 20 o 30 anni. I T-bond sono a tasso fisso e pagano interessi periodici semestrali fino alla scadenza, a quel punto al proprietario viene pagato un importo pari al capitale. Con i Treasury bills, le Treasury notes e i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) sono i principali titoli emessi dal governo americano.
T Teoria del prospetto - Prospect theory La teoria del prospetto, o proscpect theory, è sicuramente uno dei fondamenti della finanza comportamentale. Proposta nel 1979 dagli psicologi Kahneman e Tversky essa è una teoria della decisione, ossia una spiegazione alternativa del modo in cui gli individui prendono decisioni, specialmente in contesti rischiosi. La teoria è alternativa al modello economico tradizionale, cioè quello basato sul concetto dell’utilità attesa, in cui si ritiene che l'utilità di una persona in condizioni di incertezza, ad esempio di fronte ad una scelta di investimento rischiosa, possa essere calcolata come una media ponderata delle utilità in ogni possibile risultato. In termini semplici si ritiene che un investitore dovrebbe essere così razionale da fare una serie di calcoli probabilistici prima di decidere l’investimento migliore per lui. La teoria del prospetto, sulla base di veri e propri esperimenti di psicologia cognitiva, giunge invece a comprendere come gli individui si comportano, e non come si dovrebbero comportare, indicando quanto le scelte delle persone siano molto spesso irrazionali: ciò è dovuto in particolare al cosiddetto effetto contesto (o framing) e alla eccessiva avversione alle perdite. Il primo aspetto (vedi anche frame dependence), ci dice che il contesto in cui l'individuo si trova a operare la scelta ha un effetto determinante sulla scelta stessa. In particolare il modo in cui il problema viene formulato influisce sul modo in cui l'individuo percepisce il punto di partenza rispetto a cui valutare i possibili esiti delle proprie azioni. Nel settore degli investimenti, ad esempio, il modo in cui vengono presentati i vantaggi e le criticità di un prodotto può influenzare notevolmente la scelta di acquisto di un investitore. L’avversione alle perdite, invece, ci spiega che per la maggior parte degli individui la motivazione a evitare una perdita è superiore alla motivazione a realizzare un guadagno. Questo principio psicologico generale, che è probabilmente collegato a una sorta di istinto di sopravvivenza, fa sì che la stessa decisione può dare origine a scelte opposte se gli esiti vengono rappresentati al soggetto come perdite piuttosto che come mancati guadagni. In ambito finanziario, l’eccessiva avversione alle perdite può portare i risparmiatori a comportamenti non razionali: ad esempio a non investire (tengo i soldi sul conto), oppure a prendere scelte non coerenti con le proprie necessità di lungo periodo (investo solo a breve termine per essere tranquillo ma non mi accorgo che i rendimenti che possono ottenere non sono adeguati alle mie esigenze).
T Teoria del rammarico - Regret theory La regret theory, o teoria del rammarico, rappresenta un modello alternativo ma complementare alla prospect theory (vedi teoria del prospetto). In particolare questa non considera distorsioni comportamentali di matrice psicologica prevalentemente cognitiva, ma utilizza la variabile emozionale del regret per spiegare alcune violazioni della teoria dell’utilità attesa e per impostare, anch’essa, una teoria descrittiva del comportamento. La teoria in questione si basa su una semplice intuizione: quando una decisione produce effetti negativi, gli individui provano una sensazione di rimpianto per non avere compiuto una scelta alternativa che si è dimostrata più giusta. Tuttavia questo rimpianto non è solo un sentimento ex-post, ma può influenzare il processo di selezione e di valutazione ex ante. L’individuo infatti prova rammarico quando dal confronto con alternative scartate emerge che non è stata presa la decisione migliore. Esistono però due tipi di rimpianti: il rimpianto da omissione, collegato ad una azione che un individuo poteva compiere ma non ha fatto. Ad esempio: potevo fare quell’investimento che mi avrebbe dato una buona performance ma non l’ho fatto. E il rimpianto da commisione, collegato invece ad una azione che è stata compiuta: ho fatto quell’investimento è mi è andata male. Avrei fatto meglio a non farlo. Tuttavia, poiché il rimpianto da omissione genera meno dispiacere di quello da commissione spesso si preferisce l’immobilismo. Piuttosto che investire e sbagliare si tengono i soldi fermi sul conto corrente.
T TEV Acronimo di “Tracking Error Volatility”. Descrive la volatilità dei rendimenti differenziali di un fondo rispetto ad un indice di riferimento. Nel caso di un fondo a gestione passiva, il cui obiettivo è replicare l'andamento del proprio benchmark, la TEV consente di valutare con quanta fedeltà il gestore ha replicato tale andamento. Di conseguenza, quanto più elevato è il valore assunto dalla TEV, tanto più indipendenti sono state le scelte del gestore rispetto all'andamento dell'indice scelto come riferimento.
T Tipologia di gestione di fondo/comparto La tipologia di gestione del fondo/comparto dipende dalla politica di investimento che lo caratterizza. Essa si distingue tra cinque tipologie di gestione tra loro alternative: la tipologia di gestione "market fund" deve essere utilizzata per i fondi/comparti la cui politica di investimento è legata al profilo di rischio-rendimento di un predefinito segmento del mercato dei capitali; le tipologie di gestione "absolute return", "total return" e "life cycle" devono essere utilizzate per fondi/comparti la cui politica di investimento presenta un’ampia libertà di selezione degli strumenti finanziari e/o dei mercati, subordinatamente ad un obiettivo in termini di profilo di rischio ("absolute return") o di rendimento ("total return" e "life cycle"); la tipologia di gestione “structured fund” ("fondi strutturati") deve essere utilizzata per i fondi che forniscono agli investitori, a certe date prestabilite, rendimenti basati su un algoritmo e legati al rendimento, all’evoluzione del prezzo o ad altre condizioni di attività finanziarie, indici o portafogli di riferimento.

T Titoli irredimibili I titoli irredimibili, noti anche come "perpetual bonds" o "consol bonds", sono obbligazioni o titoli di debito emessi senza una data di scadenza specifica. Ciò significa che l'emittente non è obbligato a rimborsare il capitale investito dai detentori dei titoli ad una data futura predeterminata (pur avendo comunque la possibilità rimborsare in base alle condizioni contrattuali). L'emittente paga periodicamente un interesse fisso o variabile ai detentori di questi titoli. Questi titoli sono relativamente rari e sono spesso utilizzati da governi o istituzioni finanziarie per scopi specifici. Possono offrire alcuni vantaggi, come la flessibilità nell'emissione di debito e la possibilità di mantenere il debito a lungo termine senza la necessità di rimborsare il capitale. È importante notare che, poiché i titoli irredimibili non hanno una scadenza specifica, i detentori possono mantenere gli investimenti indefinitamente o venderli sul mercato secondario a terzi. Il prezzo di mercato di questi titoli può però variare anche significativamente in base alle condizioni di mercato e ai tassi di interesse del momento.
T Total Return Funds Tipologia di gestione utilizzata per fondi/comparti la cui politica di investimento presenta un’ampia libertà di selezione degli strumenti finanziari e/o dei mercati, subordinatamente ad un obiettivo di rendimento.
T Tracking error limitato - LTE Il Tracking Error indica lo scostamento di performance di un'attività finanziaria (normalmente un fondo d'investimento) rispetto al suo indice di riferimento, o benchmark. Quanto maggiore è il tracking error, tanto più è attiva la gestione dell'investimento, in quanto questo non segue passivamente l'andamento dell'indice. Nei fondi a Tracking Error Limitato il gestore degli investimenti sovra o sottopondera alcuni titoli presenti nell'indice di riferimento, puntando a mantenere la performance entro un intervallo definito rispetto all’indice (approccio a tracking error limitato). E' probabile che l'esposizione del fondo ai titoli e, di conseguenza, le sue performance siano molto simili a quelle del benchmark. quindi sono fondi che puntano ad ottenere una performance simile a quella del mercato target, ma superiore, cercando di sfruttare le inefficienze del mercato. Non sono fondi che replicano un indice e non intendono replicare passivamente, tracciare o battere il rendimento di un benchmark.
T Tracking Error Volatility - TEV Acronimo di Tracking Error Volatility. Descrive la volatilità dei rendimenti differenziali di un fondo rispetto ad un indice di riferimento. Nel caso di un fondo a gestione passiva, il cui obiettivo è replicare l'andamento del proprio benchmark, la TEV dovrebbe essere molto bassa in quanto i rendimenti del fondo non si dovrebbero discostare significativamente da quelli del benchmark. Nei fondi a gestione attiva, invece, la TEV potrebbe essere anche elevata: difatti, quanto più elevato è il valore assunto dalla TEV, tanto più indipendenti sono state le scelte del gestore rispetto all'andamento dell'indice scelto come riferimento.
T Transition risk (rischi da transizione) Rischi che discendono da mutamenti di normative sul clima, da cambiamenti di tecnologie, di regolamenti adottati per mitigare le cause dei cambiamenti climatici o per affrontare gli impatti del cambiamento climatico. Si tratta di rischi che possono causare il repricing di attività finanziarie, danni reputazionali, o situazioni di stress finanziario.
T Turnover (fondi) È un indicatore che misura l’attività di negoziazione di un fondo durante l’anno precedente. Corrisponde a una percentuale degli asset complessivi medi del fondo. Per esempio un tasso di turnover del 20% indica che il valore delle negoziazioni rappresenta un quinto delle attività del fondo, ossia che è stato intermediato il 20% del patrimonio complessivo del fondo, mentre il restante 80% non è cambiato. Un rapporto di turnover del 100% o superiore non suggerisce necessariamente che tutti i titoli in portafoglio sono stati negoziati, ma indica quale percentuale delle unità di portafoglio sono cambiate nell’ultimo anno.
U UN Global Compact Lo "UN Global Compact" è un'iniziativa delle Nazioni Unite (UN) lanciata nel 2000 con l'obiettivo di mobilitare il settore privato e le organizzazioni aziendali per adottare pratiche commerciali responsabili e sostenibili. Questo è uno dei principali sforzi delle Nazioni Unite per coinvolgere il mondo degli affari nella promozione di valori e principi fondamentali per la sostenibilità globale. Lo UN Global Compact si basa su dieci principi universali che coprono le aree dei diritti umani, del lavoro, dell'ambiente e della lotta alla corruzione. Questi principi sono: Diritti Umani: sostenere e rispettare i diritti umani fondamentali; assicurarsi di non essere complici di abusi dei diritti umani. Lavoro: sostenere la libertà di associazione e il riconoscimento del diritto di contrattazione collettiva; eliminare tutte le forme di lavoro forzato o coatto; abolire il lavoro infantile; eliminare la discriminazione nell'ambito del lavoro. Ambiente: approccio di precauzione verso le sfide ambientali; adottare iniziative per promuovere una maggiore responsabilità ambientale; favorire lo sviluppo e la diffusione di tecnologie ambientali sostenibili. Anticorruzione: lottare contro la corruzione in tutte le sue forme, compresa l'estorsione e il riciclaggio di denaro. Le aziende e le organizzazioni che aderiscono al UN Global Compact si impegnano a incorporare questi principi nei loro modelli di business, nelle loro operazioni quotidiane e nelle loro strategie di sviluppo. L'adesione non è vincolante legalmente, ma le organizzazioni devono pubblicare rapporti annuali sul loro progresso nell'adempimento degli impegni del Global Compact. L'obiettivo fondamentale di questa iniziativa è promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale d'impresa a livello globale, incoraggiando le imprese a diventare partner attivi nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
U Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities - UCITS Il termine UCITS (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities) fa riferimento al quadro legislativo dell'UE per l'armonizzazione della creazione, gestione e commercializzazione degli organismi di investimento collettivo del risparmio negli stati membri della UE. Il framework pone una forte attenzione alla protezione degli investitori e alla regolamentazione dei prodotti. Grazie a questa armonizzazione, una volta che un fondo UCITS è registrato in uno stato membro, può liberamente essere venduto in tutti gli altri stati membri. Adottata inizialmente nel 1985, la direttiva UCITS è stata modificata ripetutamente per tener conto dell'evoluzione dei mercati finanziari.
U Undrawn Nei fondi di private markets rappresenta il valore degli importi ancora non richiamati rispetto al commitment (vedi commitment).
U United Nations Environment Programme Finance Initiative (UNEP FI) L'UNEP FI (United Nations Environment Programme Finance Initiative) è una iniziativa delle Nazioni Unite (UN) che mira a promuovere la sostenibilità nell'ambito del settore finanziario e bancario. È stato lanciato nel 1992 dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) e rappresenta un partenariato tra l'UNEP e il settore finanziario globale, comprese banche, compagnie di assicurazioni, investitori e altre istituzioni finanziarie. L'obiettivo principale dell'UNEP FI è incoraggiare il settore finanziario a integrare la sostenibilità ambientale e sociale nei suoi processi decisionali e nelle sue pratiche aziendali. Per fare ciò, l'UNEP FI fornisce risorse, strumenti e linee guida alle istituzioni finanziarie per aiutarle a comprendere e gestire meglio i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità. Le attività dell'UNEP FI includono: sviluppo di principi e linee guida; promozione della formazione e dell'educazione; collaborazione e scambio di conoscenze; promozione di iniziative sostenibili. In sintesi, l'UNEP FI è un importante attore nell'ambito della finanza sostenibile e della responsabilità sociale d'impresa, contribuendo a guidare il settore finanziario verso pratiche più sostenibili e ad affrontare le sfide ambientali e sociali globali.
U Unit-linked Le polizze unit linked sono contratti assicurativi emessi da compagnie assicurative in cui i premi versati sono utilizzati per sottoscrivere quote di fondi comuni di investimento o Sicav. Il rendimento della polizza sarà dato dalla rivalutazione del fondo in cui è investita la polizza al netto delle spese. Insieme alle polizze index linked (in cui i premi sono investiti in titoli obbligazionari collegati ad indici borsistici), sono classificate nel cosiddetto Ramo Vita III (Per ramo assicurativo si intende la gestione della forma assicurativa corrispondente a un determinato rischio o a un gruppo di rischi tra loro simili, distinguendo il Ramo Vita e il Ramo Danni).
V Valore del patrimonio netto - NAV Il valore del patrimonio netto di un fondo, anche definito NAV (Net Asset Value), rappresenta la valorizzazione di tutte le attività finanziarie oggetto di investimento da parte del fondo/comparto, al netto delle passività gravanti sullo stesso, ad una certa data di riferimento.
V Valore della quota/azione Il valore unitario della quota/azione di un fondo/comparto, anche definito unit Net Asset Value (uNAV), è determinato dividendo il valore del patrimonio netto del fondo/comparto (NAV) per il numero delle quote/azioni in circolazione alla data di riferimento della valorizzazione.
V Value at risk È una misura di rischio che quantifica la perdita massima potenziale che il portafoglio di un fondo può subire, con un dato livello di probabilità, su un determinato orizzonte temporale.
V Value at Risk - VaR È una misura di rischio che quantifica la perdita massima potenziale che un portafoglio (ad esempio il portafoglio di un fondo), o più in generale una posizione in strumenti finanziari, può subire con un dato livello di probabilità (solitamente 95%-99%) su un determinato orizzonte temporale (un giorno, un mese, una settimana). Può essere espresso sia in percentuale che in valore assoluto. Ad esempio, se in un certo istante si detiene un portafoglio del valore di 100.000 euro, e viene stimato che il VAR a un mese, con livello di confidenza 99%, è di 3.000 euro (3%) ciò significa che, nel 99% dei casi, la perdita massima non dovrebbe essere superiore a 3.000 euro. Il VAR può essere calcolato utilizzando diverse metodologie, che possono essere basate su dati passati o su simulazioni di scenari futuri, ovvero su ipotesi di distribuzione dei rendimenti futuri (VAR parametrico).
V Value-Add/Opportunistic Strategie che richiedono un forte lavoro manageriale e possono includere, a titolo esemplificativo, progetti di sviluppo o immobili che necessitano di una ristrutturazione o riposizionamento sostanziali per la realizzazione del loro potenziale.
V Venture Capital Il venture capital è una forma di investimento finanziario in cui gli investitori, noti come "venture capitalist" o "investitori di capitale di rischio", forniscono fondi a imprese emergenti o startup con un alto potenziale di crescita. Questi investimenti sono solitamente effettuati in cambio di una partecipazione azionaria nella società (equity) e possono essere utilizzati per finanziare l'espansione, la ricerca e lo sviluppo, il marketing, o altre attività necessarie per far crescere l'azienda. I venture capitalist assumono un elevato grado di rischio, poiché investono in società che spesso non hanno una storia di redditività consolidata e che operano in settori ad alto potenziale di crescita ma anche ad alto rischio. Tuttavia, se una di queste startup avrà successo, il ritorno sull'investimento può essere molto elevato. Il venture capital svolge un ruolo cruciale nell'ecosistema delle startup, contribuendo a finanziare idee innovative e promettenti che potrebbero non ottenere il supporto finanziario da fonti tradizionali come prestiti bancari. I venture capitalist non si limitano a fornire risorse finanziarie, ma spesso offrono anche consulenza strategica e connessioni nell'industria per aiutare le startup a crescere e avere successo nel mercato. Da un punto di vista operativo, il venture capital viene solitamente attuato attraverso fondi specializzati riservati ad investitori istituzionali, tramite divisioni specializzate di grandi banche di investimento, ovvero da imprese multinazionali che sviluppano al loro interno una divisione dedicata allo sviluppo di start up innovative (in questo caso si parlerà di CVC, corporate venture capital).
V View di investimento Previsioni circa lo Scenario economico di riferimento e le Strategie di investimento della SGR  (Società di gestione del risparmio). Si basa sull'analisi dei temi macroeconomici e dei temi di mercato su cui fare attenzione identificando le opportunità.
 
V VIX - indice di volatilità L'indice VIX, noto anche come "indice di volatilità" o "indice di paura", è un indicatore finanziario che misura la volatilità prevista o l'incertezza dei mercati finanziari, in particolare del mercato azionario statunitense. Il suo nome completo è "Chicago Board Options Exchange Market Volatility Index", spesso abbreviato in CBOE VIX. L'indice VIX viene calcolato utilizzando le quotazioni delle opzioni sull'indice S&P 500, uno degli indici azionari più importanti e ampiamente seguiti negli Stati Uniti. Si basa sul prezzo delle opzioni put e call a breve termine (generalmente con una scadenza di 30 giorni, ma esiste anche una versione del VIX basata su opzioni che scadono ad un giorno) sull'S&P 500. Le opzioni put tendono ad aumentare di prezzo quando c'è una maggiore aspettativa di declino nei mercati, mentre le opzioni call aumentano di prezzo quando c'è una maggiore aspettativa di crescita dei mercati. Dal prezzo delle opzioni viene estrapolata la cosiddetta volatilità implicita. Un valore elevato dell'indice VIX (solitamente superiore a 30) indica che i partecipanti al mercato prevedono una maggiore volatilità futura e quindi una maggiore incertezza. Questo può essere interpretato come un segnale di preoccupazione o "paura" nei mercati. Al contrario, un valore basso dell'indice VIX (solitamente inferiore a 20) suggerisce una maggiore stabilità e un livello di fiducia relativamente alto tra gli investitori. Gli investitori utilizzano l'indice VIX come indicatore di rischio di mercato. Può essere utilizzato per valutare l'opportunità di acquistare o vendere strumenti finanziari, implementare strategie di copertura o prendere decisioni di allocazione del portafoglio in base alle previsioni sulla volatilità futura.
V Volatilità

È l’indicatore della rischiosità di mercato di un dato investimento. La volatilità misura il grado di dispersione dei rendimenti di un’attività rispetto al suo rendimento medio, quanto più uno strumento finanziario è volatile, tanto maggiore è l’aspettativa di guadagni elevati, ma anche il rischio di perdite.

V Volatilità - deviazione standard La deviazione standard (standard deviation) è una misura statistica di dispersione o variabilità in un insieme di dati. In altre parole, indica quanto i dati in un campione o in una popolazione si discostano in media dal valore medio o dalla media aritmetica. La deviazione standard fornisce una stima della dispersione dei dati attorno alla media. Una deviazione standard più piccola indica che i dati tendono a essere più vicini alla media, mentre una deviazione standard più grande indica che i dati sono più dispersi o variabili. In ambito finanziario la deviazione standard è una delle principali metriche di misurazione del rischio specifico di uno strumento finanziario (ad esempio un fondo comune di investimento). Essa viene normalmente calcolata a partire dai rendimenti storici (giornalieri, settimanali, mensili) dello strumento finanziario. Maggiore è la deviazione standard maggiore è la probabilità che i rendimenti dello strumento finanziario si discostino significativamente dal rendimento medio. Di conseguenza, maggiore è la deviazione standard maggiore è la probabilità che in alcuni periodi lo strumento finanziario possa generare delle perdite ingenti a chi lo possiede.
V Voting Policies Definiscono le politiche adottate dall’investitore circa l’esercizio del diritto di voto.
W Warrant È uno strumento finanziario derivato che attribuisce al possessore il diritto di acquistare (warrant call) o di vendere (warrant put) l'attività sottostante a (oppure entro) una determinata scadenza ad un prezzo predeterminato. Si tratta quindi di uno strumento molto simile ad una opzione, ma si differenzia da questa in quanto la facoltà di comprare o vendere è inglobata in un titolo che viene emesso da una società, mentre le opzioni sono dei contratti stipulati tra investitori; proprio per questo il warrant viene spesso definito una opzione cartolarizzata, cioè emessa come titolo. In Italia sono per lo più utilizzati i warrant di tipo call che permettono di acquistare o sottoscrivere azioni. Spesso sono utilizzati dalle società al fine di rendere più appetibili le proprie obbligazioni, cioè sono agganciati ad obbligazioni di nuova emissione (obbligazioni cum warrant), oppure al fine di raccogliere nuove risorse mediante aumenti di capitale.
W Whistleblowing Indica una segnalazione compiuta da uno stakeholder, che si accorge di una attività illecita, di un rischio o di una situazione di pericolo che possa arrecare danno all’azienda.
Y Yield to worst Traducibile come «rendimento al peggio» è una misura del rendimento più basso possibile che può essere ricevuto su un'obbligazione che opera pienamente entro i termini del suo contratto senza andare in default. È un tipo di rendimento a cui si fa riferimento quando un'obbligazione è caratterizzata da disposizioni regolamentari che consentirebbero all'emittente di rimborsarla prima della scadenza. Il ritiro anticipato dell'obbligazione potrebbe essere infatti previsto da alcune disposizioni specifiche dettagliate nel contratto dell'obbligazione, tra cui la più comune è appunto la clausola di rimborso anticipato a favore dell’emittente. La metrica yield to worst viene utilizzata per valutare lo scenario peggiore per il rendimento alla prima data di rimborso consentita. Lo Yield To Worst aiuta gli investitori a gestire i rischi e a garantire che i requisiti di reddito specifici siano comunque soddisfatti anche negli scenari peggiori.
Z Zero-coupon bond Obbligazione priva di cedola, il cui rendimento è dato esclusivamente dalla differenza tra il prezzo di emissione (o di acquisto sul mercato secondario) e il valore di rimborso (pari a 100, cioè al valore nominale del titolo). Tipico esempio di titoli zero coupon sono i BOT emessi dallo stato.
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